I migranti e la Chiesa


Nessuno sbaglia solo per dé, ma è, spesso, causa e motivo degli errori degli altri
Seneca, De vita beata

Nel 2014 in Italia son sbarcati 170 mila migranti, e 120mila nelle sole isole siciliane. Nel 2015, il trend in corso conferma quella cifra, anzi secondo la polizia di frontiera ai ritmi dei salvataggi di questi ultimi giorni si potrà superare la quota di 200 mila.
Queste le ruvide cifre dell’emergenza migranti nel nostro paese. Cifre che rendono pochissima cosa l’accordo europeo di redistribuzione di 32mila unità complessive. Ma anche numeri che dovrebbero far riflettere le persone assennate, prima di prorompere in tirate polemiche francamente stupefacenti. Mi riferisco questa volta non alla politica italiana, ma alla Chiesa cattolica. Al papa Bergoglio, che dall’inizio del suo pontificato rivolge appelli all’Italia ad accogliere tutti i migranti, fino al punto di aver definito pochi giorni fa strage e omicidio volontario non farlo. Ai vescovi italiani, che con monsignor Galantino hanno dato dei “piazzisti da quattro soldi” ai politici italiani che chiedono di distinguere tra rifugiati che hanno i titoli per essere accolti, e vasta maggioranza di migranti che sono da reimpatriare, o da redistribuire secondo criteri paritari con altri paesi Ue.
Per rispetto e convinzione, non applico ai vertici della Chiesa i criteri della polemica che la politica alimenta al suo interno, o che i media riservano giustamente talora alla politica. Stupefatto dunque dall’aspra durezza delle parole usate dal pontefice come dai vertici della Chiesa italiana, ho deciso di capire meglio. Umilmente, ho ripreso in mano il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica, ufficialmente elaborato dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Per comprendere, dottrina alla mano, la scelta di toni tanto duri, visto che non si tratta certo di procacciarsi voti alle prossime elezioni contro Salvini o contro Grillo.
Al capitolo ottavo, dedicato alla comunità politica, i paragrafi dal 379 al 382 sono chiari e illuminanti. “Gesù rifiuta il potere oppressivo dei capi delle nazioni, ma non contesta mai direttamente le autorità del suo tempo. San Paolo invita ai doveri dei cristiani verso le autorità, demandate al bene comune. San Pietro esorta i cristiani a un’obbedienza responsabile verso le autorità che fanno rispettare la giustizia, assicurando calma e tranquillità. Solo quando la politica si autodivinizza, allora diviene la Bestia dell’Apocalisse, e contro di essa come contro Satana bisogna essere duri fino al martirio”. Sono tutte citazioni testuali.
Quel che mi chiedo è se, di fronte a politici che – con toni diversi, e a volte ricorrendo a parole criticabilissime – chiedono comunque misura e discernimento nell’accogliere 200mila migranti l’anno, i vertici della Chiesa cattolica usino le parole che hanno usato identificandoli ormai nella Bestia dell’Apocalisse. Non so voi, ma la risposta che mi do è che no, non è francamente possibile. I numeri del fenomeno che si abbatte sull’Italia devono indurre anche la Chiesa al rispetto di quel senso della misura e del bene comune che gli apostoli identificavano come il metro vero dell’atteggiamento e del tono dovuti dai cristiani alla politica.
Ieri il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti, polemicanente rintuzzando Salvini, Zaia e altri che chiedono quanti migranti sia disposti a ospitare la Chiesa italiana, egli per primo non ha smentito che la disponibilità nel 2014 a fronte di 170mila sbarcati non era superiore alle 15 mila unità. La lista dei conventi che ospitano migranti messa on line dalla Cei è smilza. E non sono mancati casi come quello della Diocesi di Crema, che ha comunicato la sospensione dell’accoglienza agli immigrati in un convento della città, ”a causa della tenace e strenua opposizione di molti genitori” di un’attigua scuola. Certo, come ha ricordato Forti, in diversi casi sono le caratteristiche architettoniche dei vecchi conventi e seminari a non essere adeguate ai criteri di sicurezza necessari per ospitare i migranti. E ha concluso che occorrerebbe un tavolo istituzionale per risolvere il problema. Ecco, quest’ultimo appello ci sembra più consono alla gravità del tema. La Chiesa cooperi con lo Stato, visto che le 23mila parrocchie italiane possono di sicuro far di più che offrire accoglienza a 15mila migranti.
Le gerarchie cattoliche non possono pensare che milioni di italiani non leggano trascrizioni come quelle pubblicate dalle indagini di Mafia Capitale a Roma, in cui Buzzi dichiara esplicitamente “tu c’hai un’idea di quanto ce guadagnamo co’ gli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. E anche le cooperative bianche e cattoliche, e politici che a loro facevano rifierimento, sono coinvolti in indagini che mostrano come tra il corrispettivo assicurato dallo Stato e i costi veri sostenuti, il traffico di migranti sia nel nostro Paese occasione di turpe mercimonio. Non meno orrendo di quello degli scafisti in mare. E con tanti saluti alla fede in Cristo e ai doveri di solidarietà che le gerarchie predicano.
Lo Stato italiano, su questa materia, è pieno di pecche. Finisce per demandare a Comuni ed Enti Locali la sistemazione di un numero sempre più elevato di migranti dopo aver assolto ai doveri di salvarli in mare, perché non si è dotato mai di un efficace e trasparente sistema di gestione nazionale del fenomeno. Ma proprio per questo milioni di italiani – al di là delle mire politiche di Salvini e Grillo – sono allarmati per l’impatto di un fenomeno di queste proporzioni. Che ogni sera ai tg diventa più gigantesco.
Non deve sfuggire alla Santa Sede che l’altro megacorridoio europeo di ingressi in Europa paragonabile quantitativamente al nostro, quello centreuropeo sulla frontiera balcanica, vede in atto strategie di paesi di governi e sensibilità diverse, come Ungheria e Germania, volti però a stringere le viti dell’accoglienza, ampliando la rete dei cosiddetti “paesi sicuri” da cui transita il flusso, come Serbia e Macedonia , e dichiarando sin d’ora che i migranti che raggiungono le loro frontiere saranno riaccompagnati a quei paesi di precedente transito. Di conseguenza resta solo la porta sud, spalancata agli arrivi in massa: cioè la porta mediterranea che sbocca sulle coste italiane. Spalancata anche perché le gerarchie cattoliche dichiarano apertamente che uno Stato che si ponga anche solo il problema della sostenibilità del fenomeno, del discernimento di chi possiamo ospitare rispetto a chi no, è uno Stato assassino. Ed è dell’Italia che stanno parlando, non di tutti i paesi europei.
Ecco perché un appello a misurare le parole delle gerarchie cattoliche mi sembra necessario. Tanto più quando si parla a nome di un’autorità che non è di questo mondo, ma che con le concrete possibilità offerte dal nostro dolente paese deve per forza fare i conti. Per non sconfinare in un’utopia che del cristianesimo non è parte, perché la sua dottrina insegna a fare il meglio possibile rispetto alle risorse finite e ai difetti degli umani, ai quali – con tutta la migliore volontà – i miracoli sono impossibili.

Oscar Giannino da www.leoniblog.it - 19- 08-2015

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