Mozart, un genio della musica.

Oggi vorrei parlare di un'altra mia passione. La musica. E di un talento unico: Mozart.
Da giovanissimo, infatti, capivo la sua importanza per la cultura europea ascoltando la sua opera immensa. Avevo anche un pianoforte. Ma non riuscivo tanto a fare bella figura purtroppo.
Poi dopo tanti sorrisi e tanti pianti, comprai un libro: Vita di Mozart dello studioso europeo H. Abert. Per settimane, la sera, sul tavolo leggevo questo libro interessante. Capendo la profondità, la diversità, l’unicità della musica del grande musicista. Fu una passione. Vera. Assoluta. Per la musica. Da lui mi avvicinai a Vivaldi, a Corelli e tanti altri musicisti.
C’era un piccolo shop milanese dove compravo i dischi o le cassette musicali. Ancora a casa ci sono questi capolavori. Perché è bello ascoltare la musica, ma stupendo e irripetibile è leggere sulla musica la parola degli esperti. Raccontare Mozart. Questo è il mio sogno.
Descrivere in parole, in poesia, la sua arte e vita unica, la sua bellezza. Per farlo comprendere anche a chi non ama la musica. E preferisce un buon libro a un buon disco. Ma, credetemi, avere dischi in casa è fondamentale. Come una biblioteca. Si è vero ci sono i concerti, ma un buon disco è una gioia incredibile. Poi se con questo disco si ascolta Mozart allora la felicità per qualche ora del nostro sempre prezioso tempo è assicurata. Credetemi.
E questo in fondo facevo da ragazzo comunicavo la mia sensibilità, oso dire, il mio amore, per questo autore, facendolo ascoltare alla mia famiglia che capiva il mio interesse profondo e la mia partecipazione autentica. Parole e musica: un binomio perfetto per comprendere e amare la grande arte del passato. Un'arte che ci invita a comprendere il tempo presente per modificarlo. Un intervento, infatti, quello della cultura, e della storia, nel suo divenire storia della musica anche, che incide e riforma la società e porta a un miglioramento.
La cultura aiuta. Fa crescere. Da tempo queste cose si sanno, ma in qualche occasione si è stati criticati. Il tempo che ci apprestiamo a vivere può fare crescere la società. Sono convinto di queste cose. Le ammiro e le studio. Con serenità e serietà, se possibile. Perché studiare l’arte e la musica fa parte del percorso di apprendimento di tante persone. La serietà è importante, non tutto è gioco.
Stiamo attenti a coloro che vogliono sempre e comunque coltivare l’homo ludens. La musica classica, ma nel nostro Blog ne parleremo con la voce di Stendhal, è una scoperta sempre nuova. Tanti talenti lo sanno e tanti principianti come me si sono innamorati un pochino di questa disciplina. Parlavo di Mozart. Ma di tanti maestri grandi ed importanti. Maestri, vita, rigore: serietà. Impegno. Queste sono le nostre vie e azioni. Agire nel tempo. Essere. Come dicevano sempre e ci insegnano i poeti. E’ un tema anche questo di discussione importante.
Corrado Caruso - 28-09-2018

BIOGRAFIA DI WOLFGANG AMADEUS MOZART
Nato a Salisburgo nel 1756, figlio del violinista Leopold e di Anna Maria Pertl, mostra fin da piccolo la sua predisposizione alla musica, così come la sorella Anna. Entrambi esprimono una tale e indiscutibile attitudine, da indurre il padre a rinunciare a qualsiasi impegno professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli. A quattro anni suona il violino e il cembalo, ed è ormai assodato che la sua prima composizione risale a qualcosa come solo due anni dopo. Conscio delle doti straordinarie del figlio, il padre porta Wolfang e la sorella, soprannominata Nannerl, in viaggio per l'Europa dove entrambi hanno modo di esibirsi nei salotti ma, soprattutto, di venire a contatto con i fermenti artistici che circolano in Europa. L'infanzia di Mozart è un crescendo di episodi sbalorditivi. Ne è un esempio un aneddoto riportato da Stendhal: "Mozart padre tornava un giorno dalla chiesa in compagnia di un amico; a casa trovò suo figlio impegnato a scrivere musica. "Che stai facendo, figliolo?", gli chiese. "Compongo un concerto per clavicembalo. Ho quasi finito il primo tempo." "Vediamo un po' questo scarabocchio." "No, vi prego; non ho ancora finito". Ciononostante il padre prese il foglio e mostrò al suo amico un groviglio di note che si riuscivano a stento a decifrare a causa delle macchie d'inchiostro. A tutta prima i due amici risero bonariamente di quello sgorbio; ma ben presto, dopo che Mozart padre lo ebbe osservato con un po' di attenzione, i suoi occhi rimasero a lungo fissi sulla carta, e alla fine si riempirono di lacrime d'ammirazione e di gioia. "Guardate, amico mio", disse commosso e sorridente, "come è tutto composto secondo le regole; è un vero peccato che questo brano non si possa eseguire: è troppo difficile e nessuno potrà mai suonarlo". Seguono gli studi a Salisburgo nel corso dei quali Amadeus compone la "Finta semplice", piccolo capolavoro teatrale di una mente che proprio nel teatro partorirà in età adulta le massime espressioni del genere. I viaggi, ad ogni modo, proseguono instancabili, tanto che finiranno per minare la sua già fragile salute. Bisogna infatti considerare, in primo luogo, che i viaggi dell'epoca si svolgevano su umide e pericolanti carrozze, che percorrevano fra l'altro strade dissestate e precarie. Celebri, ad ogni modo, molti dei suoi pellegrinaggi e in particolare le sue "visite" italiane. A Bologna conosce padre Martini, mentre a Milano si avvicina alle composizioni di Sammartini. A Roma, invece, ascolta le polifonie ecclesiastiche, mentre a Napoli prende coscienza dello stile diffuso in Europa. In questo periodo fa allestire con successo "Mitridate, re di Ponto" e "L'Ascanio in Alba". Finita l'esperienza italiana, torna a Salisburgo e precisamente al servizio dell'iroso arcivescovo Colloredo. Quest'ultimo, oltre a essere sostanzialmente poco interessato alla musica non è affatto ben disposto nei confronti del compositore, tanto che, paradossalmente, lo lascia spesso viaggiare piuttosto che commissionargli nuove opere o approfittare del suo genio per sentirlo suonare. Viaggia dunque verso Parigi insieme alla madre (che muore proprio in quella città), toccando Manheim, Strasburgo e Monaco e scontrandosi per la prima volta con insuccessi professionali e sentimentali. Deluso, torna a Salisburgo. Qui compone la bellissima "Messa dell'Incoronazione K 317" e l'opera "Idomeneo, re di Creta", molto ricca dal punto di vista del linguaggio e delle soluzioni sonore. Sulla spinta del successo ottenuto, si libera dell'opprimente e antipatico arcivescovo Colloredo, dando inizio così a una carriera di musicista autonomo, aiutato dalla proverbiale "pedata" dell'arcivescovo (uno degli episodi più umilianti della vita del genio salisburghese). Si può dire che è proprio con Mozart che il ruolo del musicista nella società comincia a svincolarsi dal servilismo che l'aveva sempre caratterizzato, anche se questo processo sarà portato al massimo compimento, e definitivamente, da Beethoven. Non bisogna dimenticare, infatti, che all'epoca i compositori o i maestri di cappella, sedevano al tavolo insieme alla servitù ed erano perlopiù considerati dei semplici artigiani piuttosto che artisti nel senso moderno del termine. Anche in questo caso, sarà Beethoven a "riabilitare" con forza la categoria. Grazie alla nuova carriera, insomma, si stabilisce insieme alla neo sposa Costanze a Vienna, città ricca di fermenti ma culturalmente assai conservatrice, anche se attraversata dalle menti più innovatrici, contraddizione che sembra appartenere alla sostanza di questa città. L'ultimo decennio della sua breve esistenza è per Mozart il più fecondo e foriero di immensi capolavori. I contatti con impresari e i pochi agganci con l'aristocrazia (favoriti dal successo dell'opera buffa "Ratto dal serraglio") gli permettono un'esistenza precaria ma dignitosa. Fondamentale è il suo incontro con il librettista Da Ponte che darà vita agli immortali capolavori teatrali conosciuti anche con il nome di "trilogia italiana" (chiamata in questo modo per via dei libretti appunto in lingua italiana), ossia "Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte". Successivamente, compone altre due opere per teatro, il "Flauto magico" (in realtà un "Singspiel", ovvero un ibrido fra teatro cantato e recitato), considerato il momento di avvio del teatro tedesco e la "Clemenza di Tito", in realtà un passo indietro stilistico di Mozart per venire incontro ai gusti retrivi del pubblico viennese, ancora legato ai soggetti storico-mitologici e incapace di apprezzare l'abissale scandaglio dei sentimenti erotico-amorosi affrontati nelle opere precedenti. Infine, non si può tralasciare di parlare del contributo mozartiano alla musica strumentale. Nel suo "Una storia della Musica" (Bur), Giordano Montecchi sostiene che "Mozart ha dato il più grande contributo alla storia della musica per i suoi concerti per pianoforte, se non altro perché in sua assenza gli altri generi, come la sinfonia e la musica da camera, sono state ben rappresentate anche da altri compositori con apporti ugualmente determinanti. Sarebbe stato, insomma, sostituito da qualche altro suo contemporaneo; non però nel campo dei concerti pianistici dove Mozart deve essere considerato come "Pigmalione supremo e insostituibile" (pagg. 298-299). Il 5 dicembre del 1791, all'una di notte, si spegne all'età di soli 35 anni una delle più alte espressioni dell'arte (musicale ma non solo) di tutti i tempi. A causa delle avverse disponibilità economiche i suoi resti verranno tumulati in una fossa comune e mai più ritrovati. Le cause della sua morte restano a tutt'oggi un rompicapo difficilmente risolvibile. Di recente Mozart è anche diventato fenomeno di costume, alimentato dal celebrato film di Milos Forman "Amadeus" (1985), tanto che una vera e propria "mozartmania" ha contagiato anche chi, prima di allora, non aveva mai ascoltato la musica del maestro austriaco. Ricordiamo che la presenza della K e della numerazione è dovuta alla classificazione, in ordine cronologico, delle opere mozartiane, compiuta da Ludwig von Köchel nel suo catalogo pubblicato nel 1862.

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