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Bufera sull'accorpamento delle borse britannica e tedesca


Longa est vita si plena est.
Seneca, Lettere morali a Lucilio


Follia finanziaria", la definisce un editorialista. Un ex-ministro dice che riduce la libera concorrenza. E l'ex-direttore della Camera di Commercio sbotta: "Vi immaginate cosa farebbe la Germania se un'azienda britannica provasse a comprare la Bmw?" Sono le prima reazioni negative alla fusione fra la Borsa di Londra (proprietaria anche di quella di Milano) e la Borsa di Francoforte annunciata nei giorni scorsi. Una "fusione fra uguali", secondo il comunicato congiunto delle due parti, in cui tuttavia Deutsche Borse, la società che controlla la Borsa di Francoforte, ha il peso maggiore, acquisendo il 54 per cento della nuova conglomerata e mettendovi a capo il proprio amministratore delegato, tanto che alcuni analisi preferiscono parlare di un take-over, seppure concordato, amichevole, non ostile.
A Londra, tuttavia, qualcuno protesta. Timori che il London Stock Exchange fondato in un caffè della City oltre 250 anni or sono, perdesse la sua indipendenza, erano già circolati durante le trattative. Adesso, a intesa conclusa (seppure non ancora ratificata dai rispettivi consigli d'amministrazione e dalle autorità anti-trust), le proteste diventano pubbliche e aumentano. Quasi tutti gli oppositori, va sottolineato, appartengono al fronte del Brexit, cioè al movimento che si batte per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea nel referendum fissato per il 23 giugno prossimo: dunque non sorprende che si schierino contro una "unione delle borse" d'Europa.
A guidare l'offensiva è il Daily Mail, il quotidiano londinese che più di ogni altro cavalca l'onda dell'euroscetticismo. "Salviamo la nostra Borsa", oggi titola su due pagine. "Il London Stock Exchange è sopravvissuto alla guerra contro Napoleone e alle bombe di Hitler, diventando il mercato più importante del mondo e uno dei tre pilastri della City, insieme alla banca d'Inghilterra e alle assicurazioni Lloyds, è una follia finanziaria cederlo ai tedeschi", scrive in un commento il suo columnist Alex Brummer. Concorda John Longworth, sospeso dal suo posto di direttore della Camera di Commercio quando ha preso posizione a favore del Brexit (a quel punto ha dato lui stesso le dimissioni dall'incarico): "E' inconcepibile che il nostro governo non sia intervenuto per bloccare l'acquisizione di un bene strategico per il nostro paese come la borsa di Londra da parte di quella di Francoforte. Il governo tedesco sarebbe certamente intervenuto, se qualcuno avesse provato a comprare la Bmw".
Ma, in base alla legge, il governo britannico ha il potere di intervenire solo nei casi di take-over di grandi imprese industriali, come ad esempio la Rolls-Royce (quella dei motori aerospaziali, non delle automobili - che è stata ceduta nel 1998 proprio ai tedeschi della Bmw), e di aziende militari come la Bae. La politica del Regno Unito, in particolare negli anni del governo Blair, è sempre stata di non ostacolare, e talvolta incoraggiare, l'acquisto di società e beni britannici da parte di aziende straniere, se questo va a beneficio dell'economia e della creazione di posti di lavoro - una prassi sostanzialmente proseguita dal governo di David Cameron.
Come che sia, anche tra chi non sostiene il Brexit circola qualche dubbio sulla fusione. Vince Cable, ex-ministro liberaldemocratico del Commercio, afferma che l'accordo potrebbe "ridurre la libera concorrenza e suscita preoccupazioni sull'effetto che può avere sulla City e sul business britannico in generale", chiedendo al parlamento e alle autorità anti-trust di riesaminare l'operazione. E il deputato Chris Leslie, ex-ministro del Tesoro nel governo ombra laburista, esprime il timore che Francoforte possa prendere completamente il controllo della borsa di Londra, nel caso in cui il Regno Unito esca dalla Ue.
Intanto, sullo sfondo della fusione, circolano voci che la nuova super borsa anglo-tedesca possa decidere di vendere la borsa di Milano, per concentrarsi sull'integrazione e sulle sinergie fra le due principali capitali finanziarie d'Europa.

Enrico Franceschini da www.repubblica.it - 20 marzo 2016

Tratto da

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www.impresaoggi.com