Unberto Brustio e i negozi UPIM.

INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

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E - Thomas Edison - Carlo Erba - Carlo Esterle -
F - Giorgio Enrico Falck - Renato Fastigi - Carlo Feltrinelli - Salvatore Ferragamo - Enzo Ferrari - Michele Ferrero - Serafino Ferruzzi - Ignazio Florio - Henry Ford - Eden Fumagalli -
G - Egidio Galbani - Edoardo Garrone - Giuseppe Gilera - Francesco Gondrand - Carlo Guzzi -
H - Hewlett e Packard
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L - Vincenzo Lancia - Achille Lauro - Luigi Lavazza -
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N - Vittorio Necchi
O - Adriano Olivetti
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R - Louis Renault - Alberto Riva - Angelo Rizzoli - Agostino Rocca - John Davison Rochefeller - Nicola Romeo
S - Isaac Merrit Singer - Alfred Sloan - Luisa Spagnoli - Otto Sundbäck
T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi

Umberto Brustio
Buenos Aires (Argentina), 20 dicembre 1878 - Milano, 25 aprile 1972
Nasce a Buenos Aires dove il padre esercita con successo un’attività di produzione dolciaria. Arrivato in Italia, a Milano, Brustio compie studi tecnici specializzandosi in campo tessile, e nei primi anni del secolo inizia la carriera commerciale come rappresentante per la Benini, una ditta di Como produttrice di tappezzerie e arredi sacri, della quale dopo qualche tempo diventa socio. La crisi del 1907 colpisce severamente anche questa attività e nel marzo 1908 l’impresa viene dichiarata in fallimento. Dopo un’esperienza lavorativa presso la Società chimica lombarda A. E. Bianchi e C, nel 1913 Brustio accetta l’offerta del cognato Senatore Borletti di trasferirsi a Buenos Aires per dirigere la società Enrico Dell’Acqua.
Borletti, la cui sorella Antonia aveva sposato Brustio nel 1908, era a sua volta genero di Enrico Dell’Acqua, e, all’improvvisa morte di quest’ultimo nel 1910, aveva dovuto occuparsi dell’impresa industriale e commerciale da lui creata in America Latina.
Brustio guida per sei anni un’impresa molto complessa, costituita da uno stabilimento industriale a Buenos Aires, un laboratorio di confezioni, ventisei magazzini di vendita al minuto in Argentina, un cotonificio a Montevideo, un centro di vendita all’ingrosso a Santiago del Cile.
Nel 1919 torna in Italia, su invito di Borletti, il quale ha bisogno del suo aiuto per riorganizzare un’altra impresa da lui controllata, quella che assumerà il nome La Rinascente, impegnata nella grande distribuzione, sorta nel settembre del 1917 dalla fusione fra la ditta Bocconi e i Magazzini Vittoria.
La vendita al dettaglio di prodotti dell’abbigliamento e dell’arredamento nella forma del grande magazzino aveva conosciuto in Italia una certa fortuna fra il 1880 e il 1900, soprattutto grazie all’opera di Ferdinando Bocconi, che all’inizio del secolo poteva contare su più di tremila dipendenti, nove sedi nei più importanti centri del Paese, una casa d’acquisti a Parigi. La morte di Bocconi, avvenuta nel 1908, aveva causato tuttavia l’irrimediabile decadenza dell’impresa, perché gli eredi si erano dimostrati incapaci di adeguare l’offerta dell’impresa all’evoluzione dei consumi della società italiana, in una fase di notevole trasformazione come quella rappresentata dall’età giolittiana. Il progetto di rilancio messo in campo nell’estate del 1917 da Senatore Borletti trova l’adesione dei maggiori industriali e commercianti di prodotti tessili e il decisivo supporto della Banca italiana di sconto. Gli inizi della nuova società sono piuttosto difficili, soprattutto a causa della grave carenza di capacità dirigenziali in Italia nel settore della grande distribuzione. Da qui la decisione di Borletti di far rientrare in Italia Brustio, ritenuto l’unico manager italiano in grado di risollevare le sorti dell’impresa.
Brustio entra nel Consiglio d’amministrazione nel giugno del 1919, assumendo in ottobre la carica di Amministratore delegato con l’incarico di ristrutturare l’impresa dalle fondamenta, in particolare sul versante commerciale. I primi due anni della sua gestione danno risultati lusinghieri: nel marzo del 1921 viene riaperta con grande successo la sede di piazza del Duomo, che era andata distrutta a causa di un incendio nella notte fra il 24 e il 25 dicembre 1918; l’accattivante denominazione della nuova società – La Rinascente – fu conferita da Gabriele D’Annunzio.
Diventa tuttavia ben presto evidente la necessità di affrontare una contraddizione visibile sin dalla nascita dell’impresa: il conflitto fra le sue autonome esigenze e i diversi interessi rappresentati nell’assetto della proprietà. Nel 1921 La Rinascente è controllata – oltre che da Senatore Borletti e dai suoi familiari –, dalla Banca commerciale, subentrata alla Banca italiana di sconto pochi mesi dopo la fondazione, e da un gruppo di industriali e commercianti all’ingrosso interessati all’azienda soprattutto in quanto acquirente dei loro prodotti. Mentre l’azionista-banchiere mostra scarsa comprensione per i tempi lunghi necessari all’Amministratore delegato per rendere La Rinascente una società dalla quale sia possibile ricavare buoni dividendi, gli azionisti-fornitori sono particolarmente irritati dal modo di operare di Brustio, che indirizza tutti i suoi sforzi verso la politica degli acquisti che giudica più conveniente, sottraendo in tal modo ordinativi ai colleghi del consiglio d’amministrazione. Brustio avvia inoltre una progressiva espansione delle filiali su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di raggiungere, basandosi sui principi fondamentali del grande magazzino – prezzi convenienti e buona qualità della merce –, una fascia di consumatori più vasta possibile. All’inizio del 1922, in concomitanza con la crisi economica dovuta ad una generale caduta dei prezzi, e con le difficoltà di Borletti, personalmente coinvolto nel dissesto della Banca italiana di sconto, si arriva a un duro confronto tra una parte dei consiglieri e Brustio, il quale tuttavia riesce a dimostrare la mancanza di alternative concrete alla sua strategia, consolidando così la propria posizione di comando alla guida dell’impresa.
Nel 1928 Brustio costituisce la società Upim (acronimo di Unico prezzo italiano Milano) e importa con successo in Italia, sull’esempio già diffuso in Europa, il modello del magazzino a “prezzo unico”, che si differenzia dal grande magazzino di tipo classico per i prodotti venduti – prevalentemente articoli di abbigliamento e per la casa, che rispondono a una domanda di base, vasta e costante – e per i minori costi di avviamento e di gestione. È proprio il magazzino a “prezzo unico” lo strumento che consente all’impresa di resistere alla bufera provocata dalla crisi economica dei primi anni trenta, a causa della quale La Rinascente vede il proprio capitale sociale ridotto dai 90 milioni del 1930 ai 13,5 del 1933. Brustio reagisce alla difficilissima congiuntura attuando una radicale trasformazione dell’impresa e orientandola ai consumi popolari: fra il 1930 e il 1940 le filiali La Rinascente e Upim passano rispettivamente da 18 a 5 e da 14 a 36, mentre nel 1934 le due società vengono fuse. Grazie a questa strategia, il 1933 è l’ultimo anno prima della guerra che vede l’impresa in perdita.
La crisi economica porta anche un notevole mutamento nella composizione della proprietà: diversi industriali tessili come Marzotto, Rivetti, Trabaldo cedono le proprie quote, mentre i Grandi Magazzini Jelmoli di Zurigo rilevano nel 1933 le azioni della Banca commerciale italiana passate all’Iri. Si costituisce quindi un sindacato di controllo formato dalla famiglia Borletti, dal gruppo Jelmoli e da una costellazione di azionisti minori che fanno riferimento allo stesso Brustio. Questo assetto proprietario, che resterà invariato sino al 1965, si rivela il più adatto a garantire la stabilità e il successo dell’impresa. Per Brustio, l’ingresso di Jelmoli rappresenta finalmente la possibilità di collaborare con un azionista in grado di comprendere le esigenze e i problemi aziendali ed eventualmente di contribuire alla loro soluzione. Alla morte di Senatore Borletti, nel dicembre 1939, arriverà la nomina di Brustio alla presidenza della società.
L’espansione della catena Upim nella seconda metà degli anni Trenta non è comunque priva di ostacoli. L’impresa si trova in particolare a fare i conti con la vivace concorrenza della Standard (Standa dal 1937), fondata nel maggio del 1931 da Franco e Italo Monzino, già dirigenti della Rinascente, con l’appoggio del cognato Fernando Borletti, fratello di Senatore, e membro dello stesso Consiglio d’amministrazione della Rinascente. I Monzino, forti dell’esperienza acquisita presso l’impresa rivale, conseguono rilevanti successi con la Standard, imitando il modello Upim. Brustio combatte la concorrenza dei Monzino accelerando l’espansione dell’Upim, che dopo il 1936 accresce notevolmente il numero delle proprie filiali. Nel marzo del 1941 si delinea comunque un accordo fra i concorrenti che prevede, entro un quinquennio dalla fine del conflitto in corso, la diffusione dei magazzini Upim da 38 a 76, e di quelli Standa da 22 a 44. La guerra causa tuttavia alla società danni gravissimi: nove filiali Upim sono distrutte, sei danneggiate, nove requisite, mentre altre quattro vengono chiuse per motivi diversi. Fra le filiali La Rinascente, solo quella di Roma non subisce danni; viene requisita invece la filiale di Napoli, e i magazzini di Genova e Cagliari. Ancora una volta la sede di piazza del Duomo a Milano è resa completamente inutilizzabile e nel capoluogo lombardo è ridotta in macerie anche la sede centrale di via Carducci.
Nonostante la gravissima situazione postbellica, in questo periodo si conferma la vitalità del complesso aziendale che Brustio ha plasmato in più di vent’anni di lavoro. La ricostruzione procede infatti velocemente: già nel 1946 vengono riattivate 19 sedi Upim e la filiale La Rinascente a Cagliari; il 4 dicembre 1950 viene riaperto al pubblico, completamente ricostruito, il magazzino di piazza del Duomo. Intanto il capitale sociale, che nel 1945 era di 54 milioni, nel 1950 raggiunge il miliardo.
All’inizio degli anni Cinquanta Brustio mette in atto una nuova strategia commerciale, i cui capisaldi sono il netto miglioramento qualitativo dell’offerta e l’abbassamento dei margini di profitto unitario. I risultati non si fanno attendere: fra il 1950 e il 1957 le vendite passano da 10 a 54 miliardi, i dividendi oscillano fra il 10 e il 12% di un capitale sociale che alla fine degli anni Cinquanta raggiunge i 5 miliardi; l’incremento della superficie di vendita è tale che i principali concorrenti – Standa e Coin – insieme non rappresentano che i due terzi di quella complessiva Upim e La Rinascente.
In questi anni di intenso sviluppo Brustio rimane saldamente alla guida della società, fino al maggio del 1957, quando riceve il titolo di Presidente onorario, restando poi membro del consiglio d’amministrazione fino al 1968. Nel 1952 è nominato cavaliere del lavoro, mentre nel 1958 viene eletto nella Hall of Fame in Distribution dalla Boston Conference on Distribution. Trascorre gran parte dei suoi ultimi anni in viaggi di studio all’estero. Muore a Milano nella primavera del 1972.

Nel 1969 Upim, con il Gruppo Rinascente, viene acquisita dalla famiglia Agnelli. Nel 1970 i magazzini Upim arrivarono a quota 150. Nel corso degli anni, con questa gestione, Upim vivrà una crisi di profitti continua. Strategia del gruppo era solitamente aprire nuovi negozi Upim con annesso il reparto alimentare del gruppo gestito con il marchio Sma. Nel 1975 si avvia la formula del franchising per l'affiliazione dei grandi magazzini. Negli anni la catena si afferma sempre più fra gli italiani, come concorrente diretta della Standa (fondata proprio da un ex direttore Upim, Franco Monzino), con lo slogan Prima passa alla Upim. Nel 1997, assieme a tutto il Gruppo Rinascente, confluisce nel Gruppo Auchan. Con il gruppo Auchan iniziano a chiudere molti dei grandi magazzini siti nei centri storici e di conseguenza vengono aperte numerose filiali all'interno dei centri commerciali del gruppo. Nell'ottobre 1999 nasce a Milano la nuova formula commerciale Blukids realizzata grazie all'apertura di un nuovo negozio in corso Buenos Aires interamente dedicato al mondo dei bambini da 0 a 14 anni con un'offerta che spazia dall'abbigliamento alla scuola, dai gadgets ai giochi interattivi testabili sul posto. Da maggio 2005 Upim viene acquisita, come La Rinascente, dal Gruppo Investitori Associati, Pirelli Real Estate, Deutsche Bank e Borletti. Il 26 giugno 2008 è stato aperto il primo negozio all'estero, nel centro di Tirana, capitale dell'Albania. Ad esso ha fatto seguito un punto vendita a Victoria, nell'isola maltese di Gozo, primo di una serie di grandi magazzini che Upim ha intenzione di inaugurare a Malta. Ad ottobre 2008 si è rilanciato lo storico marchio CROFF con la creazione dei primi corner nei principali magazzini Upim e con collezioni ad hoc. A dicembre 2009 la Upim è stata acquistata dal gruppo Coin. Viene così a terminare una rivalità storica del panorama commerciale italiano che vedeva contrapporsi nella fascia medio-alta dei grandi magazzini: La Rinascente e Upim da una parte e Coin e OVS dall'altra. Il passaggio di proprietà comporta nel corso del 2010 un passaggio della maggior parte dei punti vendita dall'insegna Upim alle insegne Coin e OVS. I punti vendita in franchising, invece, rimarranno tali. Upim POP è stata una catena parallela di Upim operativa dal 2010 al 2013 che si rivolgeva ad un target di clienti giovane e organizzato come shopping mall: infatti all'interno dei punti vendita erano presenti bar, negozi di elettronica, profumerie e librerie. Gli Upim POP erano presenti a Roma, Milano, Varese, Trieste, Livorno, Cagliari e Bassano del Grappa (VI). Dal 1º agosto 2014 viene costituita la nuova divisione OVS-UPIM scorporata da Gruppo Coin conferendo le attività alla nuova società OVS S.p.A.

Risorse bibliografiche
F. Amatori, Proprietà e direzione. La Rinascente 1917-1969, Milano, Franco Angeli, 1989; E. Papadia, La Rinascente, Bologna, Il Mulino, 2005.

Eugenio Caruso - 8 luglio 2017

 


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