Sezioni   Naviga Articoli e Testi
stampa

 

        Inserisci una voce nel rettangolo "ricerca personalizzata" e premi il tasto rosso per la ricerca.

La raccomandazione, il peggior modo per trovare lavoro


Ora io sono Medea. Il mio ingegno è cresciuto col male.
Seneca, Medea


Il rapporto Renewable Energy and Jobs Annual Review, recentemente pubblicato da IRENA, ha ribadito la capacità delle fonti rinnovabili di creare nuovi posti di lavoro. Già oggi nel mondo si contano 10,3 milioni di occupati.
L’obiettivo è quello di arrivare a 25 milioni al 2030 e 30 milioni al 2050. L’Europa - con 1,2 milioni di green employment (EurObserv’ER, 2018) - mostra di aver già colto il senso di questa transizione. Ci spera anche l’Italia, Paese dove la disoccupazione raggiunge livelli poco europei.
A proposito: nel Rapporto Annuale 2018 - La situazione del Paese (edito dall’Istat) merita di essere letto con particolare attenzione proprio il capitolo Il lavoro e le reti. Lo studio si concentra sui tre canali utilizzati da chi è in cerca di una posizione lavorativa:
- formale istituzionale (affidarsi a centri per l’impiego, agenzie, concorsi pubblici),
- formale non istituzionale (consultare annunci o pubblicare inserzioni su giornali o internet),
- informale (il contatto nasce all’interno delle reti personali, attraverso l’aiuto offerto da parenti, amici e conoscenti).
Nei primi due casi l’intermediazione è strutturata e la selezione avviene (di solito) secondo criteri oggettivi; nel terzo lo skill del candidato finisce in secondo piano e molto dipende dal peso specifico di chi ci mette una buona parola o appoggia la raccomandazione.
“Quest’ultimo canale - conferma l’Istat - non risponde strettamente o necessariamente a logiche di mercato o a criteri di efficienza e meritocrazia. La selezione può rispondere a interesse reciproco o a calcoli di opportunità”.
In presenza di risposte multiple (un canale non esclude l’altro), l’88 per cento del campione interpellato ha ammesso di ricorrere all’informale, l’86 per cento al formale non istituzionale, il 38 per cento al formale. È interessante aggiungere che negli ultimi dieci anni l’utilizzo dei canali formali istituzionali è sceso di 5,4 punti percentuali. Sono invece aumentati quelli formali non istituzionali (più 3,4) e soprattutto informali (7 punti in più). Davvero curioso e controproducente assai. Infatti, guardando agli esiti, l’informale risulta la peggiore delle scelte possibili. “In merito alla possibilità di ottenere un lavoro ottimale e pienamente soddisfacente, il canale informale si colloca all’ultimo posto. (…)
Un inserimento lavorativo che avviene attraverso le segnalazioni consente di ottenere un impiego caratterizzato in assoluto da retribuzioni più basse e che si dimostra meno stabile, appagante e coerente con il percorso di studi concluso. (…)
L’incidenza di giovani che dichiarano di svolgere un lavoro per il quale sarebbe sufficiente un più basso livello di istruzione è massima qualora si ricorra al canale informale”.
Un disastro. Come presentarsi a una cena di gala con infradito e camicia hawaiana. Altro che amici o conoscenze al posto giusto; la spintarella il più delle volte si rivela uno spintone all’indietro. Grazie, ma ne faccio volentieri a meno.

www.nuova-energia.com

LOGO 02-07-2018

Tratto da

1

www.impresaoggi.com