- Dell'aneddotica con il racconto di episodi reali,  significativi e carichi di positività per la nostra proposta.
- Prepariamo il terreno attenuando l'importanza della nostra  azione nei riguardi della sua scelta di accettare la collaborazione con la  nostra impresa. Nessuno nasce maestro, pertanto, prima di tentare di chiudere  l'affare è una buona tecnica rammentare qualche nostro errore o nostre  convinzioni sbagliate, ad esempio "Pensi che quando ho iniziato questa  attività ho impiegato del tempo prima di capire l'importanza che ha per le  imprese un investimento nella comunicazione".
- Facciamo domande invece di suggerire subito soluzioni.  Potremmo scoprire che l'interlocutore non ha bisogno di quello che gli volevamo  proporre ma di qualcosa d'altro che gli risolve un problema più importante. Il  sistema socratico delle domande salva l'orgoglio e la reputazione della  controparte e non sminuisce la sua importanza; incoraggia, invece, lo spirito  di collaborazione ed evita la ribellione di una controparte che si senta  forzata a prendere una decisione.
- Senza cadere nella piaggeria e nell'adulazione, lodiamo  ogni piccolo progresso che la controparte fa   muovendosi nella nostra direzione. Giova tenere sempre a mente che gli  apprezzamenti devono nascere dal cuore e che la possibilità di coinvolgere  l'altro appassisce sotto la critica e fiorisce con l'incoraggiamento e la  stima.
- Facciamo in modo che la persona sia felice della soluzione  presa. Se la controparte accetta di stringere un patto d'alleanza con noi  accertiamoci che sia soddisfatta della scelta, che la sua importanza in quel  business sia riconosciuta, che sia consapevole dei benefici che ne ricava.  Ricordarsi sempre che chiudere un contratto con la formula del vinco io/perdi tu  fa vincere una battaglia ma fa perdere, definitivamente, il cliente.
Ebbene  esiste in letteratura un famosissimo e splendido pezzo di arte oratoria che ha  proprio l'obiettivo di convincere qualcuno. Il discorso di Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare. Antonio  deve convincere la plebe, sobillata dai tribuni e convinta da Bruto che  l'azione dei congiurati ha salvato la libertà dei romani, che Cesare non  meritava di essere ucciso perché le argomentazioni dei congiurati sono false. 
Seguendo lo  sviluppo del discorso di Antonio riconosciamo le tre fasi del processo che  conduce alla persuasione.
Fase della costruzione  di un canale di comunicazione tra Antonio e la plebe. Antonio esordisce  affermando "Amici romani, prestatemi orecchio" facendo uso della funzione  fàtica (1) del  linguaggio e mettendo in chiaro di non avere intenzioni polemiche: «Sono venuto  a seppellire Cesare non a tesserne l'elogio». Antonio non fa affermazioni che  possano apparire di accusa nei confronti dei congiurati e dei romani, non aggredisce  verbalmente Bruto e i congiurati, ma il suo linguaggio è un alternarsi di  negazioni usate per affermare (ad esempio «Io non parlo per smentire ciò che  Bruto ha detto», «Non farò torto loro; preferisco fare torto al morto, fare  torto a me stesso») e di ironia (ad esempio, la continua ripetizione della  frase «Bruto è un uomo d'onore»). In questa fase Antonio si limita ad elencare  alcuni fatti che nessuno può smentire: l'ambizione di Cesare è un male virtuale  perché, se era nelle intenzione non lo fu mai nei fatti, l'amore di Cesare per  il popolo, i benefici materiali guadagnati da Roma, grazie a Cesare, il fatto  che Cesare avesse più volte rifiutato di essere   incoronato re. Accenna all'esistenza di un testamento di Cesare, facendo  nascere curiosità e aspettative nei romani. Antonio non legge subito il  testamento, ma continua a muovere la passione del popolo facendogli addirittura  dimenticare il testamento. È tutto un gioco di ipotesi e di smentite, di  negazioni (non voler sconfessare i congiurati, non voler leggere il testamento,  non voler sobillare il popolo, non essere un buon oratore, non saper parlare),  che sono altrettante affermazioni, nel quale Antonio dà sempre la sensazione di  essere trascinato dal popolo al di là di quanto lui stesso vorrebbe. Nel  mescolarsi alla folla Antonio chiede un preventivo permesso che il popolo  concede nell'ingenua presunzione di sovranità.
La fase della  persuasione dell'innocenza di Cesare e della colpevolezza dei congiurati è introdotta dalla  celebre frase «Se avete lacrime preparatevi a versarle adesso». Antonio con il  mantello di Cesare in mano, mostra i buchi, le lacerazioni e il sangue,  percorre tutti i momenti dell'assassinio soffermandosi sullo stupore di Cesare  alla scoperta della presenza di Bruto tra i congiurati e, infine, mostra il  corpo sfigurato di Cesare. Ricorda che Bruto era come un figlio per Cesare,  minimizza la propria abilità dialettica rispetto a quella di Bruto, ma afferma  che se avesse l'abilità oratoria di Bruto allora vi sarebbe un Antonio capace  di infiammare gli animi dei romani, di far smuovere i sassi di Roma e farli  insorgere in aperta ribellione.
Fase dell'incitamento  dei romani,  irritati ma non ancora sufficientemente motivati, alla ribellione contro i  congiurati. La frase che introduce l'ultimo atto è «Ascoltatemi cittadini. Ho  da dirvi ancora qualcosa……Avete dimenticato il testamento di cui vi ho  parlato»; Antonio annuncia che Cesare ha lasciato ai romani gran parte dei suoi  beni. È interessante notare che Antonio sapeva dall'inizio quale fosse il  contenuto del testamento di Cesare ma tiene nascosta la notizia finché non è  convinto di aver stabilito un canale di comunicazione emotiva con la plebe e di  averli persuasi delle proprie ragioni e del torto dei congiurati.
2. Il linguaggio evocativo
Come  abbiamo già visto, se durante un'interlocuzione dobbiamo fare in modo che  l'interlocutore cambi la propria idea originaria per condividere la nostra non  è consigliabile affrontare l'argomento in modo diretto ma è necessario  ricorrere ad alcuni stratagemmi linguistici.
  Uno  di questi è il linguaggio evocativo; esso infatti consente di arrivare  all'inconscio delle persone mediante l'uso delle metafore, delle similitudini,  degli aneddoti. Il meccanismo è quello della proiezione (2) e  dell'identificazione (3) che le persone  tendono ad attuare nei confronti dei personaggi e delle situazioni di un  racconto reale o di fantasia.
L'uso della metafora. Essa consente di  trasferire ad un soggetto o ad un concetto le caratteristiche proprie di un  altro soggetto o di un altro concetto. Nella famosa favola di Fedro, I due topi, al topo di città vengono  trasferite le caratteristiche dell'uomo di potere che vive tra insidie e  tranelli, al topo di campagna le caratteristiche dell'uomo mite che non ama  correre rischi; nel leggere la favola, la persona ambiziosa si identifica con  il topo di città, la persona tranquilla con il topo di campagna. 
  La  metafora diventa molto efficace se allude all'esperienza del soggetto al quale  essa è diretta. Supponiamo che il nostro interlocutore sia un appassionato di  calcio, metafore calcistiche troveranno un riscontro felice. Molto  sinteticamente potremo usare una frase di questo tipo. «Vede ingegnere se diamo  il calcio di avvio ad un progetto di collaborazione che impegni le nostre rispettive  squadre potremo diventare i primi in classifica nella nostra nicchia di  mercato». 
  Se  invece ci troviamo di fronte ad un amante della montagna, troveranno riscontro  le metafore alpinistiche. «Vede ingegnere se procediamo in cordata in questo  progetto potremo arrivare ai vertici nella nostra nicchia di mercato e  l'orizzonte si presenterà roseo». 
Se ci  troviamo di fronte ad un appassionato di formula uno useremo una frase di  questo tipo. «Vede ingegnere se realizziamo questo progetto ci troveremo in pole position rispetto ai concorrenti e  potremo superare le aziende che finora non ci hanno
    
(1)  La funzione fàtica  del linguaggio è quella con la quale l'oratore si assicura il contatto con gli  ascoltatori.
    (2)  La proiezione è l'attribuzione di un proprio desiderio a un'altra persona o  situazione o ruolo del mondo esterno alla persona. In altre parole vediamo  negli altri quello che è dentro di noi.
    (3) L'identificazione è il processo mediante il quale una persona diventa un'altra;  tipico degli adolescenti che si identificano in un loro idolo o degli adulti  che si identificano in un uomo politico.
