Sezioni   Naviga Articoli e Testi
stampa

 

        Inserisci una voce nel rettangolo "ricerca personalizzata" e premi il tasto rosso per la ricerca.

Come preparare e leggere il conto economico. Bilancio d'impresa N. 3


Il conto economico delle società minori

Le società possono redigere il conto economico in forma abbreviata, quando, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi non abbiano superato due dei seguenti limiti:

  • totale dell'attivo dello stato patrimoniale 3.125.000 euri (sarà portato a 3.650. 000),
  • ricavi da vendite e servizi 6.250.000 euri (sarà portato a 7.300.000);
  • dipendenti occupati in media durante l'esercizio 50.

Nel conto economico in forma abbreviata le seguenti voci possono essere raggruppate:

  • A2 e A3,
  • B9c, B9d e B9e,
  • B10a, B10b e B10c,
  • C16b e C16c,
  • D18a, D18b e D18c,
  • D19a, D19b e D19c.

Inoltre nella voce E20 non è richiesta la separata indicazione delle plusvalenze e nella voce E21 non è richiesta la separata indicazione delle minusvalenze e delle imposte relative agli esercizi precedenti.

Il conto economico riclassificato

La riclassificazione del conto economico consente di ottenere informazioni sulla struttura economica dell'impresa, sul contributo alla determinazione del reddito di ogni area gestionale, sulla capacità dell'impresa, nel suo insieme, di generare reddito.
I due criteri più utilizzati per la riclassificazione del conto economico sono:

  • a valore della produzione e valore aggiunto,
  • a ricavi netti e costo del venduto.

A) Il conto economico riclassificato secondo il criterio del valore della produzione e valore aggiunto. Esso consente di evidenziare:

  • i componenti positivi di reddito legati alla produzione. Non si parte, cioè, dai ricavi di vendita, ma dal valore della produzione, ottenuta indipendentemente dalla sua commercializzazione;
  • il valore dei beni e dei servizi acquistati esternamente, separatamente dal valore delle risorse interne impiegate nella produzione.

Questo criterio di riclassificazione parte dal presupposto che il fatturato non consente di stabilire la reale dimensione economica dell'attività svolta dall'impresa, la quale potrebbe produrre per immagazzinare scorte, o realizzare impianti e macchinari per uso interno. È, pertanto, importante, ai fini di una chiara comprensione della struttura economica dell'impresa, fare riferimento al concetto di valore della produzione d'esercizio, che si ottiene  aggiungendo o sottraendo al fatturato la variazione del magazzino, aggiungendo le produzioni interne in economia (1), e sottraendo l'acquisto di prodotti finiti destinati alla commercializzazione.
Con la propria attività un'impresa trasforma materie prime, altri materiali, e servizi acquistati dall'esterno in prodotti e/o servizi destinati ad essere venduti o destinati ad un uso interno. Quindi, se al valore della produzione d'esercizio si sottraggono i costi di materie prime e di servizi acquistati dall'esterno si ottiene il valore aggiunto, cioè l'incremento di valore che l'impresa crea rispetto al valore dei beni e servizi che ha acquistato dall'esterno.

Come può vedersi dalla fig. 3, il valore aggiunto può coincidere con la capacità dell'impresa di remunerare tutte le risorse che concorrono alla produzione:

  • il costo del lavoro,
  • gli ammortamenti relativi alle immobilizzazioni,
  • gli oneri finanziari a favore dei terzi finanziatori,
  • le imposte dirette,
  • gli utili (perdita) dell'esercizio.

Dal punto di osservazione della fig. 3 si può affermare che l'obiettivo sociale dell'impresa è massimizzare il valore aggiunto, al fine di remunerare le risorse che hanno contribuito  alla sua formazione.

Fig. 3 Schema macroeconomico del significato di valore aggiunto

Produzione

Consumi

Remunerazione dei fattori produttivi

 

Venduta
(fatturato)

Acquisti esterni di beni e servizi

 

Valore aggiunto

 

Lavoro

Immagazzinata
(+/-)

Ammortamenti

Interessi

Immobilizzata

Imposte

Utile (perdita)

Sottraendo dal valore aggiunto il costo del personale e gli altri costi interni, come le spese generali, si ottiene il margine operativo lordo (MOL) o EBITDA (Earnings before interests, taxes, depreciation and amortization), cioè la differenza tra ricavi e costi monetari collegati al ciclo acquisto - trasformazione - vendita (vedi fig. 4). Il MOL può, a esempio mettere in evidenza che l'elevato fatturato di un'impresa non è tanto legato alla sua capacità di vendita, ma ai costi di produzione elevati, legati, ad esempio, all'acquisto di materie prime molto care.
Sottraendo dal MOL la quota consumata nell'anno degli ammortamenti e delle svalutazioni, si ottiene il margine operativo netto, o reddito operativo (RO) o EBIT (Earnings before interests and taxes), cioè la quota di reddito disponibile per la remunerazione del capitale finanziario, sia esso capitale sociale, o finanziamento di terzi. Anche un elevato valore del RO non è necessariamente sintomo di "buona salute", ma esso potrebbe testimoniare l'esistenza di elevati oneri finanziari.
Giova sottolineare che l'analisi di MOL e RO è significativa confrontando i risultati dell'esercizio con quelli degli anni precedenti.
Sottraendo dal RO gli oneri finanziari, che rappresentano la remunerazione del capitale finanziario di terzi e le imposte si ottiene l'utile (perdita) dell'esercizio.

Fig. 4  MOL, RO e utile.

 + Valore aggiunto
(-) Costo del personale e altri costi interni
 = MOL o EBITDA
(-) Ammortamenti e svalutazioni
 = RO o EBIT
(-) Oneri finanziari e imposte
 = Utile o perdita

 

B) Il conto economico, riclassificato secondo lo schema a ricavi netti e costi del venduto. Questa riclassificazione è la più utilizzata ai fini delle analisi di bilancio. I costi operativi vengono disaggregati in relazione alle diverse aree funzionali (produzione, vendita, marketing, servizi generali), consentendo, di valutare, pertanto, il contributo alla determinazione del risultato economico di ciascun'area e, quindi, di trarre informazioni sul livello di efficienza delle singole aree. In fig. 5 è mostrato lo schema  di riclassificazione a "ricavi netti e costi del venduto".

Fig. 5 Schema  di riclassificazione a "ricavi netti e costi del venduto".

 + Ricavi per la vendita di prodotti
 + Ricavi per la prestazione di servizi
(-) Rettifiche
= Ricavi netti di vendita

(-) Costo industriale del venduto
= Risultato lordo industriale

(-) Costi generali e amministrativi
(-) Costi commerciali e distributivi
-/+ Altri oneri o proventi ordinari
= Reddito operativo o EBIT

-/+ Oneri e proventi finanziari
-/+ Oneri e proventi straordinari
= Utile prima delle imposte

(-) Imposte dell'esercizio
= Utile netto

 

Per una corretta elaborazione dello schema di fig. 5 è necessaria la disaggregazione dei costi che ivi compaiono.

  • Costo industriale del venduto.  La fig. 6 mostra uno schema sintetico valido per il computo del costo del venduto.

Fig. 6 Articolazione della voce "costo industriale del venduto".

 + Giacenze a magazzino di materie prime a inizio esercizio
 + Acquisti di materie prime
(-) Giacenze a magazzino di materie prime a fine esercizio
 = Consumi di materie prime                   1

 + Giacenze a magazzino di semilavorati a inizio esercizio
 + Costi per il personale addetto alla produzione
 + Costi generali da attribuirsi all'area della produzione
 + Ammortamenti delle voci relative alla produzione
 + Altri costi industriali
(-) Giacenze a magazzino di semilavorati a fine esercizio
 = Costi di produzione                                2

 + Giacenze a magazzino di prodotti finiti a inizio esercizio
(-) Giacenze a magazzino di prodotti finiti a fine esercizio
 = Variazione giacenze prodotti finiti       3

Costo industriale del venduto  = 1 + 2 + 3

  • Costi generali e amministrativi. Dovranno essere evidenziati i costi del personale, gli ammortamenti relativi alle immobilizzazioni in uso all'area, i costi generali (pulizia, mensa, sorveglianza, assicurazioni, consulenze, corsi di formazione per il personale, ecc.), gli eventuali accantonamenti per il fondo imposte non determinate, come mostrato in fig. 7.

Fig. 7 Articolazione della voce "costi generali e amministrativi"

 + Costi del personale
 + Ammortamenti
 + Costi generali
 + Accantonamenti ai fondi rischi e oneri
 = Costi generali e amministrativi

  • Costi commerciali e distributivi. Dovranno essere evidenziati i costi del personale impegnato nell'area commerciale e distributiva, gli ammortamenti relativi alle immobilizzazioni "ad uso" dell'area commerciale e distributiva (spazi, attrezzature d'ufficio, fabbricati destinati alla vendita e alla promozione dei prodotti, quote annuali di oneri pluriennali capitalizzati, come licenze commerciali, ricerche di mercato, pubblicità), gli accantonamenti ai fondi rischi e oneri (oscillazioni dei cambi, variazioni dei prezzi), altri costi (spese di promozione, di spedizione, di consulenza, di formazione, ecc.), come da fig. 8.

Fig. 8 Articolazione dei costi commerciali e distribuitivi

 + Costi per il personale
 + Ammortamenti immobilizzazioni
 + Ammortamenti oneri pluriennali capitalizzati
 + Accantonamenti ai fondi rischi e oneri
 + Altri costi commerciali e distributivi
 = Costi commerciali e distributivi

Applicazione dei princìpi contabili internazionali

Nei princìpi contabili internazionali lo schema del conto economico è lasciato alla libera scelta dell'impresa ed è richiesto solo un elenco di informazioni minime, che possono essere presentate direttamente nello schema, oppure nelle disclosures, che, nella sostanza, sono le note di bilancio.
Una sostanziale differenza rispetto ai princìpi contabili nazionali si rileva in merito ai componenti straordinari del reddito, la cui iscrizione, secondo lo IAS 1, è vietata, sia nel conto economico, sia nelle note al bilancio. Tutte le operazioni devono riguardare l'attività dell'impresa e devono essere comprese nella determinazione del risultato d'esercizio.
Il contenuto minimo previsto nel prospetto di conto economico dello IAS 1, include le seguenti voci:

  1. ricavi,
  2. oneri finanziari,
  3. quota di profitti o perdite delle società collegate e controllate, valutate con il metro del patrimonio netto,
  4. utili e perdite, prima delle imposte, di operazioni destinate alla cessazione,
  5. oneri fiscali,
  6. utile o perdita,
  7. interessi di minoranza,
  8. utile netto o perdita dell'esercizio attribuibile agli azionisti della capogruppo.

Secondo lo IAS 1, il conto economico deve contenere alcune informazioni, o direttamente nel prospetto, o nelle note al conto economico, come, ad esempio, un'analisi dettagliata dei costi sostenuti all'interno dell'impresa, usando una classificazione per natura, oppure per destinazione. In ogni caso, le imprese che classificano per funzione devono, comunque, fornire ulteriori informazioni sulla natura dei costi, quali l'ammortamento, le svalutazioni e i costi del personale.
In sostanza, le disposizioni contenute nei princìpi contabili internazionali mettono in risalto le carenze del conto economico redatto secondo la normativa italiana, che non richiede un'analisi e una divisione dei costi per funzione - ma solo l'indicazione dei ricavi per area geografica nella relazione sulla gestione - e, di fatto, non consente di determinare il risultato operativo.


NOTE

  1. Valutate, cioè, al costo dei materiali utilizzati + la quota di costi capitalizzati, come il costo del personale dedicato a dette lavorazioni.
  2. Giova ricordare che in Italia lo schema di conto economico è obbligatorio ed è classificato secondo la natura dei costi.

Eugenio Caruso
26 marzo 2008

Tratto dal succcesso editoriale Come preparare e leggere un bilancio.

Si rimanda anche al Glossario finanziario.

bilancio

 

LOGO



www.impresaoggi.com