| La transizione generazionale delle imprese. Integrazione del  29 settembre2008.
			Molte cose del mondo vanno perdute perchč troppo presto le si dą per perse.  Goethe 
 Studi condotti sulla mortalità delle imprese  familiari, alla seconda generazione, mostrano che una quota di fallimenti è  fisiologica, talvolta i figli non sono interessati all'attività paterna e per  disaffezione vendono l'impresa, oppure i contrasti tra i parenti bloccano l'attività dell'impresa.  Per  diminuire i rischi, l’imprenditore deve, per tempo, programmare la successione.  Non si tratta solo di scegliere le persone che subentreranno nella gestione  dell'impresa e i ruoli: occorre programmare un percorso di esperienze formative, è  indispensabile una preparazione all'imprenditorialità. Si dice che l'impresa va  ricomprata ad ogni generazione.  Afferma Alberto Falck «Io sono convinto che  un'impresa familiare ha un futuro se ogni generazione riesce a rifondarla. I  giovani devono avere entusiasmo, cambiare l'impresa, viverla come una cosa  loro. I padri devono capire che il cambiamento è necessario, è lo slancio che  consente alle imprese di durare nel tempo». Qualche  anno fa la società di consulenza Matra, che ha curato per Espansione la ricerca su 14 imprese familiari centenarie, ha  condotto un'analisi per scoprire quale fosse "l'elisir di lunga vita"  di queste imprese.
 
 Sono  stati individuati, dalla Matra, dieci elementi comuni, concernenti i valori, le  attitudini, i modi di affrontare i problemi.
 
  Attenzione ma anche  sospetto verso nuovi modelli di management: le imprese sono attente al nuovo, ma  lo affrontano con cautela.L'attenzione alle  persone è sempre al primo posto: le aziende centenarie hanno un bassissimo  turnover di persone, specie di quelle che occupano posizioni di responsabilità.Innovazione nella  tradizione:  l'innovazione è diffusa, ma è orientata, soprattutto, a far meglio le cose che  già si sanno fare.Marcata attenzione  all'ambiente esterno:  c'è una forte attenzione ai segnali deboli, ai trend, a quello che succede  "fuori".Individuazione di  nuove opportunità di business: le opportunità vengono "scovate" e  analizzate con estrema cura, specialmente dal punto di vista dei problemi che  potrebbero creare all'impresa.Nella ricerca di nuove  opportunità c'è spesso l'intuizione dell'imprenditore: l'intuizione però  non basta, l'idea viene analizzata in profondità. Il focus dell'impresa  è fortemente puntato sui problemi: nella operatività quotidiana, come nella  ricerca di nuove opportunità, l'impresa è fortemente focalizzata sui problemi e  sui modi per superarli.Si è guidati da quello  che succede:  la capacità di feedback è notevole, non si resta imbozzolati nei piani. Quello  che succede è linfa vitale per operare correzioni di rotta o modifiche di  strategia.Esiste una notevole  capacità di controllo:  esiste un'attitudine fisiologica a controllare cosa sta facendo la concorrenza,  come procede la distribuzione del prodotto, come avanzano i progetti in  cantiere, come è il rapporto con gli stakeholder (1), ecc. La capacità  decisionale è elevata:  più precisamente è la capacità di decidere al momento giusto e si entra nel  vero, esclusivo mondo della solida imprenditorialità. Per approfondire le caratteristiche che dovrebbero distinguere l'impresa moderna si rimanda al seguente successo editoriale: L'impresa in un mercato che cambia. Eugenio Caruso  
 (1) Gli stakeholders sono tutti coloro,  che, in modo più o meno rilevante, o in modo attivo o passivo, possono  influenzare o contribuire alla crescita del valore dell'impresa. Gli stakeholders possono essere quindi: 
       gli imprenditori delle Pmi (sono esclusi gli  azionisti delle  grandi imprese),i  dipendenti,i  clienti,i  fornitori, i  sindacati,i  collaboratori esterni,le  società collegate, le  banche,le associazioni di categoriale camere di commercio,gli enti locali. 
         Integrazione  del 29 settembre2008  Relazione  della Banca d’Italia sulle Imprese di Famiglia Quando il fondatore di un’impresa decide di  andare in pensione in un caso su tre viene sostituito da un manager esterno,  ma, dopo la successione, nessun manager esterno riesce a frenare il calo  temporaneo di redditività che produce la ristrutturazione  che il nuovo management pone in atto.Questo è uno dei risultati emersi da una  ricerca condotta da Bankitalia sulle successioni familiari e sulle performance  delle family business.
 Questo è un argomento cruciale per il  Sistema Italia se si pensa che il 70% delle nostre imprese è nato tra il 1960 e  il 1980 e soltanto in un terzo dei casi è stato completato il processo di  successione. Un tema che si lega al processo di managerializzazione. Le performance  calanti dopo la successione è il prezzo da pagare; il fondatore conosceva l’impresa  alla perfezione, anche se è vero che i tassi  di crescita aziendali, con il tempo, rallentano per tutti.
 Il calo di redditività medio, dopo la  successione, è stato quantificato in 2,4 punti per il Roa (return on assets) e  in 1,7 punti per il Ros (return on sales).
 Dalla ricerca di Bankitalia, condotta su  3500 imprese manifatturiere, prevalentemente piccole e medie imprese, è emerso  che, in dieci anni, il tasso di successione è arrivato al 35,4% e in circa due  terzi dei casi al vertice dell’impresa è arrivato un manager della famiglia  proprietaria, mentre, in un caso su tre, è arrivato un manager esterno alla  famiglia.
 Nella tabella che segue è mostrato un  decennio di successioni nel top management di imprese familiari, segmentate per  settori operativi . In %
 
  
    |   | Tasso di successione | Familiari | Esterni |  
    | Alimentare | 51,5 | 39,2 | 12,3 |  
    | Tessile abbigliamento | 29,3 | 20,7 | 8,6 |  
    | Calzature | 34,7 | 29,9 | 4,8 |  
    | Carta legno | 37,0 | 26,0 | 11 |  
    | Chimica | 41,2 | 27,1 | 14,1 |  
    | Minerali | 44,2 | 28,9 | 15,3 |  
    | Metalli | 29,2 | 19,6 | 9,6 |  
    | Meccanica | 35,5 | 20,3 | 15,2 |  
    | Elettrodomestici Auto | 34,1 | 17,7 | 16,4 |  
    | Mobili, gioielli    giocattoli | 30,2 | 20,3 | 9,9 |  
    | MEDIA | 35,4 | 23,5 | 11,9 |  
    |   |   |   |   |    Il pensiero economico anglo-sassone vede nella  separazione tra proprietà e gestione operativa una garanzia di maggiore  efficienza. Indubbiamente, questa organizzazione è difficile da calare in un  tessuto produttivo quasi interamente costituito da piccole e medie imprese  e che comunque ha fondato la sua fortuna sul  modello familiare. 
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