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Lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese nel 2006

Mentono quanti vogliono dare a intendere che la mole degli impegni č per loro un ostacolo agli studi.

Seneca Lettere morali a Lucilio


Presentazione

Il Ministro dell’economia e delle finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, ha illustrato, alla riunione del Consiglio dei ministri del 4 maggio 2007, la Relazione generale sulla situazione economica del Paese per l’anno 2006.
Emerge dall'analisi che nel 2006 l'economia italiana si è riportata su un sentiero di crescita. Il PIL ha registrato una variazione annua del +1,9%. La domanda totale, a prezzi costanti, ha registrato un incremento del 2,4% (nel 2005 era aumentata dello 0,2%). La domanda estera appare in espansione. Esportazioni e investimenti, congiuntamente, hanno creato le condizioni per un incremento dell'attività produttiva. La propensione al consumo si è innalzata di circa 0,5 punti percentuali, recuperando, in parte, le riduzioni registrate negli anni precedenti e fornendo un contributo non trascurabile alla crescita.

Sintesi

L'economia mondiale è risultata nel 2006 ancora in robusta espansione: tanto il commercio internazionale, quanto il prodotto lordo globale hanno sperimentato un'accelerazione rispetto ai già favorevoli tassi di sviluppo dell'anno precedente.
Il rafforzamento ciclico si è realizzato nonostante i forti rialzi che hanno caratterizzato le quotazioni del petrolio e delle altre materie prime industriali. Il greggio, in particolare, ha raggiunto in estate punte record, per poi tornare, sul finire dell'anno, su livelli più contenuti, ma ancora storicamente elevati.
La minore dipendenza energetica delle economie avanzate e l'elevato grado di concorrenza nei beni scambiati internazionalmente hanno concorso a limitare l'impatto degli aumenti sulle economie importatrici di petrolio, riducendo, da un lato, l'esposizione dei sistemi produttivi allo shock d'offerta di origine esterna e consentendo, dall'altro, di compensare l'accelerazione dei prodotti combustibili con le dinamiche moderate negli altri beni.
In concomitanza con l'accelerazione dell'attività produttiva in diverse economie e nel timore di ripercussioni dei rincari delle materie prime sui prezzi interni, le condizioni monetarie sono divenute gradualmente più restrittive, soprattutto in Europa, dove i tassi di rifinanziamento sono stati aumentati nell'anno cinque volte venendo portati a fine 2006 al 3,5%, e in Giappone, dove è stata abbandonata in estate la politica dei tassi di interesse zero perseguita negli ultimi anni per combattere la deflazione.
Nel mercato dei cambi, l'euro si è apprezzato sul dollaro toccando, a fine 2006, un valore massimo di 1,32; nella media dell'anno la quotazione si è attestata a 1,26, solo marginalmente più alta di quella (1,24) che ha mediamente contrassegnato il biennio precedente. Lo yen al contrario ha continuato a deprezzarsi sulla valuta americana e su quella europea.
La maggior vivacità dell'attività economica ha interessato tanto i paesi industrializzati quanto quelli emergenti.
L'area europea ha registrato il tasso di crescita (+2,8%) più elevato dall'inizio del decennio, venendo trainata soprattutto dalla forte accelerazione della Germania tornata a svilupparsi a ritmi elevati (+2,9%).
Negli Stati Uniti l'espansione è proseguita a un ritmo medio (3,3%) simile a quello del 2005, pur evidenziando una apprezzabile decelerazione in corso d'anno conseguente alla forte frenata del settore immobiliare.
In Giappone la ripresa si è consolidata, venendo alimentata in maggior misura che nel passato dalle componenti interne della domanda.
Il continente asiatico ha nuovamente beneficiato dello sviluppo eccezionalmente elevato della Cina (+10,7%) e dell'India (+9,2%). In significativa accelerazione rispetto al 2005 sono inoltre risultati anche i paesi dell'America Latina e quelli dell'Europa Centro Orientale.
In questo quadro estero favorevole, l'economia italiana è tornata a svilupparsi a ritmi più consistenti.
Dopo un quadriennio di evoluzione molto modesta (+0,4% all'anno tra il 2001 e il 2005), il PIL ha registrato una marcata accelerazione, aumentando, in termini reali, dell'1,9% nella media dell'anno; il divario di crescita rispetto all'area euro è risultato nell'ordine di un punto percentuale, inferiore a quello che aveva contraddistinto l'anno precedente.
Dal lato dell'offerta, l'accelerazione dell'attività economica nel 2006 ha riflesso rafforzamenti in quasi tutti i settori (unica eccezione, l'agricoltura).
Il risultato più rilevante è costituito dalla ripresa del valore aggiunto delle imprese industriali che, dopo essersi contratto di circa l'l% all'anno tra il 2000 e il 2005 (-5,4% cumulativamente), è risalito nel 2006 del 2,5%.
Il recupero delle imprese industriali ha risentito del miglioramento del ciclo globale e, in particolare, di quello europeo; esso ha probabilmente potuto fondarsi anche sul processo di ristrutturazione verifìcatasi negli ultimi anni nel sistema manifatturiero in risposta alla perdita di competitività.
Per quanto riguarda gli altri settori, si sono verificati incrementi dell'1,8% nelle costruzioni e dell'1,9% nelle imprese di servizi, con accelerazioni in entrambi i casi consistenti rispetto al 2005; nell'agricoltura, silvicoltura e pesca si è, invece, avuta una contrazione del 3,1% (-4,5% nel 2005).
Dal lato della spesa, la ripresa del 2006 ha risentito dell'impulso favorevole tanto della domanda interna che di quella estera netta. In termini di contributi alla crescita del PIL (non corretto per le giornate di lavoro), l'apporto dei consumi delle famiglie è stato di otto decimi di punto (sei decimi l'anno precedente), quello degli investimenti totali di cinque decimi di punto (-0,1 nel 2005).
Lo stimolo delle esportazioni nette è stato positivo per tre decimi di punto (-0,3 l'anno prima). Anche la variazione delle scorte, dopo i contributi negativi del 2004 e 2005, è tornata a evidenziare un processo di accumulo (apportando tre decimi di punto all'incremento del PIL); esso sembrerebbe avere risposto a un esigenza di ricostituzione dei magazzini, in presenza di un'evoluzione più robusta della domanda, piuttosto che essere il frutto di un accantonamento involontario di merci prodotte in eccesso a seguito di una sopravvalutazione del ciclo economico.
Con riferimento ai consumi delle famiglie residenti, la spesa è aumentata nel 2006 dell'I,5%, il tasso di crescita più elevato degli ultimi sei anni.
Gli acquisti si sono principalmente concentrati nei beni durevoli e nei servizi che hanno assorbito oltre l'80% dell'incremento dei consumi interni complessivi.
Dal lato degli investimenti, il rialzo è stato del 2,3% (-0,5% nel 2005), a riflesso di aumenti del 2,3% nella componente delle macchine, attrezzature e beni immateriali, del 3,7% in quella dei mezzi di trasporto e del 2,1% nelle costruzioni.
Per quanto riguarda la domanda estera, le esportazioni di beni e servizi sono cresciute del 5,3%, in netto rafforzamento rispetto all'anno precedente (quando erano calate dello 0,5%). Tale andamento ha riflesso la più positiva evoluzione tanto delle esportazioni di servizi, quanto di quelle dei beni. Considerata la dinamica del commercio mondiale, la quota di mercato in volume delle merci italiane ha subito, nel 2006, una nuova erosione, ma meno accentuata di quelle molto elevate che hanno contraddistinto gli anni precedenti.
Dal lato delle importazioni di beni e servizi, si è verificato un aumento del 4,3%, anche in questo caso in accelerazione rispetto all'anno precedente.
Nel mercato del lavoro, la rilevazione ISTAT delle forze di lavoro evidenzia, nella media del 2006, una crescita sostenuta dell'occupazione (425 mila unità in più, 1,9% in più rispetto al 2005) e una consistente diminuzione del tasso di disoccupazione (al 6,8% dal 7,7% del 2005). A differenza dei due anni precedenti, inoltre, la crescita occupazionale si è accompagnata a un aumento significativo del tasso di occupazione. L'incremento è, probabilmente, anche da porsi in relazione all'esaurirsi degli effetti delle regolarizzazioni; queste ultime hanno inciso infatti in modo significativo, nel 2005, tanto sull'occupazione quanto sulla popolazione residente in età di lavoro, comportando che, al rialzo del numero di occupati, non si accompagnasse anche un aumento del tasso di occupazione.
La crescita dell'occupazione è confermata dal positivo andamento delle unità di lavoro standard, incrementatesi dell'1,6% (-0,2% nel 2005). Il miglioramento si è concentrato nelle imprese industriali dove, dopo un biennio di flessioni (-2,2% nel 2005 e -1% nel 2004), le unità di lavoro sono tornate a salire, nella misura dell'I,3%. Un consistente rialzo si è manifestato anche nei servizi (+1,9%), mentre una decelerazione ha caratterizzato le costruzioni (0,6%, dopo un balzo del 3,7% nel 2005). Per quanto riguarda la dinamica salariale, le retribuzioni pro-capite dei lavoratori dipendenti sono aumentate del 2,7%; un andamento in decelerazione rispetto al 2005 (quando l'incremento è stato del 3,3%), ma pur sempre superiore all'inflazione.
L'accelerazione dell'attività economica si è accompagnata a una dinamica dell'inflazione che si è mantenuta complessivamente contenuta, nonostante le forti tensioni che hanno caratterizzato i prezzi dei prodotti energetici.
L'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività ha registrato una crescita media del 2,1%, solo due decimi in più rispetto al risultato del 2005. In termini di indice europeo armonizzato, la dinamica dei prezzi al consumo italiani è stata del 2,2%, allineata, come già nel 2005, alla media dei paesi aderenti all'UEM.
Il 2006 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli di quanto atteso in corso d'anno. L'indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche è risultato pari al 4,4% del PIL; escludendo alcune poste di uscita di natura straordinaria, il deficit si è ridotto notevolmente, collocandosi al 2,4% del prodotto dopo il 4,2% registrato nel 2005.
In presenza di una sostanziale stabilizzazione della spesa in percentuale del PIL, il miglioramento è scaturito da un andamento molto favorevole delle entrate, la cui stima è stata più volte rivista al rialzo.
L'assai rilevante espansione delle entrate è ascrivibile a fattori di natura congiunturale (per la ripresa economica in atto), temporanea (realizzazioni di gettito superiori alle attese per alcune imposte una tantum previste dalla Legge Finanziaria per il 2006) e strutturale (attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e interventi di incremento permanente degli incassi disposti con la manovra di bilancio).
Il rapporto debito/PIL si è attestato al 106,8%, risultando ancora in crescita rispetto al 106,2% del 2005.

Fonte: Relazione generale 2006


COMMENTO DI IMPRESA OGGI

La relazione del ministro Padoa-Schioppa ricalca dati già pubblicati nel Sito Impresa Oggi.

I rapporti delle agenzie di rating, delle banche nazionali e centrali, degli Istituti di analisi internazionali e degli Istituti di statistica avevano riportato, infatti, che nel corso del 2006 l’economia mondiale si è sviluppata ad un ritmo sostenuto e che anche il 2007 è partito con lo stesso passo. Sul fronte dell’Unione Europea si è assistito ad un trend positivo, come da tempo non si vedeva, e la Germania ha riacquistato il proprio ruolo di locomotiva d’Europa; l’area dell’euro si è agganciata saldamente all’espansione mondiale, anche se con tassi di crescita più contenuti.

Dati incoraggianti erano arrivati anche dalla Banca d'Italia sull'aumento della produttività delle imprese italiane. I dati mostravano, infatti, che, specie nel quarto trimestre del 2006, l’Italia ha recuperato terreno allineandosi ai valori dell’economia francese e rimanendo poco sotto i valori dell’economia tedesca. Si tratta di una crescita annualizzata della produttività che nell’ultimo tratto del passato esercizio è giunta a rasentare il 4 per cento. Il Bollettino Economico della Banca d’Italia aveva confortato per un altro dato positivo. La produttività, che è la misura del prodotto generato da un’unità di lavoro, è aumentata contestualmente con l’aumento del numero di occupati. Nel corso del 2006 il prodotto per unità di lavoro dell’industria è cresciuto dell’1,2% e il numero di occupati è salito dell’1,3%. I due parametri sono tornati a combinarsi con segno positivo per la prima volta dal 1995.

Eugenio Caruso

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Tratto da ISTAT

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