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L'intelligenza artificiale (IA)


Si può salire in cielo anche dal più umile recesso.
Seneca Lettere a Lucilio

L'intelligenza artificiale ha spiccato un grande balzo verso il futuro nel 2011, quando un computer IBM, Watson (dal nome di uno dei presidenti di IBM) ha affrontato Ken Jennings, che deteneva il record di 74 vittorie nel popolare quiz televisivo Jeopardy! e lo ha sconfitto. Lo scontro finale, che è valso a IBM un premio di un milione di dollari, ha lasciato senza parole l'America; l'eroe americano di Jeopardy! aveva dovuto arrendersi alla potenza onnisciente di Watson. Jeopardy! è un game show statunitense molto arduo che consiste in una gara di cultura generale.
Giova ricordare che nel 1997 il campione mondiale di scacchi Garry Kimovic Kasparov era stato battuto da Deep Blue, un altro calcolatore dell'IBM.
Watson è un sistema cognitivo in grado di integrare l'elaborazione del linguaggio naturale, l'apprendimento automatico e la generazione e la valutazione di ipotesi, cioè di ponderare e sciogliere quesiti e problemi.
Watson è già stato messo al lavoro. La IBM Healthcare Analytics lo userà per aiutare i medici a effettuare diagnosi rapide e accurate analizzando i big data memorizzati nelle cartelle cliniche elettroniche di milioni di pazienti, così come nelle riviste mediche.
Nei piani della IBM, Watson non si limiterà a servire le esigenze specifiche del settore della ricerca o a svolgere attività d'ufficio per la gestione dei big data, ma verrà proposto al mercato come un assistente personale con cui le aziende, nonché i consumatori, potranno conversare mediante testo digitato o parole pronunciate in tempo reale. IBM sostiene che si tratta del primo caso in cui l'intelligenza artificiale supera la semplice modalità domanda-risposta per approdare alla capacità di conversazione, il che assicura un'interazione più personale e risposte personalizzate alle singole interrogazioni.
Gli scienziati che lavorano nel settore dell'IA sostengono che il maggior ostacolo alla loro impresa è il superamento delle barriere linguistiche. Comprendere il ricco significato di un complesso insieme di frasi, di metafore, di sottintesi, di umorismi in una lingua e riproporre simultaneamente quell'insieme di informazioni in un'altra lingua è forse uno dei più difficili compiti cognitivi che esista, la più esclusiva di tutte le abilità umane.
Nel corso degli anni ho avuto modo di partecipare a numerosi congressi internazionali e mi sono sempre meravigliato della capacità degli interpreti simultanei di captare non solo quello che il conferenziere sta dicendo, ma anche le sottili inflessioni, le sottolinreature e, a volte, persino la mimica facciale e la gestualità dell'oratore. Non credo che un giorno l'IA riuscirà a superare i migliori interpreti simultanei, ma i recenti progressi stanno rendendo quel giorno più vicino. La Lionbridge è una società che fornisce traduzioni simultanee per servizi on line di assistenza ai clienti, consentendo a questi ultimi di comunicare da una lingua all'altra. Il suo GeoFluent, una piattaforma SaaS ad azione immediata che utilizza tecnologia di traduzione Microsoft, offre la possibilità di tradurre tra 39 lingue. Benché non abbia l'abilità dei migliori traduttori, GeoFluent è già in grado di infrangere le barriere linguistiche e riunire un terzo dell'umanità collegata on-line nella prima conversazione realmente globale della storia.
Nel giro di un decennio, imprenditori, lavoratori, agenti commerciali potranno contare su app per dispositivi portatili grazie ai quali potranno colloquiare on line o faccia a faccia con interlocutori che parlano altre lingue.

La domanda al centro del dibattito sull'intelligenza artificiale è fondamentalmente una sola: "Fino a che punto i computer possono esibire un comportamento intelligente?". Nonostante tutti siano d'accordo che gli esseri umani sono intelligenti, non esiste una definizione operativa di intelligenza universalmente riconosciuta; a riflesso di questo dibattito ancora in corso, lo studio dell'IA si divide in due correnti:
la prima, detta intelligenza artificiale forte, sostenuta dai funzionalisti, ritiene che un computer correttamente programmato possa essere veramente dotato di una intelligenza pura, non distinguibile in nessun aspetto significativo dall'intelligenza umana. L'idea alla base di questa teoria è il concetto che risale al filosofo empirista inglese Thomas Hobbes, il quale sosteneva che ragionare non è nient'altro che calcolare: la mente umana sarebbe dunque il prodotto di un complesso insieme di calcoli eseguiti dal cervello;
la seconda, detta intelligenza artificiale debole, sostiene che un computer non sarà mai in grado di eguagliare la mente umana, ma potrà solo arrivare a simulare alcuni processi cognitivi umani senza riuscire a riprodurli nella loro totale complessità.
A difesa dell'intelligenza artificiale debole, l'improbabile raggiungimento da parte di un computer di una capacità di pensiero che riproduce in tutto e per tutto l'intelligenza umana, compresa nella forma e nell'autonomia, è sostenuto dall'isolamento della macchina dal mondo, al massimo collegata ad esso tramite una rete informatica, in grado di trasmetterle solo informazioni provenienti da altri computer. La vera "intelligenza artificiale", perciò, potrebbe essere raggiungibile solo da robot (non necessariamente di forma umanoide) in grado di muoversi e interagire con l'ambiente che li circonda grazie a sensori e bracci meccanici. Spesso infatti anche nell'uomo l'applicazione dell'intelligenza deriva da qualche esigenza corporea, perciò è improbabile riuscire a svilupparne un'imitazione senza un corpo. Questa visione prevede quindi che prima di insegnare a un robot a giocare a scacchi, è necessario insegnargli a muoversi, a vedere, a sentire. Insomma, anche nel robot intelligente sarebbe necessario creare un'"infanzia", che gli consenta di mettere a punto autonomi processi di apprendimento e di adattamento all'ambiente in cui si troverà ad agire.
Questo modo di procedere è sintetizzato nella Artificial Life - A.I., la cui prima proposta si deve a Chris Langton. Comprendendo in tale disciplina la robotica avanzata si può anche introdurre lo studio della robotica evolutiva. Il tutto fa uso di simulazioni software e hardware di quello che potrebbe essere l'ambiente e gli organismi primitivi che in tale ambiente interagiscono, si riproducono ed evolvono verso popolazioni sempre più complesse e sofisticate ma senza necessità dell'intervento umano.
L'intelligenza artificiale forte scarta la domanda se una macchina possa pensare, dedicandosi piuttosto ad identificare i limiti fisici di una macchina pensante. Il livello di sofisticazione di un programma intelligente potrebbe venire misurato da un opportuno test capace di definire un criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare nel senso umano del termine.
Un'intelligenza artificiale dovrebbe esibire stati mentali simili a quelli dell'uomo e definiti dai fisicalisti. Uno stato mentale non è altro, per la visione funzionalista, che una configurazione dello stato interno del computer che rappresenta la sua visione dell'ambiente in base agli input e output ricevuti ed emessi. Sotto una tale ottica, sarebbe possibile rimpiazzare la mente di una macchina con un'altra, come tendono a suggerire i test di robotica di Moravec, estendendosi fino a un'esperienza transumanista da parte dei robot che superano i limiti della fisiologia umana.


Eugenio Caruso - 26-12 -2015

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www.impresaoggi.com