La nuova Sabatini spinge l'innovazione


Ogni amicizia è di per sé desiderabile; la sua origine è l'utilità.
Dal gnomologio vaticano epicureo


Le piccole imprese tornano a investire nell’innovazione, prevalentemente in quella di prodotto, con l’obiettivo di guadagnare nuovi clienti, e si nota un innalzamento dei costi sostenuti, che «superano i 25mila euro nel 43% dei casi (rispetto al 33%)». Buona la spinta della “nuova Sabatini”, utilizzata in gran parte per l’acquisto di nuovi macchinari per la produzione. E il grado di soddisfazione degli imprenditori è elevato: per il 98,4% delle piccole imprese manifatturiere «le innovazioni stanno apportando ottimi risultati, consentendo alle Pmi di raggiungere nuovi mercati e di rafforzare quelli già presidiati».
È quanto emerge dall’ultima Indagine sull’innovazione nella piccola impresa manifatturiera, condotta da Fondazione Impresa, su un campione rappresentativo di aziende con meno di venti addetti. Un’indagine che conferma la recente analisi del Centro studi Confindustria (vedi Il Sole 24 Ore del 2 agosto 2015) sugli effetti positivi della “Sabatini” e che lancia un messaggio incoraggiante: rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente riparte il tasso di innovazione, anche se rimane su livelli inferiori rispetto a quelli del 2011, che beneficiavano del rimbalzo del Pil avvenuto nel biennio 2010-2011. In particolare, nel 2014-2015 ha innovato il 23,2% delle piccole imprese manifatturiere con meno di 20 addetti rispetto al 19,8% dell’indagine precedente. Un rimbalzo - sottolineano i ricercatori di Fondazione Impresa – che, più che della ripresa economica (ancora zoppicante, come ha dimostrato il passo falso di giugno sulla produzione industriale di settimana scorsa), risente soprattutto «della crescita del grado di fiducia degli imprenditori, capaci di cogliere i segnali di ripresa in anticipo: alle prime inversioni di tendenza su ordinativi e produzioni, avvenute in parte nel 2014, ha così fatto seguito una ripresa dell’innovazione».
Quasi sei imprese su dieci hanno sviluppato innovazioni di prodotto, soprattutto nel Mezzogiorno (78,6%) e nel Nord-Ovest (63%), che hanno così «raggiunto la quota più elevata rispetto a tutte le indagini degli anni precedenti: il trend di crescita indica come le piccole imprese stiano sperimentando nuovi prodotti o migliorie a quelli esistenti in modo da acquisire nuovi clienti e rimanere sul mercato».
Le previsioni degli imprenditori indicano una prosecuzione della risalita del tasso di innovazione, che dovrebbe arrivare al 27,4%, ma sarà nel Nord-Est che le piccole imprese manifatturiere stimano di incrementare molto di più il tasso di innovazione (29,4% rispetto al 21,7% riscontrato per il biennio 2013-2014).
Un contributo interessante a questa ripresa è arrivato ovviamente dalla “nuova Sabatini”, incentivo introdotto con il “decreto del Fare” (Dl 69/2013) e prorogato per l’anno 2015. A far richiesta di incentivi per l’acquisto di macchinari, beni strumentali, hardware e software attraverso questo contributo in conto interessi è stato il 5,8% del campione (7,4% nel Nord-Ovest) e la metà dei contributi richiesti ha riguardato l’acquisto dei macchinari per la produzione, segnale che «le piccole imprese manifatturiere hanno sfruttato i contributi proprio per il core business dell’azienda: la trasformazione industriale».
A far premio per la “nuova Sabatini” è senz’altro la soglia minima riservata all’agevolazione (20mila euro): nel 50% dei casi, infatti, gli importi degli investimenti richiesti si sono concentrati nella fascia 20mila-30mila euro, nel 29,4% dei casi in quella da 30mila a 50mila euro e nel 20,6% in quella oltre i 50mila euro. E le previsioni sull’utilizzo del contributo entro la fine dell’anno sono, rispetto a quanto già sperimentato dalle piccole imprese finora, superiori in tutte le aree geografiche, in particolare al Nord (10,4% per il Nord-Est e 9,7% per il Nord-Ovest).
La maggior parte delle innovazioni vengono sviluppate “in house”, cioè all’interno dell’azienda, specie dai titolari o dal personale (90,4% dei casi) e per lo sviluppo delle innovazioni vengono utilizzati solo saltuariamente (2,9%) uffici di Ricerca e Sviluppo appositamente dedicati, istituti di ricerca privati o consulenti (4,4%) e pubblici come università e altri enti (2,2%). Insomma, i rapporti tra imprese e università sono ancora rarefatti, una carenza cui cercherà di mettere riparo il Piano nazionale della ricerca.

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25 agosto 2015

Marco Biscella - www.ilsole24ore.com



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