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Gengis Khan e il più grande impero che sia mai esistito.



La creazione dell'impero
Fra i vari paesi confinanti Gengis Khan sceglie, nel 1205, di attaccare il ricco popolo degli xi xia, che, alla sedentarietà indotta dalla frequentazione dei cinesi, uniscono lo spirito aspro e fiero dei montanari tibetani. La dinastia Xia occidentale regnò dal 1038 al 1237 nell'impero Xi Xia, detto anche Xia occidentale, o impero tangut, dal nome del popolo che lo componeva. L'impero Xi Xia si spartiva il territorio cinese con altre dinastie, tra le quali le principali erano quella dei Song (960-1279), dei Liao (907-1125) e dei Jin (1115-1234). Nel periodo di massima espansione l'impero comprendeva le attuali province cinesi del Ningxia, del Gansu, la parte orientale del Qinghai, il nord dello Shaanxi, il nord-est del Xinjiang, il sud-ovest della Mongolia interna ed il sud della Mongolia, e si estendeva per circa 800.000 chilometri quadrati.
I mongoli saccheggiano il Gansu, conquistano la fortezza di Li-ki-li e assediano la città di Lozo-khoto. Dopo questa sortita, soddisfatti per le razzie effettuate e a causa della tenace resistenza avversaria, rifluiscono tra i pascoli dell'Onon. Nel 1206, durante il kurilitai, i grandi elettori reiterano il cerimoniale di intronizzazione e introducono, per la prima volta, la cerimonia del sollevamento del Khan su un manto immacolato; con questo kurilitai Gengis Khan si sente investito non solo del diritto divino di governare i mongoli, ma di un'autorità universale. Gengis Khan domina il territorio dalla grande muraglia a oltre l'Altai, dal Gobi alla Siberia; la dispersione del nomadismo s'è trasformata in compattezza, dalla molteplicità si è passati all'unità, dall'anarchia all'armonia. La gente della steppa ha un unico solo re, un khan che replica in terra la potenza del Tengri in cielo.
A mettere un po' di zizzania nella famiglia del khan provvede il nuovo sciamano Kokochu, chiamato anche Teb-Tengri, sciamano che era tenuto in molta considerazione tra la popolazione. Kokochu influenza il giudizio di Gengis che imprigiona suo fratello Joci-Kasar accusandolo di tramare contro di lui, in seguito lo libera privandolo, però, di molti benefici. Del pericolo che lo sciamano e la sua famiglia costituiscono a corte si rende conto Börte, donna gagliarda e risoluta, che critica fermamente il marito. Finalmente, Kokochu viene ucciso da Temuge-odcigin; sono momenti di tensione nel regno di Gengis, il quale, dopo quell'episodio, separa nettamente la sfera regale da quella sacerdotale e, da quel momento, è lui la persona più vicina a Dio. In ogni caso, i rapporti tra il khan e il fratello maggiore Joci-Kasar non saranno più buoni.
Nel 1207, il Khan affida al primogenito Joci l'armata destra dell'esrcito con cui esplorare le regioni boreali. Gli oirati, che vivono a ridosso del lago Baikal fanno atto di vassallaggio e, in più, si offrono di guidare l'esercirto di Joci nei territori controllati dai buriati. L'approdo al corso superiore dello Jenissei si traduce nella pacifica sottomissione dei kirghisi. Invece, i tumati guidati da Botoqui, approfittando della fitta vegetazione del loro territorio a cui i mongoli non sono abituati, attaccano gli avversari; Boroqul viene ucciso e Qorci fatto prigioniero. Gengis invia il generale Dorbai, che abbattendo molti alberi e facendosi strada nei boschi riesce a sorprendere e soggiogare il nemico. I turchi karluk si arrendono senza combattere, lo stesso fanno gli uiguri, etnia turcofona che vive nel nord-ovest della Cina, soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang, insieme ai cinesi Han. Questi sono il primo vero popolo sedentario che entra nella sfera d'influenza dell'Orda Azzurra, portatori di una raffinata cultura letteraria e artistica; inoltre gli uiguri sperano che i mongoli spazzino l'impero degli xi xia che dominano la rotta commerciale della via della seta.

xi xia
L'impero degli xi xia

La solidità degli xi xia poggia su un esercito ben armato e su ben concepite fortificazioni. I mongoli hanno già avuto modo di sperimentare questa solidità nel corso della loro prima incursione, quando non avevano ancora messo a punto macchine e tecniche ossidionali adeguate. Anche la seconda spedizione si rivela interlocutoria e si riduce a un formidabile saccheggio. Nel 1209 Gengis Khan comanda una terza spedizione con un massiccio spiegamento di uomini e di mezzi. Non si tratta più di una razzia ma di una guerra; un conflitto che si protrarrà per una ventina d'anni. In campo aperto le ondate mongole travolgono tutto, Wulahai e altre città minori vengono saccheggiate, ma l'orda si infrange contro le mura di Lingzhou e della capitale Ningxia. Prevale la ragionevolezza e in cambio del ritiro gli xi xia si impegnano a fornire contingenti armati e tributi in cammelli, tessuti e sete. L'imperatore Li-Ngan-Tsuan concede in moglie a Gengis Khan la bellissima figlia Tsaka, pensando di essersi liberato per sempre di quell'orda di predoni.
Nella capitale mongola venivano inviati oggetti d'oro da tutte le parti del regno per accrescere il tesoro khanale. Come s'è già accennato, in cambio venivano rilasciati certificati di possesso cartacei, equivalenti alle odierne banconote. Queste somme, come l'oro, erano spendibili dai proprietari per l'acquisto di beni e servizi. Con una simile riserva aurea, era possibile sostenere le spese di guerra. Con la conquista di nuove terre e oro, la riserva veniva reintegrata potendosi così finanziare nuove conquiste.
Da quasi un secolo i tungusi jurcet si erano sostituiti ai qidan-liao nel dominio della Cina settentrionale, il Catai, instaurando il "Regno d'Oro" dei Jin; esso si estendeva per duemila chilometri tra le provincie dello Shandong, dello Hebei, dello Shanxi, dello Shaanxi, della Mongolia Interna e della Mnanciuria, e che si allargava a meridione oltre il bacino del Fiume Giallo, con una stima di cinquanta milioni di abitanti. L'impero era un crogiolo di etnie: tungusi, cinesi e qidan e i dominatori tungusi dovettero utilizzare i cinesi per l'organizzazione dello stato. Con il tempo il nomadismo dei tungusi si era evoluto in un'economia basata sull'agricoltura e sui commerci.
Non tutto andava bene nel Regno d'Oro, cinesi e qidan mal sopportavano il nuovo dominio e le grandi città, Pechino, Kaifeng, Datong, Liaoyang erano l'emblema delle forze disgregatrici all'interno dell'impero. Non migliore era la situazione della Cina dei Song, nella quale si scontravano la raffinatezza degli aristocratici con i neo ricchi, la borghesia dell'imprenditoria mercantile. Dall'esuberanza degli intellettuali e degli imprenditori era nato un dinamismo culturale e scientifico che aveva portato all'invenzione della bussola, della polvere da sparo, della stampa, e, anche alla nascita di numerosi circoli culrturali. Il benessere dell'impero era destinato a incrinarsi, però, a causa di una corte usa a lussi spropositati, a un apparato governativo bacato da favoritismi, corruzione, concussione ed elefantiasi. Inoltre, sia la Cina del Nord, che quella del Sud avevano un buco nero costituito dai costi militari sostenuti per tenere a distanza i vicini nomadi e razziatori. Di converso, l'esuberanza guerresca dell'Orda Azzurra doveva essere incanalata da qualche parte, anche per evitare conflittualità intestine. E il Cielo Eterno, il Tengri aveva imposto a Gengis Khan di incorporare il Regno d'Oro nell'impero mongolo. Quell'impresa deve essere sembrata una follia anche ai più stretti collaboratori del Gran Khan.

catai

Impero dei Jin

Conquista del Catai.
Da tempo Gengis mal sopporta il regno del nuovo imperatore del Regno d'Oro, Weishao Wang, erede di quel Matuka con il quale era stata condotta la campagna contro i tatari. Decide quindi, su ordine del Tengri, nella primavera del 1211 di dichiarargli guerra. Gengis Khan stringe alleanza con gli onguti, popolo cristianizzato di nestoriani che sono acquartierati nello Shanxi, a nord-ovest del Catai con l'incarico di presidiare le frontiere in quel versante. Proprio lì si incunea l'Orda Azzurra; gli storici parlano di 100.000-120.000 uomini con l'utilizzo di 300.000 cavalli. Tra Pechino e Kalgan nella località di Ye Hu Ling si ha la prima grande battaglia campale che si rivela fatale per le truppe cino-jurcet. Anche i mongoli hanno subito perdite impressionanti e l'avanzata si ferma. Durante l'estate 2011 si verificano solo modesti scontri; intanto Jebe assedia e conquista Liaoyang e procede senza intralci fino all'Oceano Pacifico, il mitico Fiume-Oceano, che per i nomadi abbracciava la Terra. Le milizie mongole si sparpagliano come cavallette nel Catai, ma, come con la guerra contro gli xi xia, devono fermarsi davanti alle poderose fortificazioni delle grandi città. Gengis Khan e i suoi ufficiali superiori si dedicano, allora, allo studio delle tecniche di assedio, aiutati da ingegneri cinesi disertori, fino a diventare specialisti in quel campo. Negli attacchi i mongoli usano i prigionieri dando loro l'ordine di porsi in testa ad ogni assalto. Come risultato delle vittorie in campo aperto e di alcune conquiste di fortificazioni, i mongoli nel 1213 si spingono a sud della Grande Muraglia. Vengono conquistate alcune roccaforti come Huailai. Gengis Khan divide l'esercito in tre tronconi. Tiene il centro per sè e Tului e si spinge a sud. Ai figli Joci, Jagatai e Ogodei affida l'incarico di affondare colpi risolutivi nello Shanxi. Ai fratelli Joci-Kasar e Temuge affida l'incarico di andare a devastare la Manciuria. L'obiettivo di tutti è fare terra bruciata e annientare.
La Storia degli yuan racconta "Saccheggiarono e distrussero più di novanta città, ridussero in cenere borghi e villaggi, presero tutto quello che c'era da prendere ... non ci furono che dieci città che i mongoli non poterono espugnare". Nella primavera del 1214 tutto l'esercito è attorno a Pechino. Il nuovo imperatore, Utubu paga perchè i mongoli tolgano l'assedio: quantità enormi di oreficerie, raso, sete, 3.000 cavalli, 500 giovinette e 500 giovinetti, Shikuo, una principessa di sangue reale per il gineceo di Gengis Khan. Forse è poco, ma forse Gengis Khan si rende conto di trovarsi in un vicolo cieco. Inizia il ripiegamento reso più spedito con la decapitazione in massa dei prigionieri. I mongoli decidono di porre l'ordu khanale nell'oasi di Dolon. Gengis appena sa che il re dei Liao chiede sostegno per fronteggiare l'intrusione dei Jin e che l'imperatore Utubu ha lasciato Pechino per insediarsi nella più sicura Kaifentg si sente tradito e offeso e, sul finire del 1214, invia due armate capeggiate da Muqali e Joci-Kasar in Manciuria. Il secondo non incontra ostacoli sottomettendo, senza combattere, i popoli che incontra; il primo conquista la città di Paicheng, distrugge le città che gli resistono lasciando in vita soltanto falegnami, muratori e attori. I mongoli costeggiano la Corea che preferisce il vassallaggio al combattimento. In primavera vengono inviati rinforzi a Pechino, dalla nuova capitale cinese, rinforzi che vengono annientati, i mongoli ottengono una schiacciante vittoria a Patseu, dove 3000 mongoli sconfiggono quasi 39.000 soldati jin, e 6000 carri ricchi di provviste e mezzi sono catturati. Soldati cinesi e del Khitai si uniscono ai mongoli, mentre a difendere Pechino è rimasto il generale Fusing. Nel marzo del 1215 Pechino viene assediata, conquistata e saccheggiata; gli abitanti sono passati tutti a fil di spada. In pochi mesi si diffondono tifo e malattie endemiche, mentre Gengis è già risalito verso nord. Il popolo del Regno d'Oro è impoverito ed esacerbato, finchè esplode una rivolta contadina la "Rivolta dei mantelli rossi" che viene repressa dalle truppe imperiali cinesi con terribili massacri. Approfittando della debolezza del Regno d'Oro gli xi xia entrano nel Gansu e sconfiggono le truppe imperiali.
Tra l'estate e l'autunno del 1215 Gengis Khan spedisce, nuovamente, le sue armate verso sud. Il Catai è un gigante ferito ma non abbattuto; esso ha fagocitato enormi risorse dell'Orda Azzurra e in quel mattatoio sono finiti molti generali mongoli come Joci-Kasar, Muqali e Jurcedai. Durante l'inverno del 1217 i mongoli sostengono diverse battaglie contro un esercito più numeroso, percorrendo migliaia di chilometri e trovando le fortificazioni nemiche quasi sempre insuperabili. Yelu Chucai, consigliere dell'imperatore, viene fatto prigioniero e pratico di medicina cura i generali e le truppe mongole e diventa consigliere del Khan. La città di Taming viene conquistata nel 1217 poi persa e infine ripresa nel 1220, segno che i cinesi non hanno rinunciato alla lotta. Taiyuan e Pingyao si arrendono nel 1218 e nel 1220 è espugnata Jinan. Kaifeng verrà conquistata solo nel 1234, l'ultimo imperatore Jin è definitivamente sconfitto ponendo fine alla dinastia. Il Catai è annesso allo Stato mongolo. La Cina dei Song, già in una situazione di semi vassallaggio, cadrà sotto la dominazione mongola con un successore di Gengis Khan, Kublai Khan.
Lasciata la Cina, Gengis Khan deve badare all'occidente inquieto. Infatti, Kuchlug deposto khan della tribù mongola dei naimani, è fuggito verso ovest e ha usurpato il trono di Zhilugu, nel khanato dei kara-khitan, il più occidentale degli alleati di Gengis Khan, dove nel 1211 vi aveva chiesto asilo. Kuchlug cerca di ampliare i confini del regno assassinando Buzar, il re della città di Almalik, un altro protetto di Gengis; la moglie e il figlio di Buzar chiedono aiuto a Gengis Khan, che, nel 1218 invia Jebe con due tumen, 20.000 soldati. Kuchlug fugge a sud verso il Kashgar, Jebe lo insegue vietando ogni genere di razzia, il fuggiasco è catturato da alcuni cacciatori che lo consegnarono nelle mani mongole e, quindi decapitato. Questa campagna risoltasi con poche vittime consente all'impero di inglobare il sud-est del Kazakhistan, il Kirghizistan e il Turkestan orientale tutte regioni abitate da musulmani che sono felici di essere inglobati dai mongoli, conoscendo la liberalità di Gengis Khan in fatto di religione.
Nel 1218 le terre controllate da Gengis Khan, a occidente, si estendevano fino al lago Balkhash confinando con Khwarezm, uno Stato islamico che giungeva fino al Mar Caspio, al Golfo di Persia ed al Mar Arabico. Dopo aver sfondato fino all'oceano Pacifico, le mire di Gengis Khan non potevano che indirizzarsi verso ovest. L'esperienza militare contro il Catai aveva portato all'arruolamento nell'Orda Azzurra di tecnici e genieri cinesi che erano i depositari di un patrimonio tecnologico enorme: macchine ossidionali , tubi lanciafiamme, torri mobili, scale estraibili, bombarde a granaglia metallica.

Corasmia

L'impero di Corasmia

La guerra contro l'impero irano-persiano di Khwarezm (Corasmia)
Kuchlug aveva stretto per un breve periodo un'alleanza con lo scià del Khwarezm, Ala al-din Muhammad II, la belligeranza era terminata con l'uccisione di Kuchlug. Dopo quell'episodio non c'erano stati motivi di attrito tra i mongoli e la Corasmia. Nel 1215 emissari del Khwarezm vedono i resti di Pechino e ne restano fortemente impressionati; successivamente vanno in visita ufficiale da Gengis Khan dal quale sono accolti con l'usuale cortesia che i mongoli riservano agli ambasciatori. Gengis Khan affida loro un messaggio per l'imperatore nel quale afferma di considerare Muhammad come uno dei suoi figli prediletti e di essere favorevole ad avviare scambi commerciali tra i due imperi. Muhammad non accoglie benevolmente la lettera perchè essa sottende un velato segno di subalternità all'impero mongolo.
Nel 1218 Gengis Khan invia alcuni emissari nella provincia più orientale del Khwarezm per parlamentare con il governatore locale; gli emissari, al comando di Ukuma, portano in dono oro, giada e avorio e chiedono di discutere per l'avvio di iniziative commerciali. Centinaia di carovanieri vengono trucidati, tutti i beni depredati e gli emissari imprigionati. Gengis invia allora tre emissari da Muhammad chiedendo, sia il rilascio dei suoi uomini, sia la consegna del governatore responsabile dell'accaduto. Lo scià ne fa uccidere uno, maltratta gli altri due e fa uccidere gli emissari della precedente missione. Lo scià ha notizia della dominazione gengiskhanide su quasi tutta la Cina, ma ritiene i mongoli un popolo rozzo e barbaro al contronto con il proprio impero e i propri suddti. Gengis Khan si consulta con il cinese Qui Changchun , che gli fa da medico e consigliere. La decisione è presa: Muhammad deve pagare per la terribile offesa.
IL khan chiede il sostegno degli alleati, mentre gli xi xia rifiutano oltraggiosamente, Gengis prepara meticolosamente il suo esercito con gli alleati turchi, khitai e cinesi; a seconda delle fonti si parla tra i 100.000 e i 200.000 soldati e di 600-700.000 cavalieri. Un terremoto sta per squassare il paese delle Mille e una notte, l'Islam e, indirettamente, l'Europa.
Prima di intraprendere il viaggio La storia segreta dei mongoli asserisce che Gengis Khan abbia designato il terzogenito Ogodei come suo successore. Questa decisione attesta ancora di più il valore di leadership del Gran Khan, che, otto anni prima della sua morte prematura già si rende conto dell'importanza della successione. Forse era a conoscenza dello sgomento che aveva invaso gli unni alla morte di Attila, che non aveva lasciato indicazioni sulla successione.
Gengis lascia il comando centrale a Temuge-odcigin e decide di portare con sè una delle mogli, Qulan. Prima di partire si reca su un'alta montagna dove rimane senza cibo e acqua in segno di penitenza. Nell'autunno del 1219 l'esercito mongolo si mette in marcia; giunti vicino a Otrar, Gengis decide di dividere l'esercito in quattro gruppi, Ogodei e Chagatai assediano la città, Jochi si dirige verso le città di Signak e Jand, mentre Gengis e suo figlio Tolui avanzano verso sud-ovest. Muhammad, che dispone di un maggior numero di soldati, commette un gravissimo errore, disloca le truppe lungo tutto il confine in una sorta di cordone cadenzato dai nodi delle città fortificate. L'argine filiforme predisposto dallo scià non potrà assorbire il cozzo delle schiere mongole; le guarnigioni corasmiane si troveranno sempre in inferiorità numerica. Otrar resiste per cinque mesi all'assedio, forte di un presidio di 80.000 uomini, poi capitola. Dopo Otrar capitola Signak, con la carneficina dell'intera popolazione colpevole d'aver ucciso un messo dei mongoli. Gend non combatte ed evita il massacro, ma non il saccheggio, quindi è la volta di Benaket e di Khogend. Il tronco centrale dell'Orda Azzurra, con Gengis Khan e Tolui intanto, tira diritto, occupando Zarmuk, Nur e puntando su Bukkara, una delle più importanti città della Transossiana islamica. Nel febbraio 1220 la città viene conquistata e distrutta; sembra che la popolazione sia stata lasciata andare perchè diffondesse il principio che le città che si fossero difese sarebbero state distrutte. L'Orda Azzurra, che si è riunita, punta sulla città più importante dell'impero, la città giardino, Samarcanda. I mercenari di Ala al-Din Muhammad combattono valorosamente, ma nulla possono contro il rullo compressore mongolo. Circa settantamila soldati muoiono in combattimento, trentamila disertano e vengono trucidati dai mongoli come traditori. La capitolazione è del 17 marzo 1220; i cittadini vengono evacuati e poi inizia il saccheggio. Solo cinquantamila rientreranno nella città dei cinquecentomila abitanti.
Nell'oasi transossiana di Nasaf, Gengis Khan fa riposare uomini e cavalli, mentre in Afghanistan il principe ereditario, Jala al-Din Manguberti riorganizza l'esercito. Tre reggimenti mongoli al comando di Subotei, Jebe e Tokuchar, poi estromesso, sono alla caccia di Muhammad, in fuga. Nella fortezza di Ilal viene catturata la famiglia reale; la regina madre viene esiliata in Mongolia, mentre i principini sono messi a morte e le principesse distribuite ai comandanti. Muhammad muore, forse di pleurite, nella capanna di pescatori, in solitudine e povertà, nel gennaio del 1221. Gengis Khan riprende le azioni militari per eliminare le sacche di resistenza rimaste nelle fortezze. In dieci giorni viene espugnata Termez e a marce forzate i mongoli si gettano contro le formidabili difese di Urgents (Organza - nell'attuale Turkmenistan) che non accetta la resa. Investire Urgents richiede uno spiegamento immane di uomini e di macchine ossidionali, pertanto attorno alla città vengono addensati tutti gli uomini agli ordini di Jagatai e di Joci. E la città, nonostante combattimenti furiosi non si arrende; Gengis Khan invia, allora, Ogodei, nominato comandante unico. Nell'aprile del 1221 di Urgents non resta più nulla; la Transossiana è completamente assoggetata. Dopo Urgents, i mongoli sotto il comando di Tului si avventano su Balkh e Nesrat, che sono completamente rase al suolo, parzialmente distrutta è anche la città di Merv, per la quale Ibnal-Athir parla di settecentomila morti. Nell'aprile 1221 è la volta di Nishapur, i cui abitanti devono rispondere della morte di Tokuchar; al-Juwaini scrive che la città venne polverizzata in modo che vi potesse passare un aratro. La città di Herat, dopo l'orrore di Nishapur si sottomette immediatamente.
Gli storici hanno scritto che l'impatto dei mongoli sulle provincie persiane ebbe l'effetto di una bomba atomica i cui effetti sono ancora oggi riconoscibili. Anche il Khorasan è, quindi, sottomesso e Gengis Khan può ora indirizzarsi verso l'Afganistan, dove lo scià Jalal al-din Manguberti ha costituito un possente esercito di corasmiani e di mercenari turchi. Jalal contrasta i mongoli con la tattica della guerriglia che è facilitata dalla tipologia montuosa del territorio. Inoltre, presso l'attuale Kabul, per la prima volta, i mongoli subiscono un disastroso rovescio. Gengis Khan, studia con i suoi generali le motivazioni di quella sconfitta onde evitare, in futuro, possibili errori commessi. La sconfitta dei gengiskhanidi inorgoglisce i corasmiani e si registrano focolai di ribellione. La repressione è spietata; Herat viene spazzata via dal generale Eljigidai; Saifi, forse esagerando, sostiene che vi furono più di 1,5 milioni di morti. Gengis Khan entra a Ghazni qualche giorno dopo la fuga dello scià; nella città che rivaleggiava per bellezza e vivacità culturale con Baghdad viene riversata distruziobne e morte. Jalal viene sradicato dalle sue roccaforti montane, viene inseguito nel Panjab e il 24 novembre 1221 sconfitto sulle rive dell'Indo; lo scià fugge nel sultanato di Delhi e Gengis Khan ferma il suo esercito sulle rive del fiume sacro indiano.
Il Khwarezm è soggiogato e annesso all'impero mongolo; l'imperatore può ora ritornare nella sua capitale; giustizia è stata fatta. Focolai di insurrezione si accendono qua e là, ma il pronto intervento delle truppe mongole, effettuto lungo le vie che l'imperatore ha fatto aprire ai suoi ingegneri per le incursioni della cavalleria, aggiusta le cose con stragi e demolizioni. Giova notare che solo i mongoli riuscirono a sottomettere e dominare l'Afganistan, come ben sanno sia i russi che gli americani. Va fatta un'altra considerazione storica; la deflagrazione di Corasmia obbliga le tribù musulmane a spostarsi verso ovest.
Gengis Khan invia il chiliatra mongolo Bala-noyon, con due tumen, per un'esplorazione nel sultanato di Dehli; le truppe mongole seminano terrore e distruzione fino alla città di Multan; la città sta per cadere ma cede per prima la resistenza dei mongoli agli insetti e al caldo uumido del Punjab e Bala-noyon decide il ritorno e il ricongiungimento con il grosso dell'esercito.
Intanto Jebe e Subotei con i loro ventimila uomini approfittando della rivalità tra sciiti e sunniti, distruggono e devastano. Tocca alla città di Qom, città santa degli sciiti e poi a Zenjan e Kazvin; Tabriz si salva pagando un altissimo riscatto. I mongoli sconfinano nei territori georgiani; nel febbraio 1221 Jebe e Subotei sconquassano il regno. I mongoli entrano in territorio azero, distruggono Maragha e Hamadan; l'intenzione è puntare su Baghdad sede del califfato dell'islam. Ma i due generali cambiano ancora i piani, ritornano in territorio georgiano distruggendo, definitivamente, la forte cavalleria georgiana e valicano il passo di Derbent; ai mongoli si spalancano le pianure della Russia meridionale. Davanti al pericolo, varie popolazioni e principi russi si coalizzano, formando un esercito di ottantamila uomini. Ma l'alleanza è un coacervo disomogeneo e privo di un comando unitario. I russi cadono nella trappola mongola della ritirata e del contrattacco; l'esercito alleato è completamente annientato. Sull'onda dell'entusiasmo i mongoli scendono in Crimea e mettono a sacco Soldaia, il fondaco dei mercanti genovesi. Anni dopo i tatari di Crimea creeranno il khanato di Crimea; occorre, però, ricordare che i tatari di Crimea sono discendenti di vari popoli pervenuti in questa penisola in epoche diverse. I principali gruppi etnici che in varie epoche popolavano la Crimea e furono coinvolti nell'etnogenesi dei tatari di Crimea erano tauri, sciti, sarmati, alani, greci, goti, romani, cazari, peceneghi, circassi, turchi, mongoli; un ruolo particolarmente importante nell'etnogenesi dei tatari di Crimea ebbero i kipchaki occidentali conosciuti nell'Europa Occidentale come cumani. Non si può trascurare il fatto che l'incursione dei mongoli in Russia precipita l'occidente in un cupo smarrimento e in una paura ancestrale, risalente all'invasione degli unni. Al termine di una cavalcata durata migliaia di chilometri Jebe e Subotei decidono, però, di ritornare all'ordu khanale. Tra la fine del 1223 e l'inizio del 1224 si compie il ricongiungimento con Gengis Khan nella regione dell'Irtysh.
Mahmud e Maskud Yalawash, padre e figlio, corasmiani di Urgents erano burocrati di Corasmia e convincono Gengis Khan che l'ordinamento delle loro città è molto simile a quello dei mongoli. Gengis Khan decide, quindi, che i funzionari che ha fatto venire dal Catai interagiscano con i burocrati corasmiani per integrare lo Yasaq; operazione non semplice considerando che la umma e la sharia musulmane erano lontane dalla cultura cinese. La perizia di Mahmud Yalawash si rivela talmente efficace che verrà nominato governatore della regione di Pechino. Agli orecchi di Gengis Khan era giunta notizia di un altro grande pensatore il monaco taoista Qui Chang-chun, che, dopo essere stato alla corte dei Jin si era ritirato in un solitario raccoglimento; per i taoisti, infatti, l'immersione nell'ordine della natura permette di ritrovare la propria essenza. Il monaco, comunque, non si sente di non rispondere all'appello di Gengis Khan e dopo un viaggio di quindici mesi arriva all'ordu khanale a sud del fiume Amu-Daria, in Afganistan. Osserva lo storico arabo al-Juwaini che il Khan "rispettava, amava e onorava gli uomini dotti e i monaci di ogni religione e li considerava degli intercessori presso Dio". Infatti, oltrecchè intrattenersi con il monaco taoista, l'imperatore inizia a frequentare i "dottori della legge" islamici. L'islam della Corasmia, il nestorianesimo dei kerati, il buddhismo dei kara-kitai, il taoismo o il confucianesimo dei cinesi sono, per Gengis Khan, aspetti diversi di un unico crogiuolo religioso racchiuso dai confini dell'impero e attuato grazie alla tolleranza religiosa dello sciamanesimo che è la radice della cultura mongola.
Nel marzo del 1223 presso Tashkent, durante una battuta di caccia, Gengis cade malamente da cavallo, cosa rara per un mongolo, e rimane seriamente ferito. Da allora non sarà più lo stesso uomo. Decide, quindi, di rientrare alla base e lascia per sempre le terre musulmane portandosi dietro le lacrime di chi afferma "Avrei voluto che mia madre non mi mettesse al mondo, o che io morissi senza essere stato testimone di tutte queste sciagure. Se vi si dicesse un giorno che la Terra non ha mai conosciuto simile calamità da quando Dio ha creato Adamo, non esitate a crederci, perchè questa è la cruda verità.... No, fino alla fine dei tempi, non si vedrà probabilmente mai più una catastrofe di tale ampiezza".
Gengis Khan apprende con entusiasmo le notizie portate da Jebe e Subotei sulla possibilità di invadere il califfatto di Baghdad e la Russia meridionale, ma è preoccupato per altri territori. Andava fatta vendetta con gli xi xia per non aver partecipato alla guerra in oriente, inoltre i tanguti ostacolavano il transito delle carovane commerciali, nel Catai, i Jin stavano rialzando la testa, in Corea un agente del fisco era stato ucciso. Il conflitto con gli xi xia esplode in tutta la sua violenza. Nel febbraio del 1227 Gengis Khan conquista le città di Heisui, Gan-zhou e Su-zhou. In marzo conquista la prefettura di Xining e la città di Xindu-fu. In aprile conquista la prefettura di Deshun dove il generale degli xia, Jianlong, resiste per giorni.. Ma Jianlong infine cade e Gengis Khan in autunno prende Xiliang-fu. Un esercito degli xi xia sfida i mongoli in battaglia vicino ai monti Helanshan ma le loro armate vengono sopraffatte. In novembre Gengis Khan pone l'assedio alla città di Ling-zhou; attraversa il Fiume Giallo e sconfigge un altro esercito degli xi xia. Gengis Khan attacca la capitale Ningxia, oramai alla fame; Li Yan, il re dello Xi Xia occidentale si arrende, ma i mongoli vi compiono un vero e proprio genocidio cancellando i tanguti dalla faccia della terra.

E giunge la fine anche per lui. Non è chiara la causa della sua morte forse per i postumi della caduta da cavallo di qualche anno prima, forse per le ferite riportate nelle battaglie contro i tanguti (questo spiegherebbe la terribile rappresaglia contro la popolazione), forse ucciso dalla moglie di Li Yan, costretta al concubinato. Comunque sia, a metà del 1227 egli chiama Ogodei e Tului dicendo loro "Figli miei, sono al termine della mia vita. Con l'aiuto del Cielo Eterno vi lascio un impero così vasto che occorre un anno di marcia per coprire la distanza che va dal suo centro alle sue estremità. Se volete conservarlo, restate uniti, agite di concerto contro i vostri nemici, agite in concordia per favorire chi vi è fedele. Bisogna comunque che uno di voi occupi il trono. Ogodei sarà il mio successore. Rispettate questa mia volontà, dopo la mia morte".
Il suo corpo venne riportato in Mongolia e sepolto in una località segreta, probabilmente insieme a molti servi uccisi per tenere segreto il luogo della tumulazione. Tutta l'area intorno, per centinaia di chilometri quadrati, venne dichiarata interdetta all'accesso e sorvegliata dalle guardie urianhai (il fedele gruppo tribale di Subedei), oltre ad essere volutamente calpestata da centinaia di cavalli per cancellare ogni traccia della sepoltura. Gengis Khan morì lasciando un impero che si estendeva dalla Siberia al Kashmir, al Tibet, al Mar Caspio, al Mar del Giappone. Nonostante i genocidi, le deportazioni di massa e le distruzioni delle città rase al suolo e ricostruite da zero, l'impero mongolo era solido, pacifico, con genti diverse per stirpe, lingua e religione che convivevano armoniosamente sotto l'equa e inflessibile pax mongolica. Con la pax mongolica i collegamenti tra oriente e occidente si erano fatti sicuri e più semplici tanto che nel seicento Abdul Ghazi scriveva "Sotto il regno di Gengis Khan ogni paese tra Iran e Mongolia godeva di una tale tranquillità che una vergine nuda, con un piatto d'oro colmo di perle sulla testa, avrebbe potuto incedere da levante a ponente senza subire da alcuno la minima violenza". La sicurezza delle vie carovaniere potè consentire l'intensificarsi delle relazioni commerciali e culturali tra due universi ritenuti fino ad allora, in occidente, inconcepibili. Il genio di un nomade aveva dato vita a un rinascimento asiatico che iniziò ad attrarre monaci, studiosi, aristocratici, cavalieri, incantati da quell'impero fiabesco.
Non esistono ritratti o raffigurazioni attendibili di Gengis Khan in quanto sono tutte opere postume e da ritenersi interpretazioni artistiche, compresa la più famosa raffigurazione conservata al National Palace Museum di Taipei (Taiwan), mostrata all'inizio dell'articolo. Di certo dalle descrizioni dell'epoca e da quanto tramandato dallo storico persiano Rashid al-Din, si viene a sapere che nella famiglia di Temüjin erano tutti alti, con capelli rossi, lunghe barbe ed occhi verdi, tutte caratteristiche anomale per le etnie asiatiche e sicuramente tratti fisiognomici atipici tra i mongoli.

Gengis Khan ebbe da varie mogli e concubine numerosi figli e figlie, a ciascuno dei quali vennero assegnati titoli e guerrieri, ma per i 4 figli maschi avuti dalla prima e principale moglie Börte furono riconosciuti i più alti onori ed il diritto di successione per le cariche più rilevanti; questi quattro erano:
Djuci, dalla cui discendenza nacquero sovrani e condottieri,
Djagatai,
Ögödei, il successore,
Tolui, padre di Kublai Khan.
Le successive mogli che gli avevano dato figli e di cui si abbia traccia, furono:
Qulan Khatun dei merkit,
Yesugan dei tatari,
Chi Kuo della Cina,
Yesulun dei tatari,
Abika Khatun dei keraiti,
Gurbasu Khatun dei naiman,
Chaga Khatun dei anguti,
Moge Khatun (poi moglie di Ogodei),
una concubina dei naiman madre di Djurchetai e una concubina dei tatari madre di Orchakan.

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Le conquiste di Gengis Khan

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Eugenio Caruso - 9 gennaio 2017


Tratto da


www.impresaoggi.com