L'inchiesta mani pulite. Parte II


In copertina: Annibale Carracci "il vizio e la virtù"

Italia: vizi e virtù
Eugenio Caruso
Impresa Oggi Ed.

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37. L'inchiesta mani pulite. Parte II

Per Nordio, però, non vale il teorema del "non poteva non sapere", usato per accusare Craxi e Berlusconi. Nordio vuole prove e riscontri, cosicché l'11 novembre '98, i due imputati vengono prosciolti con un memoriale che rinvia a giudizio un centinaio di persone accusate di finanziamenti illeciti al Pci.
Nel memoriale si afferma «È stata acquisita la prova che il Pci-Pds disponeva di persone di assoluta fiducia, incaricate dell'acquisizione di contributi e della loro gestione finanziaria illegale e clandestina, attraverso sistemi di accantonamento e occultamento all'estero di fondi …….. È stata acquisita la prova che il Pci-Pds dispone di un immenso patrimonio immobiliare, gestito attraverso cosiddetti fiduciari o mandanti senza rappresentanza, che nel linguaggio corrente si dicono prestanome. La sua estensione è assolutamente incompatibile con le elargizioni ordinarie dei simpatizzanti e ancor più con i bilanci ufficiali del partito …».
D'altra parte il potere delle cooperative rosse era noto alle imprese che operavano con la pubblica amministrazione; valeva, infatti, una regola secondo la quale le cooperative erano destinatarie del 20% degli appalti banditi dalla pubblica amministrazione e dagli enti locali e il Pci vigilava perché questo "patto" fosse rigorosamente rispettato. Nel settembre del '99, The Penguin press pubblicherà in Gran Bretagna The Mitrokhin Archive. The Kgb in Europe and the West, la pensione di Mitrokhin, archivista del Kgb per trent'anni. Nel libro si parla dell'attività spionistica effettuata in Italia dal Kgb, attraverso il Pci, e del flusso di dollari che il Pcus faceva pervenire ai comunisti italiani. Secondo Valerio Riva, che ha avuto accesso a documenti del Pcus, tra il '50 e il '91, il Fondo di assistenza internazionale ai partiti e alle organizzazioni operaie di sinistra ha distribuito in Italia, tramite il Kgb, 899 miliardi al Pci (a lire '99), 40 allo Psi del periodo frontista, 32,5 allo Psiup, 9,5 alla Cgil, 6,5 alla corrente di Cossutta, 1 miliardo alla corrente di Lelio Basso. Inoltre, secondo i calcoli di Riva, tra il 1950 e il 1987, le società legate al Pci avrebbero incassato attorno ai 6.000 miliardi di lire, con le sole provvigioni di intermediazione per le esportazioni italiane verso l'Urss (Riva, '99).
Un effetto di "tangentopoli" sarà, purtroppo, un concatenarsi di suicidi; nel giugno 1992, Renato Amorese, ex segretario dello Psi di Lodi, si spara alla testa dopo aver scritto di sentirsi «fortemente prostrato e consapevole dell'errore commesso» e del disonore procurato alla famiglia. Il 2 settembre '92, il deputato socialista bresciano, Sergio Moroni, si uccide con un fucile da caccia; nella sua lettera di commiato fa un'amara diagnosi del sistema nel quale si era trovato invischiato, asserendo che un velo di ipocrisia aveva coperto per lunghi anni l'illecito finanziamento dei partiti, che molti potevano aver approfittato dei finanziamenti per interessi personali, ma respinge per se la qualifica di ladro. Il 25 giugno 1993, Antonio Vittoria, preside della facoltà di farmacia di Napoli, si avvelena nel suo ufficio, essendo implicato nella "malasanità" del ministro De Lorenzo e del direttore del servizio farmaceutico del ministero della sanità, Duilio Poggiolini; lascerà scritto «Gli inganni e le adulazioni di questo esercito di ricchi e miseri uomini, le mie debolezze, mi hanno fatto perdere di vista la posta in gioco. Perciò ora pago». Il 20 luglio 1993, si suicida in carcere l'ing. Cagliari, ex presidente dell'Eni, implicato nello scandalo Enimont. Nel corso dei centotrentatre giorni di carcere, egli aveva ammesso che, durante la sua gestione, l'Eni aveva versato a Dc e Psi ventisette miliardi di tangenti. A Di Pietro era bastato. A De Pasquale, no. Cagliari aveva raccontato a quest'ultimo di tangenti allo Psi sulle polizze della Sai di Ligresti per i dipendenti dell'Eni; il magistrato aveva negato la scarcerazione. In una lettera, lasciata a futura memoria, Cagliari scrive: «La criminalizzazione di comportamenti che sono stati di tutti, degli stessi magistrati, anche a Milano, ha messo fuori gioco soltanto alcuni di noi, abbandonandoci alla gogna e al rancore dell'opinione pubblica», e, dopo una serie di duri attacchi alla magistratura, continua: «Quei pochi di noi caduti nelle mani di questa giustizia, rischiano di essere i capri espiatori della tragedia nazionale generata da questa rivoluzione». La moglie di Cagliari restituirà i soldi che il marito aveva nascosto in Svizzera su conti correnti segreti (Di Pietro, 2000).
Tre giorni dopo il suicidio di Cagliari, Raul Gardini si spara a una tempia nella sua abitazione; stava per essere raggiunto da un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta Enimont, mentre il gruppo Ferruzzi, da lui pilotato per anni, è avviato verso il crack finanziario. Gardini era un uomo che giudicava normali le imprese forti, rare e rischiose; in un'orgia di onnipotenza aveva affermato «La chimica sono io». Forse una vita come la sua, così esposta alla trasgressione, non poteva finire diversamente. Monta l'indignazione dell'establishment e della sua corte nei riguardi dei giudici di mani pulite, e degli organi di informazione, molti parlano di fumus persecutionis. Affermerà Montanelli «Ad ogni suicidio seguiva un rigurgito di garantismo, e un'ondata di deprecazioni per i metodi di "mani pulite". …. L'opinione pubblica pensava a tutt'altro modo. Non la turbava più che tanto né i suicidi, né la galera, né le manette. Voleva vendetta». Lev Trotzskij affermava «La rivoluzione sembra una pazzia solo a coloro che essa annienta». La gente, poi, che alla nascita dell'ente petrolifero di stato faceva, giustamente, risalire l'avvio della corruzione pubblica, era particolarmente, indifferente alle morti eccellenti o alle galere dei suoi boiardi.

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Eugenio Caruso - 14 maggio 2019



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