Se il pensiero matematico è imperfetto, dove si trovano verità e certezza? 
David Hilbert
 
Allacciare  una relazione che sia duratura, sincera e in grado di creare valore insieme non  è sempre un'impresa facile, specialmente se i soggetti non sono preparati  psicologicamente a creare un rapporto.
  D'altra  parte questa capacità può essere considerata, forse, la più importante nel  mondo dell'impresa, specialmente oggi, nell'era del villaggio globale.  Imprenditori e manager devono saper creare il tessuto relazionale e pertanto  devono, necessariamente, imparare le tecniche del relazionamento attraverso  l'ottimizzazione della capacità comunicativa e persuasiva.
  Sostiene  Dale Carnegie «C'è un solo modo per ottenere da qualcuno quello che vogliamo.  Fare in modo che l'altra persona sia indotta a desiderare quello che vogliamo  noi». 
  Ma di solito la gente  che cosa vuole? La maggior parte degli psicologi sostiene che il bisogno più  sentito della natura umana, soddisfatti i bisogni materiali, è "il  desiderio di essere importante"; questo concetto deve essere tenuto sempre  a mente ed è pregnante nello sforzo che ciascuno compie per creare relazioni  costruttive. 
  Pertanto,  « … dobbiamo cercare di essere prodighi di apprezzamenti onesti e sinceri che  vengano direttamente dal cuore, mentre dobbiamo evitare l'adulazione perché è  falsa e come il danaro falso ci può procurare guai se continuiamo a  spacciarlo».
  Un  altro principio guida, volto a fluidificare le relazioni, è stato espresso da  Henry Ford il quale scrisse: «Se esiste un segreto del successo nel campo dei  rapporti sociali, direi che sta tutto nel riuscire a vedere dal punto di vista  dell'altra persona, a mettersi nell'angolo di visuale altrui». Questa regola  che sembrerebbe semplice e ovvia è, nella maggior parte dei casi, disattesa,  eppure solo grazie ad essa è possibile suscitare negli altri la nostra stessa  volontà.
  Allacciare  una relazione che sia duratura, sincera e in grado di creare valore non è  sempre un'impresa facile, specialmente se i soggetti non sono preparati  psicologicamente a far nascere, sviluppare e mantenere un rapporto. 
  Gli  specialisti della comunicazione hanno inventato diversi modelli volti a  definire le condizioni necessarie alla creazione di valore tra due soggetti,  modelli che si muovono tutti sul labile confine tra conscio e inconscio; ma,  analizzando le basi di queste proposizioni notiamo che tutte sottendono un  approccio comune.
   
  Per poter creare  valore insieme ad un altro è necessario attivare un processo comunicativo, a  volte anche complesso, mirato alla persuasione della controparte.
 Di questo processo sono stati individuate tre  fasi.
  - Superare le difficoltà  del primo contatto.
- Persuadere il nostro  interlocutore della bontà delle nostre proposte e delle nostre intenzioni.
- Convincerlo a  "stare con noi".
Ipotizziamo una condizione "difficile",  e cioè di aver fissato un appuntamento con un potenziale partner, che già  sappiamo essere prevenuto nei nostri confronti.
Perché dal primo contatto si stabilisca un  canale comunicazionale attivo ed efficace l'esperienza e le ricerche  condotte in proposito propongono di seguire alcune regole base. 
  - Sorridiamo: il sorriso dice più di mille parole. Non  quello forzato, falso e stereotipato che non inganna nessuno, ma il sorriso  semplice, spontaneo, cordiale. La millenaria saggezza cinese ci ha tramandato  un proverbio «L'uomo che non sa sorridere non apra mai un negozio». D'altra  parte gli antropologhi e i semiologhi affermano che il sorriso è una delle  prime forme di comunicazione usate dall'uomo e che esso deriva  dall'atteggiamento di sottomissione al più forte. Il significato primordiale lo  portiamo scritto nel nostro dna, ecco perché il sorriso è la chiave più  importante per aprire un canale di comunicazione con l'altro. 
- Mostriamo il nostro interesse per l'interlocutore. Durante  i primi approcci dobbiamo dimostragli che lo conosciamo, conosciamo la sua  impresa, conosciamo il suo settore merceologico, la qualità dei suoi  prodotti,  la sua concorrenza. Per fare  questo dobbiamo preparare accuratamente l'incontro e fare uno sforzo per  acquisire il massimo delle informazioni. Non è superabile una barriera di  scetticismo che possa nascere da questa considerazione «Come pensa di propormi  una collaborazione questo signore che non conosce nulla di me e della mia  impresa?». 
- Ricordiamoci che per ogni persona il proprio nome è il  suono più importante e più dolce. I nomi distinguono gli individui e li rendono  unici tra gli altri. La capacità di ricordare nome e cognome di tutti i propri  dipendenti e di darne dimostrazione pubblica è, ad esempio, un potente strumento  nelle mani di un imprenditore che voglia fidelizzare i propri dipendenti. Non  diversamente pronunciare frequentemente il nome del nostro interlocutore,  durante il colloquio, è un mezzo potente per stabilire con lui un buon  contatto. La condizione ideale sarebbe quella di potersi dare subito del tu e  chiamarsi con il proprio nome di battesimo.
- Dobbiamo essere buoni ascoltatori e incoraggiare  l'interlocutore a parlare di se stesso; questo ci permetterà di ricavare una  quantità enorme di informazioni. Dopo aver dimostrato la nostra disponibilità a  creare un clima empatico e collaborativo il nostro interlocutore sarà portato a  dare informazioni di sé che noi non possediamo, come l'inizio della sua  attività, i problemi superati, i successi conseguiti e il discorso potrebbe  anche scivolare sugli hobby e la vita privata e sociale. Quando un giovane mi  chiede consigli su come comportarsi durante un colloquio di assunzione il mio  suggerimento è «Avrai successo se riuscirai   a far parlare il tuo esaminatore più di quanto lui riuscirà a far  parlare te. Con il tempo conoscerai l'importanza di essere  ascoltati nel modo corretto».
- Parliamo di quello che inorgoglisce il nostro  interlocutore o che lo faccia sentire importante; prima dell'incontro dovremmo  fare dell'intelligence per poter  ricavare qualche informazione, anche di tipo personale. In alternativa potremmo  utilizzare le informazioni che lui stesso ci avrà dato, se la tattica indicata  al punto quattro avrà avuto successo. Se siamo venuti a sapere che l'interlocutore  è impegnato nel sociale o nel volontariato o nel settore sportivo, o  nell'amministrazione del piccolo comune in cui vive, dobbiamo dargliene  attestato. Ricordiamo che un imprenditore o un manager che, oltre alle  incombenze aziendali, si dedica ad altre attività, generalmente, ricava grande  soddisfazione dal fatto che qualcuno lo riconosca e lo ammiri per questo  impegno.
Una  volta che siamo riusciti a stabilire un contatto che possa rivelarsi  potenzialmente utile il passo successivo è riuscire a convincere la controparte della bontà della nostra proposta e delle  nostre intenzioni. Anche in questo caso l'esperienza e le ricerche condotte  ci vengono in soccorso con alcune regole.
Mostrare  rispetto per le opinioni dell'interlocutore e non fare mai affermazioni che  potrebbero apparire agli occhi dell'altro come un «Lei ha torto». La prima  reazione alla maggior parte dei discorsi che sentiamo da altri, secondo i  criteri della cultura occidentale, che secondo Schopenauer opera a suon di  "martellate argomentative", è una valutazione o un giudizio. Dobbiamo  invece imparare a permettere a noi stessi di capire con precisione il  significato di quello che l'altro vuole dire e, fondamentalmente, qual è la  genesi della sua convinzione. Seguendo questa regola ci accorgiamo che la  conversazione diventa più