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Distribuzione del reddito e condizioni di vita nel biennio 2005 - 2006

Il rapporto ISTAT su reddito e condizioni di vita nel biennio 2005-2006 riporta i seguenti dati.
Il reddito medio delle famiglie italiane è di 2.311 euro ( 27.736 euro all’anno). Considerando la distribuzione dei redditi risulta che il 61% delle famiglie ha un reddito inferiore ai 2.311 euro della media e che il 50% delle famiglie ha un reddito inferiore a  1.872 euro al mese (22.460 euro all’anno). Questi dati non tengono conto, ovviamente, dei redditi acquisiti in nero, che sono particolarmente frequenti tra i pensionati di tutta la penisola, tra gli immigrati e tra artigiani e professionisti che lavorano per i privati.

Nelle isole e nel Sud i redditi sono mediamente inferiori del 30% rispetto ai redditi del Nord; si va da valori superiori a 31.000 euro di Lombardia, Emilia Romagna e Trentino AA, a redditi inferiori a 23.000 euro di Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. Giova, peraltro, notare che le retribuzioni in nero sono più frequenti nelle regioni del Sud e che il costo della vita nel Sud è inferiore a quello del Nord.

Quasi il 15% delle famiglie arriva con molta difficoltà alla fine del mese
Un anziano su due, che vive da solo, ha un reddito inferiore a 920 euro al mese.
Il 50% delle coppie con tre o più figli hanno un reddito inferiore a 2.240 euro.
Nel 2006 il 9,3% delle famiglie è rimasto in arretrato con il pagamento delle bollette, il 4,3% non ha avuto soldi sufficienti per comprare da mangiare, il 10,4% non li ha avuti per le medicine, il 16,8% non ha acquistato capi d’abbigliamento necessari, il 28,4% delle famiglie non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 600 euro.

I media hanno enfatizzato questi dati, ma essi erano già noti. I n questo Sito già da tempo abbiamo messo in evidenza che le famiglie italiane stanno andando incontro a un progressivo impoverimento e che è tempo di attuare una rapida riforma del sistema fiscale in modo da ridurre il carico sui redditi da lavoro.

A fronte di una situazione dello stato sociale in sofferenza abbiamo un sistema delle imprese che va bene e che è in grado di fronteggiare le sfide quotidiane.
La buona salute dello stato sociale è compito della politica che non riesce a trovare soluzioni adeguate alle sollecitazioni provenienti dalla parte più povera del paese.
Come abbiamo detto più volte il sistema paese è malato nella gestione della res publica, ma se il paese prosegue sulla strada dell'impoverimento materiale, decadrà, inevitabilmente, nell'imbarbarimento culturale e nell'indifferenza e potrebbe trascinare con se anche il mondo dell'impresa.

I sintomi dell'imbarbarimento culturale sono, a mio avviso, già visibili nelle forme di intolleranza e dogmatiso che stiamo osservando in questi mesi. Parlo dell'intolleranza dei cattolici che stanno cercando di rimettere in discussione la legge 194 sull'aborto, dell'intolleranza dei laici che non consentono al papa di parlare alla Sapienza di Roma, dell'intolleranza di grillini e grillanti, che sparano contro ogni tecnologia, dell'intolleranza dei politici che non accettano di essere inquisiti come ogni cittadino normale e gridano al complotto, dell'intolleranza dei cittadini che manifestano al grido del not in my back yard, cioè, dovete fare tutto ma non voglio niente vicino a casa mia, dell'intolleranza delle "corporazioni" a qualsiasi forma di liberalizzazione.

Eugenio Caruso

22-1-2008

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