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IL GOVERNO DINI.


Vedere i propri difetti, prima ignorati, è indice di un animo che ha fatto progressi
Seneca, Lettere morali a Lucilio


Copertina

Con questo articolo proseguo la pubblicazione di alcuni stralci del mio libro storico-economico L'estinzione dei dinosauri di stato. Il libro racconta i primi sessant'anni della Repubblica soffermandosi sulla nascita, maturità e declino di quelle grandi istituzioni (partiti, enti economici, sindacati) che hanno caratterizzato questo periodo della nostra storia. La bibliografia sarà riportata nell'ultimo articolo di questa serie di stralci. Il libro può essere acquistato in libreria, in tutte le librerie on-line, oppure on line presso la casa editrice Mind.
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All’inizio del 1995 l’affermazione che il cardinale Angelo Sodano ha rilasciato in un’intervista – «[…] il mondo ci guarda sbalordito per le divisioni, gli odi e i desideri di vendetta» – fotografa molto bene la situazione politica italiana, che ha le caratteristiche di resa dei conti tra gruppi di potere, più che di una rigorosa azione volta al bene del Paese.
Per il secondo anno consecutivo, il Rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato degli Usa è fortemente critico nei riguardi dell’Italia: razzismo, antisemitismo, violenza e discriminazione contro gli immigrati, maltrattamento dei bambini e delle donne, abusi del sistema carcerario e giudiziario sono i peccati che ci vengono ancora attribuiti. L’analisi complessiva della situazione politica mette in evidenza, inoltre, una pietrificazione, che ostacola ogni sforzo nella direzione del cambiamento.
I nuovi amministratori, usciti dopo la bufera di "mani pulite", non riescono a rompere i lacci della burocrazia e del continuismo, che imprigionano in una gabbia di inefficienza e di scontento tutta l’Amministrazione Pubblica, dal centro alla periferia. Il collasso della partitocrazia ha incancrenito la situazione perché i poteri centrali e periferici sono rimasti orfani dei referenti politici, che con l’approvazione di leggi ad hoc o con l’intervento diretto nei ministeri, insufflavano ossigeno in un corpo malato, creando una parvenza di salute. Si dimostra veritiera l’affermazione di Douglass North: «Quando la funzione pubblica genera inefficienza è la corruzione che, surrogando la legge, genera efficienza». La debolezza dell’Esecutivo ha rafforzato la politicizzazione dei poteri neutrali, in particolare magistratura e Presidenza della Repubblica, che tengono sotto tutela l’operato del Governo. Oramai dal 1992, con Tangentopoli e con i “Governi del Presidente” (Amato e Ciampi), i poteri neutrali sono entrati nel vivo dell’agone politico, prima a causa della delegittimazione del Parlamento, successivamente a causa della delegittimazione dell’Esecutivo.
Il 1995, come il 1994, secondo il destino circolare della vita politica italiana, si apre con le dimissioni del Governo (bBerlusconi) e con le discussioni sulla data delle elezioni politiche; la spinta al cambiamento si è risolta con il ritorno al punto di partenza. Il 13 gennaio 1995 Lamberto Dini, indicato a Scalfaro da Berlusconi, riceve l’incarico di formare un Governo “di tregua”. Il mandato è rigoroso: costituire un Governo tecnico senza alcuna coloritura politica. Berlusconi accetta a condizione che il Governo Dini sia a tempo e che il suo programma si limiti a tre punti: nuova legge elettorale regionale, manovra economica e par condicio nel settore della televisione.
All’annuncio dell’incarico esultano le opposizioni, poiché sono riuscite a scalzare Berlusconi da Palazzo Chigi ed esultano le destre perché il Governo “a termine” dovrebbe consentire di andare presto alle elezioni. Ma bastano ventiquattro ore per raffreddare gli entusiasmi. Il Polo afferma di volere una pubblica dichiarazione da Scalfaro che si terranno le elezioni nel mese di giugno e il Presidente della Repubblica respinge l’invito come anticostituzionale. Scalfaro viene accusato da Berlusconi di essere un potenziale eversore: «O Dini e Scalfaro ci danno l’assoluta certezza che si vota a giugno, o non daremo la fiducia. Siamo in una situazione grave, una situazione eversiva». Anche su Dini iniziano a piovere da destra accuse di tradimento. Fini minaccia Scalfaro: «Se ne deve andare». Il 17 gennaio 1995 Dini annuncia la composizione del Governo (17 gennaio 1995-17 maggio 1996) che include soltanto tecnici, per un totale di 19 ministri. Il 25 gennaio Dini, quello che era stato contestato duramente per la proposta di legge sulle pensioni, visto ora benevolmente dal sindacato e dalla sinistra, ottiene la fiducia dalla Camera con 302 voti a favore (Progressisti, Ppi e Lega), 39 contrari (RC) e 270 astenuti; la maggioranza di Forza Italia era per il voto a favore, ma Berlusconi ha preferito appiattirsi sulla decisione di Fini, consegnando il Governo Dini alla sinistra. L’azionista di riferimento del nuovo Esecutivo avrebbe potuto essere Berlusconi, invece diventa D’Alema.

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6 novembre 2015

Eugenio Caruso da L'estinzione dei dinosauri di stato.


Tratto da

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www.impresaoggi.com