Seminario: Industria 2016


Molte cose mancano all'indigente ma all'avaro manca tutto
Seneca, Lettere morali a Lucilio


In un contesto industriale in cui tutte le fasi del processo produttivo sono sempre più coinvolte dalla digitalizzazione e dall’avvento della manifattura 4.0 è necessario chiedersi come cogliere le opportunità della rivoluzione in atto. In un mondo fatto di atomi e di bit, se da un lato è necessario sviluppare i building blocks di questa ennesima rivoluzione industriale, dall’altro serve la capacità di combinarli per dare vita a innovazioni sempre più veloci e inarrestabili. In questo quadro la capacità combinatoria assume un nuovo fondamentale ruolo e il sistema produttivo italiano, nonostante sia segnato da profondi dualismi dimensionali e geografici, è in grado - oggi più che in passato - di fare leva sui suoi punti di forza per raccogliere la sfida del cambiamento.
Se è vero che non esistono aziende innovative senza persone innovative, diventa fondamentale il ruolo del capitale umano e della sua formazione. E qui entra in gioco un altro elemento di forza: l’eccellenza delle risorse umane. Il dibattito in questo ambito non si è limitato al ruolo dell’università, ma ha toccato anche quello della scuola e della formazione permanente. Rimangono a tal proposito aperte le questioni del mismatch tra competenze insegnate e richieste, della formazione secondaria professionalizzante, della necessità di formare meglio le leadership, di una cultura scientifica ancora troppo subalterna rispetto a quella umanistica. Il ruolo della A (Arts) nelle STEAM ha il potenziale di rappresentare il punto di forza della formazione italiana e il paese deve puntare a valorizzare questa specificità.
I principali protagonisti del cambiamento sono i giovani. Promuovere la capacità innovativa dei giovani italiani non implica solo formarne le conoscenze o modellarne le competenze, ma vuol anche dire coltivare una cultura imprenditoriale e del rischio. La ricerca è poi un ingrediente fondamentale dei processi innovativi, sebbene non l’unico. Oltre al ruolo delle università, è stato sottolineato anche quello di altre istituzioni di ricerca di matrice pubblica, delle partnership tra pubblico e privato, degli schemi di trasferimento tecnologico, delle interazioni virtuose tra istituzioni e imprese. È anche emerso il ruolo importante dei sistemi territoriali, delle città metropolitane, dei meta-distretti. Sono apparse, infine, sullo sfondo questioni quali il finanziamento del sistema produttivo, la costruzione di infrastrutture connettive, il ruolo della PA e del sistema delle regole che non riesce a inseguire un mondo in troppo rapido cambiamento.
Lo spirito positivo emerso nel corso del seminario suggerisce che sia finalmente arrivato il momento di ridare spazio alla speranza. Ed è proprio questa la novità del seminario Industria 2016, la consapevolezza sempre più diffusa che il sistema industriale italiano è oggi pronto più che in passato a raccogliere le sfide del nuovo che avanza.

1 giugno 2016
Da www.aspeninstitute.it

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