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L'imprenditore che č in ciascuno di noi.


Dopo sei mesi. Tutto è bene quel……

Natale Ostet, all’indomani della telefonata, andò dal più noto avvocato di Cresopoli, ovvero l’avvocato Giustino Arringa Vien dal Foro. Questi ascoltò con attenzione tutti i dettagli dell’accaduto, poi fissò un ulteriore incontro a Dovizia, affinché il reo e i suoi complici fornissero ulteriori dettagli. La riunione avvenne a casa Arringa Vien dal Foro; al cospetto dell’avvocato si presentarono: gli Ostet, Medea…sua figlia!?!  e ….sua madre!?!.
All’avvocato Giustino venne una mezza sincope poiché seppe che sua madre era la "nonnina" di cui parlava Midar e venne a conoscenza dell’identità dell’informatico: il figlio di suo fratello. L’avvocato non poteva accettare di coinvolgere la sua famiglia nella faccenda e decise di risolvere la cosa personalmente.
Giustino Arringa Vien dal Foro si recò a scuola a parlare con la preside, tentò di spiegarle che la questione era riconducibile alla bravata di qualche ragazzino, e che era ingiusto far pagare solo a uno quella bravata.
La preside fu irremovibile, l’avvocato Giustino Arringa Vien dal Foro lo fu altrettanto con queste dure parole: «Bene, se lei vuole dagli Ostet questi soldi, non ho più ragione di versare quel generoso assegno alla fondazione “Noi poveri presidi”. Se ben ricordo l’assegno è superiore al risarcimento che chiede la scuola….ma contenta Lei …. Arrivederci!!».
L’avvocato Giustino Arringa Vien dal Foro aprì la porta della presidenza per andarsene, ma la preside, con gentilezza melliflua, lo fermò e ritrattò la sua minaccia.

L’avvocato Giustino tornò a casa, raccontò tutto a Medea e le chiese di andare da Midar e dalla nonna; infatti l’avvocato aveva bisogno di analizzare tutti i documenti che riguardavano l’attività di Midar.
Medea nel giro di poche ore arrivò a casa con i documenti richiesti, il padre si chiuse nel suo ufficio e vi rimase per tutta la notte.

Casa Ostet era tesa e felice. Da una parte perché Midar, in buona fede, l’aveva combinata grossa, dall’altra, perché erano di nuovo una famiglia unita, anche se per poco.
Natale Ostet si recò nel pollaio e vide il miracolo del figlio. Aveva tantissime galline in un pollaio quasi tecnologico.
Natale capì anche dove fossero finiti i proventi della vendita di uova on-line.
Ma anche le gemelline avevano contribuito con i loro risparmi, Athena faceva l’inventario e aiutava gli anziani, Aida consegnava i giornali e le uova. Midar aveva organizzato una vera e propria piccola impresa.

Natale era esterrefatto, ma lo fu di più quando l’avvocato Giustino Arringa Vien dal Foro gli comunicò di credere nel progetto, e gli illustrò la propria idea; Natale Ostet avrebbe potuto proseguire l'attività avviata da Midar.
Natale non avrebbe offerto solo le  uova, ma avrebbe dovuto macellare i polli, vendendo poi tutto quanto possibile. L’avvocato avrebbe dato proprie garanzie per ottenere un prestito dalla banca e avrebbero potuto ottenere finanziamenti regionali e certificazioni di qualità sui prodotti .

Natale era al settimo cielo, non sarebbe tornato a Cresopoli, sarebbe rimasto lì, a Dovizia, il posto per il quale aveva scelto di lottare e nel quale affondavano le radici della sua famiglia. Avrebbe fatto l’imprenditore e Demetra, inizialmente, avrebbe potuto aiutarlo;  ma i bambini era giusto che facessero i bambini.
«Per troppo tempo si erano caricati sulle spalle un fardello di responsabilità inappropriato per la loro età.
Nella vita, anche per loro, sarebbero arrivati momenti duri, di forte responsabilità, ma la spensieratezza e la gioia dell’infanzia sono un diritto», pensò Natale.

Midar compie undici anni. Epilogo

Quell’anno a Dovizia l’agosto era meno caldo, a causa dalla frescura portata da un venticello che  aveva accompagnato tutta l’estate.
La piazza di Dovizia, la domenica era gremita di persone, i bar all’aperto erano tutti occupati, e sotto un pergolato fiorito, gli Ostet e gli Aringa del Foro stavano discutendo amabilmente.
Poi si distrassero a guardare i propri figli, che stavano salendo i gradini della fontana.
Athena, Aida, Midar e Medea, salendo l’ultimo gradino che porta alla fontana, si scambiarono un sguardo complice, poi si voltarono all’indirizzo dei genitori ed iniziarono a cantare Aiabù - Aiabù.
Sfarzotto junior si avvicinò al quartetto, ma prima che potesse parlare, Midar lo anticipò dicendogli: «Non ho voluto i tuoi soldi allora e non li voglio neppure adesso». Midar si girò per allontanarsi.. Ma  Sfarzotto junior, ad alta voce, lo chiamò, inducendolo a voltarsi, poi gli disse con un filo di voce: «Scusa .... ». Sfarzotto junior si schiarì la voce e ritentò: «Scusa per come mi sono comportato, sei in gamba per essere un bambino».
Poi il cicciotto gli tese la mano, Midar lo guardò dritto negli occhi e gli tese la sua. Erano diventati amici.
Scese la notte di quella lunghissima giornata e il piccolo, guardando la luna fuori dalla finestra, pensò a papà Natale e a Cenerentola, quest’ultima si era sposata con un principe e i suoi sogni si erano avverati.
Midar aveva avuto un sogno: essere un principe azzurro… e ci era riuscito realizzando la propria missione: togliere la propria famiglia dall’indigenza.

 Marie Clair


COMMENTO Il perchè del successo imprenditoriale di Midar

La deliziosa storia nata dalla fantasia della favolista Marie Clair racconta le peripezie di un bambino, molto precoce, e dotato di una fantasia prodigiosa e di una grande capacità di cogliere ogni opportunità per sviluppare un business e creare una piccola impresa.
Questo racconto sembrerebbe, a prima vista, fuori luogo in un sito dedicato all’economia e alla gestione d’impresa. Eppure ho chiesto  Marie Clair questo sforzo di fantasia per inserire alcuni principi fondamentali dell’imprenditorialità.
 
Già alcuni autori anglosassoni hanno adottato la tecnica di introdurre argomenti riguardanti la gestione di impresa parlando di un personaggio storico o con un racconto; noi abbiamo scelto la strada della favolistica, memori, anche, del valore maieutico dei favolisti del passato i cui racconti erano spesso lezioni di etica e di vita.

Seguendo le gesta del piccolo Midar si potrà notare che ogni iniziativa è corroborata da qualche principio che troviamo alla base della funzionalità della piccola come della grande impresa.
Segue, pertanto, qualche semplice esempio dei principi imprenditoriali adottati, inconsapevolmente dal bambino.

La mission
Il piccolo Midar aveva capito, immediatamente che uno dei principi fondamentali che sottende l’attività di un imprenditore è avere ben chiara la mission della propria impresa. Ha pochi anni e mamma e papà gli hanno fatto capire che la loro situazione economica è disastrosa. La mamma teneramente gli aveva detto «Piccolo mio sono fiera di te, la mamma ti ama e tra poco nasceranno dei fratellini, tu dovrai aiutarmi ad insegnare loro tante cose: tu sei il maggiore».
 Da quel momento il suo pensiero costante è stato «Devo riuscire a guadagnare un po’ di soldi per dare il mio contributo». Successivamente la sua ambizione fa un salto di qualità e decide quanto sia necessario diventare “il principe azzurro della famiglia”.
Inizia la sua carriera imprenditoriale facendo degli spettacolini per la strada, poi, quando la mamma gli parla di “decoro e dignità” decide di cambiare la sua mission imprenditoriale aiutando persone anziane in piccoli lavori, passando dal business dell’intrattenimento a quello dei servizi. Quindi, dai servizi alla vendita di uova. Quando questo business entra in crisi decide, immediatamente, di disinvestire e di occuparsi d’altro, in particolare della distribuzione di quotidiani porta a porta; pronto a riprendere l’attività produttiva quando le condizioni della concorrenza lo avrebbero consentito.

La mission può essere definita, infatti, la ragion d'essere di un'impresa e può essere formulata rispondendo alle seguenti tre domande.

  • Qual è il mio mercato.
  • Quali sono i miei principali clienti.
  • Quali sono i miei principali prodotti.

Si tratta, quindi, della descrizione del business, della tipologia dei prodotti o dei servizi, dei mercati, dei valori fondamentali e delle priorità strategiche.
Si può, un po' provocatoriamente affermare, che la mission di un'impresa può essere confrontata al regolamento di un condominio.

  • Deve essere enunciata in modo chiaro.
  • Deve contenere le regole fondamentali della vita dell'impresa.
  • Deve essere rispettata da tutti.
  • Il suo obiettivo principale è il soddisfacimento del complesso delle persone che ruotano attorno all’impresa.

La mission assolve, quindi, tre funzioni:

  • La funzione di orientamento. Ognuno deve disporre di informazioni chiare per il conseguimento dell'obiettivo comune.
  • La funzione di legittimazione. La prima legittimazione viene normalmente dall'imprenditore, ma, è ancora più importante la legittimazione proveniente dai collaboratori, dai clienti, dai partner.
  • La funzione di motivazione. Fissando per ciascun collaboratore, in modo chiaro e semplice, obiettivi raggiungibili, l’imprenditore stimola il collaboratore ad offrire il massimo impegno nel raggiungimento del compito affidatogli.

La mission ha maggior valore se non si ferma al presente ma si proietta nel futuro, pertanto essa deve essere flessibile e ripensata e deve consentire di vedere oltre la linea dell’orizzonte.

Il prodotto/servizio
Un principio che, sia pure a grandi linee, Midar aveva compreso è la necessità di analizzare la fornitura della propria "impresa" sulla base della capacità di creare valore. Midar passa infatti dal servizio di intrattenimento, al servizio per gli anziani, alla produzione di uova di alta qualità in base alla capacità di ciascuna fornitura di creare valore. Quando il settore delle uova entra in crisi Midar, disinveste e ritorna ad un’attività di servizio con la distribuzione dei quotidiani per conto dell’edicolante e sperimenta per la prima volta il business to business. Dopo poco il settore delle uova riprende quota e Midar ne riorganizza la distribuzione coinvolgendo gli ex concorrenti i quali sono felici di partecipare al gioco di squadra organizzato da Midar.

Un prodotto o un servizio possono collocarsi in una delle seguenti classi:

  • contribuire nel breve-medio termine all'aumento di valore  dell'impresa,
  • determinare un aumento del valore nel medio-lungo termine,
  • non appartenere a nessuna delle due categorie di cui sopra.

Questi ultimi devono essere abbandonati, i prodotti/servizi chiave sono quelli che aumentano il valore dell'impresa nel breve-medio e quelli che determineranno lo sviluppo futuro dell'impresa.

La scelta dei prodotti/servizi chiave, il loro rafforzamento e completamento e le relative strategie, di tipo offensivo, difensivo o di disinvestimento, sono tra le decisioni più importanti che competono all’imprenditore; la strategia necessaria per sostenere una fornitura dipende, naturalmente, dal tipo di fornitura.

Una fornitura può articolarsi in cinque tipologie.

  • Prodotti di consumo.
  • Prodotti che rientrano nella fascia del b2b.
  • Servizi.
  • Informazione e conoscenza.
  • Soluzioni.

Possiamo definire alcune caratteristiche di ciascun tipo di fornitura.                             

  • Prodotti di consumo: non richiedono il contatto diretto con il cliente, esistono ampie fasce d'acquirenti, l'acquirente può essere diverso dal consumatore, generalmente il bene è acquistato d'impulso o emotivamente.
  • Prodotti che rientrano nella fascia del b2b: richiedono il contatto diretto tra il produttore e il cliente, esistono pochi acquirenti, l'acquisto può dipendere da più persone, al prodotto va spesso associato un servizio.
  • Servizi alle persone e alle imprese: elemento fondamentale di questo tipo di fornitura è il contatto con il cliente; altre caratteristiche sono l'intangibilità, l'eterogeneità (dovuta ai bisogni differenziati dei clienti), la contestualità (della produzione e dell'erogazione), la non immagazzinabilità (che determina difficoltà nel far fronte ai picchi della domanda), la soggettività della qualità.
  • Informazione, conoscenza e soluzioni (tipiche forniture di consulenti e di studi professionali): le caratteristiche di queste forniture sono, l'intangibilità, l'eterogeneità, la non ostentabilità, la non sicurezza del risultato. La vendita si basa sul prestigio dell'operatore.

L’organizzazione
Un altro aspetto che Midar aveva imparato dalla sua breve ma intensa attività imprenditoriale era la necessità di creare un’organizzazione. Il primo successo imprenditoriale lo deve infatti alla perfetta organizzazione del ballo tribale alla maniera dei pellerossa, nel quale le sorelle svolgono un ruolo importante; fondamentale è anche la consulenza offerta dalla mamma. Midar all’inizio della sua missione considera le sorelle come “inutili starnazzanti”, ma poi deve ricredersi e comprende che chiunque, se ben utilizzato,  può essere utile a qualunque causa imprenditoriale. La prima risorsa materiale che si rivelerà importante per Midar è una sorta di cassaforte costruitagli dal padre per conservare e proteggere i soldi guadagnati. Nel corso della sua vita di piccolo imprenditore Midar incontra la “nonnina” che costituirà un mentore formidabile che ogni imprenditore sognerebbe di avere. Midar dimostra la propria notevole abilità organizzativa quando inserisce nella sua squadra gli ex concorrenti produttori di uova ai quali lascia il compito della distribuzione. Infine un’ulteriore dimostrazione di capacità organizzativa è il coinvolgimento di un tecnologo, il nipote della “nonnina”, nello sviluppare il business della vendita delle uova via Internet.

L'organizzazione è il complesso delle strutture, delle risorse umane e materiali, dei processi, delle regole che consentono lo svolgimento ottimale dei ruoli a tutti coloro che partecipano alla realizzazione della mission dell’impresa.
L’imprenditore deve essere unico responsabile dell'organizzazione, organizzazione che l’imprenditore deve saper mettere continuamente in discussione, specie per evitare le burocratizzazioni, gli autocompiacimenti, l'allentamento delle responsabilità.
Il principio che deve sottendere l'organizzazione dell'impresa è quello della gestione per processi; spesso i vari soggetti di un’impresa operano come piccole repubbliche indipendenti alle quali non è chiesto di informarsi su cosa accade nelle altre repubbliche, ma solo di raggiungere gli obiettivi posti dal capo.
Questo tipo di organizzazione è figlio del principio della gestione per obiettivi delle strutture rigidamente funzionali che per anni hanno dominato la scena dell'organizzazione delle imprese.
L’imprenditore deve imparare ad abbattere le barriere tra le varie "repubbliche" e introdurre il principio che tutti i dipendenti lavorano per processi che attraversano orizzontalmente tutte le funzioni dell'impresa e che oltrepassano i confini della stessa impresa.

La comunicazione
Un altro dei primi problemi che Midar ha dovuto affrontare è stato quello della comunicazione; far conoscere cioè ai potenziali clienti l’esistenza della sua offerta. In quest’attività Midar è veramente formidabile. In poco tempo, nonostante la tenera età, riesce a costruire una rete di conoscenze, amici e amiche fidati ai quali può ricorrere per un consiglio o un aiuto.

La conoscenza, da parte del potenziale acquirente, dell'esistenza sul mercato di un bene o di un servizio e delle sue caratteristiche è alla base di qualsiasi attività di vendita.

Esistono vari mezzi che consentono all’impresa di sviluppare una comunicazione verso l'esterno: la stampa, la radio, la televisione, Internet, il direct marketing, il contatto personale, la cartellonistica, mostre e fiere; ognuno di questi ha un costo e una specificità rispetto al prodotto o all'azienda.
Midar come abbiamo visto, si è servito del passaparola, in particolare tramite le amiche di quella signora che lui chiama la “nonnina” e di Internet.


Un aspetto che ogni imprenditore comprende, magari dopo una serie di sbagli, è che la comunicazione deve rispettare rigorosamente sette principi.

  • Principio di esistenza.  La strategia di comunicazione deve essere conosciuta e accettata da tutti coloro che sono direttamente coinvolti.
  • Principio di continuità. Una strategia di comunicazione deve essere concepita per durare, evitando soluzioni di continuità nella trasmissione dei messaggi.
  • Principio di differenziazione. Va creato un codice di comunicazione che sia in grado di dare al "prodotto" un'identità precisa e di assegnare, agli occhi del cliente, un valore esclusivo a quel "prodotto".
  • Principio di chiarezza. Una buona comunicazione deve basarsi su idee forti e semplici.
  • Principio di realismo. Non vanno fissati obiettivi sproporzionati alla capacità dell’offerta; la comunicazione deve trasmettere messaggi adeguati alla tipologia del prodotto e alla tipologia del cliente che si vuole raggiungere.
  • Principio di adattamento. La comunicazione deve adattarsi agli strumenti di comunicazione utilizzati.
  • Principio di coerenza. In nessun caso vanno create situazioni in cui le informazioni trasmesse sul "prodotto" possano essere percepite dal cliente come incoerenti.

Eugenio Caruso

13-12- 2007


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