Una ricerca sull’Ecosistema urbano in  Europa, realizzato da Ambiente Italia con  Legambiente e il contributo di Dexia Crediop, su 26 città europee con oltre  mezzo milione di abitanti, ha mostrato uno scenario estremamente negativo per  il sistema Italia. 
  I parametri presi in considerazione sono stati: inquinamento  atmosferico, depurazione delle acque reflue, consumi idrici, aree verdi e  pedonalizzate, trasporto pubblico, linee urbane su ferro, gestione dei rifiuti,  politiche energetiche e scelte ambientali delle amministrazioni locali.
  Al di là della classifica delle singole città, nella quale  svetta Helsinki, seguita da Berlino, Barcellona e Copenhagen, i dati  individuano nella penisola scandinava l’area con i centri urbani che  primeggiano nel maggior numero di indicatori.
  Milano e Napoli mostrano le performance peggiori nella metà  dei parametri succitati: inquinamento atmosferico, consumi idrici, verde  urbano, aree pedonali e piste ciclabili, rifiuti e raccolta differenziata.
  Napoli è la città che produce più rifiuti ed è anche quella  che effettua meno raccolta differenziata. Roma, Milano e Napoli hanno  prestazioni peggiori, non solo rispetto alle prime, ma anche rispetto alle  medie (nei parametri inquinamento atmosferico, rifiuti, verde pubblico e depurazione).
  Lo scenario che emerge da questa ricerca, al raffronto con  quelle degli anni passati, mostra che ben poco, o nulla, è  stato fatto per migliorare la situazione  ambientale del Paese.
  Peraltro, dall’esame dei 103 capoluoghi di provincia italiani  (che vede Bolzano al vertice della classifica, seguita da Mantova, La Spezia, Parma e Trento)  Ecosistema urbano mostra che l’emergenza inquinamento atmosferico è rimasta  immutata, che gli italiani continuano a spostarsi soprattutto in automobile e i  passeggeri dei mezzi pubblici sono una minoranza, che la raccolta differenziata  dei rifiuti si mantiene al di sotto del 35% fissato come soglia minima da una  legge del 1997. Con il trascorrere degli anni si nota un assoluto e costante  immobilismo.
  Emerge a chiare lettere una mancanza di investimenti a  livello locale e nazionale e un corporativismo da nazione chiusa in se stessa  se è vero che non si riesce ad aumentare il numero dei taxi, che l’introduzione  del ticket di ingresso alle metropoli è ostacolato con ogni mezzo, che ogni  iniziativa volta all’ammodernamento del Paese è ostacolata con mezzi leciti e  illeciti da chi ritiene di essere svantaggiato da quella iniziativa.
Eugenio Caruso 
3-11-2006