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La grande distribuzione organizzata tenta la ripresa

1. IN SINTESI
La ripresa dei consumi fa segnare nel primo semestre del 2017 uno dei migliori risultati del decennio per la Gdo italiana. Aumentano i volumi che, insieme all'andamento favorevole dei prezzi, fanno crescere le vendite che per la prima volta da diversi anni tornano ad affiancare la media europea. A spingere le vendite e' anche l'aumento delle referenze grazie all'incremento dei prodotti a marca industriale.
Si riduce la numerica dei negozi, ma cresce lievemente l'area di vendita. Discount e superstore continuano a essere i formati piu' performanti nonostante gli assetti e le dinamiche della Gdo mostrino caratteristiche molto differenti tra le diverse aree del Paese. Le piccole superfici chiudono per far spazio a formati piu' grandi nell'ottica di un profondo rinnovamento della rete di vendita. La fluidita' dei consumi enfatizza la propensione alla sperimentazione dei comportamenti di acquisto e favorisce i retailer piu' dinamici in termini di assortimenti e formati di vendita.
I canali specializzati ed emergenti attraggono soprattutto i millennials che sono alla ricerca di novita' e allo stesso tempo di semplicita' d'uso dei prodotti. L'elemento dirompente del 2017 attiene all'accentuata crescita dell'ecommerce, anche in ambito grocery e soprattutto in modalita' mobile: gli italiani hanno imparato a fidarsi della marca del distributore e comprano online anche frutta e verdura.

2. IL DETTAGLIO ITALIANO ALLA PROVA DELLA RIPRESA
Continua la riduzione dei punti vendita del dettaglio italiano. Nell'ultimo anno il saldo tra aperture e chiusure ha determinato una riduzione della rete di circa 4.500 punti vendita, lo 0,6% dell'intera rete italiana in sede fissa. A dispetto di tale riduzione e in controtendenza rispetto al 2015, torna a crescere lievemente l'area di vendita complessiva, grazie al contributo della grande distribuzione non alimentare.
La riduzione della rete fisica continua a riguardare soprattutto i comparti segnati dalla crisi dei consumi (il tessile abbigliamento, l'arredamento, l'editoria, il faidate) e i negozi despecializzati di dimensione piu' piccola, sia dell'alimentare che del non alimentare. Al contrario e' ancora significativa la crescita dei punti di vendita legati al mondo del tecnologico e del digitale, crescono i settori oggetto delle piu' recenti liberalizzazioni (farmaci e carburanti), si afferma una netta tendenza alla specializzazione, soprattutto nell'alimentare. I negozi alimentari specializzati fanno segnare infatti una nuova crescita di mezzo punto percentuale.
Crescono ancora le forme di commercio piu' flessibili, sia quelle piu' tradizionali (l'ambulantato +0,4% in un anno) sia le forme piu' moderne del commercio online (+ 11% gli operatori pure player dell'ecommerce nel 2016). In uno scenario di riferimento definito in questi termini, giova sottolineare che l'aggregato nazionale solo convenzionalmente descrive la realta' dei singoli territori. L'analisi a livello regionale aiuta a comprendere come gli assetti del settore siano molto differenziati a livello territoriale tanto in termini di dinamica temporale che di dimensione relativa.
Il dettaglio, se misurato ad esempio in proporzione al numero dei residenti, appare piu' diffuso nelle Regioni piu' piccole e con una piu' bassa densita' demografica. Nell'ultimo anno, invece, l'area di vendita totale e'cresciuta maggiormente in tutte le Regioni del Nord-Est e si e'invece ridotta in maniera piu' ampia in alcune delle Regioni piu' piccole o meno popolate (Sardegna, Umbria, Molise, Liguria).
Sul fronte delle vendite, il settore accusa ancora un livello di quasi il 2% inferiore al valore nominale delle vendite del 2010. E allo stesso modo l'andamento del primo semestre del 2017 evidenzia un significativo ritardo rispetto al trend degli altri grandi mercati europei. E' comunque positivo che le vendite del dettaglio italiano del primo semestre facciano segnare una riduzione del differenziale rispetto all'area euro di poco superiore all'uno per cento.
I comparti piu' interessati da questa lieve inversione di marcia sono in questo caso soprattutto quelli non alimentari (tecnologici, arredamento, abbigliamento, ecc.) e segnatamente le forme distributive specializzate di grande formato.

3. ECOMMERCE IN CRESCITA: VALE 27,5 MILIARDI
Il canale digitale prosegue lungo il percorso di crescita in atto da diversi anni, anche se con ritmi lievemente piu' contenuti in confronto al recente passato. In questo contesto l'Italia continua a pagare un "gap" importante nei confronti degli altri Paesi europei: il valore del mercato ecommerce in Europa e'stimato in circa 510 miliardi di euro e risulta concentrato per oltre il 60% in tre Paesi (Regno Unito, Germania e Francia). Esso rappresenta inoltre una straordinaria opportunita', per buona parte inesplorata, per tutte le imprese della produzione e distribuzione di beni di largo consumo: si calcola che in Europa un individuo su due faccia acquisti online, mentre solo il 16% delle piccole e medie imprese del nostro Paese ha organizzato un servizio di ecommerce e di queste meno della meta' e' in grado di aggredire i mercati extra nazionali. Per quel che riguarda le vendite al dettaglio, la performance resta comunque degna di nota: secondo le stime elaborate a partire dalle informazioni CartaSi, nel 2017 gli acquisti delle famiglie che transitano per il canale digitale potrebbero totalizzare oltre 27 miliardi di euro, un valore piu' elevato di circa il 23% rispetto all'anno precedente e tre volte superiore a quanto registrato cinque anni fa. A favorire la larga diffusione del commercio online contribuiscono una serie di fattori, a partire dalla penetrazione del mobile (85% sul totale dei residenti) che rende l'Italia il terzo Paese al Mondo alle spalle di Spagna e Singapore per numero di dispositivi per persona.
Hanno giovato d'altro canto anche i miglioramenti conseguiti nella velocita' di connessione: a piccoli passi la banda larga (la cui velocita' media in download e' passata nell'ultimo anno da 6,1 Mbps a 8,7 Mbps) e' arrivata a servire circa l'80% della popolazione.
In generale, e' utile ricordare che a favore della digitalizzazione degli acquisti sta giocando un ruolo fondamentale l'innovazione nella gestione dei pagamenti: l'esperienza quotidiana insegna che la nuova frontiera e' quella dei sistemi contactless, che incorporano le carte di credito direttamente nell'iPhone, nello smartwatch, come nei tablet e nei computer. Per concludere l'acquisto e' gia' oggi sufficiente avvicinare il display del proprio dispositivo al lettore ottico dell'esercente, per non parlare del lancio di "selfie pay", un servizio che autorizzera' le transazioni solo a condizione che l'identita' dell'utente sia confermata dal riconoscimento biometrico. I numeri sono gia' oggi rilevanti nei tanti Paesi dove il sistema e' attivo da tempo (Stati Uniti, Australia, Canada, Cina, Francia, Giappone): allo stato attuale sono 20 milioni gli esercenti che lo accettano nel mondo ed il giro d'affari mondiale e' atteso superare i 500 miliardi di dollari entro il 2020. Tra gli elementi di novita', l'anno in corso restituisce un ulteriore spostamento delle famiglie verso gli acquisti effettuati tramite dispositivo mobile: secondo un'indagine Netcomm sono circa 21 milioni gli acquirenti online, di questi il 30% tramite app su smartphone e un ulteriore 12% su tablet. Il profilo tipo dei consumatori digitali suggerisce una prevalenza tra le fasce di eta' piu' giovani (il 57% degli acquirenti online ha meno di 44 anni), residenti al Nord Ovest e mediamente più istruiti. In ragione di una offerta piu' specializzata e capillare, gli acquirenti abituali tendono a concentrarsi nei centri urbani di maggiori dimensioni: nelle grandi citta' si contano 49 acquirenti ogni 100 abitanti, il doppio rispetto ai Comuni di periferia con meno di 10 mila abitanti (25%).
Lo spaccato del paniere digitale restituisce informazioni utili per valutare le abitudini e le preferenze degli italiani. In prima battuta, giova segnalare che quasi il 40% del giro d'affari complessivo afferisce all'area dei viaggi e delle vacanze: con un valore delle vendite che a fine anno potrebbe superare i 10 miliardi di euro, a guidare la classifica sono aerei e prenotazioni di alberghi e case vacanze, forti di tassi di crescita che per il comparto dell'hotelleria che superano il 90%. Insieme alla crescita del reparto casa (+26%), particolarmente positiva e' la performance del comparto alimentare (+35%) che e' arrivata a superare ampiamente il mezzo miliardo di euro: un fenomeno che sembra intercettare crescente consenso tra i consumatori grazie alla comodita' dell'atto di acquisto, alla consegna puntuale della spesa e all'ampia scelta dei prodotti in assortimento.
Nel contempo, i consumi hanno beneficiato di una offerta che si sta progressivamente strutturando per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori. Il commercio online di generi alimentari transita infatti attraverso tre canali fondamentali: i siti internet dei distributori, i marketplace dedicati (Amazon Fresh, Eataly) ed i cataloghi online dei produttori e degli operatori dell'enogastronomia locale (Giordano Vini, Nespresso, Olio Carli, Cantina della Birra).

4. LA GDO SI CONCENTRA SUI FORMATI PIU' PERFORMANTI
Dopo un decennio di crescita repentina (+32% dal 2003 al 2011), oramai da sei anni la grande distribuzione alimentare italiana presenta una dimensione complessiva dell'area di vendita stabilmente superiore ai 17 milioni di metri quadri, garantendo oramai all'Italia una dotazione commerciale complessiva allineata a quella di molti altri Paesi europei. A dispetto di tale apparente stabilita', il settore e' interessato da una profonda riconfigurazione infrasettoriale che ne sta modificando repentinamente gli assetti e le dinamiche. Innanzitutto, e' in forte riduzione il numero dei punti di vendita, in calo nell'ultimo biennio di quasi mille unita', il 3,3% del valore del 2014. Il processo si e' concentrato nei formati piu' piccoli (piccoli super e libero servizio) e nell'area meridionale del Paese, dove gli effetti della recessione e il cambiamento del consumatore sono risultati piu' profondi.
Ma se appaiono in grande difficolta' i negozi di piu' piccola dimensione, all'opposto risultano in netta crescita i punti vendita orientati a specifici segmenti merceologici (specialisti drug), di prezzo (discount), di servizio e assortimento sui prodotti alimentari (superstore). Le difficolta' degli ipermercati, peraltro, trovano il principale motivo nello sfavorevole andamento del mercato finale dei beni non alimentari e, ancora una volta, nella competizione delle grandi superfici specializzate e dell'offerta online. Nell'ultimo biennio, al traino delle maggiori superfici cresce di oltre 2 punti percentuali la quota di mercato del discount (dal 15,1% al 17,3%) e in misura meno marcata quella del superstore (dal 14,0% al 14,7%). Resta invece sostanzialmente stabile la quota dei supermercati che con oltre il 41% delle vendite totale della Gdo italiana ne costituisce ancora l'ossatura principale. In netta riduzione invece i negozi piu' piccoli e i grandi ipermercati che accusano una perdita cumulata di 2,4 punti percentuali rispetto a due anni prima.
L'affermazione delle vendite dei formati piu' performanti, pero', non trova origine soltanto nella maggiore crescita dimensionale di quei comparti ma anche, in taluni casi soprattutto, nella capacita' di quei formati di tenere le vendite a parita' di perimetro della rete. Tale produttivita' della rete premia nel 2016 soprattutto il discount che per la prima volta supera i 5 mila euro per metro quadro di area di vendita, una performance superiore di un terzo a quella dei negozi piu' piccoli e oramai non troppo dissimile da quella del canale supermercati. Continua allo stesso modo a crescere la produttivita' del superstore, che sfiora nel 2016 gli 8.500 euro di vendite per metro quadro e consolida in questo modo la performance nettamente piu' elevata di quella di tutte le altre tipologie. In lieve peggioramento anche la performance del canale ipermercati che fa segnare comunque il valore piu' alto dopo quello dei superstore.
Inoltre, il mercato distributivo italiano si caratterizza tra i principali Paesi europei per essere quello che ha subito maggiormente la crisi in termini di mancata crescita delle quantita' vendute, piu' bassa dinamica dei prezzi e forte tensione competitiva. A dispetto del piccolo miglioramento messo a segno negli ultimi due anni, l'andamento del mercato italiano e' nettamente peggiore rispetto alla media continentale e anche a tutti gli altri grandi mercati europei. Il confronto tra l'andamento delle quantita' vendute e la dinamica dei prezzi consente di circostanziare meglio gli andamenti delle vendite dei diversi mercati europei. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016 le vendite della grande distribuzione europea sono state sostenute per circa un terzo dalla crescita dei volumi e per la restante parte dalla crescita dei prezzi. I singoli mercati hanno avuto pero' andamenti specifici. In particolare, l'Italia si caratterizza per l'assoluta stasi dei volumi e la piu' bassa variazione dei prezzi, fatta eccezione per la Spagna. Tale circostanza trova motivazione certamente nell'andamento specifico della domanda finale, ma anche negli assetti competitivi del mercato italiano della Gdo. L'Italia e' infatti l'unico dei grandi mercati europei ad avere una bassa concentrazione e una leadership fortemente dispersa per canale e territorio. L'eccesso di capacita' produttiva, la riduzione della produttivita' della maggioranza dei formati di vendita, la frammentazione competitiva e la perdurante difficolta' della domanda hanno determinato in questi anni un deterioramento delle performance economiche del settore. Tale circostanza trova conferma nell'andamento dei conti economici delle imprese distributive, soprattutto se confrontati con quelli delle imprese industriali.
Una analisi originale realizzata dall'Ufficio Studi di Mediobanca in esclusiva per il Rapporto Coop, consente di leggere le performance della grande distribuzione distinguendo quella alimentare da quella non alimentare. La redditivita' operativa della Gdo e' appena superiore al 2% del capitale investito e il risultato operativo sulle vendite dopo un biennio torna sotto la soglia dell'1%. Peraltro, il confronto diretto dei risultati di bilancio tra i grandi gruppi della distribuzione commerciale e quelli dell'industria alimentare, rilevati da Mediobanca, evidenzia un andamento marcatamente divergente. E' sufficiente segnalare come la redditivita' del capitale investito della Gdo italiana sia strutturalmente pari a circa un terzo di quella della grande industria alimentare.

5. ASSETTI E DINAMICHE TERRITORIALI DELLA GDO
Le dinamiche aggregate del retail italiano sono spesso il risultato di tendenze – talvolta di segno opposto – che caratterizzano i singoli territori. Le differenze sono molto ampie sia in termini di assetti strutturali che di trend evolutivi ed evidenti gia' a livello di macroripartizione. E' facile rilevare, innanzitutto, come il settore abbia continuato a crescere nelle aree settentrionali (soprattutto nel Nord-Est) in cui aveva gia' raggiunto livelli di densita' distributiva superiori a quelli medi europei. All'opposto in coincidenza con la maggiore crisi dei consumi, e piu' in generale con le molte difficolta' di contesto, e' stato molto piu' limitato lo sviluppo nel Centro-Sud, che gia' disponeva di una molto meno ampia dotazione di superfici commerciali. In particolare, nell'ultimo anno, sono state le Regioni del Centro ad evidenziare una dinamica delle vendite dimezzata rispetto alla media nazionale. Allo stesso modo, un po' a sorpresa, i fatturati delle Regioni meridionali hanno messo a segno un incremento lievemente superiore a quello medio italiano e addirittura migliore di quello delle Regioni nordoccidentali. Le differenze, pero', non riguardano solo i trend evolutivi. E' infatti molto dissimile la composizione interna delle vendite della Gdo. Nel Nord-Ovest i formati piu' grandi (iper e superstore) hanno oramai ampiamente superato i supermercati e lasciano comunque poco spazio alle piccole superfici, siano esse negozi di prossimita' (in riduzione) o discount (in crescita). Nel Nord-Est e nel Centro rimane invece il supermercato il canale maggiormente sviluppato con una maggiore quota rispetto alle altre Regioni del Nord, di discount e libero servizio. Nel Sud del Paese, in minor misura nel Centro, invece, prevalgono maggiormente i formati di prossimita' (libero servizio e discount).
In particolare, nelle Regioni meridionali i discount hanno visto passare la loro quota dal 10% del 2007 a oltre il 25% del 2016, collocandosi stabilmente alle spalle del supermercato nella classifica dei formati. Tale quota e' ancora piu' ampia in alcune Regioni e supera, ad esempio, il 35% in Puglia. Tali macrodifferenze si colgono in misura ancora piu' marcata se si confrontano i dati delle singole Regioni e delle singole province, rappresentando una mappa del Paese molto complessa. In questo senso, e' utile evidenziare come i fatturati della distribuzione, seguendo i consumi territoriali, si concentrino maggiormente in alcuni ambiti geografici. E' qui appena il caso di notare che oltre il 30% delle vendite complessive si concentra in sole due Regioni (Lombardia e Lazio) e quasi la meta' nelle prime quattro. Allo stesso modo, le 10 province metropolitane del Paese valgono poco meno di un terzo delle vendite della Gdo. E le prime due (ancora una volta Milano e Roma) contano per quasi il 15%.

6. NEL 2017 LA GDO ITALIANA TENTA IL RILANCIO
Nei primi mesi del 2017, dopo il mediocre risultato del 2016, le vendite della Gdo italiana fanno segnare una nuova accelerazione e superano il 2% di incremento annuo. L'aggregato di ipermercati e supermercati si giova soprattutto della buona performance dei prodotti freschi (sfusi e trasformati) che superano il 4% di incremento tendenziale e del buon andamento di tutto il comparto del confezionato industriale. Perdurano le difficolta' del comparto non alimentare ma con una dinamica negativa (-2,2%) meno marcata che in passato.
Il buon andamento dei primi mesi dell'anno e', auspicabilmente, il risultato di una nuova intonazione della domanda finale ma, occorre ricordare, si giova di alcune specifiche componenti congiunturali. Si tratta innanzitutto di un confronto con un primo semestre del 2016 che era stato piuttosto negativo ma soprattutto ha potuto contare sulla forti escursioni climatiche del primo semestre. Come si illustrera' meglio nei prossimi paragrafi, gli andamenti climatici hanno determinato un forte incremento dei consumi, e dei prezzi, di molte categorie merceologiche. Peraltro, dal 2016 la grande distribuzione italiana evidenzia un andamento delle vendite tendenzialmente migliore di quello di molti degli altri grandi mercati europei e nel 2017 eguaglia per la prima volta dopo molti anni la media europea.
Il trend di crescita si declina in maniera differente nei diversi formati. Nel primo semestre infatti, sono ancora una volta gli specialisti drug a fare segnare il maggiore incremento delle vendite, ma a differenza degli altri formati tale incremento e' sostenuto da un aumento piu' che proporzionale dei volumi. Gli altri formati evidenziano all'opposto una dinamica delle vendite sostenuta anche dal favorevole andamento dei prezzi che permettono a discount, supermercati e superstore di superare la crescita del 3%. Gli ipermercati, appesantiti dalla componente non food evidenziano una crescita molto piu' contenuta ma comunque positiva. All'opposto e' ancora in crisi il formato del libero servizio di prossimita' che soffre la concorrenza degli specializzati e fa segnare una ulteriore riduzione di oltre 2 punti percentuali. Ma sono le differenze geografiche a riservare le tendenze piu' inattese. Nella prima parte dell'anno, infatti, le Regioni del Centro-Sud mettono a segno una performance nettamente superiore a quella del Nord, sia in termini di volumi che di valori. Sorprende in particolare il forte incremento delle vendite delle Regioni meridionali (+2,6%) ancora di piu' perche' si associa a una dinamica meno pronunciata dei volumi e potrebbe segnalare un punto di svolta nel deprezzamento del carrello medio iniziato con la crisi e mai piu' interrotto.
La positiva dinamica dei prezzi e' riconducibile sicuramente ad alcune fiammate inflattive che nei primi mesi dell'anno hanno riguardato alcuni comparti (soprattutto dei freschi) ma segnala forse un differente atteggiamento del consumatore. Ne e' una parziale testimonianza la ulteriore, piccola, riduzione delle vendite in promozione. E la stessa evidenzia che tali vendite hanno una dinamica meno pronunciata di quelle dei prodotti a prezzo pieno.
L'interruzione del cosiddetto "downgrading" della spesa trova un ulteriore riscontro nel significativo incremento della quota di prodotti premium venduti nella grande distribuzione. I prodotti con prezzo superiore al 130% rispetto al prezzo medio della categoria e' passato nell'ultimo anno dal 30,3% al 30,9%. Con un andamento piu' pronunciato rispetto all'incremento dei prodotti di fascia bassa, la cui incidenza sale dal 27,6% al 27,8%. La stessa marca commerciale torna in una prospettiva di crescita (+2,8% nel primo semestre) soprattutto grazie al netto spostamento del proprio baricentro dai prodotti low cost ai segmenti premium e lifestyle le cui vendite fanno segnare un incremento tendenziale prossimo al 17%.

7 L'AUMENTO DELLE REFERENZE SPINGE LE VENDITE
La progressiva differenziazione delle scelte alimentari, l'emergere di specifici stili alimentari anche molto diversi da quelli tradizionali (vegan, free from, salutistico, etnico), la persistente predilezione per i prodotti a km 0, l'ampliarsi delle scale di prezzo tra premium e low cost e, da ultimo, la crescente liquidita' delle scelte d'acquisto sono elementi centrali del nuovo profilo del consumatore italiano. E non e' evidentemente un caso che si riduca progressivamente il ruolo della promozione come leva per spingere le vendite e, viceversa, sia l'assortimento – la sua dimensione ma soprattutto la sua gestione dinamica – a diventare elemento strategico della manovra competitiva dei retailer italiani. In questo senso e' sufficiente verificare la progressiva accelerazione del numero di referenze medie nei punti di vendita della grande distribuzione italiana che dal 2013 sono cresciute del 10% e soltanto negli ultimi due anni fanno segnare un incremento di 6 punti percentuali.
In realta' tale variazione e' solo il saldo tra i nuovi prodotti introdotti e quelli usciti dal mercato. Infatti, nell'ultimo biennio sono state quasi 41 mila le nuove referenze comparse sugli scaffali della Gdo (39 mila i prodotti usciti) con una incidenza di circa il 20% sull'assortimento totale.
Il rinnovo degli assortimenti determina effetti importanti sulle vendite della grande distribuzione. In questo senso infatti il fatturato dei nuovi prodotti industriali introdotti sul mercato nell'ultimo biennio ha determinato un incremento delle vendite di oltre 6 punti percentuali in due anni. All'opposto i prodotti usciti dal mercato ne hanno determinato una riduzione di solo 1,3% mentre, sorprendentemente l'assortimento esistente ha fatto segnare una riduzione del fatturato di 2 punti percentuali. In sostanza, a parita' di assortimenti le vendite sarebbero rimaste negative.
La relazione positiva tra tasso di rinnovo degli assortimenti e variazione delle vendite delle categorie e' una ulteriore riprova della rilevanza della rotazione degli assortimenti per la promozione delle vendite. E' appena il caso di notare che quelle categorie che fanno segnare i piu' alti tassi di introduzione di nuovi prodotti sono anche quelle che si caratterizzano per i maggiori incrementi di fatturato.

8. CHE CIBO CHE FA Dopo l'estate calda del 2015 e' nel primo semestre del 2017 che il cambiamento climatico entra definitivamente nel carrello della spesa degli italiani. Infatti, nei primi mesi dell'anno, alle temperature particolarmente rigide dell'inverno (e le con seguenti impennate dei prezzi agricoli) si e' aggiunta una delle piu' torride estati di sempre. L'analisi del primo semestre (non sono ancora disponibili i dati dell'intera estate) fa facilmente intendere come il climate change faccia mutare repentinamente le abitudini di consumo delle famiglie. Schizzano in alto le vendite di liquidi dissetanti: acqua prima di tutto, che segna un aumento di oltre l'8%, ma anche te' freddi e bevande agli aromi, come lo sciroppo alla menta (+29%) e alla mandorla, vanno forte anche i succhi freschi (+22%). Diminuisce l'acquisto di cibi che richiedono di passare tanto tempo davanti ai fornelli, come torte, pizze, sughi. Nel piatto finiscono meno stufati e pietanze cucinate e piu' capresi e macedonie. Crescono tutti i prodotti che si possono consumare freddi o con un panino: piatti pronti, soprattutto freschi e light, salumi e formaggi leggeri, tonno e salmone in scatola, insalate e pomodori. Aumentano gli acquisti delle creme solari (+11%), ed e' boom di insetticidi e repellenti per le zanzare (+16%).
Complice la rigida stagione invernale nel 2017, nei primi mesi dell'anno sono cresciuti i prezzi dell'ortofrutta ma sono cresciuti anche alcuni consumi riconducibili alla stagione fredda: i cotechini crescono dell'11%, lo stinco precotto del 30%, il gorgonzola del 5%. Tali fenomeni, interessanti dal punti di vista sociologico, pongono allo stesso tempo una nuova sfida ai retailer chiamati a rispondere con altrettanta prontezza alla forte reattivita' della domanda alle condizioni climatiche. Per cogliere l'ampiezza del fenomeno, basti dire che le maggiori vendite del primo semestre sembrano concentrarsi quasi esclusivamente in quei settori merceologici impattati dal mutamento del clima. Tali settori infatti pur pesando per circa un terzo del totale delle vendite del periodo rappresentano invece oltre l'80% della loro variazione positiva. E tale circostanza deve, peraltro, consigliare cautela rispetto alla possibilita' di replicare la buona performance dei primi mesi dell'anno nel prossimo futuro. Da ultimo, sebbene l'impatto del clima sui consumi e' un fatto che spesso sorprende gli analisti per l'ampiezza degli impatti economici, sembra, invece, essere stato gia' da tempo metabolizzato dagli italiani. In una indagine di Coop per Expo gia' nel 2015 si evidenziava come oltre la meta' degli italiani ritenessero il cambiamento climatico la causa fondamentale delle modifiche future nella dieta, il dato piu' alto tra tutti i Paesi considerati.

9. DOPO UN ANNO ECCEZIONALE, RALLENTA LA CRESCITA DEI FATTURATI
Il 2017 che si sta per chiudere si e' rivelato un anno particolarmente positivo per la performance della Distribuzione Moderna, con un giro d'affari in crescita di oltre due punti percentuali rispetto all'anno precedente. A guidare il fenomeno di recupero in atto sono state in buona misura entrambe le componenti del fatturato: merito dei prezzi, che hanno risentito dello shock che ha colpito a piu' riprese i mercati ortofrutticoli tra le gelate di inizio anno ed il caldo torrido della stagione estiva, ma anche dei volumi, a suggerire il consolidamento di una dinamica che si conferma positiva per il terzo anno consecutivo. Il tutto in uno scenario in cui il contributo del mix staziona ancora in territorio negativo, principalmente per effetto del contributo offerto dal discount, mentre la pressione promozionale continua a viaggiare lungo un sentiero cedente (l'incidenza delle offerte e' arrivata ad approssimare il 30% del valore complessivo dell'assortimento, il livello piu' contenuto dell'ultimo quinquennio). Se e' vero che la dimensione del recupero delle vendite del largo consumo e'stata ampiamente superiore alla crescita dei consumi di beni non durevoli (e solo di poco inferiore a quella dei beni durevoli, trainati dall'investimento immobiliare e dal ciclo dell'auto), e' opportuno rimarcare che l'avanzamento del fatturato della Distribuzione Moderna concentrato nella seconda meta' dell'anno ha tratto ampio beneficio dall'anomalia dei fattori climatici che hanno caratterizzato il 2017: al freddo intenso dei mesi invernali hanno fatto seguito una stagione primaverile e una estiva con temperature particolarmente elevate e ben oltre le medie storiche. L'eccezionalita' del clima ha contribuito a incrementare in misura sensibile le vendite dei prodotti freschi, sempre piu' apprezzati dai consumatori, di gelati, surgelati e bevande. Sotto un altro punto di vista, la performance descritta e' da ascrivere anche ad un cambiamento del comportamento di consumo da parte delle famiglie: all'interruzione del downgrade descritto nelle pagine precedenti, si e' sommata una attenzione crescente verso una domanda all'insegna della qualita' e dell'innovazione (gli italiani si confermano popolo di sperimentatori e i risultati sembrano premiare molto piu' che in passato i prodotti recentemente immessi sul mercato). La previsione che qui proponiamo per il 2018 trae spunto da un quadro delle esogene che vede migliorare il reddito disponibile dopo la frenata del 2017 e ridimensionarsi il ciclo del durevole. Se queste premesse sembrano configurare un quadro favorevole alle vendite del largo consumo, e' pur vero che lo scenario sconta un minore sostegno al fatturato da parte dei prezzi: la componente inflativa relativa all'assortimento alimentare e' infatti attesa rallentare nei mesi a venire in ragione della discesa delle quotazioni in euro delle materie prime alimentari e agricole che attualmente si sta osservando sui mercati (a parziale compensazione, appare comunque di qualche utilita' sottolineare che il recupero del petrolio potrebbe determinare un rincaro sul fronte dei costi di trasporto delle merci). Cio' premesso, l'andamento del giro d'affari della Distribuzione Moderna dovrebbe complessivamente confermarsi positivo (+1%) ma piu' che dimezzarsi nei ritmi di marcia rispetto al 2017. Alla buona performance del LCC (+1,3%) e del fresco ortofrutticolo (+1,6%) si contrappone per contro un contenimento del no food (-3,7%), fenomeno peraltro non certo nuovo ma in linea con le evidenze degli ultimi anni. A livello di struttura dell'offerta, d'altra parte, si confermano le buone performance di discount e specialist drug, rispettivamente 2,2% e 2,5% nel 2018, con una crescita in rallentamento compresa tra il punto ed il punto e mezzo percentuale per i formati piu' tradizionali delle rete distributiva quali ipermercati, supermercati e superstore. A livello territoriale, la tendenza attesa e' quella che di una parziale inversione di tendenza rispetto al 2017: archiviata una fase in cui il Sud ha sovraperformato in confronto alla media nazionale, si osserva un incremento del fatturato piu' solido nel Nord Italia (+1,2% e +1,4% per le aree del Nord-Ovest e Nord-Est).

Italiani.coop - 11-04-2018

IMPRESA OGGI. I costi di gestione dei magazzini della GDO, nel futuro, saranno destinati a ridursi considerevolmente. Non so tra quanti decenni ma succederà che i grandi magazzini potranno fare a meno delle cassiere. Amazon ha già fatto un primo tentativo a Seattle ma la strada non sarà quella. Ogni prodotto conterrà un particolare chip che permerrerà di riconoscere ciascun il prodotto messo nel carrello. All'uscita non ci sono né casse né cassieri: una app procede a calcolare il totale e a inviare il conto.


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www.impresaoggi.com