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Speriamo che sia un Giubileo low-cost


Credimi, la vera gioia è austera
Seneca. Lettere morali a Lucilio

Scusate se volo basso, ma come contribuente penso che per inquadrare i numeri del Giubileo bisogna partire dai dati di fatto. Cioè dai più recenti aggiornamenti della scassata finanza pubblica romana. Nella generale disattenzione dei media, infatti, lo scorso 4 dicembre il commissario per Roma Fabrizio Paolo Tronca ha messo nero su bianco di aver già riscontrato nei conti ereditati dall’ex sindaco Marino 20 milioni di deficit 2015 superiore al previsto, 60 milioni ulteriori di debito fuori bilancio non trasmessi ai revisori contabili, e di aver dovuto iscrivere ben 148,7 milioni al fondo “crediti di dubbia esigibilità” tra quelli vantati invece come crediti esigibili da Marino. Queste sole ultime cifre fanno capire che Roma ha più che mai bisogno di una drammatica sterzata di efficienza nell’amministrazione ordinaria del Campidoglio, all’ATAC e all’AMA. Su 4800 vigili urbani, 1300 ancor oggi a Giubileo iniziato rifiutano la disponibilità extra-turno, esattamente la ragione che portò al disastro della scorsa notte di Capodanno quando fioccarono i certificati di malattia. La moratoria-scioperi per il Giubileo è stata appena sottoscritta, e già oggi FIOM ha dichiarato 7 giorni di astensione dal lavoro per la manutenzione delle carrozze della metro. Per raddrizzare i guai profondi della Capitale ovviamente il commissario farà quel che potrà, ma il più deve venire da chi vince le prossime elezioni, ergo non si vedrà nulla di concreto fino al prossimo autunno nella migliore delle ipotesi.
In questo quadro, meglio un Giubileo il più possibile low cost. E’ un bene che sia così non solo perché papa Bergoglio così lo vuole, ma anche per i guai ordinari e straordinari che investono Roma e l’Italia. Guai per risolvere i quali altro che la misericordia, ci vorrebbe. Tutto sommato, dunque, meglio che questo Giubileo straordinario sia voluto dal papa come fruibile in tutti i vescovadi del mondo, piuttosto di quello del 2000 che metteva Roma al centro di tutto.
Diamo un occhio retrospettivo al Grande Giubileo del 2000, e immediatamente salta all’occhio che le risorse pubbliche finora stanziate dall’Italia sono nell’ordine di grandezza di un quindicesimo di quelle di allora. Per il Giubileo del 2000 un primo comitato misto tra istituzioni nazionali e Campidoglio iniziò a lavorare quasi ben sei anni prima. Si è trattato allora di oltre 3 miliardi di euro odierni di spesa, a conti fatti. Meno di quanto era stato annunciato nella prima conferenza programmatica del Giubileo 2000 che si tenne al Teatro Argentina ben 5 anni prima, nel maggio 1995. Ancora nel 1996 l’allora sindaco Rutelli annunciò trionfalmente la bellezza di 17 mila miliardi di lire in vista dell’evento. Il parlamento, con le legge 651 del 1996 e la 270 del 1997, destinò alla fine fino a 6mila miliardi di lire per il Giubileo 2000. La Capitale del 2000 lanciava un piano ambiziosissimo di grandi opere definite «indispensabili»: 400 nuovi chilometri di binari ferroviari, sette linee metropolitane, sottopasso di Castel Sant’Angelo, ricopertura della via Olimpica nel tratto relativo a Villa Doria Pamphilj, chiusura e riconversione del carcere di Regina Coeli, depurazione integrale delle acque dei bacini del Tevere. E molto altro.
Dei 3 miliardi di euro stanziati per il 2000 (traduciamo l’ammontare da lire in euro per chiarezza), circa 1,3 era direttamente concentrato nella supervisione diretta del Comune di Roma, altri 700 milioni sempre a Roma erano destinati, ma a carico esecutivo di enti statali. Il resto era destinato a progetti extra-romani. Il bilancio finale fu, come sempre in Italia, del tutto contraddittorio. Quello a fine evento tratto dal sindaco Rutelli – che era stato nominato dal governo di allora commissario straordinario dell’evento – dichiarava il 95,6% di progetti realizzati. Su 821 interventi per 1,7 miliardi di euro attuali, ne erano stati finanziati 801 dei quali 563 risultavano completati, 94 non completati ma fruibili, 43 completabili a scadenze più lunghe, 76 né completati né fruibili: e su di essi calò la scure del ministero delle Infrastrutture, con conseguente contenzioso con il Campidoglio che ne chiese negli anni il rifinanziamento (quasi sempre spuntandola, ma naturalmente a costi lievitati).
Roma guadagnò il finanziamento all’estensione del raccordo anulare e del collegamento stradale Roma-Fiumicino, il parcheggio sotterraneo del Gianicolo (realizzato però dal Vaticano), alcune tratte ferroviarie urbane, il potenziamento dei pronto soccorso ospedalieri, il sottopasso di Castel Sant’Angelo. Ma, negli anni successivi al 2000 le cronache romane resteranno dominate da innumerevoli esempi di opere giubilari non terminate, e da accuse di aver disperso a fini di consenso molte delle risorse finanziarie in rivoli e rivoletti. Non si vide compiuta la linea C della metropolitana né il più delle nuove linee tramviarie promesse, né il passante viario Nord-Ovest. La costruzione dell’Auditorium era indietrissimo, fu inaugurato solo a fine 2002. L’impianto che doveva aumentare ed efficientare lo smistamento bagagli a Fiumicino doveva essere a carico degli azionisti privati, e invece venne pagato coi fondi per il Giubileo ma non entrò in funzione per l’evento.
In compenso, Roma e l’Italia intera conobbero però nel 2000 un ritorno economico che non si risolse negli investimenti pubblici. A Roma si contarono circa 30 milioni di pellegrini, con un aumento stellare del 23% sull’anno precedente e un beneficio sulla ricettività locale – alberghi, ristoranti etc – pari a un miliardo di euro odierni per la sola area romana. Nel 2000 le strutture ricettive italiane registrarono 78,747 milioni di arrivi e 331,4 milioni di presenze, con una crescita di arrivi del 6% e del 7,4% delle giornate di presenza. Gli stranieri crebbero dell’8,1% negli arrivi e arrivarono a 137 milioni di presenze, ben 25 milioni di giornate più degli anni precedenti, con un aumento della spesa complessiva da stranieri in Italia dell’8%. Il fatturato lordo complessivo di alberghi e turismo italiani grazie al Giubileo 2000 superò quelli che oggi sarebbero 70 miliardi, raggiungendo il 6% del PIL di allora. I soli alberghi di Roma e provincia registrarono 14,7 milioni di ospiti. Anche per tutto questo, nel 2000 il Pil italiano crebbe quasi del 3%: quell’anno l’Italia andò meglio della Germania.
Veramente altri tempi, se pensate ai 200 milioni in tutto sinora stanziati per il Giubileo della Misericordia dal governo Renzi, con il decreto legge di metà novembre per il quale il premier ha atteso che fosse travolto Marino (al quale palazzo Chigi ricorda sempre però di aver concesso altri 110 milioni a inizio 2015). Dagli oltre 800 progetti del 2000, i cantieri per il Giubileo 2016 sono in tutto oggi 23. Percorsi viari sull’asse stazione Termini- san Pietro e principali basiliche, potenziamento nell’ordine del possibile dei collegamenti con Fiumicino, rinforzi dei presìdi sanitari. Ma poi soprattutto, sicurezza: perché oggi è il terrore dell’ISIS, a gravare come grande minaccia per la quale molte migliaia di turisti e pellegrini hanno già annullato le prenotazioni a Roma. Come è stato ieri confermato dalle limitate presenze alle cerimonie pontificali di inaugurazione.
Nessuno sa dire quante presenze in più di pellegrini davvero si realizzeranno per il Giubileo della Misericordia. E già il prefetto di Roma Franco Gabrielli si è trovato a dover rispondere piccato al presidente del Pontificio Consiglio per l’Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, che ha lamentato il macroscopico ritardo dell’avvio dei pur limitati cantieri che dal Campidoglio al Vaticano erano stati preannunciati. Ma è meglio così. Roma deve rimettersi in piedi e ci impiegherà anni, non è proprio il caso di rimpiangere i miliardi pubblici del 2000. v

12 dicembre 2015

Oscar Giannino da www.leoniblog.it

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www.impresaoggi.com