L'Istat presenta i risultati dell’indagine  sugli indicatori ambientali urbani che, oltre agli Uffici di statistica  comunali, ha coinvolto altri Organismi operanti sul territorio comunale. I  dati, relativi ai 111 comuni capoluogo di provincia, sono disponibili in serie  storica dal 2000 e aggiornano al 2007 l’Osservatorio ambientale sulle città.
  Nei 111 capoluoghi di provincia oggetto di  indagine, che coprono il 6,6% della superficie italiana, risiede il 29,5% della  popolazione totale del Paese (circa 17 milioni di persone). La densità2 media  della popolazione di questi comuni è pari a 883,7 abitanti per km2: quella  massima si registra a Napoli con 8.306,8 abitanti per km2, quella minima a Tempio  Pausania con 66,1 abitanti per km2.
Principali risultati
  In generale, nel 2007 gli indicatori analizzati nei comuni  capoluogo di provincia evidenziano sensibili miglioramenti rispetto all’anno  precedente.
  Si segnalano in positivo l’aumento delle quantità di  rifiuti raccolti in modo differenziato (+7,6%), nonché della domanda di  trasporto pubblico (+4,9%), della contrazione del consumo di gas metano per uso  domestico e per riscaldamento (-6,9%) e del consumo d’acqua per uso domestico  (-2,4%). Di contro, nell’ultimo anno, è in aumento il numero di motocicli per  mille
  abitanti (+5,2%) e il consumo di energia elettrica per uso  domestico (+4,5%)
  Variazioni meno sensibili si registrano per il tasso di  motorizzazione (+0,6%) e per la densità di verde urbano (+0,6%), insieme ad una  lieve contrazione della raccolta totale dei rifiuti urbani (-0,3%).
  Nel 2007 è migliorata la qualità dell’aria malgrado il  numero di giorni di superamento del livello per il PM10 (particolato con  diametro minore di 10 micron) sia ancora il doppio di quello consentito dalla  normativa (D.M. 60/2002). Infatti, nei 99 comuni che effettuano il monitoraggio  del PM10, le centraline di qualità dell’aria hanno segnalato mediamente un  numero
  massimo dei superamenti del limite pari a 71,4 giorni, con  un decremento dell’11,3% rispetto all’anno precedente, ma sempre molto al di  sopra dei 35consentiti.
Nel 2007 aumentano sensibilmente gli interventi di tutela  ambientale messi in atto dalle amministrazioni pubbliche: sono 101 i capoluoghi  di provincia che dispongono di centraline fisse per il monitoraggio della  qualità dell’aria (rispetto al 2006 si aggiunge L’Aquila); aumentano, rispetto  all’anno precedente, i comuni dotati di una zonizzazione acustica del  territorio (+8,6%), di un piano urbano del traffico (+3,6%), di un piano del  verde urbano (+3,7%), di un censimento del verde urbano (+8,3%), del piano  energetico comunale (+11,5%), nonché quelli nei quali tutta la popolazione è  servita dalla raccolta differenziata dei rifiuti (+2,3%).
Nel 2007 Trento, Bologna e Venezia si confermano ai primi  tre posti della classifica dei comuni più rispettosi delle compatibilità  ambientali. Belluno raggiunge Venezia con un salto di 5 posizioni, seguono Biella  e Cuneo, quest’ultimo con un guadagno relativo di 11 posizioni, e ancora Prato,  Modena e Ravenna, che recupera ben 25 posti. In particolare, nel 2007 Ravenna  ha approvato il Piano Energetico Comunale ed ha portato la raccolta  differenziata dal 35,4% al 42,7% mentre le giornate di superamento del limite  per il PM10 si sono ridotte da 46   a 19.
  Il comune di Villacidro in Sardegna conquista molte  posizioni (esattamente 47) grazie soprattutto all’approvazione della  zonizzazione acustica e alla raccolta differenziata, passata dal 25,0% del 2006  al 58,2% del 2007, mentre era quasi nulla negli anni precedenti.
  Anche le ultime quattro posizioni sono confermate rispetto  allo scorso anno. Ultima è ancora Massa che non sembra essersi attivata per  migliorare le condizioni ambientali nel proprio comune: la raccolta  differenziata è pari al 24,1%, sono assenti la zonizzazione acustica, il piano  del verde, il piano urbano del traffico e quello energetico comunale. Si  confermano, inoltre, al penultimo posto Siracusa, al terzultimo Olbia e al quart’ultimo  Iglesias.
  In discesa rispetto allo scorso anno risultano Savona, che  perde 16 posizioni, Firenze e Carbonia, con 14 posti in meno, e Lecco con 13 in meno. In queste quattro  città si attenua il controllo degli inquinanti nell’aria, non si fanno  interventi di bonifica con barriere antirumore e non c’è un piano per il verde  urbano, a eccezione del comune di Savona, che fa registrare una densità di  verde ancora bassissima, con i rifiuti raccolti in aumento e la quota di quelli  differenziati in diminuzione. A Savona, come a Firenze e a Carbonia, manca  anche il piano energetico comunale. D’altra parte, rispetto allo scorso anno,  queste città sono penalizzate per l’assenza di miglioramenti, in un contesto di  comuni che si adoperano invece per l’ambiente 
  (Prospetto 1).
Prospetto 1 – Primi 10 ed ultimi 10 comuni  capoluogo di provincia per maggiore attenzione all'eco-compatibilità.
    Differenza  di posizione tra il 2006 e il 2007
  
    Città  | 
    2006  | 
    2007  | 
  
  
    Trento  | 
    1  | 
    1  | 
  
  
    Bologna  | 
    2  | 
    2  | 
  
  
    Venezia  | 
    3  | 
    3  | 
  
  
    Belluno  | 
    9  | 
    4  | 
  
  
    Biella  | 
    4  | 
    5  | 
  
  
    Cuneo  | 
    17  | 
    6  | 
  
  
    Prato  | 
    10  | 
    7  | 
  
  
    Modena  | 
    11  | 
    8  | 
  
  
    Ravenna  | 
    34  | 
    9  | 
  
  
    Matera  | 
    5  | 
    10  | 
  
  
       | 
       | 
       | 
  
  
    Imperia  | 
    100  | 
    102  | 
  
  
    Ragusa  | 
    107  | 
    103  | 
  
  
    Rimini  | 
    101  | 
    104  | 
  
  
    Frosinone  | 
    103  | 
    105  | 
  
  
    Tempio    Pausania  | 
    105  | 
    106  | 
  
  
    Enna  | 
    106  | 
    107  | 
  
  
    Iglesias  | 
    108  | 
    108  | 
  
  
    Olbia  | 
    109  | 
    109  | 
  
  
    Siracusa  | 
    110  | 
    110  | 
  
  
    Massa  | 
    111  | 
    111  | 
  
Rifiuti
  Nel 2007 la raccolta  di rifiuti urbani nei 111 capoluoghi di provincia è pari a 623,5 kg per abitante, in  lieve diminuzione rispetto al 2006 (-0,3%. I comuni del Centro Italia fanno  registrare mediamente i quantitativi maggiori di rifiuti urbani raccolti (670,4 kg per abitante);  tale valore risulta pari a 616,3   kg per abitante nei comuni del Nord e a 590,7 kg per abitante in  quelli del Mezzogiorno. Rispetto al 2006 si registra un lieve incremento per i  comuni del Nord (+0,8%) e decrementi per quelli del Centro e del Mezzogiorno,  pari rispettivamente a -2,3% e -0,2%.
  I comuni dove sono state raccolte, nel 2007, le maggiori  quantità di rifiuti per abitante sono Olbia (1.022,2 kg per  abitante), Rimini (899,4), Massa (892,6), Pisa (847,3), Brescia (830,8),  Ravenna (827,8), Catania (816,6), e Forlì (802,1). Le quantità minori, invece,  sono state raccolte nei comuni di Villacidro (375,8 kg per abitante),  Belluno (396,7), Lanusei (400,5), Isernia (413,3), Campobasso (440,0) e Matera  (441,2).
  Nel 2007 il servizio di  raccolta differenziata è  ormai presente in tutti i comuni capoluogo di provincia. Sono 89 quelli nei  quali è servita l’intera popolazione residente. La percentuale dei rifiuti  urbani raccolti in modo differenziato risulta pari a 25,4, il che equivale a  1,9 punti percentuali in più rispetto al 2006. Aggregando i comuni capoluogo di  provincia per ripartizione geografica risulta che la raccolta differenziata  raggiunge il 37,2% nel Nord, il 22,3% nel Centro e l’11,2% nel Mezzogiorno.  Rispetto al 2006 si registrano incrementi in tutte e tre le ripartizioni: +3,2  punti percentuali nel Nord, +1,1 punti percentuali nel Mezzogiorno e +0,5 punti  percentuali nel Centro. Nel 2007 sono 29 i comuni che hanno raggiunto  l’obiettivo del 40% di raccolta differenziata, secondo quanto disposto dalla  normativa4, mentre sono 31 i comuni, prevalentemente del Mezzogiorno, per i  quali si registrano ancora percentuali di raccolta differenziata inferiori al  15% (Prospetto 2).
Prospetto 2 – Comuni capoluogo di  provincia che hanno raggiunto l’obiettivo del 40% di raccolta differenziata  e chesono sotto la soglia del 15%
     Anno 2007 (valori percentuali) 
Verbania 72,2  Novara  70,6   Sanluri 61,9  Asti 61,6   Tortolì 59,8   Belluno 59,7 Villacidro 58,2  Rovigo 53,7  Lecco 53,7  Alessandria 52,8 Trento 50,5  Treviso 48,7 Reggio Emilia 47,9  Piacenza 46,5  Brescia 45,3  Vicenza 45,2  Varese 44,7 Ragusa 8,2 Aosta 44,5  Lucca 43,8 Udine 43,6  Sondrio 43,5  Cuneo 43,0 Ravenna 42,7  Padova 41,6   Cremona 41,1  Ferrara 40,3  Torino 40,
Rieti 14,8  Benevento  13,6  Chieti 13,5  Pescara 13,1   Catanzaro 12,8  Reggio Calabria 12,8  Napoli 12,7   Vibo Valentia 12,7  L'Aquila 12,5  Cagliari 12,3   Trapani 10,8
  Viterbo 10,7  Campobasso  10,5  Lecce 9,7  Enna 9,7   Avellino 9,3  Foggia 9,3  Salerno 8,6   Ragusa 8,2  Matera 7,3  Siracusa 6,6   Oristano 5,1  Isernia 5,1  Caltanissetta 4,7  Taranto 4,6   Palermo 4,1  Frosinone 4,0  Iglesias 3,8   Messina 3,8  Caserta 2,4
Nel 2007 la carta è ancora il materiale più raccolto nel servizio  differenziato (38,5% del totale della raccolta differenziata); seguono i rifiuti  verdi, organici e legno (29,7%), il vetro (11,8%), la voce altro – comprensiva di  ingombranti avviati a recupero, imballaggi in materiali misti, RAEE, inerti  avviati a recupero, rifiuti tessili, ecc. - (11,4%), le materie plastiche (5%),  i metalli - incluso l’alluminio - (3,4%) e la raccolta
  selettiva di pile esauste, accumulatori e farmaci (0,2%).
  La raccolta differenziata di carta, effettuata in tutti i  comuni capoluogo di provincia, è pari a 61 kg per abitante con un incremento del 4,0%  sul 2006. Tuttavia, nel Nord se ne raccolgono 77,2 kg per abitante, nel Centro  72,4 mentre nel Mezzogiorno solo 27,6. Ci sono 13 comuni che ne raccolgono 100 kg ed oltre per abitante  mentre in 6 comuni il quantitativo raccolto è inferiore ai 10 kg per abitante.
  Anche il vetro, come la carta, è raccolto in modo  differenziato in tutti i comuni capoluogo di provincia. Nel 2007 sono stati  raccolti mediamente 18,6 kg  per abitante (+ 4,2% rispetto al 2006). Anche in questo caso è il Nord a  contribuire maggiormente al dato medio italiano, con 30,4 kg per abitante; al  Centro se ne raccolgono 14,1   kg per abitante e al Mezzogiorno solo 6,1 kg per abitante. In tre  comuni del Nord (Biella,Varese e Milano) la raccolta differenziata di vetro  supera i 50 kg  per abitante. Mentre sono 36 i comuni (tutti del Centro e del Mezzogiorno) che  non raggiungono i 10 kg  per abitante.
  Nel 2007 sono stati raccolti mediamente in modo  differenziato 7,9 kg  per abitante di materie plastiche, con un incremento dell’8,7% rispetto al  2006. Valori superiori alla media nazionale si registrano nei comuni del Nord (13,4 kg per abitante),  mentre valori inferiori in quelli del Centro e del Mezzogiorno, che raccolgono in  media rispettivamente 5,0 e 2,9   kg di materie plastiche per abitante.
  Le quantità di metalli (compreso l’alluminio) raccolti  mediamente nei comuni capoluogo di provincia sono 5,4 kg per abitante, il  10,6% in più rispetto al 2006. Anche in questo caso valori superiori alla media  si registrano nei comuni del Nord (8,5 kg per abitante), mentre valori inferiori  si registrano sia in quelli del Centro (4,3 kg per abitante) che in quelli del  Mezzogiorno (2,2 kg  per abitante).
  Nel 2007 la raccolta dei rifiuti verdi, dell’organico e del  legno è pari in media a 47 kg  per abitante (76 kg  per abitante nei comuni del Nord e, rispettivamente, 38,3 e 14,1 kg per abitante nei  comuni del Centro e del Mezzogiorno). Rispetto al 2006, si registra mediamente  un incremento del 6,6%, dovuto soprattutto ai comuni capoluogo di provincia del  Mezzogiorno dove l’aumento raggiunge il 20,5%. La situazione è praticamente  stabile al Centro (+0,3%) e in aumento del 7,1% al Nord.
  Nel 2007 la raccolta selettiva dei rifiuti pericolosi è  pari a 0,4 kg  per abitante, quantitativo pressoché invariato dal 2001. I dati per  ripartizione geografica mostrano che i comuni capoluogo del Nord raccolgono 0,7 kg per abitante, quelli  del Centro 0,3 kg  per abitante e quelli del Mezzogiorno 0,1 kg per abitante.
  Infine, si raccolgono altri 18,0 kg per abitante di  rifiuti differenziati tra i quali ingombranti avviati a
  recupero, RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed  elettroniche), imballaggi in materiali misti, rifiuti tessili, inerti avviati a  recupero (+29,6% rispetto al 2006). Nei comuni del Nord se ne raccolgono in  media 23,1 kg  per abitante, in quelli del Centro 15,2 kg per abitante e 13,3 kg per abitante in  quelli delMezzogiorno.
Restringendo l’analisi ai grandi comuni (quelli con più di  250 mila abitanti) risulta che il valore medio dei rifiuti urbani raccolti, pari a 627,7 kg per abitante, è  maggiore rispetto a quello calcolato su tutti i 111 comuni capoluogo, mentre si  verifica la situazione contraria per la percentuale di raccolta differenziata: risulta,  infatti, che nei grandi comuni tale percentuale sia mediamente più bassa e pari  a 21,6% (3,8 punti percentuali in meno rispetto alla media dei 111 capoluoghi  di provincia). Tra i grandi comuni, quelli che raccolgono le maggiori quantità  di rifiuti urbani sono Catania (816,6 kg per abitante), Venezia (774,8 kg per abitante) e  Firenze (717,6 kg  per abitante). Per quanto riguarda la raccolta  differenziata, nel 2007, soltanto Torino ha raggiunto l’obiettivo del  40,0%; seguono Milano con il 35,2%, Verona, Venezia, Bologna e Firenze che  fanno registrare percentuali intorno al 30,0%. Tutti gli altri grandi comuni  sono al di sotto del 20,0% (e quindi ben lontani dagli obiettivi imposti dalla  normativa). Sia a livello nazionale sia ripartizionale la percentuale dei  grandi comuni è sempre inferiore alla percentuale di tutti i comuni capoluogo  di
  provincia.
  Le quantità pro-capite di rifiuti raccolti in modo  differenziato, infatti, sono maggiori nei capoluoghi con meno di 250 mila  abitanti, ad eccezione della carta le cui quantità sono piuttosto simili. In particolare,  per il rifiuto verde, organico e legno la raccolta nei centri minori è doppia  rispetto a quella raccolta nei grandi centri. Tale situazione potrebbe essere  giustificata dal fatto che la raccolta del rifiuto organico avviene soprattutto  attraverso la raccolta porta a porta, modalità più facilmente applicabile in comuni  di piccole dimensioni ma anche dalla maggiore presenza di verde nei piccoli  centri. Nei piccoli centri, rispetto ai grandi, si raccoglie anche più vetro,  materie plastiche e metalli; sono più consistenti anche le quantità raccolte in  modo selettivo.
  L’aumento delle quantità di rifiuti raccolte in modo  differenziato può essere ottenuto quindi con migliori servizi di raccolta,  anche porta a porta, e con un maggiore coinvolgimento delle famiglie e dei  titolari delle attività commerciali e dei pubblici esercizi, che gestiscono  quotidianamente quantità elevate di imballaggi in carta e cartone, di bottiglie  e lattine.
Inquinamento acustico
  Alla fine del 2007 sono 63 i comuni capoluogo di provincia  che hanno approvato la zonizzazione acustica del territorio. Ad oggi, quindi,  la zonizzazione acustica è presente nel 76,2% dei comuni del Centro, nel 65,2%  di quelli del Nord e nel 38,6% del Mezzogiorno (Figura 5).
Nel 2007 sono 11 i comuni dotati di centraline fisse per il  monitoraggio dell’inquinamento acustico; il primato in termini di numero di  centraline per 100 km2 di superficie comunale spetta a Bolzano, con 7,6, seguito  da Napoli (6,0), Palermo (4,4), Bologna (4,3), Catania (3,9), Genova (1,6),  Foggia (1,2), Verona (1), Messina (0,9), Siena (0,8) e Brindisi (0,6). Siena e  Messina sono i comuni che hanno utilizzato le centraline per la prima volta  proprio nel 2007.
  Il 76,1% dei comuni del Nord ha effettuato delle campagne  di monitoraggio del rumore, contro il 57,1% di quelli del Centro e il 38,6% di  quelli del Mezzogiorno, laddove per campagne di monitoraggio si intendono sia i  rilevamenti effettuati dalle Arpa (Agenzie per la protezione dell’ambiente) e  disposti dal comune a seguito di richiesta da parte dei cittadini sia i rilievi  effettuati per tenere sotto controllo i livelli di rumorosità nelle varie aree  in cui è suddiviso il territorio, come avviene, ad esempio, a Napoli dove il comune  monitora per 365 giorni l’anno tutta l’area comunale tramite le 7 centraline  fisse di cui dispone. I comuni di Biella, Verbania, Alessandria, Varese,  Sondrio, Bolzano, Verona, Venezia, Padova, Genova, La Spezia, Parma, Modena,  Bologna, Ravenna, Lucca, Livorno, Foggia, Bari, Taranto, Palermo e Catania hanno  effettuato almeno una campagna di monitoraggio ogni anno dal 2000 al 2007. Il  numero di comuni che hanno effettuato campagne di monitoraggio nel 2007 è  aumentato, rispetto al 2006, passando da 52 a 64.
  Per mitigare i disturbi causati dall’eccessivo livello di  inquinamento acustico, derivante in ambito urbano soprattutto dai trasporti, i  comuni sono soliti mettere in atto delle bonifiche consistenti,  prevalentemente, nella posa in opera di asfalto fonoassorbente e nell’utilizzo  di barriere antirumore. Nel 2007, i comuni per i quali risulta la maggiore presenza  di asfalto fonoassorbente sono Bologna (39,5 km2 per 10.000 km2 di superficie  comunale), Bari (14,6), Genova (13,6), Trento (11,1), Bolzano (8,5), Torino  (8,2), Padova (6,8) ed Imperia (6,6). Per i comuni di Torino, Bolzano ed  Imperia si registrano interventi di posa di asfalto fonoassorbente in tutti gli  anni, dal 2000 al 2007, evidenziando che l’impegno delle amministrazioni comunali  perdura nel tempo. Gli interventi più consistenti, nel 2007, sono stati  effettuati a Bologna, Genova, Trento e Bari.
  Tra gli strumenti a disposizione dei comuni che consentono  di mitigare i disturbi derivanti dall’inquinamento acustico il più diffuso è  sicuramente l’utilizzo di barriere fonoassorbenti: nel 2007 ne risultano dotati  39 comuni. L’estensione maggiore si registra in quattro comuni del Nord Italia:  Padova (10,5 km2 per 10.000 km2 di superficie comunale), Bolzano (8,1), Bologna  (7,2) e Vicenza (3,8). Tra i comuni capoluogo del Centro tale primato spetta ad  Ancona (2,1 km2 per 10.000 km2 di superficie comunale), mentre tra i comuni del  Mezzogiorno è Napoli, con 2,5 km2 per 10.000 km2 di superficie comunale, a far  registrare la più alta dotazione di barriere antirumore. Bologna è il comune  che nel 2007 ha  effettuato l’intervento maggiore di installazione di barriere antirumore. Ci  sono, inoltre, 8 comuni capoluogo di provincia (Cuneo, Sondrio, Genova,  Livorno, Milano, Piacenza, Pistoia e Reggio nell’Emilia) che durante il periodo  2000-2007 hanno effettuato altri tipi di interventi antirumore, quali, ad  esempio, l’utilizzo di finestre fonoassorbenti e di rivestimenti interni con  materiali fonoisolanti in edifici sensibili (scuole, ospedali, ecc.).
Inquinamento  atmosferico
  Nel 2007 più  del 90,0% della popolazione dei comuni capoluogo di provincia è interessata  dalla rilevazione del biossido di azoto (NO2), del PM10, del monossido di  carbonio (CO), dell’ozono (O3) e del benzene(C6H6) (Figura 6). Per molti fra  gli inquinanti considerati si osserva, rispetto al 2006, un incremento della  percentuale di popolazione coinvolta nel monitoraggio degli stessi. La  rilevazione è divenuta anche più costante, con controlli senza soluzione di  continuità, sia di alcuni inquinanti disciplinati di recente, come il nichel,  il cadmio, il benzopirene e l’arsenico, sia di parametri, come il PM2,5, di  prossima regolamentazione. Alla fine del 2007, nei 99 comuni in cui il PM10 è  monitorato, il numero medio di giornate di superamento del valore limite per la  protezione della salute umana è pari a 71,4 (-11,3% rispetto al 2006). Tale  dato, relativamente alle singole ripartizioni geografiche, è storicamente  decrescente man mano che ci si sposta dall’Italia Settentrionale verso il  Mezzogiorno. Al Nord il superamento dei limiti si è osservato
  mediamente per  86,4 giorni (-14,0% rispetto al 2006), al Centro per 70,6 giorni (-1,1%) e al  Mezzogiorno per 49,5 giorni (-13,0 %). Secondo tali informazioni in ben 67  comuni è stato superato il limite delle 35 giornate, oltre il quale sono necessarie  misure di contenimento e di prevenzione delle emissioni di PM10, a cominciare  dalla limitazione del traffico urbano.
  Tuttavia, nel  2007, rimane ancora eccessivamente alto il numero di giorni di superamento del  limite per il PM10 in alcune città come Siracusa, con 273 giorni di  superamento, Massa (226), Torino (190), Vercelli (178) e Venezia (150)  (Prospetto 3).
Prospetto 3  – PM10: Prime dieci città con il maggior numero di giorni di superamento, nel  2007, del valore limite per la protezione della salute umana - Anni 2003-2007
COMUNI                          2003         2004    2005    2006    2007
  Siracusa                                186        153      181       282      273
  Massa                                                                           83      226
  Torino                                   185        185      199       194      190
  Vercelli                                  153        156      158       154      178
  Venezia                                   74        87        158       172      150
  Vicenza                                 103        123      141       173      143
  Frosinone                              124        124      124       140      140
  Reggio Emilia                           95          60         90      146       139
  Cagliari                                    90          90         90      139       139
  Milano                                   158        169       164      149       138
  Alla fine del 2007 si assiste ad un decremento del numero  massimo di giornate di superamento del valore limite per la protezione della  salute umana per il PM10 in quasi tutti i comuni con più di 250 mila abitanti. Le  uniche grandi città in controtendenza sono Napoli (+5 giorni) e Catania (+2 giorni),  benché, in quest’ultimo caso, non sia stato superato il noto confine delle 35  giornate in nessuno dei due anni considerati (Figura 8).
  Nel 2007 i comuni capoluogo di provincia dispongono di 2,3  centraline fisse di monitoraggio della qualità dell’aria per 100 mila abitanti  (-1,2% rispetto al 2006). A Vibo Valentia (11,9), Aosta (11,5) e Mantova (10,5)  appartiene il primato dell’indicatore. La disponibilità più bassa si osserva a  Milano (0,6 centraline per 100 mila abitanti) e a Roma (0,4 centraline per 100  mila abitanti). Inoltre, sono 10 (11 nel 2006) i comuni capoluogo di provincia  non dotati di centraline fisse o con analizzatori non funzionanti9. Aosta (18,7  centraline per 100 km2) e Pescara (17,9 centraline per 100 km2) presentano, nel  2007, la maggiore densità di centraline sul territorio comunale, la cui media  nazionale è pari a 2,1 per 100 km2, con una riduzione sul 2006 dello 0,7%.  Matera (0,3 centraline per 100 km2), L’Aquila e Viterbo (entrambe con 0,2 centraline  per 100 km2) hanno invece la minore concentrazione di postazioni fisse e  permanenti per misurare la concentrazione di uno o più inquinanti.
Trasporti
  Nel 2007 i comuni capoluogo di provincia fanno registrare  un tasso di motorizzazione (numero di
  autovetture per mille abitanti) pari a 620,9, con un  aumento dello 0,6% rispetto al 2006 ed una variazione media annua, nel periodo  2000-2007, dello 0,3%. Nei rimanenti comuni italiani tale indicatore è leggermente  più basso, pari a 592,6 nel 2007, con una variazione positiva sul 2006 dello  0,2%. Olbia (762,6), Viterbo (758,8), Latina (737,3), Frosinone (733,5),  Potenza (709,5) e Roma (707,2) sono i comuni capoluogo di provincia con i tassi  di motorizzazione più elevati. I valori più bassi dell’indicatore si riscontrano  invece a Genova (469,0) e Venezia (427,1); in quest’ultimo caso il dato è  giustificato dalla tipica morfologia del territorio. Aosta presenta un valore  anomalo (2.021,4 autovetture per mille abitanti), spiegabile forse con la  minore tassazione nell’iscrizione di nuove autovetture.
  Nel 2007 il numero dei motocicli nei comuni capoluogo di  provincia è 121,1 per mille abitanti ed aumenta rispetto all’anno precedente  del 5,2%. Fin dal 2000 si assiste ad una sempre maggiore diffusione di veicoli  a due ruote destinati al trasporto di persone, aumentati rispetto al 2000 del  66,1%, con una variazione media annua del 7,5% . Questa crescita è,  probabilmente, da imputare a fattori diversi: le difficoltà di parcheggio, il  sempre maggior congestionamento del traffico urbano, le crescenti limitazioni  della circolazione dei veicoli in zone cittadine. Tali difficoltà del trasporto  privato nei capoluoghi di provincia sono confermate ancora di più dal confronto  con i restanti comuni, nei quali il numero dei motocicli per mille abitanti è  pari a 82,9, con un aumento del 4,8% rispetto al 2006.
Imperia (232,9), Livorno (229,3), Savona (215,3), Genova (212,0)  e Pesaro (206,2) sono i capoluoghi di provincia ove si registra il più elevato  numero di motocicli per mille abitanti, mentre Villacidro (37,0) e Sanluri  (34,8) si collocano agli ultimi posti della classifica.
Le piste ciclabili, oltre che per fini ricreativi e  sportivi, possono essere utilizzate per spostamenti sistematici di breve  distanza o come strategia di sviluppo dell’integrazione fra bici e trasporti  pubblici,compatibilmente con l’orografia del territorio, la morfologia, la  formazione, la trasformazione e il funzionamento delle città. Nel 2007 i  capoluoghi di provincia fanno registrare una densità di piste ciclabili (km per  100 km2 di superficie comunale) pari a 12,0 (+13,9% rispetto al 2006) (Figura  10). Il dato medio relativo ai comuni capoluogo di provincia del Nord (31,4) è  di gran lunga superiore sia a quello del Centro (8,1) sia a quello del  Mezzogiorno (1,1). In tutte e tre le ripartizioni si rilevano, comunque,  incrementi, rispetto al 2006, superiori al 10,0%; particolarmente consistente è  la crescita che si manifesta nell’Italia centrale (21,1%).
  Padova (114,2), Brescia (107,0), Torino (91,8),  Bolzano-Bozen (91,7), Treviso (77,8), Sondrio (73,4) e Mantova (72,2) sono i  capoluoghi di provincia che dispongono di più chilometri di piste ciclabili per  100 km2 di superficie comunale. I valori più bassi si riscontrano ad Imperia  (0,9), Reggio di Calabria (0,6) e Ragusa (0,2). Sono 29 (nel 2006 erano 33), di  cui 24 ubicati nell’Italia meridionale ed insulare, i comuni non dotati di tali  infrastrutture.
  L’introduzione di misure di tariffazione della sosta in  aree destinate al parcheggio aumenta la disponibilità degli stalli riducendo il  tempo medio di sosta e rientra fra le strategie di mobilità urbana adottate per  limitare la sosta prolungata, oltre a costituire uno strumento di indubbia utilità  per il finanziamento delle singole amministrazioni comunali. Il dato nazionale,  che per l’anno 2007 è di 3,0 stalli di sosta a pagamento su strada per 100  abitanti (+7,9% rispetto al 2006) mostra il crescente ricorso da parte dei  comuni capoluogo di provincia a tale modalità di intervento sul  congestionamento del traffico urbano; infatti, la variazione media annua, nel  periodo 2000-2007, è pari a 6,9%. Nel 2007, Cosenza (13,6), La Spezia (11,1), Pisa (10,9),  Pavia (9,8), Lecce (8,1) ed Ancona (8,0) hanno il maggior numero di stalli di  sosta a pagamento su strada per 100 abitanti, mentre i valori più bassi sono quelli  di Genova (0,5) e Agrigento (0,4). Caltanissetta, Tortolì, Villacidro e  Iglesias sono i soli comuni capoluogo di provincia a non aver adottato tale  strumento economico ed amministrativo per regolare la sosta lungo le strade.
Il trasporto pubblico rappresenta la chiave principale per  risolvere i bisogni di mobilità dei cittadini. Nel 2007, nel complesso dei  comuni capoluogo di provincia i mezzi pubblici hanno trasportato 229,6 viaggiatori  per abitante, con un incremento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Nelle  grandi città, con oltre 250 mila abitanti, si registrano 369,6 passeggeri per  abitante, con una crescita rispetto al 2006 del 5,3%. Tra queste città si  notano soprattutto Bari (+17,7%) e Roma (+7,8%), mentre a Catania c’è una  contrazione del 5,5% (Figura 11).
  Nei comuni con popolazione residente inferiore a 250 mila  abitanti la domanda di trasporto pubblico assume un valore decisamente  inferiore e pari a 79,1 (+1,0% sul 2006). Nelle grandi città, quindi, la domanda  di trasporto pubblico (passeggeri trasportati per abitante) è 4,67 volte quella  osservata nei capoluoghi più piccoli, a conferma del forte legame della domanda  con la dimensione comunale. Nel processo di pianificazione e governo del  sistema dei trasporti su scala urbana, il Piano urbano del traffico veicolare  (PUT) costituisce uno strumento tecnico-amministrativo finalizzato a migliorare  le condizioni di circolazione e di sicurezza stradale, nonché a ridurre gli  inquinamenti acustico ed atmosferico e a consentire il risparmio energetico, in  accordo con gli strumenti urbanistici vigenti e con i piani di trasporto, nel  rispetto dei valori ambientali, delle priorità e dei tempi di attuazione degli  interventi. Alla fine del 2007 il 77,5% dei comuni capoluogo di provincia ha  dichiarato di aver adottato questo strumento di pianificazione previsto  dall’art. 36 del Nuovo Codice della Strada, con un incremento del 3,6% rispetto  all’anno precedente. Foggia, Ragusa e Oristano hanno approvato il PUT per la  prima volta nel 2007. Fra i grandi comuni solo Palermo e Catania non hanno  ancora approvato un PUT e Bari adotta ancora il piano approvato nel 1989,  mentre Bologna è l’unico ad averlo aggiornato nel 2007.
Verde urbano
  Nel 2007, la densità di verde urbano nei capoluoghi di  provincia (percentuale di verde urbano sulla
  superficie comunale) si attesta al 7,0% (+0,6% rispetto al  2006), con una variazione media annua, nel periodo 2000-2007, dell’1,0%. Palermo  (31,6%), Torino (15,6%), Milano (11,5%), Bologna (8,8%), Verona (8,0%) e  Pescara (7,5%) registrano sia una densità di verde urbano superiore alla media  sia una crescita delle aree verdi maggiore, nell’ultimo anno, di quella  registrata a livello nazionale. Pisa (71,9), Cagliari (55,2%), L’Aquila  (45,6%), Biella (35,0%), Ancona (28,1%), Roma (27,5%), Napoli (23,7%), Terni  (21,7%) ed altri 8 comuni presentano alte percentuali di verde urbano sulla  superficie comunale, ma, rispetto al 2006, mostrano una variazione inferiore a  quella media nazionale. In generale, tali valori sono dovuti alla presenza nel  comune di vasti parchi naturali, siti di interesse comunitario, aree protette,  riserve naturali e boschi, la cui superficie ricade nel territorio comunale. Al  contrario, Tempio Pausania, Olbia e Taranto registrano le più basse densità di  verde a gestione pubblica (meno dello 0,05%). La densità di verde urbano è  superiore alla media in 9 dei 12 grandi comuni con oltre 250 mila abitanti; le eccezioni  riguardano Firenze (6,4%), Bari (3,9%) e Venezia (2,4%). Rispetto al 2006 in quasi tutti questi  grandi comuni vi è un incremento delle aree verdi in dotazione (solo Firenze,  Napoli e Bari sono stabili); le variazioni più elevate si registrano a Verona  (+12,9%), Venezia (+6,5%), Torino (+2,3%) e Bologna (+2,2%) 
  L’indicatore utilizzato per l’analisi del verde urbano  evidenzia una forte disparità sul territorio, come emerge anche dal  coefficiente di variazione pari, nel 2007, a 1,9, a causa sia delle diverse  dotazioni naturali presenti nei comuni sia dell’opera di progettazione  urbanistica delle città.
  Uno strumento programmatorio essenziale per accertare  periodicamente il patrimonio verde gestito da un comune ed esistente nel  territorio comunale è il censimento del verde urbano. Alla fine del 2007 il  70,3% dei comuni capoluogo di provincia ha effettuato un censimento del verde  urbano, con un incremento rispetto all’anno precedente dell’8,3%. Sono 6  (Alessandria, Vercelli, Verona, Parma, Rimini e Tempio Pausania) i capoluoghi  ad aver messo a punto, per la prima volta nel 2007, tale forma di intervento di  tipo urbanistico. Bologna, Genova, Trieste, Ancona, Rieti e L’Aquila hanno  effettuato l’ultimo accertamento del verde prima del 2000, mentre manca ancora  tale censimento in 33 comuni tra i quali il più grande è Napoli.
  Il censimento del verde urbano dovrebbe essere propedeutico  alla stesura del Piano del verde urbano, ossia di uno strumento integrativo del  Piano Regolatore Generale (PRG) per pianificare le aree verdi all’interno del  comune. Tale documento progettuale purtroppo ancora oggi è poco utilizzato:  solo il 25,2% dei comuni capoluogo di provincia, infatti, dispone, nel 2007, di  un piano del verde. Reggio nell’Emilia è l’unico capoluogo di provincia che, nell’ultimo  anno, si è dotato di tale strumento di policy. Novara, Terni e Lucca hanno  approvato il piano del verde prima del 1990.
  La progettazione e realizzazione delle aree verdi sono  strettamente associate alla pianificazione urbanistica delle città. La presenza  del verde migliora, difatti, il paesaggio urbano e rende più gradevole la  permanenza in città, per cui diventa fondamentale favorire un’integrazione fra  elementi architettonici e verde nell’ambito della programmazione urbanistica.  In particolare, fra le più importanti funzioni della vegetazione, in termini di  miglioramento ambientale, si annoverano la mitigazione del clima urbano, la filtrazione  e purificazione dell’aria dalle polveri e dagli inquinanti, l’attenuazione dei  rumori e delle vibrazioni.
Acqua
  Nel corso del 2007, per il complesso dei 111 comuni  capoluogo di provincia, il consumo pro-capite di acqua per uso domestico si  attesta sui 69,9 m3  per abitante, in diminuzione del 2,4% rispetto al 2006. Torna dunque a  presentarsi la contrazione dei consumi di acqua che si era verificata ogni anno  dal 2002 al 2005.
  In particolare, 29 dei 111 comuni esaminati presentano un  livello di consumo pro-capite di acqua superiore alla media, ma di questi  soltanto 11 comuni fanno registrare una crescita dei consumi rispetto al 2006 (Cuneo,  Lecco, Bergamo, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Chieti, Catanzaro, Messina e  Catania). In verità, nel corso del 2007, ben 80 comuni dei 111 raggiunti dalla  rilevazione presentano una diminuzione percentuale dei consumi di acqua che, in  32 casi, è più accentuata del decremento medio. Nel 2007, Enna è il comune con  il consumo pro-capite di acqua più basso (32,1 m3 per abitante) e  Salerno è quello con il consumo più alto (94,8 m3 per abitante).  Durante il medesimo anno le variazione più elevate, rispetto al 2006, si sono  registrate a Cremona (-16,7%), Cuneo (+13,9%), Cosenza (+15,8% ) e Benevento  (+17,7%).
  Facendo riferimento alla percentuale di popolazione servita  da impianti di depurazione delle acque reflue urbane si può affermare che il  servizio è migliorato, passando dall’87,6% del 2006 all’88,3% del 2007. I comuni  che hanno migliorato la copertura nell’ultimo anno sono Belluno (+17,2%), La Spezia (+10,4%) ed altri 25  comuni con un incremento inferiore all’1,0% (Vercelli, Como, Brescia, Lodi,  Mantova, Verona, Vicenza, Treviso, Pordenone, Udine, Parma, Ferrara, Ravenna,  Forlì, Pisa, Terni, Roma, Foggia, Bari, Brindisi, Lecce, Vibo, Valentia,  Palermo, Caltanissetta, Catania).
Le misure di razionamento nella distribuzione di acqua, da  sempre adottate solo nel Centro e nel
  Mezzogiorno, fanno la loro comparsa anche a Varese. Nel  2007 sono complessivamente 22 i comuni che ricorrono a queste misure (erano 20  l’anno precedente). Si tratta per lo più di interruzioni del servizio nelle ore  notturne atte al bilanciamento idrico dei serbatoi di accumulo.
Energia
  Nel 2007, nei 111 comuni capoluogo di provincia, il consumo  pro-capite di gas metano per uso domestico e per riscaldamento è diminuito del  6,9% rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 366,5 m3 per abitante,  mentre il consumo pro-capite di energia elettrica per uso domestico è aumentato  del 4,5%, raggiungendo il valore di 1.202,0 kWh per abitante.
  Si assiste, dunque, grazie alle temperature più miti  registrate nell’inverno del 2006-2007, ad un’ulteriore diminuzione dei consumi  domestici di gas metano, che risultano attualmente inferiori a quelli dell’anno  2006.
  Nel 2007, tra i 111 comuni esaminati, 54 hanno un livello  di consumo pro-capite di gas metano superiore alla media, ma solo 12 di questi  mostrano un incremento dei consumi rispetto al 2006. Parma, in particolare, presenta  il consumo di gas pro-capite più alto (904,0 m3 per abitante), seguita da Varese  (899,3), Padova (871,3) e Como (806,5). Sul fronte opposto, Reggio di Calabria  è il comune con il consumo di gas metano più basso (33,4 m3 per abitante), ma  qui la metanizzazione ha avuto inizio solo nel 2004, mentre le città della  Sardegna non hanno alcuna rete di distribuzione. Coerentemente con la  diminuzione del consumo procapite medio, in ben 84 comuni dei 111 esaminati si  verifica una diminuzione percentuale dei consumi di gas metano rispetto  all’anno 2006; in 63 casi tale diminuzione risulta anche più marcata di quella  media. In controtendenza Reggio di Calabria, Cremona, Firenze, Pisa, Pistoia,  Lodi e Avellino evidenziano incrementi superiori al 10%.
  Per quanto riguarda l’energia elettrica, in 37 comuni si  registrano livelli di consumo pro-capite superiore alla media; in 23 di questi  comuni si rileva anche un tasso di incremento del consumo superiore a quello medio.  Durante il 2007 solo 15 comuni presentano un calo nei consumi di energia  elettrica e, tra questi, la diminuzione più accentuata è a Sanluri (-7,5%),  seguito da Verona (-6,4%) e Torino (-6,3%). Gli aumenti
  più elevati si osservano, invece, a Bergamo (20,9%) e Lecco  (18,9%). In quest’ultimo anno Campobasso è il comune con il più basso consumo  pro-capite di energia elettrica, con 896,1 KWh per abitante, mentre Olbia è  quello con il livello di consumo più alto (1.791,2 KWh per abitante).
  Da segnalare un’attenzione sempre maggiore da parte delle  amministrazioni comunali alle problematiche connesse ai consumi energetici. Ciò  si manifesta attraverso un ricorso più frequente a fonti di energia rinnovabili  o alternative: diversi comuni del Nord Italia hanno predisposto in misura  crescente forme di teleriscaldamento e il numero di tali comuni è passato da 6  nel 2000 a  15 nel 2007. Per quanto riguarda l’energia da fonte rinnovabile, va  sottolineato l’utilizzo, diffuso in Italia
  indipendentemente dalla collocazione geografica, tanto del  solare termico quanto del fotovoltaico. In particolare, per il solare termico,  i metri quadri installati per 1.000 abitanti sugli edifici comunali sono passati  da 0,01 nel 2000 a  0,24 nel 2007, contemporaneamente il numero di comuni che dichiara di installarli  è passato da 3 a  31.
  Sul versante del fotovoltaico, nel 2007, ben 45 comuni, sui  111 oggetto della rilevazione, dichiarano di ricorrere all’impiego di tale  tecnologia: attualmente la potenza media installata sugli edifici comunali è  pari a 0,20 kW ogni 1.000 abitanti. Nel 2000 tale potenza media era  praticamente nulla ed un solo comune, Palermo, dichiarava di utilizzare  pannelli fotovoltaici sui propri edifici.
  Nel 2007 il Piano Energetico Comunale15 (PEC) risulta  approvato in 29 comuni16, 18 al Nord e 11 nel Centro-Mezzogiorno. La situazione  è migliorata sia rispetto al 2006 che al 2000, quando risultavano, rispettivamente,  26 (tre in meno) e 16 comuni (13   in meno).
  I comuni con oltre 50 mila abitanti devono adottare,  all’interno del proprio Piano Regolatore Generale, in base alla Legge n.  10/1991, il piano relativo all’uso delle fonti rinnovabili di energia (Piano  Energetico Comunale, PEC). Lecco e Biella hanno approvato il Piano Energetico  Comunale (PEC) pur non essendovi obbligati avendo popolazione residente non superiore  a 50 mila abitanti.
Tratto dal rapporto ISTAT Indicatori  ambientali urbani 
3 settembre 2008