Annuario statistico italiano 2018

ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 2018

Capitolo 1 - Territorio
Sotto il profilo orografico, il territorio italiano è classificato come collina per il 41,7 per cento, come montagna per il 35,2 per cento e come piana (38,8 per cento). La popolazione residente nel corso dell’anno ha subito un calo pari a -0,2 per cento, ma con differenziazioni nelle diverse zone altimetriche: più forte nei territori di montagna (-0,5 per cento), più contenuto in collina (-0,3 per cento) e prossimo allo zero in pianura. Nelle aree di pianura si riscontra la più alta densità abitativa con 423 abitanti per chilometro quadrato, superiore al doppio della media nazionale corrispondente a 200 abitanti per chilometro quadrato. Nel 2017 il territorio italiano è stato interessato da più di 5.700 eventi sismici con magnitudo uguale o superiore a 2,0. La maggior parte dell’attività sismica, circa il 72 per cento dei sismi con magnitudo superiore a 2,0, si è concentrata nelle regioni del Centro Italia ed è continuata anche nel 2018, riducendo il numero di eventi nell’arco dei mesi. Tale serie rappresenta la continuazione della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 con i gravi terremoti registrati nei comuni di Accumoli, Amatrice (provincia di Rieti) e Arquata del Tronto (provincia di Ascoli Piceno). Nel nostro Paese prevalgono i comuni di piccole dimensioni: al 31 dicembre 2017 il 46,2 per cento non supera i 20 chilometri quadrati di superficie e il 69,8 per cento ha una popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti. Questa frammentarietà è, tuttavia, in via di riduzione per effetto della politica di contenimento della spesa pubblica che sta ridimensionando il numero dei comuni: al 31 dicembre 2017 erano passati a 7.978, ulteriormente ridottisi a 7.954 nel marzo 2018. Il 67,7 per cento dei comuni italiani ha un basso grado di urbanizzazione e raccoglie appena il 24,0 per cento della popolazione. I comuni ad alta urbanizzazione sono invece solo il 3,4 per cento, ma vi risiede il 33,4 per cento della popolazione totale. Il rapporto tra i comuni capoluogo e i comuni compresi nelle loro cinture urbane di primo e secondo livello mostra come nel periodo 2011-2017, diversamente da quanto era accaduto nel decennio 2001-2011, i centri capoluogo stiano registrando un nuovo incremento demografico, spesso maggiore di quello che si sta verificando nelle loro cinture urbane.
Capitolo 2 - Ambiente ed energia
La temperatura media annua e gli indici di estremi di caldo mostrano un aumento in tutti i capoluoghi di regione mentre per la precipitazione annua l’analisi conferma un’elevata variabilità spazio-temporale del fenomeno, con scostamenti medi più contenuti dal valore climatico 1971-2000. Nel 2015, le emissioni acidificanti generate da attività produttive hanno raggiunto il 93 per cento del totale riferibile alle attività residenti in Italia. Queste rimangono comunque caratterizzate, rispetto a quelle degli altri Paesi europei, da bassa intensità di emissione per unità di valore aggiunto, per tutti i gas considerati nei Conti delle Emissioni Atmosferiche. Nel 2017 ha raggiunto il picco degli ultimi dieci anni la superficie percorsa dal fuoco, soprattutto boscata. Il fenomeno ha coinvolto soprattutto la Sicilia con il 21,1 per cento della superficie interessata da incendi a livello nazionale. È stato in Calabria il maggior numero di incendi: 1.488, pari al 19 per cento degli eventi. Nel 2016, la raccolta di rifiuti urbani è di 496,7 kg per abitante (+2,2 per cento rispetto al 2015); la differenziata rappresenta il 52,5 per cento dei rifiuti totali, in crescita di cinque punti sull’anno precedente. I livelli più alti di produzione di rifiuti urbani si rilevano in Emilia-Romagna (653,0 kg per abitante) e Toscana (616,2). Il Molise (387,0) e la Basilicata (353,0), invece, sono le regioni in cui se ne producono di meno. Nel 2015 ogni cittadino ha consumato in media 220 litri di acqua potabile al giorno. Per garantire questo livello di consumo sono stati pertanto immessi nelle reti di distribuzione comunali 375 litri per abitante al giorno. Nel complesso le perdite idriche totali nelle reti ammontano al 41,4 per cento del volume complessivamente immesso in rete. I consumi interni di energia nel 2016 sono diminuiti dell’1,3 per cento. La forte dipendenza energetica dall’estero è una delle caratteristiche del nostro Paese: nel 2016 le importazioni, pari a 157,9 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio), hanno fatto registrare un aumento dello 0,7 per cento. Il fotovoltaico conferma il suo ruolo di traino tra le fonti rinnovabili in Italia, anche se è la fonte eolica a far registrare l’aumento più rilevante rispetto all’anno precedente (19,2 per cento), con una produzione, in valore assoluto, pari a 17.688 milioni di kWh.
Capitolo 3 - Popolazione e famiglie
Al 1° gennaio 2018 la popolazione residente in Italia è pari a 60.483.973 unità, oltre 105.000 unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. Il saldo naturale, già negativo, continua a calare, passando da -141.823 nel 2016 a -190.910 nel 2017. Il saldo migratorio con l’estero, pari a 143.758 unità nel 2016, aumenta e arriva a 188.330 unità nel 2017. Al 1° gennaio 2018 la popolazione straniera residente è pari a 5.144.440 unità, l’8,5 per cento del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente, dell’1,9 per cento (circa 97 mila unità). Nel 2017 continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2016 erano 473.438, nel 2017 passano a 458.151. Il tasso di fecondità totale nel 2016 scende ancora attestandosi su 1,34 figli in media per donna. Nel 2017 il numero dei decessi aumenta e raggiunge le 649.061 unità, 33.800 in più rispetto all’anno precedente. La speranza di vita alla nascita (vita media) presenta una battuta d’arresto attestandosi a 80,6 anni per i maschi, come lo scorso anno, e a 84,9 per le femmine, rispetto a 85,0 del 2016. L’insieme di queste dinamiche rendono l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo, con 168,9 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al 1° gennaio 2018. Nel 2016 i matrimoni continuano a crescere, in linea con l’aumento già riscontrato l’anno precedente: si passa dai 194.377 matrimoni del 2015 ai 203.258 del 2016. Le separazioni legali passano da 91.706 del 2015 a 99.611 del 2016 e i divorzi aumentano in misura marcata, in seguito anche all’introduzione del cosiddetto ‘divorzio breve’, passando da 82.469 a 99.071. Nell’arco di vent’anni il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7 (media 1996-1997) a 2,4 (media 2016-2017). Sono progressivamente aumentate le famiglie unipersonali (dal 20,8 per cento al 31,9 per cento) e si sono gradualmente ridotte le famiglie di cinque o più componenti (dal 7,9 per cento al 5,3 per cento).
Capitolo 4 - Sanità e salute
Nel triennio 2014-2016 risulta in calo il numero di medici di base (-1,5 per cento) e pressoché stabile il numero di pediatri (-0,7 per cento). Si assiste ad un potenziamento del numero di posti letto nelle strutture sanitarie di assistenza residenziale (+4,4 per cento dal 2014 al 2016). Permangono le differenze territoriali: i posti letto ordinari per mille abitanti restano superiori al Nord rispetto al Sud. Negli ultimi cinque anni le dimissioni ospedaliere per acuti hanno continuato a diminuire, nonostante l’invecchiamento della popolazione. Il fenomeno dell’abortività volontaria continua a diminuire: il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2016 si mantiene tra i più bassi d’Europa e pari a 6,3 casi ogni mille donne di età tra i 15 e i 49 anni. L’anno 2015 è stato caratterizzato da un significativo aumento dei decessi: in Italia sono morte 646.048 persone. Il 65,0 per cento dei decessi è dovuto a malattie del sistema circolatorio e tumori. Tra i 15 e i 29 anni, il 50,2 per cento dei decessi avviene per cause di natura violenta. (e di questi uno su due è dovuto a accidenti da trasporto), ma con una forte differenza: il quoziente maschile è quasi 4,5 volte più alto di quello femminile. La mortalità infantile tra il 2011 e il 2015 è in diminuzione e il tasso è pari a 3,1 per mille nati vivi. Nel 2015 si sono suicidate 3.989 persone, uomini in oltre tre casi su quattro. Negli ultimi tre anni il trend è nuovamente in calo e il valore dei tassi è tornato ai livelli del 2008. Nel 2017, il 69,6 per cento della popolazione residente dà un giudizio positivo sul proprio stato di salute, sebbene il 39,9 per cento dichiari di essere affetto da almeno una patologia cronica. Le abitudini alimentari degli italiani si mantengono ancora legate al modello tradizionale: il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (66,6 per cento della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato a casa (72,8 per cento). Si attesta al 19,7 per cento, ed è stabile rispetto al 2016, la quota della popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare.
Capitolo 5 - Protezione sociale
I presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari sono, nel 2015, 12.828 unità ed ospitano 382.634 persone, in prevalenza anziani. Si registra una diminuzione, rispetto al 2014, sia degli ospiti (-0,9 per cento) sia dei posti letto disponibili (-2,2 per cento), la cui disponibilità passa così da 6,6 a 6,4 per mille abitanti. La spesa sostenuta dai comuni per interventi e servizi sociali nel 2015 è di poco inferiore ai 7 miliardi di euro (come per l’anno precedente), pari a circa 114 euro pro capite. Il 16,8 per cento di questa spesa è destinato agli asili nido, che nel 2015 accolgono 175.718 bambini: essi sono diminuiti per il quinto anno consecutivo, del 3,0 per cento rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda la spesa per prestazioni sociali essa è nel 2016 di circa 318 miliardi di euro, corrispondente al 18,9 per cento del Pil. Le entrate per contributi sociali sono invece di 239 miliardi di euro, con una capacità di copertura delle prestazioni sociali del 75,1 per cento. Il conseguente deficit previdenziale pro capite è di 1.307 euro, in diminuzione di 103 euro rispetto all’anno precedente. Sostanzialmente stabile la spesa corrente degli enti di previdenza per il personale in servizio (+0,1 per cento), ed in crescita quella per acquisto di beni e servizi (+4,3 per cento). Il numero delle prestazioni pensionistiche è in progressiva diminuzione, mentre la relativa spesa è in aumento: sono circa 23 milioni le pensioni erogate nel corso del 2016 (-0,6 per cento rispetto al 2015), circa 37,9 ogni 100 residenti, per una spesa complessiva di circa 282 miliardi di euro (+0,8 per cento), pari al 16,8 per cento del Pil nel 2016. Il loro importo medio annuo è di 12.297 euro, circa 161 euro in più rispetto all’anno precedente.
Capitolo 6 - Giustizia, criminalità e sicurezza
Nel 2016 i dati sul movimento dei procedimenti civili mostrano una complessiva diminuzione delle pendenze sia in primo (-4,1 per cento) che in secondo grado di giudizio (-2,6 per cento), a fronte di un aumento delle sopravvenienze presso i Tribunali in primo grado (+3,5 per cento) e presso le Corti di appello (+8,9 per cento) in secondo grado. Significativa la diminuzione del contenzioso amministrativo giacente presso i Tribunali Amministrati-vi Regionali (-12,3 per cento). Sostanzialmente stabili rispetto all’anno scorso il numero di convenzioni notarili stipulate. Per quanto riguarda gli uffici penali, l’analisi del movimento dei procedimenti fa emergere come, nel corso del 2016, gli uffici in cui si è avuta la sopravvenienza maggiore siano quelli di primo grado, in particolare le procure della Repubblica con quasi tre milioni di nuovi procedimenti e gli uffici del Gip e Gup con poco più di due milioni di nuovi procedimenti. Nell’anno 2016 sono in diminuzione (-7,4 per cento rispetto all’anno precedente) i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria e, fra questi, calano in particolare gli omicidi volontari consumati (-14,7 per cento) e tentati (-10,3 per cento). In lieve flessione le lesioni dolose (-1,4 per cento) mentre si registra un leggero aumento per le denunce di violenza sessuale (+1,2 per cento). In diminuzione anche i furti (-8,0 per cento), le rapine e la ricettazione (entrambe in diminuzione del 6 per cento circa), mentre le truffe e frodi informatiche si confermano essere un tipo di delitto diffuso e in crescita (+4,5 per cento nell’ultimo anno). Nel 2017, l’indice di affollamento nelle carceri in Italia, ovvero il rapporto percentuale tra detenuti presenti e posti letto regolamentari, è pari a 114,1 (oltre cinque punti percentuali in più rispetto al 2016). Tra i detenuti presenti, il 4,2 per cento è di sesso femminile e il 34,3 per cento di cittadinanza straniera. Oltre un quarto del totale è tossicodipendente (25,5 per cento). I detenuti che svolgono un’attività lavorativa sono il 31,9 per cento. Nel 2017 sono stati seguiti dagli uffici di servizio sociale per i minorenni oltre 20 mila soggetti. Un quarto di essi è straniero; le ragazze sono l’11,6 per cento. In decisa diminuzione la quota di famiglie italiane che indicano il rischio di criminalità come un problema presente nella zona in cui abitano: passano dal 38,9 per cento nel 2016 al 31,9 per cento nel 2017.
Capitolo 7 - Istruzione e formazione
Nell’anno scolastico 2016/2017 diminuisce ancora il numero degli studenti nei corsi dei primi due cicli del sistema di istruzione e formazione: 9.037.812 iscritti, 91.656 in meno. Mentre diminuiscono i bambini stranieri nella scuola dell’infanzia, continua ad aumentare la presenza degli studenti di cittadinanza non italiana nei vari cicli scolastici, pari ormai al 9,2 per cento del totale. Gli iscritti stranieri sono più presenti nelle regioni del Nord (15,4 per cento) e meno nel Mezzogiorno (3,3). Il tasso di partecipazione dei giovani di 14-18 anni al sistema formativo nel suo complesso, che comprende anche gli iscritti alla filiera dell’istruzione e formazione professionale (Iefp), è pari al 98,7 per cento (0,2 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente). Nel 2016 rimane stabile la quota di giovani diplomati che si iscrive all’università subito dopo il conseguimento del diploma (50,3 per cento). Il tasso di passaggio all’università è più alto tra le donne (il 55,6 per cento a fronte del 44,9 per cento dei maschi) e nelle regioni del Nord-ovest (53,9 per cento), mentre è più basso nel Sud (47,3) e nelle Isole (44,7). Nell’anno accademico 2016/2017 gli immatricolati sono aumentati del 5,2 per cento rispetto all’anno precedente. Tale incremento è quasi del tutto dovuto alla crescita degli immatricolati nei corsi di primo livello (+6 per cento). Nel 2016 si registra un forte incremento di laureati nei corsi a ciclo unico (+11,6 per cento) seguiti dai laureati dei corsi biennali di secondo livello (che crescono del 4 per cento) e anche dei laureati di primo livello (+ 2,4 per cento). Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro, nel 2015 lavora il 45,9 per cento dei diplomati del 2011, mentre il 28,9 per cento studia nei corsi di livello terziario. Lavorano in misura maggiore i diplomati degli istituti professionali (63,0 per cento) e tecnici (58,5 per cento); gli uomini (50,1 per cento) più delle donne (41,6 per cento). Nel 2015, dopo quattro anni dal conseguimento della laurea, lavora il 72,8 per cento dei laureati di primo livello e l’83,1 per cento dei laureati magistrali. Per i dottori di ricerca si registra quasi la piena occupa-zione: nel 2014 lavora il 91,5 per cento dei dottori del 2010 e il 93,3 per cento dei dottori del 2008.
Capitolo 8 - Mercato del lavoro
Il 2017 si caratterizza per un nuovo aumento dell’occupazione (+265 mila unità), che per il secondo anno coinvolge anche i giovani. A ciò corrisponde la crescita del tasso di occupazione 15-64 anni che arriva al 58 per cento (+0,7 punti). La crescita dell’occupazione è dovuta soltanto ai dipendenti (+371 mila unità) e torna a riguardare quasi esclusivamente quelli a tempo determinato mentre si ridimensiona l’aumento del tempo indeterminato. Prosegue, in maniera più consistente, il calo dei disoccupati (-105 mila) e del tasso di disoccupazione (- 0,5 punti) che si associa alla diminuzione dell’inattività. Nel totale delle imprese dell’industria e servizi le posizioni lavorative dipendenti nella media 2017 raggiungono i 12 milioni e 385 mila unità, con un incremento rispetto al 2016 del 3 per cento, trainato più dai servizi (+4,3 per cento) che dall’industria (+0,7 per cento). Negli stessi settori, i posti vacanti nell’insieme delle imprese con almeno 10 dipendenti sono in media l’1,0 per cento del totale delle posizioni lavorative occupate o vacanti (+0,3 punti percentuali rispetto al 2016). Nelle stesse imprese, risulta in aumento il monte ore lavorate (+4,0 per cento) più che l’indice delle ore lavorate per dipendente (+0,1 per cento), nonostante il calo delle ore di Cig (incidenza da 13,4 a 7,6 ore ogni mille ore lavorate). Nelle imprese con più di 500 dipendenti si registra sia un aumento dell’occupazione al netto della Cig (+0,9 per cento rispetto al 2016) sia una riduzione del ricorso alla Cig (-4,1 ore ogni mille ore lavorate). Nel 2017 torna a crescere il costo del lavoro, con un aumento dello 0,7 per cento. Le retribuzioni orarie contrattuali nel complesso dell’economia continuano a crescere dello 0,6 per cento. La struttura occupazionale delle imprese attive è costituita da addetti (personale interno) e personale esterno all’impresa (lavoratori esterni e temporanei). Nel 2016, quasi il 71 per cento degli addetti è rappresentato da lavoratori dipendenti, che presentano la maggiore quota di donne; gli indipendenti caratterizzano soprattutto le piccole imprese e sono i più anziani, i più istruiti (dopo gli esterni) e contano la minore quota di donne; i temporanei sono i più giovani e con la maggior presenza straniera.
Capitolo 9 - Condizione economica, vita quotidiana e consumi delle famiglie
Nel 2017 il quadro della soddisfazione generale della popolazione di 14 anni e più non mostra ulteriori segni di crescita, rispetto all’anno precedente; in media, su un punteggio da 0 a 10, le persone danno un voto pari a 6,9. L’analisi della soddisfazione espressa per i diversi ambiti di vita evidenzia una complessiva conferma delle stime sulla quota di famiglie e individui soddisfatti per la propria situazione economica. Rimangono molto elevate le quote di persone soddisfatte per le proprie relazioni con i familiari; in leggero calo la quota di persone soddisfatte per le relazioni con gli amici e il tempo libero. Stabile la soddisfazione degli occupati per la propria situazione lavorativa. Nel 2017 la quota di famiglie che giudica la propria situazione economica in peggioramento rispetto all’anno precedente continua a diminuire, a favore di un aumento nella percezione di stabilità o miglioramento. La spesa media mensile familiare continua la moderata crescita in atto dal 2014, arrivando nel 2017 ad un valore medio di 2.564 euro correnti. Permangono le differenze sul territorio: Lombardia, Trentino-Alto Adige (entrambe con 3.051 euro) ed Emilia-Romagna (2.958 euro) hanno la spesa più elevata, mentre la Calabria è la regione con la spesa più bassa (1.807 euro mensili), seguita dalla Sicilia (1.943 euro). Nei comuni centro di area metropolitana si spendono mediamente 2.829 euro, 206 euro in più rispetto ai comuni periferici delle aree metropolitane e a quelli con almeno 50 mila abitanti e 375 euro in più rispetto agli altri comuni fino a 50 mila abitanti. Nel 2017 in Italia le famiglie in condizione di povertà assoluta sono un milione 778 mila (6,9 per cento), per un totale di cinque milioni e 58 mila individui poveri (l’8,4 per cento dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare la loro situazione rispetto all’anno precedente sono sostanzialmente quelle residenti nel Mezzogiorno (dal 8,5 per cento del 2016 al 10,3 per cento del 2017). L’incidenza di povertà assoluta rimane elevata fra i minori (12,1 per cento) e raggiunge il suo minimo fra gli ultra-sessantaquattrenni (4,6 per cento).
Capitolo 10 - Cultura e tempo libero
Nel 2017 gli istituti museali statali hanno registrato oltre 50 milioni di presenze, con un incremento di oltre il dieci per cento rispetto al 2016. Più del 61 per cento delle visite ha riguardato strutture del Centro, concentrate in particolare nel Lazio e in Toscana. Nello stesso anno si è registrato un generale decremento nella partecipazione culturale, che torna ai livelli del 2015 (64,6 per cento), principalmente dovuto al calo di spettatori del cinema (passati dal 52,2 al 49,6 per cento) e di chi va a concerti di musica diversa da quella classica (dal 20,8 al 18,6 per cento). L’unico intrattenimento in crescita è il concerto di musica classica, cui ha assistito negli ultimi 12 mesi il 9,1 per cento della popolazione di 6 anni e più (contro l’8,3 del 2016). I giovani fino ai 24 anni, fruitori più assidui di intrattenimenti e spettacoli nel tempo libero, sono in marcata crescita anche come fruitori di concerti di musica classica (il 13,5 per cento rispetto al 10,1 per cento del 2016). Gli uomini sono in generale frequentatori più attivi delle donne: le differenze di genere si concentrano prevalentemente tra chi dichiara di svolgere almeno due attività di intrattenimento nell’anno (il 50,2 per cento degli uomini rispetto al 46,2 per cento delle donne). La produzione editoriale per oltre i tre quarti resta concentrata nelle grandi case editrici, che nel 2016 registrano una pubblicazione media annua di 228 titoli, contro i quattro dei piccoli editori. Complessivamente, nello stesso anno, la produzione libra-ria italiana è stata di oltre 61 mila opere, in aumento rispetto al 2015 come numero di titoli (+3,7 per cento) ma in riduzione con riferimento alle tirature (-7,1 per cento). Rimane stabile nel 2017 la quota di lettori di libri e continua a diminuire quella di quotidiani. Anche nel 2017 i residenti nel Centro-Nord sono i più attivi in termini di partecipazione culturale e si distinguono per i più bassi tassi di astensione complessiva. L’uso del personal computer diminuisce lievemente mentre la navigazione in Internet coinvolge di anno in anno sempre più persone anche tra gli utilizzatori “forti” (giornalieri). Nel 2017 si segnala infine un lieve aumento (+2,0) rispetto al 2016 di coloro che svolgono qualche attività fisica. La spesa destinata dalle famiglie italiane alla cultura e al tempo libero rimane, in percentuale sulla spesa complessiva per consumi, pressoché invariata (poco meno del 7 per cento).
Capitolo 11 - Elezioni e attività politica e sociale
Il 4 marzo 2018 si sono svolte le elezioni politiche che naturalmente hanno riguardato gli iscritti nelle liste elettorali di tutti i comuni italiani, chiamando alle urne oltre 46 milioni di cittadini italiani per l’elezione dei Deputati e oltre 42 milioni per quella dei Senatori, ai quali vanno aggiunti i voti degli italiani all’estero. Queste elezioni hanno visto un’affluenza di votanti pari al 72,9 per cento per la Camera e al 73 per cento per il Senato. Il dato dell’affluenza maggiormente confortante si è registrato nel compartimento del nord-est con una percentuale di votanti di circa il 78 per cento, mentre il più basso corrisponde a quello delle isole dove ha votato circa il 63 per cento degli aventi diritto. A livello regionale si evidenziano valori superiori al 76 per cento riguardanti i soli voti validamente espressi per la provincia autonoma di Trento e le regioni Veneto, Emilia- Romagna e Umbria, mentre si segnalano in negativo per lo stesso fattore i valori leggermente superiori al 60 per cento della Calabria e della Sicilia. Il dato complessivo riguardante l’affluenza conferma l’andamento di decrescita registrato nelle tornate politiche dalla fine degli anni ’80 e interrotto esclusivamente in quella del 2006. Soltanto una quota di popolazione limitata partecipa direttamente alla vita politica: il 3,8 per cento delle persone di 14 anni e più ha partecipato a comizi e il 3,5 per cento a cortei. Una quota considerevolmente più ampia della popolazione, ma in calo rispetto al 2016, partecipa, invece, in modo indiretto: il 71,9 per cento si informa di politica (il 54,1 per cento almeno una volta a settimana) e il 64,0 per cento ne parla (il 33,4 per cento almeno una volta a settimana). Aumenta, infine, anche la quota di coloro che non si informano mai di politica (26,8 per cento).
Capitolo 12 - Contabilità nazionale
Nel 2017, il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.716.935 milioni di euro correnti. In termini di volume è aumentato dell’1,5 per cento, in recupero per il terzo anno consecutivo. Il tasso di crescita risulta, tuttavia, più modesto di quello dei grandi paesi dell’Ue. I consumi finali nazionali in volume sono aumentati dell’1,1 per cento; nel dettaglio, la spesa delle famiglie residenti, effettuata sia in Italia sia all’estero, è cresciuta dell’1,4 per cento e la spesa delle amministrazioni pubbliche (Ap) dello 0,1 per cento. La dinamica in volume degli investimenti fissi lordi è stata positiva (+3,8 per cento), confermando l’inversione di tendenza iniziata nel 2015. Le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 5,4 per cento, le importazioni del 5,3. Relativamente ai settori di attività economica, il valore aggiunto in volume ha registrato diminuzioni nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-4,4 per cento) e aumenti nell’industria in senso stretto (+2,1 per cento), nei servizi (+1,5 per cento) e nelle costruzioni (+0,8 per cento). Per le società non finanziarie, la quota di profitto (41,7 per cento) è diminuita rispetto all’anno precedente e il tasso di investimento è salito al 21,1 per cento (+0,9 punti percentuali rispetto al 2016). Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è cresciuto dello 0,6 per cento. A fronte di un aumento del 2,5 per cento della spesa per consumi finali, la propensione al risparmio è risultata del 7,8 per cento, in diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto al 2016. L’indebitamento netto delle Ap in rapporto al Pil è risultato pari a 2,3 per cento. L’incidenza sul Pil delle entrate totali delle Ap è diminuita di 1,5 punti percentuali, giungendo al 46,6 per cento. Le imposte indirette sono aumentate del 2,8 per cento e quelle dirette sono cresciute dello 0,9 per cento. La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata del 42,5 per cento, inferiore di 0,2 punti percentuali a quella registrata nel precedente anno. L’incidenza delle uscite totali, pari al 48,9 per cento del Pil, è diminuita di 0,4 punti percentuali. Nel 2017, le entrate dell’intero sistema della protezione sociale ammontano a 515,9 miliardi di euro (+0,9 per cento rispetto al 2016) mentre la spesa sostenuta per la protezione sociale ha raggiunto i 506,3 miliardi, con un incremento dell’1,5 per cento e una incidenza sul Pil del 29,5 per cento.
Capitolo 13 - Agricoltura
Il settore agricolo, nel 2015, ha occupato 854 mila unità di lavoro (Ula), con una produzione di 45,4 miliardi di euro e un valore aggiunto di 25,8 miliardi di euro (in calo del -2,1 per cento rispetto al 2014). Il 2017 è contraddistinto per i cereali e, in particolare, per il frumento da una diminuzione sia in termini di superficie investita che di produzione raccolta (-5,5 per cento e -13,3 per cento). La vite, pur rimanendo stabile per superficie investita, registra una diminuzione considerevole in termini di produzione raccolta soprattutto per l’uva da vino (-14,1 per cento), confermando un trend negativo degli ultimi anni imputabile soprattutto ad anomalie climatiche. Nel 2017 la produzione lattiero-casearia continua a segnare un aumento sia nella raccolta del latte (+3,6 per cento) che nella produzione di formaggi (+2,3 per cento). Nello stesso anno si assiste a una controtendenza nella macellazione di tutte le specie con una flessione del numero di capi (-6,8 per cento per i bovini e bufalini, -4 per cento per i suini, -3,1 per cento per gli ovini e caprini e -34,6 per cento per gli equini). I suini restano la specie più macellata. Nel settore dei mezzi di produzione nel 2016 si registra un consistente aumento nella distribuzione dei fertilizzanti (+13,1 per cento) e una contemporanea diminuzione dei fitosanitari (-8,8 per cento), che interessa quasi tutte le categorie di prodotto; in particolare i fungicidi (-12,3 per cento). Sempre nel 2016 si rafforza il trend positivo dei prodotti agroalimentari di qualità nelle sue diverse dimensioni (produttori, trasformatori, allevamenti, superfici e numero di prodotti). Nel 2016, infatti, l’Italia si conferma il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg da parte dell’Ue con 291 prodotti rispetto ai 278 del 2015. L’agriturismo nel 2016 registra 22.661 aziende autorizzate con un saldo di +423 strutture rispetto al 2015.
Capitolo 14 - Imprese
Nel 2016 torna a crescere il numero di imprese presenti sul territorio italiano, fino a contare 4 milioni 391 mila unità e, per il secondo anno consecutivo, continua la crescita del numero di addetti, che aumentano fino a 16 milioni e 685 mila unità. Diminuisce la differenza tra le imprese nate e quelle cessate, pur rimanendo il saldo negativo, determinato da un tasso di natalità pari al 7,7 per cento – in crescita rispetto al 2015 – e un tasso di mortalità dell’8,2 per cento, con una dinamica demografica sempre negativa nel periodo 2011-2016. Fanno eccezione le imprese con dipendenti, che presentano una dinamica demografica positiva. Dopo la ripresa del 2014 continua la crescita della capacità di sopravvivenza delle nuove imprese: fra quelle nate nel 2015, alla fine del 2016 sono ancora in attività l’82,2 per cento (2,2 punti percentuali in più della capacità di sopravvivenza registrata nel 2015). Con riferimento al sottoinsieme delle imprese dell’industria e dei servizi, il sistema si caratterizza per la prevalenza di imprese di piccolissima dimensione (0-9 addetti), che rappresentano, nel 2015, il 95,3 per cento delle imprese attive, il 46,8 per cento degli addetti e solo il 29,7 per cento del valore aggiunto complessivo. In questo segmento dimensionale risulta rilevante la presenza di lavoro indipendente (sono indipendenti il 61,5 per cento degli addetti). Le grandi imprese (250 addetti e oltre) sono lo 0,1 per cento del totale delle imprese, assorbono il 20,6 per cento dell’occupazione e creano il 31,5 per cento di valore aggiunto. Per il secondo anno consecutivo si registra un aumento del valore aggiunto e degli investimenti (rispettivamente +4,0 e +2,7 per cento rispetto al 2014); nel contempo il numero delle imprese diminuisce dello 0,5 per cento e gli addetti aumentano dello 0,7 per cento.
Capitolo 15 - Commercio estero e internazionalizzazione delle imprese
Nel 2017, in un contesto mondiale in cui gli scambi di beni sono in forte aumento rispetto al 2016 (+10,6 per cento) dopo due anni di continue flessioni, l’Italia registra un aumento nel valore in euro sia delle esportazioni (+7,4 per cento) sia delle importa-zioni (+9,0 per cento). Queste dinamiche determinano una riduzione dell’avanzo commerciale del nostro Paese (2,2 miliardi di euro in meno rispetto al 2016). La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci, misurata in dollari, risulta pari al 2,92 per cento, in lieve calo rispetto al 2016 (2,95 per cento). Le aree geografiche che hanno contribuito maggiormente al saldo complessivo sono state l’America settentrionale (+27.882 milioni di euro) e i Paesi europei non Ue (+8.563 milioni). Germania e Francia si confermano i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali. Le nostre esportazioni provengono per l’88,1 per cento dalle regioni del Centro- Nord e solo per il 10,5 per cento dal Mezzogiorno. Nel 2016 gli operatori all’esportazione sono oltre 217.000, in lieve crescita rispetto al 2016 (+0,4 per cento). Fra di essi si conferma la prevalenza di microesportatori (unità con un fatturato annuo all’export non superiore a 75 mila euro) che costituiscono il 62,8 per cento del totale, ma che contribuiscono al valore complessivo delle esportazioni nazionali solo per lo 0,5 per cento. Nel 2015, le imprese a controllo nazionale residenti all’estero sono 22.796; al netto dei servizi finanziari impiegano un numero di addetti che equivale al 10,3 per cento del totale degli addetti residenti in Italia e realizzano un fatturato che corrisponde al 15,5 per cento del fatturato nazionale. Nello stesso anno in Italia risultano residenti 14.007 imprese a control-lo estero che impiegano il 7,7 per cento degli addetti nazionali dell’industria e dei servizi e creano il 18,4 per cento del fatturato e il 15,6 per cento del valore aggiunto. Rilevante è l’apporto del capitale estero per la spesa in ReS (25,1 per cento).
Capitolo 16 - Prezzi
Nel 2017 i prezzi dei prodotti agricoli registrano una inversione di tendenza rispetto ai tre anni precedenti. I prezzi dei prodotti venduti segnano un aumento del 7,1 per cento (da -3,5 nel 2016), mentre i prodotti acquista-ti aumentano dell’1,5 per cento (da -0,5 nel 2016). Analogamente ai prezzi dei prodotti agricoli anche i prezzi alla produzione dei prodotti industriali mostrano una inversione di tendenza rispetto ai tre anni precedenti con una crescita del 2,3 per cento. La fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (+10,2 per cento), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+5,4 per cento) e raccolta, trattamento e fornitura di acqua (+4,7 per cento) sono le principali attività economiche che hanno contribuito alla crescita dei prezzi alla produzione sul mercato interno. I prezzi alla produzione dei servizi di trasporto marittimo e dei servizi di trasporto aereo nel 2017 rispetto all’anno precedente hanno subito un incremento rispettivamente del 4,3 e del 4,2 per cento. In misura più contenuta (+3 per cento) anche i prezzi alla produzione dei servizi di architettura e ingegneria hanno evidenziato un aumento. Dopo un periodo di stagnazione dei prezzi al consumo in atto dalla fine del 2015, il tasso di variazione medio annuo dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) torna a crescere attestandosi a +1,2 per cento nel 2017 da -0,1 nel 2016. Contribuiscono all’aumento dell’inflazione i prezzi dei Beni, in particolare quelli degli Energetici (+4,6 per cento, dal -5,6 nel 2016), così come i prezzi dei Servizi (+1,1 per cento). Il costo di costruzione di un fabbricato residenziale aumenta dello 0,5 per cento (+0,3 per cento nel 2016). I prezzi delle abitazioni tornano a diminuire, dopo la lieve ripresa del 2016, facendo registrare una variazione negativa pari a -1,1 per cento rispetto all’anno precedente (la variazione sul 2015 era stata pari a +0,3 per cento). La diminuzione in media d’anno dell’Ipab è la sintesi del calo dei prezzi sia delle abitazioni nuove (-0,7 per cento) sia di quelle esistenti (-1,2 per cento).
Capitolo 17 - Industria
Nel 2017, l’indice generale della produzione industriale aumenta del 3,1 per cento in termini di dati grezzi, consolidando l’andamento positivo dell’anno precedente. La dinamica positiva rilevata in corso d’anno risulta più vivace nella seconda parte del 2017, mentre mostra un lieve rallentamento nei primi mesi del 2018. Si registra una crescita anche per i paesi dell’Unione europea (+3,2 per cento - su dati corretti per i giorni lavorativi - rispetto a +3,6 per cento dell’indice nazionale), in accelerazione rispetto al 2016. L’indice generale del fatturato aumenta del 4,9 per cento nel 2017, con il mercato estero in maggiore espansione rispetto a quello interno. La dinamica in corso d’anno, influenzata soprattutto dall’andamento del comparto dei beni intermedi e strumentali, è costantemente positiva, con una accelerazione nell’ultimo trimestre, mentre a inizio 2018 si evidenzia un rallentamento. Anche i paesi dell’Unione europea, nel 2017, mostrano un aumento sostenuto (+6,8 per cento). Gli ordinativi nel 2017 registrano un incremento (+6,4 per cento), con dinamiche simili sui due mercati, nazionale ed estero; anche per questo indicatore si rileva una dinamica infrannuale positiva, ma in rallentamento n ei primi mesi del 2018.
Capitolo 18 - Costruzioni
Nel 2017 l’indice di produzione nelle costruzioni, che risulta ora espresso in base 2015, ha segnato, in media, una variazione debolmente positiva (+0,1 per cento), invertendo il segno della tendenza registrata negli anni precedenti. Gli indicatori dei permessi di costruire confermano per l’edilizia residenziale la fase di crescita iniziata dal secondo trimestre 2016: il numero di abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali presenta una variazione tendenziale del +9,5 per cento nel primo trimestre 2017, del +13,6 per cento nel secondo, del +16,5 per cento nel terzo e del +5,7 per cento nel quarto trimestre. Significativi sono anche gli aumenti della superficie utile nel confronto con gli analoghi trimestri dell’anno precedente: i livelli del 2017 risalgono sopra la soglia del milione di metri quadri. A partire dal secondo trimestre 2015 anche l’edilizia non residenziale presenta un’inversione di tendenza registrando, rispetto all’anno precedente, aumenti che la portano ad attestarsi su valori prossimi ai 3 milioni di metri quadri per tutto il 2017. Nel corso del 2016 sono stati ritirati permessi di costruire per 16.225 nuovi fabbricati destinati ad uso prevalentemente abitativo, con un aumento del 3,1 per cento rispetto al 2015. A questi corrisponde un volume complessivo, fra nuovi fabbricati e ampliamenti, in aumento del 4,3 per cento rispetto all’anno precedente. La dimensione media dei nuovi fabbricati residenziali rimane stabile in termini di abitazioni (2,7 sia nel 2015 che nel 2016), mentre risulta in crescita in termini di volume (1.241 metri cubi rispetto ai 1.222 del 2015) e di superficie totale (418 metri quadri rispetto ai 414 del 2015). Aumenta la superficie utile media per unità abitativa, che passa da 86,5 metri quadri del 2015 a 87,8 metri quadri del 2016. In crescita anche i nuovi fabbricati e gli ampliamenti destinati ad un utilizzo prevalentemente non abitativo che nel 2016, rispetto al 2015, presentano un incremento sia in termini di volume (+17,9 per cento) che di superficie (+11,5 per cento).
Capitolo 19 - Turismo
Dal lato dell’offerta ricettiva, nel 2017 l’Istat rileva 32.988 esercizi alberghieri (- 0,5 per cento rispetto al 2016) e 171.915 esercizi extra-alberghieri (+18,3 per cento). Il flusso dei clienti nel 2017 è di circa 420,6 milioni di presenze, in aumento del 4,4 per cento rispetto al 2016, con una permanenza media di 3,41 notti. Nello stesso anno l’indice del fatturato nel settore dell’alloggio segna un aumento del 4,2 per cento. L’andamento dei flussi turistici negli esercizi alberghieri ed extraalberghieri è stato positivo, sia per la componente residente che per quella non residente della domanda turistica. La meta preferita sia dai clienti residenti sia da quelli non residenti resta il Nord-est (36,1 per cento i primi e 43,8 per cento i secondi); Differente risulta invece la concentrazione dei flussi per le due componenti della domanda durante l’anno: i flussi dei clienti residenti si concentrano prevalentemente nei mesi estivi, 53,3 per cento in termini di quote percentuali, contro il 46,9 dei clienti non residenti. La domanda turistica italiana è costituita, nel 2017, da circa 66 milioni di viaggi e oltre 380 milioni di pernottamenti, dentro e fuori il territorio nazionale. Rispetto al 2016, i viaggi sono stabili complessivamente, ma le vacanze lunghe (quattro notti o più) confermano la tendenza all’aumento iniziata nell’anno precedente (+8,1 per cento). Anche la durata media dei viaggi cresce lievemente, attestandosi a 5,8 notti, a seguito dell’incremento dei pernottamenti in viaggio (+6,9 per cento). Le vacanze brevi non subiscono variazioni significative ma i viaggi di lavoro diminuiscono (-16,7 per cento), raggiungendo il livello più basso dal 2007. Nel 2017, i viaggi di vacanza sono quasi 11 volte più numerosi dei viaggi di lavoro, con quote più elevate nel caso delle vacanze lunghe. Queste ultime sono concentrate nel trimestre estivo (59,6 per cento). Complessivamente i residenti in Italia, rispetto ai concittadini europei, viaggiano molto meno (in media una vacanza all’anno ciascuno rispetto alle 2,5 degli europei).
Capitolo 20 - Trasporti e telecomunicazioni
Nel 2016 il numero di passeggeri del trasporto ferroviario registra una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente (-0,4 per cento) e una sostanziale stabilità per le percorrenze (-0,1 per cento di passeggeri-chilo-metro); il numero di passeggeri del trasporto aereo cresce del +4,7 per cento, al contrario il trasporto marittimo registra una flessione dei passeggeri sbarcati e imbarcati del -4,3 per cento. Per quanto riguarda il trasporto di merci, nel 2016 la modalità ferroviaria cresce in termini di tonnellate trasportate del +0,7 per cento. Anche il trasporto marittimo di merci nei porti italiani presenta una variazione positiva delle tonnellate trasportate del +0,9 per cento mentre la modalità stradale registra una diminuzione (-5,8 per cento). L’indice di fatturato registra, nel 2017, una variazione positiva sia nel settore del trasporto terrestre e mediante condotte (+4,3 per cento) sia nel trasporto marittimo e aereo, che presentano un aumento rispettivamente del 6,1 e del 6,6 per cento. Tra il 2001 e il 2016 la lunghezza delle autostrade ha avuto un incremento del 7,2 per cento. Il parco veicolare nel 2017 risulta composto da oltre 43 milioni di autoveicoli (735.869 autoveicoli in più rispetto al 2016), rappresentato per l’88,4 per cento di autovetture. Aumentano, nel 2016 rispetto al 2015, gli incidenti stradali (+0,7 per cento) e il numero dei feriti (+0,9 per cento) mentre diminuisce il numero di morti (-4,2 per cento); gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove l’indice di mortalità raggiunge il livello di 4,4 decessi ogni 100 incidenti. Nel 2017, il 71,5 per cento degli studenti e l’86,8 per cento degli occupati ha utilizzato un mezzo di trasporto per raggiungere il luogo di studio o di lavoro. L’automobile è il mezzo più utilizzato, come passeggeri per il 37,0 per cento degli studenti e come conducenti per il 69,2 per cento degli occupati. Relativamente al settore delle telecomunicazioni, le imprese sono costituite da 4.293 unità (2015) per lo più operanti come Internet point e imprese di erogazione servizi di accesso ad internet. Gli indici di fatturato di questo settore segnano, nel 2017, un modesto incremento (+0,9 per cento).
Capitolo 21 - Ricerca, innovazione e tecnologia dell’informazione
Nel 2016 la spesa totale per ReS sostenuta in Italia da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università si stima sia pari a quasi 23,2 miliardi di euro, in aumento, rispetto all’anno precedente, del 4,6 per cento. La spesa per ReS cresce sensibilmente nel settore delle imprese, registrando un aumento del 9,3 per cento, resta stabile nel settore delle istituzioni pubbliche e registra, invece, una diminuzione nelle università (-1,0 per cento) e, in particolare, nelle istituzioni private non profit (-18,6 per cento). Il maggior contributo alla spesa proviene dalle imprese, che nel 2016 coprono il 60,8 per cento della spesa totale, e dalle università con il 24,2 per cento. Il personale impegnato in attività di ricerca (espresso in equivalenti a tempo pieno) è pari a 290.039,5 unità ed aumenta dell’ 11,9 per cento rispetto al 2015. Il numero dei ricercatori, espressi in unità equivalenti a tempo pieno, pari a 133.705,7 unità, aumenta del 6,2 per cento rispetto all’anno precedente. Nel periodo 2014-2016, si stima che il 48,7 per cento delle imprese industriali e dei servizi con 10 o più addetti abbia introdotto innovazioni, quota in aumento di 4 punti percentuali rispetto agli anni 2012-2014. La propensione innovativa è in netta ripresa fra le piccole e medie imprese (+4,3 punti percentuali per le prime e +3,4 punti per le seconde), mentre è in lieve calo nelle grandi (81,8 per cento, -1,5 punti percentuali) per effetto di un ridimensionamento nei servizi (dal 76,9 per cento al 72,2 cento). L’industria è il settore con la maggiore propensione innovativa (57,1 cento di imprese innovatrici, in aumento di 7 punti rispetto al triennio precedente. Le imprese italiane con almeno 10 addetti che nel 2017 dispongono di una connessione ad Internet sono il 98,2 per cento, il 95,7 per cento ha una connessione in banda larga (fissa o mobile) e il 72,1 per cento è presente sul web con una home page o un sito internet. Nel corso del 2016 il 47,8 per cento delle imprese italiane con almeno 10 addetti ha effettuato commercio elettronico ricavando da esso il 10,1 per cento del fatturato complessivo, mentre sono il 44 per cento del totale le imprese italiane che hanno utilizzato almeno un social network.
Capitolo 22 - Commercio interno e altri servizi
Nel 2016 il commercio interno annovera 1.102.470 imprese che occupano 3.325.449 addetti. Il commercio al dettaglio, con 603.298 imprese e 1.816.316 addetti, si caratterizza per una prevalenza di microimprese con una media di 3,0 addetti ciascuna. Gli esercizi alimentari sono 155.618 e impiegano 666.199 addetti, con un numero medio di addetti per esercizio superiore alla media, pari a 4,3. Le imprese che esercitano commercio elettronico e commercio al di fuori dei negozi nel 2016 sono 107.793. Nel 2017 l’andamento delle vendite al dettaglio registra, rispetto al 2016, un aumento dello 0,9 per cento; in particolare, aumentano le vendite della grande distribuzione (2,1 per cento) e quelle del commercio elettronico (14,7 per cento). Diminuiscono invece quelle delle imprese di piccola superficie (-0,6 per cento). Il commercio all’ingrosso, nel 2016, conta 383.304 imprese che occupano 1.139.044 addetti. Il fatturato del comparto registra nel 2017 una variazione positiva del 3,7 per cento. La variazione più elevata riguarda il commercio all’ingrosso specializzato di altri prodotti (+6,6 per cento) seguito dal commercio all’ingrosso di altri macchinari, attrezzature e forniture (+5,6 per cento). Il comparto del commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli, a fine 2016, comprende 115.868 imprese, per un totale di 370.089 addetti. Nel 2017 la variazione media annua del fatturato dell’intero comparto è pari al 5,2 per cento. L’aumento più considerevole riguarda il commercio di autoveicoli (+6,2 per cento). Il settore altri servizi conta 1.426.203 imprese con 5.524.878 addetti. Le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione aumentano dello 2,6 per cento mentre le attività di trasporto e magazzinaggio presentano una varia-zione negativa (-0,1 per cento).
Capitolo 23 - Istituzioni pubbliche e istituzioni non profit
Al 31 dicembre 2015 il personale dipendente delle istituzioni pubbliche e delle istituzioni non profit supera i 4 milioni di la-voratori, di cui 3.305.313 in servizio nelle oltre 100 mila unità locali afferenti alle istituzioni pubbliche e 788.126 nelle istituzioni non profit. Per la prima volta, nel censimento permanente delle istituzioni pubbliche, sono state censite le forze armate e di sicurezza (complessivamente circa 490 mila dipendenti) e il personale in servizio presso le unità locali all’estero (poco più di 6 mila unità di personale in 392 diversi luoghi di lavoro). Quasi la metà delle istituzioni pubbliche, che rappresentano tuttavia il 95 per cento del totale dei dipendenti pubblici, ha svolto attività formative per il proprio personale. È una formazione di tipo tradizionale, principalmente volta ad aggiornare le conoscenze specialistiche relative al settore istituzionale di appartenenza, e poco orientata ad accrescere le competenze manageriali e relazionali. Negli ultimi 25 anni di Censimenti, a parità di campo di osservazione, si rileva una diminuzione costante dei dipendenti delle istituzioni pubbliche (-314 mila unità tra il 1991 e il 2015) e una importante crescita dei dipendenti delle istituzioni non profit (+521 mila), una risorsa quest’ultima che si è andata sempre più consolidando in Italia, in particolare nel corso degli anni Novanta. Il Censimento 2015 conferma il carattere solidaristico delle istituzioni non profit: 2 istituzioni su 3 infatti sono orientate al benessere della collettività mentre nel 36,7 per cento dei casi ai bisogni dei soli soci. Sono 115 mila le istituzioni non profit che inseriscono tra le proprie finalità il sostegno e il supporto a soggetti deboli e/o in difficoltà, pari a un terzo delle istituzioni non profit italiane. Il 20,4 per cento delle istituzioni non profit inoltre ha come finalità la promozione e la tutela dei diritti e il 13,8 per cento la cura dei beni collettivi.
Capitolo 24 - Finanza pubblica
Nel 2017 le entrate accertate dello Stato ammontano a 864.584 milioni di euro, quelle incassate a 810.537 milioni, mentre le spese impegnate sono pari a 854.142 milioni di euro e quelle pagate 833.070 milioni. Gli accertamenti tributari statali crescono del 5,7 per cento in cinque anni, quelle incassate dell’8,8 per cento. Il debito patrimoniale statale cresce del 2,5 per cento e diminuisce sempre del 2,5 per cento quello fluttuante. Nel 2016 le entrate accertate delle regioni e province autonome sono 182.524 milioni di euro, quelle incassate 179.670 milioni. Rispetto al 2015 cresce il totale dei trasferimenti regionali in entrata e quello dei trasferimenti in uscita. Le spese regionali impegnate ammontano a 179.102 milioni di euro, quelle pagate a 184.490 milioni. Nel 2016 le entrate accertate di province e città metropolitane sono 9.536 milioni di euro (di cui 2.693 milioni di euro per le città metropolitane), quelle incassate 10.052 milioni (di cui 3.038 milio-ni di euro per le città metropolitane). Il totale dei trasferimenti provinciali in entrata risulta stabile rispetto al 2015. Le spese provinciali e delle città metropolitane impegnate ammontano a 10.115 milioni di euro (di cui 2.780 milioni di euro per le città metropolitane), quelle pagate a 9.119 milioni (di cui 2.644 milioni di euro per le città metropolitane). Nel 2016 le entrate accertate dei comuni sono 81.325 milioni di euro, quelle incassate 75.776 milioni. Il totale dei trasferimenti comunali in entrata diminuisce rispetto all’esercizio precedente. Le spese comunali impegnate ammontano a 78.809 milioni di euro, quelle pagate a 75.377 milioni. Nel 2016 la principale funzione di spesa corrente delle province e dei comuni è quella generale di amministrazione di gestione e controllo. Nel 2017 il totale dei debiti a breve e lungo termine delle amministrazioni locali è pari a 38.196 milioni di euro.

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