Gli stress test delle banche europee (luglio 2016)

Meno 2,44% nel 2018. In caso di «scenario avverso», configurabile come il combinato disposto tra la caduta del Pil italiano di quasi il 6% nei prossimi tre anni, un deprezzamento generale del valore delle case e un importante peggioramento del rating sui titoli di Stato. Montepaschi è bocciata, con un differenziale di oltre 14 punti percentuali rispetto al valore attuale. Superano il test Unicredit (7,10%), Ubi (8,85%) e Banco Popolare (9,0%) che in caso di crisi finanziaria presentano al 2018 un Cet 1 comunque inferiore alla media europea del 9,4%, nel rapporto tra il capitale totale e gli investimenti a rischio. Promossa Intesa Sanpaolo con un Cet 1 del 10,21% nel 2018. Mps è risultata la peggiore in Europa nella prova sotto sforzo dell’Eba che ha monitorato nel complesso 51 istituti, escludendo quelli di Grecia e Portogallo ritenuti Paesi con un sistema bancario ancora piuttosto fragile. Ma la banca toscana era un’osservata speciale, come la spagnola Santander (con un Cet 1 in caso di crisi dell’8,2%), la tedesca Deutsche Bank (7,8%, ma con il peggioramento più marcato rispetto al 2015 a causa della sua esposizione sui derivati), la francese Bnp Paribas (8,51%) e l’inglese Barclays (7,3%). Queste, a differenza dell’istituto senese, definite sistemiche per i potenziali effetti globali in caso di fallimento secondo la denominazione Sifi.
A livello Paese è proprio l’Italia a soffrire di più con un coefficiente patrimoniale medio del 7,7% in caso di scenario avverso, peggio di Spagna (8,6%), Regno Unito (8,5%), Germania (9,5%) e Francia (9,7%). I risultati degli stress test effettuati dall’authority guidata dall’italiano Andrea Enria, sono stati diffusi ieri alle 21 nella City, in attesa della chiusura di Wall Street per evitare che Oltreoceano si registrassero dei contraccolpi. Qui dal 46esimo piano dell’One Canada Square, che ospita l’Eba non si sa ancora per quanto a causa del voto che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, si staglieranno imponenti gli edifici delle più grandi banche del mondo. Di fronte c’è il grattacielo di JPMorgan Chase, di lato Citigroup, accanto quello di Hsbc. Le pagelle dell’Eba segnalano — al netto di Montepaschi oggetto però di un piano di salvataggio concordato con la Banca centrale europea — performance degli istituti tricolori in linea con il resto dell’Europa. Spettatore interessato ieri era l’Eurotower.
Proprio a Francoforte ogni anno, in autunno, vengono diffusi i requisiti Srep, frutto di un processo di revisione e valutazione prudenziale della Bce che mette sotto osservazione lo stato patrimoniale degli istituti e la loro gestione dei rischi. Le valutazioni Eba, ottenute estrapolando oltre 20mila dati, stavolta non saranno direttamente propedeutiche a successive ricapitalizzazioni. Fotografano lo stato di salute del sistema bancario, individuando elementi di debolezza, ma senza indicare possibili ricette. In un’ottica di trasparenza per gli investitori, data l’omogeneità dei parametri. Rappresentano un buon database a cui la Bce potrà attingere per esortare le banche a intraprendere delle correzioni di rotta o, al contrario, per alleggerirne i vincoli per la distribuzione dei dividendi agli azionisti. A novembre la Vigilanza europea aveva indicato al management di Montepaschi di mantenere il requisito patrimoniale minimo di Cet 1 su base consolidata al 10,2% fino alla fine del 2016 e di elevarlo al 10,75% a partire dal 2017.
Ad aver inciso stavolta il modello di valutazione leggermente difforme rispetto a quello utilizzato negli ultimi stress test di due anni fa. Con una maggiore rilevanza assegnata al peso delle sofferenze, come ad esempio i 27 miliardi di crediti a scadenza non più esigibili in pancia a Mps. La partita degli stress test ha in realtà interessato anche altre 80 banche sotto la vigilanza Ssm, per le quali la Bce ha condotto in autonomia un esame semplificato, i cui risultati rimarranno per la gran parte confidenziali. Mediobanca, una delle banche esaminate, ha deciso di comunicare il proprio Cet 1 nel 2018, in caso di scenario negativo, all’11,46%, più alto del requisito Srep ora pari all’8,75%. Una scelta di trasparenza nei confronti del mercato. In attesa del responso della Borsa.
La credibilità delle nostre banche «è rafforzata, ma occorre che le istituzioni europee e italiane lavorino ancora per realizzare più regole comuni per la corretta concorrenza per il mercato bancario». Dice così, in una nota, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, dopo gli esiti degli stress test. In particolare, è necessario «continuare nelle riforme», come giustizia civile e uniformità fiscale in Europa. «Anche così si prepareranno ancor migliori risultati italiani per i prossimi esami che per le banche non finiscono mai».
Gli stress test, sottolinea Patuelli, «sono stati un esercizio severo con assai improbabili scenari avversi e una impostazione sfavorevole in partenza verso le banche impegnate principalmente nei prestiti alla clientela (come le italiane) per le quali, per esempio, non sono stati conteggiati gli interessi relativi ai crediti deteriorati di ciascuna banca, nonostante le concrete probabilità di almeno parziali incassi di detti interessi. Ciò nonostante, il risultato complessivo per le banche europee è sostanzialmente soddisfacente, e pure per le banche italiane che escono dagli stress test per quattro meglio delle attese dei mercati e per una con l’approvazione da parte della Bce di un importante piano di complessivo rafforzamento patrimoniale». Quindi, conclude il presidente dell’Abi, «per l’Italia occorre continuare nelle riforme, cogliere i frutti di quelle già effettuate e realizzare innanzitutto altre misure per rendere ancora più efficiente la giustizia civile e più uniforme il fisco in Europa, per rendere più competitive tutte le attività imprenditoriali italiane nel contesto europeo».

Fabio Savelli da www.corriere.it - 30 luglio 2016


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