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Il PIL del 2006. Notizie incoraggianti per il mondo dell'impresa.

Da ciò che mi scrivi, e da quello che sento, attingo buone speranze sul tuo conto, non vaghi di qua e di là e non sei angosciato dal cambiar continuamente di luogo (ndr per incarichi da parte del Senato). Questa frenesia è tipica di un animale ammalato: il primo indizio di una mente equilibrata penso che sia il saper trovare un punto fermo e restare in compagnia di se stessi.

Seneca Lettere morali a Lucilio


Sulla base delle informazioni finora disponibili, nel quarto trimestre del 2006 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dell’1,1 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,9 per cento rispetto al quarto trimestre del 2005. Il risultato congiunturale del PIL è la sintesi di un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi.

Nel quarto trimestre il PIL è cresciuto in termini congiunturali dello 0,9 per cento negli Stati Uniti e dello 0,8 per cento nel Regno Unito.
In termini tendenziali, il PIL è cresciuto del 3,4 per cento negli Stati Uniti e del 3,0 per cento nel Regno Unito.
Secondo la prassi corrente, sono comunicati i dati trimestrali revisionati a partire dal primo trimestre 2004. La metodologia utilizzata per la stima preliminare del PIL è analoga a quella seguita per la stima completa dei conti trimestrali. La mancanza totale o parziale di alcuni indicatori alla data della stima preliminare comporta un maggiore ricorso a tecniche statistiche di integrazione. Di conseguenza, le stime preliminari trimestrali possono essere soggette a revisioni di entità superiore rispetto alle stime correnti, diffuse a 70 giorni dalla fine del trimestre.

Sulla base di tale metodologia, il PIL corretto per i giorni lavorativi è cresciuto nel 2006 del 2,0 per cento. Si ricorda che nel 2006 ci sono state 2 giornate lavorative in meno rispetto al 2005. Secondo la prassi corrente, l’1 marzo 2007 saranno diffuse le stime annuali definitive dei conti economici nazionali per il periodo 2004-2006.

Il 1 marzo 2007 l'Istat ha comunicato che il dato ufficiale del Pil 2006 è pari all'1,9% sul 2005 e che il rapporto deficit/pil è pari al 4,4%.

Quando è stato comunicato dall’ISTAT  il valore del PIL italiano, destra e sinistra si sono, subito, fatte avanti per assumersi il merito di questo buon risultato. La prima considerando il risultato come conseguenza delle proprie azioni di governo, la seconda come primo significativo risvolto della propria politica.

A fronte di queste polemiche più o meno sterili occorre ricordare i seguenti punti:

  1. la media dell’incremento del PIL 2006 dell’UE è del 2,9%,
  2. l'1,9% italiano è pertanto sensibilmente inferiore alla media,
  3. considerando, comunque, questo 1,9% un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati c’è da chiedersi se la durezza della manovra finanziaria voluta dal governo Prodi non possa avere effetti negativi su questo importante segnale di ripresa,
  4. non si vede quali provvedimenti dei governi Berlusconi e Prodi possano essere indicati come importanti per la ripresa della nostra economia,
  5. l’unico elemento che, ancora una volta, può essere indicato come il più efficace catalizzatore dello sviluppo è la forza delle nostre imprese.

E’ necessario, comunque, che il sistema Italia si collochi per lo meno a livello della media europea.
Restare per anni al di sotto di questa media significa scalare all’indietro i parametri significativi dello sviluppo.
Indubbiamente la bolletta energetica del sistema Italia (importazioni per circa 50 miliardi di euro) ci condiziona enormemente, pertanto, o i governi decidono di affrontare in modo decisivo il problema, limitando i poteri di interdizione di parrocchie e parrocchiette, o saremo destinati ad un continuo e inesorabile declino.

Alle notizie positive sul fronte del Pil i sindacati hanno affermato: "Le imprese hanno guadagnato e i lavoratori hanno fatto sacrifici; è il momento che anche i lavoratori godano della ripresa economica (tra le righe niente riforma delle pensioni).

Eugenio Caruso
14 febbraio 2007


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