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Coleridge. - La ballata del vecchio marinaio

Ci sono dei testi di letteratura che mi hanno coinvolto dal punto di vista emotivo e vorrei per questa ragione parlarne, con voi, amici e lettori del Blog La Discussione. Ero abbastanza restio a investire, come si fa sulla moneta, del tempo nello studio fino a quando non mi sono trovato a leggere, dalla libreria di famiglia, alcuni testi classici di narrativa e di poesia. In particolare, mi sono innamorato del libro di sonetti e versi di uno scrittore molto conosciuto all’estero e in Italia. Si tratta di Samuel Taylor Coleridge, e del suo capolavoro, la “Ballata del vecchio marinaio”.
Il volume è con il testo a fronte, in inglese. Sono pagine che mi hanno ispirato una comunicazione con le persone e con i famigliari nuova, in esse ho trovato una pace e una serenità grandi. Vi presento ora, alcune frasi che mi hanno commosso. Si tratta di una lirica che ispira le anime e gli spiriti sensibili al bello. Nella prefazione al testo di questo volume è stata ripresa questa strofa che ora vi illustro.
Sono parole alte che riescono ad emozionare e ad aprire, se uno vuole, sentieri di speranza e di cambiamento. Dopo la lettura di questi versi di Coleridge ho ritenuto giusto pensare di presentarvi la storia dello scrittore e artista inglese. Dalle parole concise ma vere della nostra enciclopedia Garzanti. Sono infatti lo dicevo nell’articolo che ho dedicato a questa (Vedi articolo) convinto che sia importante, in questo periodo di crisi, trovare degli autori che hanno davvero coinvolto la cultura al più informato livello di conoscenza nelle scuole e nelle associazioni.
Ecco il frammento di Coleridge di cui accennavo:
“ Fermo, schiavo di fronte al suo padrone,
l’oceano non ha vento; esso silente
guarda la luna col suo grande occhio
per conoscer la strada da seguire;
calmo o mosso che sia, essa è la guida.
“Vedi fratello, vedi ! Come dolce
guarda la luna giù, sopra di lui.”
Sono espressioni che aprono il cuore del lettore e lo aiutano a superare le crisi della coscienza. Io ritengo. Ma chi era Coleridge? E’ stato uno straordinario scrittore inglese che ha studiato a Cambridge. Umanitario e radicale, in politica sarebbe diventato un conservatore. Coleridge fu, dice la Garzanti, di una intelligenza brillante, capace di inoltrarsi nei vari settori ed esperienze del sapere. Nel periodo giovanile volle elaborare una curiosa filosofia che conciliasse Platone e Milton. Esercitò una profonda influenza sulla cultura e la società vittoriana. Le grandi opere poetiche di Coleridge si ispirano a una concezione unitaria come unità creativa della vita. Con questi cenni immagino di essere riuscito, in parte, era la mia intenzione, a comunicare la novità e la possibilità di un cambiamento delle nostre sensazioni in modo positivo. Questo è quello che la letteratura e la cultura riescono a modificare nella mia, e credo anche vostra, sensibilità. Un percorso di conoscenza e di cultura che aiuta tutti nello sviluppo della personalità. Perché la capacità di comprendere è un aspetto da valutare. Un aspetto da valutare che impegna le persone in una ricerca: l’avere compreso la cultura e la società del tempo in cui ha vissuto Coleridge ci può aiutare a leggere le sue opere con maggiore attenzione. E questo è importante per tutti.

NDR - Samuel Taylor Coleridge (Ottery St Mary, 21 ottobre 1772 – Highgate, 25 luglio 1834) è stato un poeta, critico letterario e filosofo inglese. È considerato insieme all'amico e poeta William Wordsworth tra i fondatori del Romanticismo inglese, in particolare per la cura e la pubblicazione, nel 1798, del volume Ballate liriche (Lyrical Ballads). Tra le sue opere più celebri si ricordano il poema narrativo La ballata del vecchio marinaio (The Rime of the Ancient Mariner), e l'opera in prosa Biographia Literaria. Samuel Taylor Coleridge nacque il 21 ottobre 1772 a Ottery St Mary, piccolo villaggio tra le colline del Devon. Il padre, il Reverendo John Coleridge (1718–1781), era un vicario; più modesta era invece la madre, Anne Bowden (1726–1809). Coleridge nella sua fanciullezza non traeva godimento «dagli sport per i maschi»; al contrario, la letteratura era già una consolazione e una passione, tanto che lo scrittore racconterà di aver passato giornate a leggere «ininterrottamente». Suo padre morì quando aveva nove anni, l'anno successivo, il 28 marzo 1782, ottenne un posto gratuito presso la scuola del Christ's Hospital, a Londra. Qui, sotto la guida di Boyer, il giovinetto iniziò a leggere i grandi classici e a comporre i primi versi in greco, latino e inglese. Nonostante l'avversione di Coleridge per i normali piaceri della gioventù, furono in molti a rimanere affascinati dal suo carisma, primo fra tutti il giovane Charles Lamb, che fu legato da Samuel da un saldo vincolo di amicizia: il Lamb avrebbe poi ricordato l'amico in due saggi, Recollections of Christ's Hospital e Christ's Hospital 35 years ago.
Coleridge ci descrive minuziosamente gli anni trascorsi al Christ's Hospital nella sua Biographia Literaria, dando molto rilievo alla figura del suo insegnante, Boyer:
« I enjoyed the inestimable advantage of a very sensible, though at the same time, a very severe master [...] At the same time that we were studying the Greek Tragic Poets, he made us read Shakespeare and Milton as lessons [...] I learnt from him, that Poetry, even that of the loftiest, and, seemingly, that of the wildest odes, had a logic of its own, as severe as that of science; and more difficult, because more subtle, more complex, and dependent on more, and more fugitive causes. [...] In our own English compositions (at least for the last three years of our school education) he showed no mercy to phrase, metaphor, or image, unsupported by a sound sense, or where the same sense might have been conveyed with equal force and dignity in plainer words ... »
« Ho molto apprezzato l'inestimabile vantaggio di avere un maestro molto sensibile, eppure allo stesso tempo molto severo. [...] Mentre studiavamo i poeti tragici greci, ci faceva leggere al contempo Shakespeare e Milton. [...] Da lui ho imparato che la poesia, anche quella più elevata e, apparentemente, quella più selvaggia, aveva una logica propria, tanto severa quanto quella scientificaNelle nostre composizioni in lingua inglese (o, almeno, negli ultimi tre anni di formazione scolastica), non mostrò alcuna pietà verso tutte quelle frasi, metafore, e immagini, che non erano supportate da un senso compiuto, o che si potevano trasmettere con la stessa forza e intensità con parole più semplici ... »
Boyer ammirava moltissimo la fervente intelligenza dell'allievo, che già a sedici anni divorava libri di medicina, metafisica e poesia: la sua fame di letture lo fece venire a contatto anche con il Dictionnaire philosophique di Voltaire e con il neoplatonismo.
Uscito dal Christ's Hospital, Coleridge vinse una borsa di studio per il Jesus College, a Cambridge, dove entrò nel settembre 1791. Qui vinse un premio per un'ode saffica che scrisse per denunciare la tratta degli schiavi; ciononostante, il giovane Samuel mal tollerava l'ambiente accademico, tanto che - nonostante la fama di eloquente scrittore di cui godeva - decise di lasciare l'università nel dicembre 1793, entrando tra i Dragoni del Re sotto il falso nome di «Silas Tomkyn Comberbacke». Questo accesso di sconforto, oltre agli studi inconcludenti, è forse dovuto anche all'amore non corrisposto per Mary Evans, di cui si infatuò nel 1788. Coleridge era tuttavia inadatto alla carriera militare: una volta esonerato (con l'aiuto economico dei fratelli) fece ritorno a Cambridge, sempre al Jesus College, dove però non riuscì a prendere nessun diploma.
All'università Coleridge promosse istanze politiche all'epoca considerate radicali, abbracciando anche l'ideologia del poeta Robert Southey, che conobbe a Oxford. Con Southey, Samuel si interessò all'idea di fondare un'utopica società: la «pantisocrazia», secondo cui «dodici gentiluomini di buona educazione e di principî liberali avrebbero dovuto imbarcarsi con dodici dame», per fondare una comunità ideale nelle selvagge foreste del Pennsylvania, e poi (meno ambiziosamente) nel Galles. Per finanziarie il loro progetto, Coleridge e Southey iniziarono a tenere una serie di conferenze nell'Inghilterra occidentale, tentando anche il giornalismo (tanto che Coleridge scrisse alcuni sonetti politici per il Morning Chronicle). A porre fine a questa repubblica visionaria vi fu tuttavia la rinuncia da parte di Southey, che accantonò definitivamente il progetto; ne sorse un dissenso che, pur essendo di breve durata, compromise definitivamente la loro amicizia. Nonostante il dissidio con Southey, Coleridge finì per sposarne la cognata, Sarah Fricker, con la quale si unì in matrimonio nell'ottobre del 1795, e da cui ebbe quattro figli: Sarah, Hartley, Derwent e Berkeley (quest'ultimo morto piccolo nel 1799).
Con la moglie, Coleridge andò ad abitare a Clevedon prima e a Bristol poi, dove un editore già si era offerto di comprare alcuni suoi componimenti. Qui, per guadagnarsi da vivere, il poeta fondò un giornale cristiano-radicale, The Watchman (Il Guardiano), di effimera durata, tanto che morì dopo dieci numeri (marzo-maggio 1796). Disilluso da questo e altri fallimenti (vennero meno anche i tentativi di divenire precettore e di dirigere il Morning Chronicle), Coleridge decise di trasferirsi a Nether Stowey, nel Somerset, in una villa rustica che oggi porta il suo nome.
Dopo il trasferimento di Coleridge, ebbero inizio anni che furono fecondissimi non solo per la sua vita, ma per l'intera storia della letteratura inglese. Fu proprio a Racedown (Dorsetshire), nel giugno 1797, che iniziò a frequentare William Wordsworth e la sorella Dorothy, già incontrati due anni prima a Bristol. Il rapporto fra Samuel e William si intensificò quando i Wordsworth si trasferirono a Alfoxden, a cinque chilometri da Nether Stowey, dove i due poeti vissero in contatto quasi quotidiano. Non è esagerato affermare che, grazie a questo sodalizio, i due raggiunsero il pieno della propria maturazione poetica: entrambi, infatti, coltivavano la stessa idea di poesia, tesa a ricercarne l'origine. Insieme progettarono di rivoluzionare la poetica dell'epoca, facendola avvicinare di più alla natura: sotto questi influssi nacquero le Ballate liriche (Lyrical Ballads), raccolta di poesie scritte da entrambi. Coleridge contribuì alla stesura di questo volume con le poesie The Nightingale, con una scena del dramma Osorio ma soprattutto con La ballata del vecchio marinaio, felicissimo poemetto che divenne poi il manifesto del Romanticismo inglese. Frattanto, il poeta era impegnato anche nella redazione di Kubla Khan e della prima parte di Christabel, con altri lavori già conclusi ed inviati al Morning Post (come Fears in Solitude e la Ode to France).
Coleridge nel 1798 si trasferì nello Shropshire. A Shrewsbury conobbe William Hazlitt, che rimase incantato dal suo carisma: «Non sarei potuto essere più felice se avessi udito la musica delle sfere», scrisse più tardi nel suo saggio La mia prima conoscenza con i poeti (My First Acquaintance with Poets) «Poesia e Filosofia si erano incontrate insieme. Verità e Genio si erano abbracciati, sotto l'occhio e con la sanzione della religione». In effetti, le «immagini variopinte» e le «allusioni pittoresche» di Hazlitt furono profondamente influenzate da Coleridge, che espresse un sincero interesse per le sue idee filosofiche in germe, e quindi le incoraggiò apertamente. Le loro strade si divisero quando, nel 1798, John e Josiah Wedgewood offrirono a Coleridge uno stipendio di 150 sterline l'anno (circa 13,000 sterline al giorno d'oggi, al netto dell'inflazione), a condizione che rinunciasse alle proprie ambizioni politiche.
Nell'autunno del 1798, Coleridge partì con Wordsworth per la Germania. Qui i due si divisero: Coleridge si diresse verso Gottinga, dove iniziò a studiare la filosofia e la filologia tedesca. Gli uomini di pensiero prediletti erano Gotthold Lessing ma soprattutto Immanuel Kant, il cui pensiero trascendentale e critico influenzò non poco l'operato di Coleridge in quegli anni. Il giugno successivo fece ritorno in Somerset, per poi stabilirsi con Wordsworth a Londra; nella capitale, il poeta tradusse in lingua inglese la trilogia del Wallenstein di Schiller, proseguendo nel frattempo la propria carriera giornalistica presso il Morning Post. Sebbene eccellesse come cronista, Coleridge trovava questo mestiere dozzinale, se non addirittura noioso; questo astio verso il giornalismo, unito al desiderio di compagnia del Wordsworth, lo indussero a trasferirsi con la famiglia a Keswick, nel Lake District, a circa 13 miglia dalla residenza dell'amico a Grasmere.
Questa permanenza si rivelò sommamente nociva: l'umidità del clima, la crescente dipendenza dall'oppio e i vari dissidi coniugali fecero precipitare Coleridge in un profondo stato di infelicità, che si desume nella sua Dejection: An Ode, dove emerge la pateticità in cui versava lo spirito del poeta. Infatti, dopo aver fatto un bagno nel fiume senza poi fare asciugare gli abiti, Coleridge si ammalò di una febbre reumatica, che gli causò da allora forti dolori reumatici; per questo cominciò a fare un uso pesante di oppiacei come il laudano dal 1800 in poi, prima sporadico, poi cronico.
Ritenendo che fosse proprio il clima inglese a nuocere alla sua salute, Coleridge intraprese un viaggio della durata di tre anni (1804-1806) che lo portò a Malta, in Sicilia, a Napoli e a Roma. Il poeta, infatti, nutriva la speranza che il clima più mite del Sud Europa potesse giovare alla sua salute: questa, tuttavia, non migliorò, mentre la dipendenza dall'oppio non fece che peggiorare. Thomas de Quincey, nella sua Recollections of the Lakes and the Lake Poets, ci ricorda anzi che fu proprio in questo periodo che ebbe inizio la sua tossicodipendenza; il salto dall'uso sporadico a quello abituale dell'oppio, apparentemente, avvenne proprio per porre rimedio all'ormai perduto vigore, che tanto fece distinguere il Coleridge nella sua gioventù.
La dipendenza dall'oppio fu a dir poco funesta alla vita di Coleridge. Nel 1808 il poeta si separò di comune accordo con la moglie Sarah, che iniziò a ritenere insopportabile. Nel 1810, invece, Coleridge travisò fatalmente i suggerimenti di Wordsworth rivolti a Basil Montagu, presso il quale Samuel aveva intenzione di stabilirsi; Wordsworth, in realtà, era in buona fede, e voleva solo mettere il Montagu al corrente della tossicodipendenza dell'inquilino. Dall'interpretazione errata del Coleridge sorse un'aspra disputa, che allontanò definitivamente i due amici: i due si pentirono ben presto del litigio, ma nonostante il rammarico le loro relazioni non ripresero mai più l'antica intimità.
Malgrado questi funesti avvenimenti, Coleridge trovò la forza per progettare un altro periodico: The Friend, un settimanale che scriveva a Grasmere e pubblicava a Penrith. Come tuttavia già accadde, il giornale andò incontro a un lungo elenco di iatture, che sfociarono inevitabilmente nella sua sospensione, avvenuta nel marzo 1810. Ciononostante, il periodico contò 27 numeri, ed influenzò anche il pensiero di molti scrittori al di fuori dell'Inghilterra, primo fra tutti Ralph Waldo Emerson.
Fra il 1810 e il 1820 Coleridge tenne un corso di conferenze a Londra e Bristol, incentrato prevalentemente su Shakespeare e Milton. Gran parte della reputazione letteraria di Coleridge si fonda sulle conferenze del biennio 1810-11, che ottennero un immenso successo: addirittura, la lettura dell'Amleto del 2 gennaio 1812 fu considerata in assoluto la più incisiva mai tenuta. Nella storia della drammaturgia mondiale, infatti, l'Amleto godette spesso di cattiva fama, anche a causa delle feroci critiche di Voltaire e Samuel Johnson; se il culto del capolavoro shakesperiano si ravvivò, fu proprio grazie a Coleridge. A testimoniare il successo che le conferenze riscossero nella Londra letteraria vi fu anche Lord Byron, che presenziò all'intero ciclo. Coleridge frequentò per un periodo anche la casa del filosofo William Godwin, padre di Mary Wollstonecraft Shelley, dove conobbe giovani letterati della seconda generazione romantica inglese che lo ammiravano molto, come Percy Shelley e John Keats (oltre al Byron). Mary Shelley racconta di come Coleridge un giorno recitò integralmente, a lei e alla sorellastra Claire Clairmont, il testo della Ballata del vecchio marinaio.
Nel 1816, seguendo un suggerimento di Byron, Coleridge pubblicò Kubla Khan, Christabel e The Pains of Sleep. Nello stesso anno, a causa del suo inesorabile decadimento fisico e morale, il poeta si stabilì a Highgate, sobborgo a nord di Londra, presso il farmacista James Gillman e la moglie. Le cure del Gillman furono risolutive per la dipendenza dall'oppio di Coleridge, che, pur continuando a farne talvolta uso, si liberò dalla sua dipendenza. Frattanto, nella dimora di Highgate (che in seguito diventò una vera e propria meta di pellegrinaggio letterario, visitata anche da Carlyle ed Emerson), Coleridge terminò la sua massima opera in prosa: la Biographia Literaria (iniziata nel 1815 e terminata nel 1817), strutturata in due volumi contenenti complessivamente 23 capitoli. La materia della Biographia Literaria è prevalentemente autobiografica, ma contiene anche una serie di dissertazioni su vari argomenti, che spaziano dalla critica letteraria alla sociologia. In realtà, Coleridge voleva inserire la Biographia Literaria all'interno di un progetto filosofico molto più complesso, ma ormai le sue energie creative erano esaurite, e fece in tempo solo a pubblicare Aids to Reflection (1825) e un opuscolo detto On the Constitution of Church and State (1830).
Gli ultimi anni e mesi di vita passarono tra le sue solite sofferenze fisiche e disturbi polmonari, che venivano però alleviate da un folto gruppo di giovani ardenti, interessatissimi alle dissertazioni di Coleridge sulla poesia, sulla filosofia e sulla religione; questi furono fondamentali per diffondere il pensiero del poeta nel XIX secolo. Infine, il 25 luglio 1834 Coleridge spirò a 61 anni nella sua casa a Highgate, stroncato da un attacco cardiaco dovuto a circostanze ignote, ma probabilmente riconducibili alla sua tossicodipendenza o a cardiopatia reumatica seguita alla malattia che lo avevo colpito anni prima.
La reputazione di Coleridge come poeta si basa principalmente su tre opere: La ballata del vecchio marinaio (NDR Opera che ho amato moltissimo da giovane), Christabel, e Kubla Khan. La ballata del vecchio marinaio rappresenta il contributo più significativo di Coleridge alle Ballate liriche, pubblicate nel 1798 con la collaborazione di Wordsworth. Si tratta di una ballata, divisa in sette parti e strutturata prevalentemente in quartine con schema metrico ABCB; a essere narrate sono le vicende di un marinaio, vittima di un funesto maleficio dovuto all'uccisione immotivata di un albatro. È proprio con questa suggestiva metafora che Coleridge ci parla di colpa, redenzione e sofferenza, facendo assurgere queste condizioni a un piano religioso: l'assassinio dell'«uccello pio e di buon augurio», da Coleridge paragonato a «un'anima cristiana», simboleggia un peccato contro la Natura, e quindi contro Dio. Dal punto di vista letterario, la ballata sembra alludere alla vita e allo scopo dell'artista: colui che, dopo esser stato allontanato dalla ricerca della Verità, viene salvato dal potere dell'immaginazione, e torna per narrare la storia ai propri simili.
« God save thee, ancient Mariner! From the fiends, that plague thee thus! - Why look'st thou so?" . With my cross-bow I shot the Albatross! »
« Che Dio ti salvi, o Marinaio, dal demonio che ti tormenta! - Perche hai quello sguardo?" - "Con la mia balestra, io ammazzai l'Albatro! »
(La ballata del vecchio marinaio, versi 79-82)
Christabel è un poemetto romantico dal sapore prevalentemente gotico, composto tra il 1798 e il 1800. Nel racconto, rimasto incompiuto, si parla di una bellissima vampira: Christabel, figura ambigua e noumenica con cui Coleridge riflette sugli effetti del male. A essere esaminato, tuttavia, è un male indeterminato, sfumato, dalle origini misteriose; questa interpretazione si riallaccia alle istanze romantiche di cui era imbevuta la poetica di Coleridge, in cui «frammentarietà e incompiutezza sono [...] non soltanto tipici, ma anche necessari perché [...] il poeta romantico tende all'assoluto, e poiché l'Assoluto è inattingibile, ogni tentativo di compiutezza è destinato a fallire».
Kubla Khan è invece un frammento lirico, scritto nel 1797 al risveglio di un sonno pomeridiano causato dalla consumazione di oppio o sonniferi. In questa «fantasia metaletteraria e, al tempo stesso, letteratura» Coleridge descrive Xanadu, città dove si ergeva un fastoso palazzo imperiale, dimora del condottiero Kublai Khan. Questo impeto creativo, volto a descrivere la sua visione onirica, venne interrotto solo a causa dell'improvviso arrivo di «una persona di Porlock», che gli fece dimenticare il resto dei versi (in effetti, il poemetto è incompiuto).
« In Xanadu Kubla Khan volle porre, un divino palazzo del godere: e il fece dove Alfeo, il sacro, scorre, per le proibite all’uomo, profonde forre fino a dell’acque scure, sempre nere. Così assai miglia di dolci terre ambite, son d’intorno da muri e torri rivestite. V’era nel campo il riflesso de’ ruscelli ed eran assai folti l’albero d’incenso e le foreste, vecchie come monticelli che il verde circondavan, d’Elio accenso. »
- The Eolian Harp (1795)
- Reflections on having left a Place of Retirement (1795)
- This Lime-Tree Bower my Prison (1797)
- Frost at Midnight (1798)
- Fears in Solitude (1798)
- The Nightingale: A Conversation Poem (1798)
- Dejection: An Ode (1802)
- To William Wordsworth (1807)
Gli otto poemi succitati sono stati raggruppati sotto l'effigie di «poesie di conversazione» (o «di meditazione»), in inglese Conversation poems. Il termine venne coniato nel 1928 da George McLean Harper, che decise di estendere il sottotitolo di The Nightingale: A Conversation Poem (1798) anche alle altre sette poesie; in effetti, ciascuno di questi poemi rappresenta una profonda immersione nelle meditazioni di Coleridge sulla vita. Le poesie di conversazione hanno ricevuto una calorosa accoglienza dalla critica, che ha lodato il loro stile meditativo, ma anche la loro «grazia domestica» e «dimessa comunicativa» che rivelano la «pacata schiettezza» dello stile di Coleridge.
Lo stesso Harper ammise che gli otto componimenti rappresentavano una forma di blank verse «molto più armoniosa e agiata di quella di Milton, o di qualsiasi altro poeta precedente a Milton». Pure Robert Koelzer, nel 2006, ebbe modo di notare la fluidità delle poesie di conversazione, che «mantengono un registro linguistico medio, facendo uso di un linguaggio simbolico in grado di essere interpretato come privo di simboli, stridente: un linguaggio che si lascia intendere come una "mera chiacchierata".
In tal senso, gli ultimi dieci versi di Frost at Midnight sono stati eletti da Harper come il «migliore esempio del particolare tipo di blank verse scelto da Coleridge, che pur sembrando naturale quanto la prosa, è squisitamente artistico come il sonetto più intricato».
« Therefore all seasons shall be sweet to thee, Whether the summer clothe the general earth With greenness, or the red breast sit and sing Betwixt the tufts of snow on the bare branch Of mossy apple-tree, while the nigh thatch Smokes in the sun-thaw; whether the eave-drops fall Heard only in the trances of the blast, Or if the secret ministry of frost Shall hang them up in silent icicles, Quietly shining to the quiet Moon. »
« Perciò ogni stagione sarà dolce per te, sia che l'estate rivesta tutta la terra di verde, o che il pettirosso si posi e canti tra i fiocchi di neve sul ramo spoglio del melo molle di muschio, mentre il vicino tetto di paglia per disgelo fumiga al sole, sia che sgrondino gocciole udite soltanto nella tregua della bufera, o che il segreto ministero del gelo lo sospenda in silenti ghiaccioli, quieti scintillando alla quieta luna. »
. Coleridge conosceva Dante nel dettaglio, amandolo incondizionatamente e riconoscendo il suo carisma affascinante e misterioso. In effetti, la conferenza che tenne nel 1818 fu importantissima nell'ambito della riscoperta dell'Alighieri da parte dei letterati inglesi. In essa, asserì che «è impossibile capire il genio di Dante e difficile apprezzare la Divina Commedia senza qualche conoscenza degli scolastici del Medioevo»; elogiò inoltre «la vivacità, forza, energia e coordinazione logica» del suo stile. Per quanto riguarda le sue immagini, affermò: «non sono solamente prese direttamente dalla natura stessa, intelligibili a tutti, ma si confondono con quel sentimento universale che si riceve dalla natura e quindi commuovono il cuore di ogni lettore». In breve, Coleridge nelle sue conferenze coprì l'universo dantesco nella sua interezza, dando adeguato spazio e rilievo sia al contesto storico che a quello filosofico.
Coleridge fu categorico nel definire le proprie istanze letterarie, nella seguente recensione de Il monaco di Matthew Gregory Lewis:
« The horrible and the preternatural have usually seized on the popular taste, at the rise and decline of literature. Most powerful stimulants, they can never be required except by the torpor of an unawakened, or the languor of an exhausted, appetite... We trust, however, that satiety will banish what good sense should have prevented; and that, wearied with fiends, incomprehensible characters, with shrieks, murders, and subterraneous dungeons, the public will learn, by the multitude of the manufacturers, with how little expense of thought or imagination this species of composition is manufactured ».
« L'orribile e il preternaturale hanno condizionato non poco il gusto popolare, così come l'ascesa e il declino della letteratura. I più potenti stimolanti, non c'è affatto bisogno di loro a meno che non vi è il torpore di un risvegliato, o il languore di un esausto, appetito ... Confidiamo, comunque, nel fatto che la sazietà scaccerà via quello che il buon senso avrebbe già dovuto scacciare; e che, stanco di demoni, personaggi incomprensibili, con urla, omicidi, e dedali sotterranei, il pubblico capirà, dalla moltitudine di produttori, con quanta economia di pensiero e immaginazione viene prodotto questo genere di opere. »
Si tratta tuttavia, di una recensione incoerente, in quanto tutte le opere maggiori di Coleridge (La ballata del vecchio marinaio, Christabel e Kubla Khan) rappresentano una vera e propria esplosione di seduzioni gotiche, che giocano addirittura un ruolo centrale in una delle sue tragedie di maggiore successo commerciale, Il Rimorso (Remorse). Vari furono i letterati influenzati dalla temperie gotica dell'opera di Coleridge: prima fra tutti, Mary Shelley, che nel suo Frankenstein citò La ballata del vecchio marinaio ben due volte. Vennero sottoposti a questi influssi gotici anche Bram Stoker, nella redazione del Dracula, e Edgar Allan Poe.

Corrado Caruso
http://ladiscussione.altervista.org/articolo-coleridge/ - 23-08-2018

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