Più deficit oggi, più debito domani


Da ogni parte si cerca il piacere.
Seneca, Lettere morali a Lucilio


Secondo il presidente Renzi, dopo aver fatto 25 miliardi di spending review, senza utilizzare la flessibilità le tasse non le riduce neanche mago Merlino. Tuttavia, i 25 miliardi richiamati da Renzi, come ha segnalato anche l’economista Veronica de Romanis con una lettera ai quotidiani, non sono tagli effettivi, ma riduzioni di alcune spese per incrementarne altre destinate a crescita e occupazione, mentre i tagli netti per il 2016 sembrano ammontare a una ben diversa cifra dai 360 milioni di euro. Senza contare che il taglio per la spesa per interessi è piovuto, fortunatamente per il governo, dall’alto.
Ammesso comunque che i risultati della spending review siano come li immagina Renzi, la domanda successiva è se abbassare le tasse in deficit sia meglio che non farlo. Se proprio si deve aumentare il deficit, certo meglio farlo per abbassare le tasse che per aumentare la spesa pubblica.
Tuttavia, l’aumento del deficit si traduce spesso in nient’altro che aumento della spesa e, in ogni caso, del debito. Meno tasse e più deficit oggi vuol dire più tasse domani, per pagare gli interessi e il maggior debito. Ossia, un aumento differito nel tempo di quelle componenti che costituiscono oggi il vero problema dell’economia italiana. Al danno in sé di questa operazione, si deve aggiungere anche il danno in termini di aspettative: sapere che domani quel maggior debito va ripagato non è certo una buona notizia, già oggi, per gli investimenti, le imprese e i cittadini.
È possibile confidare per sempre negli artifici, a proposito di magie, della Banca centrale europea e credere che gli interessi su un debito maggiore possano eternamente mantenersi bassi, senza che il mercato batta ciglio? Aumentare il deficit per ridurre le tasse sembra un modo di mettere una pezza nel breve termine al problema del gettito fiscale, ma in realtà è un modo dì aumentare la profondità della voragine che con quella stessa misura si vuole coprire.

Editoriale da www.leoniblog.it - 24 marzo 2016

www.impresaoggi.com