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Il turismo delle dimore storiche.


La sontuosità dei banchetti e delle vesti è indice di una società malata.
Seneca, Lettere morali a Lucilio

Il turismo nelle dimore storiche sta crescendo in Italia e consente di salvare luoghi incantevoli, a rischio abbandono. Il rilancio di borghi e dimore antiche preserva il territorio per le future generazioni, aprendo a un turismo colto, sostenibile, alla portata di tutti, rispettoso dell’ambiente e distante da tentazioni fuori contesto; sta diventando una forma di impresa molto interessante. Ne sono un esempio il castello di Tabiano, appena ristrutturato e aperto al pubblico, e il suo borgo che è un hotel diffuso, e poi la Rocca Meli Lupi di Soragna vicino a Parma e il Castello Scipione dei marchesi Pallavicino di Salsomaggiore, o Rocchetta Mattei di Grizzana Morandi, a un’ora da Bologna, acquisita dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna che l’ha fatta rinascere.
Il movimento del turismo dei castelli dell’Emilia Romagna ha già registrato mezzo milione di visitatori all’anno: segno che la formula piace e che i capitali coraggiosi possono avere dei ritorni, nel tempo. Il miracolo compiuto al castello di Tabiano (frazione di Salsomaggiore, in provincia di Parma), salvato dal degrado con tutto il borgo, si deve al patriarca Giacomo Corazza Martini, ora 88 anni, che ha creduto, insieme alla moglie e ai figli, in questa sfida.
Il punto di inizio della storia coincide – alla fine degli anni Novanta – con l’interruzione dell’attività del caseificio, che teneva in vita il borgo medievale. «Il borgo si era spopolato fino a mantenere soltanto la locanda – racconta Corazza -. Le piante invadevano tetti e solai ormai pericolanti. L’unico modo per salvarlo era destinarlo a finalità turistico-ricettive. Siamo partiti nel 2005 ristrutturando le prime case, poi abbiamo scoperto le torri antiche, un ponte levatoio del 1200, muri di cinta, una parte di borgo integro». Sono seimila i metri quadri di borgo ristrutturati, trasformato in albergo diffuso con spa, piscina, ristorante, sale convegni; contando i casali (ora con piscina)sulle dolci colline emiliane, in tutto sono disponibili una sessantina di camere, al 70% occupate da clienti esteri. Riaperti anche il frutteto, l’oliveto, l’orto. «A quota 90% del fabbisogno l’energia prodotta da fonti rinnovabili», sottolinea con orgoglio Corazza.
Nell’arco di un decennio sono stati investiti 5,5 milioni nel borgo e un milione per i casali «e il 10% degli investimenti ha riguardato l'efficienza energetica - spiega Corazza -. Ora il relais e il borgo sono meta di eventi, matrimoni e di un turismo colto». Ma le radici non si dimenticano. «Vogliamo promuovere la cultura del territorio – scandisce Corazza – dal Festival Verdiano, all’opera al Regio di Parma, fino al tema gourmet che caratterizza la food valley emiliana». Il castello, aperto da tre mesi senza troppo clamore, ha già registrato oltre quattromila visitatori e ha ospitato il lancio della Maserati Levante e i festeggiamenti per i 150 anni di Acqua di Parma. In un’area in declino, con un termalismo che assisteva alla chiusura di alberghi anno dopo anno, Tabiano Castello è riuscito a creare un mercato nuovo, a vantaggio di tutta la zona.
Il nodo delle dimore storiche è proprio la messa a reddito del bene immobiliare. «L’unica prospettiva – conferma Gaddo della Gherardesca, che ha ereditato con i fratelli il castello di Castagneto Carducci e da maggio è presidente dellAdsi (Associazione dimore storiche italiane, con 4.500 aderenti) – è il turismo, perché i costi di manutenzione obbligatoria sono ormai divenuti insostenibili e non è possibile che più del 50% delle dimore non generi entrate. Con Accenture e altre istituzioni stiamo mettendo a punto una strategia di rilancio da proporre al Governo, intanto incontriamo i maggiori tour operator mondiali per sviluppare l’incoming dall’estero».


www.ilsole24ore.com


10 ottobre 2017

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www.impresaoggi.com