L'Internet di domani


La morte per noi non è nulla: ciò che infatti si è dissolto è insensibile, e ciò che è insensibile non ha niente a che fare con noi.
Epicuro, Lettera a Meneceo

Droni, palloni aerostatici, chilometri di cavi sottomarini e "costellazioni" di satelliti stanno cambiando la struttura di Internet. Le società di tlc stanno investendo miliardi di dollari per realizzare il web di domani, un domani che Rifkin chiama la terza rivoluzione industriale. I dati viaggeranno su fibra ottica, oppure su frequenze radio e raggi laser. La posta in gioco e molto concreta: nuovi mercati per la pubblicità. Se negli ultimi 20 anni Internet ha raggiunto 3 miliardi di persone (il 40% della popolazione mondiale) ora si è scatenato lo scontro per conquistare gli altri 4 miliardi che l'Internet non ce l'hanno: un'audience starordinaria, ma difficile da connettere perchè sparsa nei territori più isolati e poveri del pianeta.
Che cosa ci si aspetta da qui al 2020? Un web molto più capillare e veloce, grazie a smartphone, sensori intelligenti, videocamere: saremo sommersi in una connessione permanente da fare invidia al telefilm americano Person of interest. Non solo noi, ma anche gli elettrodomestici, i nostri vestiti, le auto. Ci muoveremo in una realtà "aumentata": i dati digitali appariranno sul mondo reale su monitor e visori (Google glass o schermi indossabili), consentendoci di fare videogiochi immersivi o teleconferenze realistiche.O di trasmettere in diretta streaming la partita di nostro figlio grazie ad app come Periscope. Il cammino non è facile, alle difficoltà tecnologiche si sommano i problemi della privacy e degli hacker. E' il mondo dell'Internet delle cose.
Il maggior numero di progetti prevedono le connessioni via satellite che hanno visto nel passato clamorosi fallimenti: Iridium (Motorola), Globalstar (Qualcomm) e Teledesic (Teledesic LLC).
Cosa è cambiato nel frattempo? Con i satelliti più lontani e semplici da gestire, i geostazionari, una ricerca su Google impiegherebbe ancora 250 millisecondi (ms) per fare il tragitto Terra-satelllite-Terra, un'eternità rispetto ai 10ms cui siamo abituati. Ecco perchè i nuovi protagonisti del web spaziale vogliono lanciare satelliti in orbite più basse, e usare satelliti più leggeri di quelli tradizionali: 150 kg, invece di 1,8 tonnellate. Greg Wyler ha fondato la O3b, che, nel 2013, ha lanciato 4 satelliti a 8.000 km di quota. Sono i primi di una flotta di 12 satelliti che porteranno il web in aree difficili: isole Cook, Papua, piattaforme petrolifere e navi da crociera. Ma si tratta di un mercato limitato, le connessioni sono più veloci (56 ms), ma care. Wyler ha un progetto più ambizioso piazzare i satelliti a 1.200 km, ma per garantire una copertura H24 occorrono 650 satelliti; pertanto si è alleato con Virgin Galactic la sociertà di voli spaziali di Richard Branson.
Intanto SpaceX ha un piano ancora più ambizioso: piazzare 4.000 satelliti a 1.100 km di quota. Stanno raccogliendo i finanziamenti necessari. Sono in corsa anche altri progetti.
Ma questi progetti non hanno risolto alcuni ostacoli; in orbita bassa i satelliti devono mantenere elevate velocità (25.000 km/h) per compensare la gravità terrestre, devono correggere frequentemente la rotta e per farlo consumano presto il propellente. La loro vita si riduce a 5 anni contro i 10/15 dei satelliti d'alta quota, rendendo difficile il rientro degli investimenti (25.000 euro per kg), senza parlare della difficoltà di coordinare centinaia se non migliaia di satelliti.
Un'alternativa è codificare i dati su laser invece che su onde radio e farli viaggiare verso satelliti geostazionari che comunicherebbero con la Terra via laser. Il laser consuma molto meno e il suo segnale può arrivare molto più lontano rispetto alle onde radio. Resta il problema delle nuvole o della pioggia che ostacolerebbero il percorso del raggio laser.
L'orbita geostazionaria non è stata abbandonata: l'ASI e il CNES francese hanno lanciato il satellite Athena-Fidus che dà la copertura alle forze dell'ordine italiane. Un nuovo satellite di questo tipo potrebbe dare il web a circa 3 milioni di italiani, attualmente, con connessioni lente o assenti. Portare la fibra in queste zone costerebbe tra i 5 e i 10 miliardi, un satellite geostazionario costa sui 400 milioni e, infatti, nel "Piano strategico per la banda larga" presentato dal governo il satellite è un'opzione. Un'alternativa è costituita dai palloni in polietilene a 32 km di distanza, ma, attualmente, essi hanno un'autonomia di 100 giorni ed è difficile mantenerli in rotta.
Un'altra idea è quella dei droni. Google ha comprato la Titan Aerospace (Usa) che costruisce velivoli in grado di volare a 20 km per 5 anni. Facebook ha comprato, invece, l'azienda aerospaziale britannica Ascenta.
Se molti progetti pensano allo spazio i fondali degli oceani sono cantieri sempre aperti; è sotto il mare che passa più del 95% del traffico internet. Oggi i cavi sottomarini per tlc sono 278, per una lunghezza complessiva di 950.000 km e ne sono stati pianificati altri 21. La maggior parte dei progetti riguarda l'Asia dove la crescita del pil apre vasti mercati al web. Tra le imprese che investono nei cavi non mancano, ovviamente, Google e Facebook.
I cavi sono interrati da robot sul fondo marino per profonditòà fino a 1 km, oppure tenuti sospesi a profondità maggiori. I cavi riescono a trasportare elevatissime quantità di dati. Oggi lo standard è di 100 gigabit al secondo per ogni fibra; dato che su ogni coppia di fibre, del diametro di 125 micron, possono essere usati 80 laser, ogni coppia di fibre può trasmettere fino a 8 terabit di dati al secondo.
Il web di domani dovrà essere velocissimo: nelle operazioni di Borsa conta oramai il microsecondo, ma la velocità è fondamentale anche per i videogame interattivi, le scommesse on-line, lo streaming video, le telefonate via web, l'accesso a i data base. A settembre debutterà il cavo Hibernia Express che collegherà il Canada all'Irlanda, riducendo il tragitto America Europa a soli 4.600 km.

Eugenio Caruso -10-07-2015

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