L'impressionismo e il mecenatismo borghese

Recentemente ho letto un libro dal titolo , “Il Secolo della borghesia” Utet, 2006, di Cesare de Seta, che mi è piaciuto e del quale ho parlato nel mio blog.
Parla di arte e di famosi artisti francesi, da Monet a Renoir, Ingres, Seurat e molti altri. Sapevo poco di questi argomenti; è pur vero che a casa avevamo una vecchia raccolta di volumi sulla pittura. Tuttavia, quando sfogliavo questi libri facevo fatica a capirne i contenuti.
Ebbene, Cesare de Seta mi ha aiutato a migliorare la mia conoscenza di questi grandi artisti, facendomi capire il contesto storico e culturale dell’epoca. Si parla del diciannovesimo secolo e di un paese: la Francia. Forse per questo il libro si intitola, “il Secolo della Borghesia”.
La Francia è stato uno dei primi Stati europei ad avere un ceto borghese illuminato, laico, intraprendente, capitalista e industriale. Questo era il nuovo contesto dove si muovevano questi grandi artisti. Questo era il nuovo pubblico e i nuovi mecenati.
Borghesi e non più aristocratici e sovrani. Cambiavano in questo modo i gusti e si richiedeva, perciò, all’arte, alla pittura, di esprimere una nuova sensibilità differente dalla solita Accademia.
Gli Impressionisti compresero questi mutamenti e cambiarono il metodo del Bel Dipingere allora di moda, rinnovando i rapporti esistenti con la critica e il pubblico. Anche Seurat e il suo “divisionismo” fu una innovazione: eravamo già, tuttavia, tra i post-impressionisti o neo impressionisti. All’inizio questi pittori faticarono a entrare in sintonia con il pubblico: molte delle loro opere furono rifiutate al Salon, il maggiore tempio dell’arte come era concepita dall’Accademia.
Dovettero inventarsi una loro, magnifica, Esposizione di tele “impressioniste”. Come vennero chiamate dalla critica. L’Accademia di Belle Arti non amava queste Avanguardie. Era un po’ come la contrapposizione tra destra e sinistra nell’odierno Parlamento. Due concezioni si affrontavano. Due sensibilità e visioni. Col tempo, tuttavia, anche la critica e il grande pubblico amarono queste nuove creazioni e forme d’arte. Ma ci volle molto tempo. Di recent , a questo proposito, ho visto un film sulla vita del grande pittore americano J. Pollock. Pochi compresero la grandezza della sua arte e del suo stile innovativo. Molti esperti vedevano solo caoticità e quasi bruttezza. Io considero l’opera di questo genio bella, vivace e creativa in modo originale. Oggi le sue opere sono all’interno del mercato dell’arte tra le più importanti e preziose. Accademia ed avanguardia, un dualismo e un problema critico che andrebbe sempre analizzato quando studiamo e amiamo le opere di pittori geniali e innovativi.

L'Impressionismo è un movimento artistico nato in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell'Ottocento, precisamente tra il 1860 e il 1870 e durato fino ai primi anni del Novecento. Una precisa esperienza di gusto, un momento caratteristico e storicamente definito, identificano questa tendenza nella civiltà artistica moderna. Fondamentali per la nascita dell'Impressionismo furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell'importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano; la riscoperta della pittura di paesaggio; il mito dell'artista ribelle alle convenzioni; l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno; la prevalenza della soggettività dell'artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste o camuffate, con rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, che divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti. Nuovi stimoli vennero anche dall'Esposizione universale di Parigi del 1889, dove trovò sfogo l'interesse per l'arte esotica, in particolare quella giapponese e quella cinese. Hokusai e la scuola Ukiyo-e rappresentavano scene di vita quotidiana molto vicine al realismo che andava diffondendosi in Francia e in Europa. Già Charles Baudelaire, alcuni anni prima, aveva distribuito agli amici delle stampe giapponesi, che presto divennero una moda e furono apprezzate e acquistate anche dai pittori impressionisti. Si deve però ricordare che, nonostante l'allontanamento dalla tradizione, essa restava il punto fermo delle opere dei grandi artisti del passato, custodite al Louvre. >
Infine, importanti novità vennero dalle scoperte della scienza, come la macchina fotografica e le leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vive" e in movimento. Un'altra importante invenzione fu il tubetto di colore che consentiva agli artisti di poter spostarsi ed immortalare dal vivo i propri soggetti. Prima i pittori dovevano creare i colori tramite polveri di pigmento e quindi erano costretti a rimanere fermi nei loro laboratori dando ai quadri un'illuminazione artificiale che rendeva il quadro poco realistico. La fotografia per gli artisti impressionisti rappresentava un ulteriore mezzo per creare il proprio dipinto: gli artisti usavano la fotografia di un paesaggio per ricalcarne a mano i contorni e dargli una struttura di base; per poi sbizzarrire la loro creatività nella modifica di un paesaggio di cui aveva già una base più precisa e più vicina alla realtà. La storia dell'impressionismo nasce ancora prima che si possa parlare di un vero e proprio movimento: nel 1863 Napoleone III inaugurò il Salon des Refusés, per ospitare quelle opere escluse dal Salon ufficiale.
Vi partecipò, tra gli altri, Édouard Manet con Le déjeuner sur l'herbe, che provocò un notevole scandalo e che venne definito immorale. Due anni più tardi, lo stesso Manet scandalizzò nuovamente l'opinione pubblica con Olympia. La prima manifestazione ufficiale della nuova pittura si tenne il 15 aprile 1874, presso lo studio del fotografo Felix Nadar, alla quale parteciparono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley e Pierre-Auguste Renoir. La mostra del 1874 fu di per sé un'azione eversiva in quanto, al di là dell'estrema modernità delle singole opere che sconvolse la critica, venne compiuta in risposta e contro il Salon, che le aveva rifiutate, e gli studi accademici in generale. Il nome di battesimo del nuovo movimento si deve ai critici d'arte dell'epoca, che definirono la mostra Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, Soleil levant. Inizialmente questa definizione aveva un'accezione negativa, che indicava l'apparente incompletezza delle opere, ma poi divenne una vera bandiera del movimento. Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro, il nero viene escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Visto che si dipingeva en plein air, questo portò a scegliere un formato delle tele più piccole e, grazie anche all'invenzione dei tubetti per i colori a olio e del cavalletto da campagna, tutto era facile da trasportare. Il pittore cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. Si ricordano a questo proposito le numerose versioni della Cattedrale di Rouen, riprodotta nelle diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche, di Claude Monet verso la fine del 1890. Nonostante un filo rosso molto evidente colleghi tutti gli artisti impressionisti, sarebbe un errore considerare questo movimento come monolitico. Ogni artista, infatti, secondo la sua sensibilità, lo rappresenta in modo diverso. Per esempio Monet non si interessò principalmente alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto naturali, arrivando negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto (le Ninfee) in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir o Degas, si interessarono invece alla figura umana in movimento (ad esempio scene di vita quotidiana o ballerine). Molti sono gli artisti che non si possono definire del tutto impressionisti, ma che dell'Impressionismo sono evidenti precursori, molti quelli che, nati in seno all'Impressionismo, se ne distaccheranno per intraprendere nuove strade. L'unico artista che sempre, per tutta la sua vita, rimase impressionista fu Monet. In sintesi, si può affermare che l'Impressionismo sia ai suoi inizi con Manet, culmini con Monet e si chiuda con Cézanne, che poi ne uscirà.

Corrado Caruso - 11 giugno 2018

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