Recessione tecnica in Italia

1. RECESSIONE

Il Prodotto interno lordo italiano nel terzo trimestre del 2008 è calato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al terzo trimestre 2007. Lo comunica l'Istat, precisando che si tratta di una stima preliminare. L'Italia è dunque in recessione tecnica in quanto è il secondo trimestre consecutivo che registra il Pil in calo congiunturale. Il dato definitivo sul Pil nel terzo trimestre dell'anno sarà comunicato entro il 10 dicembre. La crescita 'acquisita' del Prodotto interno lordo, ovvero la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nel restante trimestre dell'anno, è stimata per il 2008 pari a -0,3%.

Secondo Silvio Berlusconi l'economia reale non è ancora stata toccata dalla crisi. "Perché la crisi finanziaria - ha detto il presidente del Consiglio - non si trasformi in crisi dell'economia reale bisogna avere più trasparenza nei mercati, controlli più forti ma senza cadere nell'eccesso di un'invasività dello stato nell'economia, del protezionismo. Tutto ciò nel quadro della tutela del libero mercato". Il Primo ministro ha annunciato che la prossima settimana il governo prenderà i provvedimenti anticrisi. Quanto alla recessione il premier minimizza: "E' in linea con il resto d'Europa".

Ma i dati dell'Istat sono impietosi. Se una recessione tecnica dell'economia italiana è già stata vissuta nel 2004-2005, per avere però una situazione più negativa rispetto a quella registrata oggi con i dati del terzo trimestre 2008 bisogna risalire al 1992-1993, quando, a cavallo dei due anni, ci sono stati ben sei trimestri con il Pil in calo congiunturale (nel '92 tre consecutivi).

Lo ricordano gli esperti dell'Istat aggiungendo che sempre 15-16 anni fa si erano registrati anche cali tendenziali consistenti. Per esempio nel primo trimestre del '93 si era verificata una diminuzione del Pil dell'1,5% rispetto al primo trimestre dell'anno precedente (nel terzo trimestre di quest'anno il calo tendenziale c'è, -0,9%, ma inferiore).

L'Istat fornisce contestualmente anche il quadro di riferimento internazionale, segnalando come la frenata italiana sia più brusca di quella di molte altre economie. Nel terzo trimestre 2008 il Pil è diminuito in termini congiunturali dello 0,1% negli Stati Uniti, dello 0,5% nel Regno Unito e in Germania. In termini tendenziali, il Pil è cresciuto dello 0,8% negli Stati Uniti e in Germania e dello 0,3% nel Regno Unito.

Andamento peggiore della media ratificato anche da Eurostat, che, secondo la prima stima, indica per l'eurozona tra il secondo ed il terzo trimestre dell'anno un calo del Pil dello 0,2%, contro il -0,5% dell'Italia. Nel secondo trimestre, l'area euro aveva registrato un calo dello 0,2%, l'Italia dello 0,4%, mentre l'Ue era rimasta stabile.

2. MALE EXPORT E IMPORT

Del comunicato diffuso dall'Istat risaltano non tanto i dati nominali sull'interscambio di settembre e dei primi nove mesi dell'anno, quanto i dati reali sui volumi scambiati ad agosto e nei primi otto mesi dell'anno. I primi sono viziati dall'inflazione che ha contraddistinto tutto lo scenario internazionale; i secondi permettono uno spaccato veritiero sul livello dell'attività di scambio che arriva a registrare arretramenti a doppia cifra.
Agosto 2008 su agosto 2007, i volumi delle esportazioni sono diminuiti del 15,2 per cento, mentre quelli delle importazioni del 14,8 per cento. Il tendenziale dei primi otto mesi (Gennaio-Agosto 2008 sull'equivalente periodo del 2007) è stato di -1,1 per cento per le esportazioni e di -4,4 per le importazioni.
Nello spaccato per Paese controparte, agosto 2008 su agosto 2007 si sono ridotti del 18,4 per cento i volumi delle esportazioni verso l'UE e dell'11,5 i volumi di quelle verso l'extra UE, per una riduzione media di oltre il 15 per cento nei confronti del mondo intero. I corrispondenti valori sul lato delle importazioni sono stati -14,2, -14,2 e -14,8. Per le esportazioni, i tendenziali dei primi otto mesi sono stati -2,1 per cento verso l'UE, +0,3 verso l'extra UE, e -1,1 verso il mondo intero. Per le importazioni, i tendenziali dei primi otto mesi sono stati più negativi che per l'export: -2,1 dall'UE, -5,8 dall'extra UE, -4-4 per cento dal mondo intero.

Sull'export verso Russia, Stati Uniti (addirittura -25,9 per cento nel tendenziale mensile di agosto), Cina e Giappone ha sicuramente pesato l'Euro forte, ma nei rapporti con l'Area Euro l'arretramento dei volumi deve esser addebitato ad un mix di ciclo economico negativo, che tocca la bilancia commerciale di tutti i Paesi, e di perdita di competitività dell'Italia. Un'osservazione speculare può esser fatta per l'import, dal momento che, nonostante l'Euro forte, sono diminuiti maggiormente i volumi importati dai Paesi extra UE rispetto a quelli dai partner UE e segnatamente da Paesi appartenenti all'Area Euro. Anche in questo caso, al di là dei vantaggi del cambio, si deve chiamare in causa un mix di ciclo negativo e impoverimento generale del Paese che ha, nel contempo, ridotto e rimodulato la domanda esterna.

Informazioni importanti giungono anche dai volumi di interscambio suddivisi per raggruppamenti principali di beni. Negativi tutti i tendenziali di agosto: -15,8 per cento per i beni di consumo, -17,3 per i beni strumentali, -14,3 per i prodotti intermedi. Positivo solo il tendenziale dell'energia, +5,7 per cento, ma per questa voce è necessario fare il netto con la corrispondente voce in import, -10,4 per cento, per un saldo di -4,7 per cento. Se sul lato dell'export la caduta implica minor domanda aggregata per i prodotti italiani e minor sbocco per la produzione, altrettanto negativa per la produzione è la caduta che si legge nei tendenziali dell'import: oltre ai beni di consumo i cui volumi arretrano agosto 2008/agosto 2007del 10,3 per cento, si riducono anche i beni strumentali, -14,3, i prodotti intermedi, -17,8, e, come si è visto, l'energia; si riducono, quindi, le importazioni che sono di input, anche su periodi pluriennali, per successive attività di produzione. Indicazioni identiche emergono, con valori di scala diversa, per le variazioni percentuali sui primi otto mesi dell'anno.
I dati sui volumi di interscambio testimoniano di un Paese che, agli strutturali problemi di specializzazione industriale e competitività sui mercati internazionali, vede adesso assommarsi gli effetti della bassa crescita che dura ormai da anni e del corrente ciclo economico negativo. Nei dati si coglie un processo di generale impoverimento che rischia di allontanare il Paese dai flussi commerciali internazionali, sia in export che in import, con una riduzione del livello di attività economica e della ricchezza.

18 Novembre 2008


Commento di Impresa Oggi

L'Istat ricorda la grave recessione tecnica del 1992-1993, dalla quale l'Italia è uscita senza conseguenze. Ma possiamo confrontare la situazione economica di allora con quella di oggi? Il Premier Berlusconi afferma che l'economia reale non è stata toccata dalla crisi finanziaria. Ma siamo sicuri che la nostra economia sia in salute? Le nostre imprese, specie le piccole e medie, producono ed esportano rappresentando, sempre, lo zoccolo duro dell'economia reale, ma, a nostro parere il mercato interno che dovrebbe sostenere la produzione, come è sempre stato, mostra oggi preoccupanti segni di debolezza. Ricordiamo che l'economia giapponese ha sempre avuto un bilancia commerciale largamente attiva ma è colpita da lunghi periodi di stagnazione per la mancanza di un mercato domestico. L'Italia, invece ha sempre potuto contare sul mercato interno, godendo di crescite del Pil soddisdfacenti. Oggi la situazione è cambiata. La capacità di spesa della classe media è stata lentamnte erosa da uno stato ingordo e incapace che ha travasato i redditi dei cittadini nelle tasche di aziende pubbliche, pubblica amministrazione, partiti, inefficienze, sprechi. La nostra sensazione è che la classe media stia scomparendo e che i poveri siano sempre più poveri e, pertanto, riteniamo illusoria l'ipotesi di poter tornare a veder crescere il Pil del Paese, con un mercato interno in grande difficoltà.

Oggi occorrono provvedimenti, sia di medio lungo, che di breve periodo.E' innanzitutto necessario far sì che i consumi interni riprendano e ciò può avvenire solo aumentado la capacità di spesa delle famiglie, con provvedimenti immediati come detassazione delle tredicesime, detassazione degli straordinari (come promesso in campagna elettorale), riduzione delle aliquote fiscali per i redditi medio bassi, incremento del fondo per gli ammortizzatori sociali e incentivi alle imprese che prolungano i contratti a tempo determinato dei giovani. Per le imprese occorrono interventi su Irpef, Ires e Irap, detassazioni sugli utili reinvestiti e agevolazioni fiscali per fusioni e aggregazioni. Questi provvedimenti potrebbero portare a un aumento del deficit , ma, a estremi mali estremi rimedi (d'altra parte Bruxelles ci consente di sforare il 3%). Lo stato potrebbe, d'altra parte, recuperare moneta, a esempio, portando la tassazione sulle rendite finanziarie dal 12,5% al 20%, aumentando di un anno l'età pensionabile e intervenedo con decisione sulla riduzione dei costi della pubblica amministrazione. Sul breve-lungo periodo occorre far ripartire le grandi opere infrastrutturali, la cui realizzazione, nel passato, ha costituito la linfa vitale per il miracolo economico italiano. In particolare le autostrade nel Nord per decongestionare il traffico in alcune aree perennemente in difficoltà, l'alta velocità e le autostrade informatiche strumento fondamentale per una moderna economia.

Eugenio Caruso

19 novembre 2008


Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda a
E. Caruso, L'estinzione dei dinosauri di stato.

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