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La Casta. di S. Rizzo, e G.A. Stella - Il costo della politica in Italia

Oh quando verrą mai quel giorno in cui nessuno debba mentire come atto dovuto alla sua posizione!

Seneca Lettere morali a Lucilio


IL COSTO DELLA POLITICA

I due autori del libro, pubblicato da Rizzoli, illustrano con un’impressionante mole di dati come e quanto “la politica” incida sulle spese dello Stato e, pertanto, quanto tolga dalle tasche di ciascun italiano.

Il quadro che emerge definisce, secondo gli autori, una Casta, una sorta di associazione di bramini dediti, istituzionalmente, alla caccia dei soldi dello stato. E in questa operazione non esiste differenza di posizione politica, di predisposizione etica, di amor patrio, di sacro furore ecologista. Direbbe Totò «tutti hanno famiglia» Al termine della lettura del libro ogni persona onesta, ogni vero lavoratore, ogni vero leader non potrà non pensare che il proprio lavoro, il proprio impegno sociale, i propri sacrifici sono svillaneggiati e sbertucciati da una razza che fa da padrone nella nostra casa.

E proviamo, inoltre, a indovinare quale potrà essere stato il pensiero dell’animale politico nel constatare il successo del saggio di Rizzo e Stella. Come nel film in cui Al Capone apostrofa gli sbirri con le parole “chiacchiere e distintivo”, così i nostri eroi, che hanno il coraggio di presentare, nel giugno 2007, il sindaco di Roma come il nuovo che avanza, avranno pensato. «Che si facciano un po’ di soldi con il loro saggio, poi li tireremo dalla nostra parte e tutto si rivelerà una tempesta in un bicchiere d’acqua». Perché La Casta degli intoccabili ha creato, a propria protezione, un muro di gomma che assorbe scandali, corruzione, denunce, anche insulti e offese; ma il muro di gomma respinge tutto al mittente e tutto, gattopardescamente, continua come prima. In questa recensione non è necessario ripetere alcune delle scoperte scandalose effettuate dai due giornalisti, è sufficiente analizzare alcune delle tabelle che gli autori hanno riportato in Appendice e che Impresa Oggi ripropone.

Tabella 1 L’esercito degli eletti

Deputati e senatori

Consiglieri regionali

Assessori regionali non consiglieri

Amministratori provinciali

Amministratori comunali

Sindaci e vicesindaci

Consiglieri circoscrizionali

952

1.129

125

3.933

152.155

14.242

6.949

TOTALE

179.485

Tabella 2 Il costo degli organi costituzionali

Istituzioni

2006

Presidente della Repubblica - indennità Presidente della Repubblica - dotazione Presidente della Repubblica – Irap

Senato (spese correnti)

Camera (spese correnti)

Corte costituzionale

CNEL

CSM

218.407 217.000.000 18.566

527.518.000

940.500.000

47.270.000

15.000.000

26.500.000

TOTALE  Euro 

1.774.024.973

Tabella 3  I numeri dei capi di Stato

Spese per il Quirinale in euro correnti
nel 2006

217.000.000

Spese per la Corona Britannica in euro corr. nel 2006

56.800.000

Personale del Quirinale (militari esclusi)

1.072

Personale della Corona Britannica (militari esclusi)

433

Artigiani impegnati nella manutenzione del Quirinale

59

Artigiani impegnati nelle residenze reali britanniche

15

Corazzieri

297

Carabinieri impegnati a Castelporziano

109

Addetti ai giardini della Presidenza
della Repubblica

115

Autisti del Quirinale

46

Addetti al gabinetto della segreteria gen. del Quirinale

63

Addetti alla segreteria della Regina Elisabetta

43

Costo medio annuo lordo di un
dipendente del Quirinale

74.500

Costo medio annuo lordo di un
dipendente della Corona Britannica

38.850

Tabella 4  I costi della Camera dal 1968

Anni

 

1968

140.863.557

1973

178.336.800

1978

206.676.709

1983

295.531.512

1988

508.778.958

1993

626.303.821

1998

777.927.965

2003

837.849.876

2007

1.004.435.000*

* Previsione di competenza.

- Valori in euro 2006.

Tabella 5  Il personale della Presidenza del Consiglio dal 2001  

Anno

Dirigenti

Aree funzionali

Esperti

Totale

2001

310

3.177

61

3.548

2002

316

2.672

130

3.118

2003

305

2.542

141

2.988

2004

359

2.477

142

2.978

205

368

2.470

136

2.974

2006

350

2.440

95

2.885

Tabella 6  Gli stipendi (stipendio e diaria)  dei parlamentari dal 1966

Anno

Totale

1966

7.002

1973

6.190

1981

7.187

1986

7.756

1991

13.484

1996

12.755

2001

13.81

2006

15.706

Valori in euro 2006

Tabella 7  L’indennità base dei parlamentari europei

Stato

Retribuzione

Italia

149.215

Austria

105.527

Germania

84.108

Irlanda

83.706

Regno Unito

82.380

Grecia

73.850

Belgio

72.017

Danimarca

69.768

Olanda

66.782

Lussemburgo

63.791

Francia

63.093

Finlandia

62.640

Svezia

61.704

Slovenia

49.860

Cipro

48.960

Portogallo

48.285

Valori in euro correnti All’indennità base si sommano, per i nostri, i seguenti benefit:

Diaria 4.003 €

Contributo per i collaboratori 4.190 €

Assegno di fine mandato 80% dell’importo mensile per anno di mandato

Assegno vitalizio, dal 25% all’80% dell’indennità

Pedaggi autostradali gratuiti

Circolazione sui treni, sui traghetti  italiani e sui voli nazionali gratuita

Trasferimento della residenza tra 3.323 € a 3.995 €

Rimborso annuo viaggi all’estero 3.100 €

Assistenza sanitaria integrativa  del servizio pubblico

Barberia  a prezzi “ridicoli” o gratuita per i senatori

Libero ingresso a cinema e teatri

Assicurazione contro furti avvenuti nei locali della Camera di oggetti propri*

* Perdi un Rolex d’oro alla Camera? Paga lo Stato.

Altri dati espressi con tabelle che, per brevità, sintetizziamo sono:

  • Contributi statali ai partiti dal 1976: 3.419.564.028 €
  • Rimborsi per spese elettorali (alle europee 2004): 248.956.810 €
  • Costi dei consulenti della P. A. (anno 2004): 1.097.000.000
  • Spese per gli stipendi dei consiglieri regionali: 131.685.906 €
  • Il personale delle regioni: (dipendenti) 81.536, (dirigenti) 6.296
  • Il personale delle province: 56.660, di cui, 1.712 dirigenti
  • Il personale dei comuni: 428.281, di cui, 5.712 dirigenti
  • I finanziamenti pubblici alle comunità montane nel 2005: 170.175.114.
  • I finanziamenti ai giornali di partito: 60.000.000 €
  • Qual è la prima industria della Sicilia? La sanità pubblica.

In un’intervista pubblicata su L’Opinione il 5 maggio Gianantonio Stella esprime alcuni semplici ma importanti concetti.

«Nessun qualunquismo e nessun moralismo da parte mia e di Rizzo nel voler scrivere il libro sugli sprechi». La prima cosa che il giornalista del Corriere della Sera, Gianantonio Stella, tiene a precisare a proposito del libro scritto a quattro mani con Sergio Rizzo, è che «l’intento con cui abbiamo lavorato non è stato né moralistico né qualunquistico». «ll problema è quello del contribuente che paga per mantenere con le tasse sempre più elevate un apparato burocratico elefantiaco con troppi enti locali che si sovrappongono e con troppi stipendi parassitari. Non è possibile – dice Stella - che un presidente di consiglio circoscrizionale guadagni 5 mila euro al mese o che una Asl abbia più centralinisti di Buckingam Palace, e se la politica non si fa carico di correggere queste cose, allora deve subentrare la denuncia giornalistica e l’inchiesta». «D’altronde basta considerare l’eco che ha avuto questo libro per capire di cosa stiamo parlando: aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari, ricavati da scuderie di cavalli, e presi in affitto a peso d’oro. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. “Rimborsi” elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più “virtuose” moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesca. Province che continuano ad aumentare, nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila anime. Candidati “trombati” consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l’auto blu. La nostra è la denuncia di come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa e ingorda, sia diventata un’oligarchia insaziabile e abbia allagato l’intera società italiana…». «Quando sento che alcuni uomini politici si lamentano del presunto qualunquismo di questa inchiesta mi rendo conto di quanto una gran parte di quella che io chiamo già nel titolo del libro “la casta” viva fuori dalla realtà. Qui non si tratta di contestare i costi della politica in quanto tali o il finanziamento pubblico al quale io e Rizzo non ci dichiariamo contrari. In ballo invece c’è il contenimento di una spesa pubblica che si perde in mille sprechi e in migliaia di privilegi e che il cittadino non è più disposto a tollerare pagando di tasca sua. Anche perchè, se le tasse finiscono quasi tutte per mantenere il parassitismo politico clientelare, cosa ci rimane per il welfare?».

D. Un capitolo del libro, riguardante le spese del Quirinale e i suoi bilanci non trasparenti, è stato anticipato qualche giorno fa dal Corriere della sera. Che reazioni sono venute dall’inquilino del Colle?

R. «Da quello attuale per ora nessuna. Dal suo predecessore invece una precisazione pubblicata dal Corriere in cui si evidenzia il fatto che l’appannaggio sia rimasto invariato e che per giunta adesso ci si pagano le tasse, merito questo non di Ciampi ma di una legge approvata all’epoca del suo predecessore Scalfaro su proposta di un deputato che si chiama Nicola Bono contenuta in un emendamento alla finanziaria del 1997».

D. E nel merito della scarsa trasparenza dei conti del Quirinale lievitati fino a quattro volte quelli di Buckingam Palace? Qualcuno ha gridato alla lesa maestà istituzionale?

R. «Nel merito nessuno risponde, l’essere casta consiste in questo e nel non curarsi neppure più delle critiche. C’è la convinzione che sia un attacco alla democrazia, ad esempio, chiedere come sia possibile che Bassolino abbia avuto nel 2004 un fondo spese per la rappresentanza dodici volte più alto di quello del presidente della repubblica tedesca. Io mi chiedo se questo sia un modo serio di rispondere in un dibattito. Accusando, chi fa inchieste, di qualunquismo e demagogia. Come se fossero i giornalisti ad allontanare la gente dalla politica denunciando questi atteggiamenti parassitari».

D. Che deduzioni si possono trarre da questa difesa corporativa, o di “casta”?

R. «Diciamo la verità , io non sono mai stato radicale né ho mai votato per Pannella, però sono gli unici che in tutti questi anni si sono dimostrati sensibili alla riduzione degli sprechi e dei costi assurdi della politica. Degli altri invece non ricordo iniziative serie per ridurre questi incredibili privilegi. Resto sbalordito a vedere il professor Luigi Cancrini, che milita nel partito di Diliberto, che non più tardi di dieci giorni fa ha detto di volere chiedere al governo un’accelerazione su due temi come la lotta alla povertà e quella al privilegio, e che invece adesso giustifica il fatto di godere non solo della retribuzione da parlamentare italiano ma anche della pensione da consigliere regionale del Lazio, se non è “casta” questa non so di che stiamo parlando».

D. Naturalmente, come si diceva prima, la difesa degli interessati coincide con l’accusa nei tuoi confronti e del tuo collega Rizzo di essere dei “qualunquisti”.

R. «E’ una difesa disperata. Io odio il partito della bistecca o della pagnotta, non ho mai detto che i politici siano tutti uguali e non mi ritengo affatto un qualunquista. E credo di potere parlare anche per Rizzo. Noi non diciamo neppure che la polizia non debba essere finanziata, anzi la pensiamo al contrario. Però ci vuole il senso della misura. E il libro è stato scritto con questo spirito. Noi non vogliamo che il Capo dello Stato vada a vivere in una palazzina a Montesacro. Deve certamente avere una residenza di grande rappresentanza. E’ una questione di immagine internazionale. Dobbiamo fare bella figura. Però non si capisce perchè debba costare quattro volte Buckingam Palace. … Questo non è accettabile».

D. La morale del libro è che gli italiani non possono permettersi gli attuali costi della politica?

R. «Esatto, noi non possiamo permetterci più l’esistenza di comunità montane che stanno a livello del mare o di presidenti dei consigli circoscrizionali con l’auto blu e uno stipendio da 5 mila euro al mese, non possiamo permetterci 150 province, come qualcuno vorrebbe, che si aggiungono ai comuni e alle regioni e a miriadi di altri enti locali. Non finirà lo stato di diritto e la libertà se si aboliscono le province, lo ha fatto anche la Gran Bretagna e mi pare che vi sia ancora la democrazia».


Lo stesso giorno G.A. Stella fa un'altra denuncia: l'assunzione al Comune di Palermo di autisti sprovvisti della necessaria patente di guida.

"A metà febbraio, con una lettera ufficiale ai vertici di Palazzo delle Aquile, cioè del Comune, il presidente della società dei trasporti Sergio Rodi aveva segnalato l'urgenza di tappare i buchi lasciati negli organici dal pensionamento di oltre un centinaio di autisti. Buchi che impedivano all'azienda di svolgere la sua funzione. Va da sé che in qualunque altro posto al mondo avrebbero fatto un bando: «A.A.A. Azienda comunale trasporti cerca 110 autisti, indispensabile la patente D». In qualunque posto, ma non a Palermo alla vigilia delle elezioni comunali che vedranno lo scontro tra Diego Cammarata e il suo predecessore Leoluca Orlando. E così la giunta comunale ha deliberato l'assunzione di 110 precari dei quali non uno, neanche per sbaglio, ha la patente D (la più difficile da ottenere) richiesta per guidare i pullman pubblici. Di più: ha scritto nero su bianco che «nel periodo di addestramento e dunque nella fase antecedente il conseguimento della patente di guida richiesta, i lavoratori selezionati saranno utilizzati come Lsu presso l'Amat». E se qualcuno non ce la facesse a passare l'esame o non avesse alcuna voglia di mettersi al volante? Amen, ha risposto Alberto Campagna: «Perché dovremmo assumere nuovo personale quando abbiamo ancora gli Lsu da stabilizzare? Abbiamo fatto una promessa a questi lavoratori precari: abbiamo assicurato loro che sarebbero stati assunti. Dobbiamo rispettare la parola data». E meno male che non c'erano da assumere ingegneri chimici, urbanisti o chirurghi: l'attesa che si laureassero sarebbe stata più lunga.." Gian Antonio Stella


Il 23 maggio 2007 Gian Antonio Stella in un altro articolo, pubblicato sul Corriere della sera, ha toccato un altro tasto dolente, il problema della spazzatura in Campania.

"In Italia, dice Pier Ferdinando Casini «c'è una questione morale che va ben oltre i costi della politica: è quella della spazzatura a Napoli». Sbaglia: non c'è cosa che puzzi di politica, scusate il bisticcio di parole, quanto l'immondizia partenopea. Un'emergenza costata fino ad oggi 1.825.000 euro. E' politico, nel senso più alto, l'intervento di Giorgio Napolitano che non si è limitato a un banale e generico appello a risolvere i problemi ma ha affondato il dito nella piaga.
La piaga dei rapporti tra certe rivolte popolari, spesso accese dalla camorra da sempre interessatissima al business delle discariche, e certi parlamentari che hanno scelto di cavalcare le proteste invitandoli a smetterla di porre «ostacolo alle scelte individuate nel decreto» .
Politica è la posizione di chi come il senatore di RC Tommaso Sodano, presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama, ha deciso di mettersi di traverso agli inceneritori teorizzando che questo movimento deve assumere l'importanza della guerra «No-Tav» in nome di un grande progetto che avvii la raccolta differenziata (progetto fino ad oggi fallimentare sia culturalmente sia amministrativamente) e spiegando che nell'attesa il pattume si potrebbe smistare in Romania. Politica è stata l'assunzione di 2.316 precari inquadrati con contratto definitivo a 2 mila euro al mese per 14 mensilità senza che due terzi, secondo lo stesso commissario all'emergenza, avessero mai «assegnata una mansione». Politica è stata per tredici interminabili anni la scelta dei commissari, primi fra tutti i governatori nazional-alleato Antonio Rastrelli e il diessino Antonio Bassolino, di non sfidare apertamente le piazze ribelli (sono voti, voti, voti) per costruire quei termovalorizzatori che in altre parti d'Italia vengono comunemente accettati dalle popolazioni anche se piazzati come a Trieste tra un prosciuttificio e uno stabilimento di caffè. Politica è la scelta ambigua del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che in Campania ha il bacino elettorale, di scansare ogni scelta impopolare e non lasciarsi scavalcare a sinistra da Rifondazione. Politica la veemenza con cui Vincenzo De Luca, il «podestà rosso» di Salerno acerrimo rivale di Bassolino, vuole avere il via libera a costruire lui un secondo inceneritore dopo quello di Acerra così da dimostrare che lui sì, altro che il governatore, sa andare diritto all'obiettivo affrontando senza paura la piazza. E ancora politica è la posizione della destra, che scarica tutte le responsabilità sulla sinistra da anni al governo della Campania e di Napoli dimenticando di avere avuto fino a un anno fa, quando già l'emergenza era «tragica», la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Ambiente. E tutta politica, infine, è la scelta degli uni e degli altri di non lavorare insieme, di non collaborare su nulla, di scaricare tutto su Guido Bertolaso in attesa che passi "a nuttata". E si porti via la puzza dei cassonetti bruciati".
Gian Antonio Stella 23 maggio 2007


Il 2 agosto 2007, proseguendo nella propria “missione” di mettere in luce i costi della politica, Gian Antonio Stella ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo dal titolo Fannulloni, sprechi e rimborsi, che riporta una tabella con gli stipendi dei politici regionali.
 

 

Stipendio massimo in euro

Presidente Consiglio e Giunta

Presidente Commissione consiliare

Capigruppo

Consigl. regionale

Abruzzi

13.844

15.037

15.037

13.359

Basilicata

9.506

9.435

9.310

7.029

Calabria

13.353

12.538

11.316

11.316

Campania

12.386

11.720

0*

10.972

Emilia R.

10.006

11.908

11.906

11.053

Friuli V.G.

8.038

8.412

8.412

7.676

Lazio

12.548

10.771

10.771

9.958

Liguria

11.611

10.205

10.205

9.337

Lombardia

12.064

13.222

13.222

12.555

Marche

8.477

7.477

0*

6.810

Molise

12.038

10.922

0*

10.255

Piemonte

11.270

17.297

17.630

16.630

Puglia

18.885

14.725

14.725

13.830

Sardegna

14.644

12.958

11.417

11.417

Sicilia

14.329

12.277

0*

10.946

Toscana

7.498

8.425

8.425

7.633

Trentino A.A.

10.507

6.614

6.614

6.614

Umbria

7.102

6.597

6.597

6.597

Valle d’A.

10.228/561

7.109

0*

6.607

Veneto

12.651

11.281

11.281

9.711

0* Lo stipendio di capogruppo è quello di Consigliere

La domanda che si pone il cittadino è la seguente: a che titolo questi “signori” dovrebbero guadagnare questi stipendi iperbolici?


ILCOMMENTO DI IMPRESA OGGI

Il nostro Sito, come i nostri lettori sanno, dà un modesto contributo per tentare di ripristinare in Italia il Pensiero liberale. Per raggiungere questo obiettivo occorreranno anni e il cambiamento della cultura corrente.

  • Finché nel Paese avrà un ruolo importante un partito che affonda le proprie radici nel fascismo, sarà difficile smantellare i corporativismi e snellire la P.A.
  • Finché, simmetricamente, avremo una miriade di partitini che si rifanno al Comunismo, sarà difficile scalfire lo strapotere dei sindacati nazionali e di base, così come eliminare i preconcetti contro imprese e imprenditori.
  • Finché la Chiesa cattolica interferirà pesantemente in ogni decisione politica difficilmente diventeremo un paese laico.

Gli obiettivi pratici che dovrebbe prefiggersi uno stato liberale sono pochi ma fondamentali:

  • Mettere a punto una legge elettorale che elimini il potere di interdizione dei minipartiti e che possa durare per almeno venti anni.
  • Ridurre il costo della politica ad almeno un terzo dei costi attuali.
  • Ridurre “l’esercito degli eletti” ad almeno un terzo di quelli attuali.
  • Eliminare l’incongruenza di Camera e Senato dotati degli stessi compiti.
  • Attuare un federalismo con un significativo raggruppamento di regioni.
  • Obbligo, per chi sta al potere, di rendere conto della destinazione di tutto il danaro pubblico, come accade in Gran Bretagna, ad esempio.
  • Eliminazione delle Province e delega dei loro compiti a Regioni e Comuni.
  • Drastica riduzione del numero dei Comuni e quindi di stipendi per sindaci e assessori.
  • Eliminazione degli albi professionali.
  • Liberalizzazioni.
  • Snellimento della P. A. e introduzione del "merito".
  • Lotta dura contro evasori fiscali e lavoro nero.
  • Riduzione della fiscalità.
  • Lotta a tutte le forme di conflitto di interessi.

In un articolo pubblicato il 10 novembre 2007, G. A. Stella denuncia lo stato della ricerca in Italia, del quale riportiamo uno stralcio.

" ... Se i professori ordinari in cattedra con meno di 35 anni sono 9 (nove!) su 18.651, cioè lo 0,05 (zero virgola zero cinque) per cento contro il 16% in Gran Bretagna, il 7,3% in America, l'11,6% in Francia (dove al contrario i docenti con più di 65 anni, che da noi sono il 30,3%, scendono rispettivamente all'1%, al 5,4% e all'1,3%), anche nella fascia dei ricercatori il panorama è sconfortante. Il 52,6% dei 21.639 addetti italiani ottiene il titolo di dottore di ricerca tra i 30 e i 34 anni, uno su tre accede alla carriera verso i 38 e l'età media è di 46. Per non parlare di realtà come il Cnr. Dove, come denunciava mesi fa il Corriere, 32 su 107 dei direttori (o facenti funzione) di istituto hanno più di 67 anni (uno passa l'ottantina), l'età più frequente è 68 anni e solo 14 stanno sotto i 55. Di più: una trentina sono allo stesso tempo docenti a tempo pieno in qualche ateneo e direttori a tempo pieno (prodigi dell'ubiquità) al Cnr. Di più ancora: oltre la metà occupano la posizione da più di dieci anni e diversi addirittura da più di venti. Il tutto in un contesto nerissimo. Su mille occupati, quelli che lavorano nella ricerca scientifica sono circa il 6% in Francia e in Germania, il 5% nel Regno Unito, il 6% nella media europea, il 9,5% negli Stati Uniti, il 10% in Giappone, il 7% nei Paesi dell'Ocse e il 2,8% in Italia.

In termini assoluti, stando ai dati del Ministero dell'Università e della Ricerca, abbiamo 70 mila persone impegnate sul fronte della ricerca in Italia contro le 160 mila in Francia, 240 mila in Germania, 150 mila in Gran Bretagna, un milione e 200 mila negli States, 650 mila in Giappone. C'è poi da meravigliarsi se, come ha denunciato giorni fa il direttore della Normale di Pisa Salvatore Settis, «al Cnrs, il Cnr francese, quasi un terzo dei ricercatori sotto i 30 anni è italiano» perché «noi li formiamo e loro se ne vanno»? Costa almeno mezzo milione di euro formare, con almeno 21 anni di studio dalle elementari al perfezionamento, un dottore di ricerca. Un investimento massiccio. Sul quale uno Stato serio, consapevole di quanto sia vitale per il proprio futuro, dovrebbe scommettere. Macché. Spiega una ricerca di Giovanni Peri sulla base di dati della Eurostat Force Labor Survey, che «paragonando la percentuale di laureati italiani che lavorano all'estero con la percentuale di laureati stranieri che lavorano in Italia l'anomalia del caso italiano è evidente ». Germania, Francia o Regno Unito, per non dire degli Usa, «hanno ben più laureati stranieri nel loro Paese che laureati emigrati all'estero». Noi no: «La percentuale di laureati emigrati è 7 volte maggiore di quella di laureati stranieri presenti nel nostro Paese». ". Gian Antonio Stella


Eugenio Caruso 30-04-2007

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