Come si caratterizza l'impresa eccellente

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4. Come si caratterizza l’impresa eccellente
Alla fine degli anni ’80 il sistema economico giapponese, per contrastare i contrattacchi statunitensi alle proprie strategie di espansione, lancia nuovi modelli di impresa con gli obiettivi di:
- Determinare i principi organizzativi del dopo il just-in-time.
- Preparare le risorse umane per affrontare i nuovi cambiamenti.
- Prepararsi per una forte integrazione tra risorse umane e Information Technology.
- Trovare nuovi stimoli per motivare le risorse umane.
Gli studi condotti dagli economisti giapponesi sulla formulazione di nuovi modelli d’impresa fecero emergere un modello organizzativo chiamato “Sistema produttivo autonomo distribuito”.
4.1 L’impresa 4.0
I modelli d’impresa, sia quello teorizzato dai giapponesi sia quello USA, sono basati su un’organizzazione olonica, un sistema a rete che mobilita l’intelligenza decentrata e la sua creatività, predisponendo le forme necessarie affinché un progetto, nato in un punto qualunque della rete, possa rapidamente ed efficacemente integrare a sistema tutte le risorse e le intelligenze diffuse nella rete. I singoli nodi della rete sono autonomi e in grado di realizzare un’attività integrata nel sistema, generalmente pilotata da un nodo centrale. Questo modello avanzato chiamato da alcuni specialisti olonico-virtuale definisce l’impresa come un insieme di unità operative autonome, che agiscono in modo integrato e organico, nell’ambito di un sistema a rete di tipo olonico, per configurarsi, ogni volta al meglio, come catena del valore più adatta per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta. Le unità operative autonome possono essere piccole aziende o parti di grandi aziende.
Gli elementi costitutivi di un sistema olonico-virtuale, che nella letteratura scientifica viene anche chiamato impresa 4.0, sono:
- un sistema di valori condiviso;
- una gerarchia autonoma distribuita;
- un sistema informativo che collega tutti i nodi della rete.
La base strutturale del modello sarà quindi costituita da reti di piccole unità operative autonome e disperse sul territorio in grado di collegarsi rapidamente, grazie ad adeguati sistemi informatici e a sistemi manageriali armonizzati. Il mercato tenderà a sua volta ad assumere i contorni di una grande rete alla quale si collegheranno di volta in volta sistemi più o meno complessi di imprese. Tale situazione viene negli USA individuata con il termine plug and run market (mercato del collegati e vai).
Per le grandi imprese, oggi integrate verticalmente, questo nuovo modello è la naturale evoluzione dell’organizzazione per celle strategiche, dapprima confinata all’interno del singolo stabilimento, ora decentrata su un determinato territorio.
Se ci troviamo di fronte a un’impresa 4.0 anche il suo “prodotto” è virtuale; si tratta, infatti, di un prodotto o di un servizio che non esiste fisicamente fino a quando non si sposa con un bisogno espresso da un cliente. Il prodotto virtuale è un’entità potenziale capace di materializzarsi in svariate combinazioni, in funzione di una specifica richiesta da parte di uno specifico cliente.
I vantaggi di questo modello di impresa sono mostrati nel riquadro.

Vantaggi del modello olonico -virtuale
Ripartizione dei costi e dei rischi.
Maggiore capacità di accumulare conoscenza.
Possibilità di sfruttare la conoscenza accumulata per individuare opportunità di business locali.
Maggiore rapidità di risposta agli stimoli del mercato.
Aumento della flessibilità del sistema di produzione.
Diminuzione dei costi di approvvigionamento.
Aumento del livello di personalizzazione del prodotto.


Mentre Giappone e USA teorizzavano nuovi modelli d’impresa basati sulla costituzione di piccole unità produttive legate da processi auto- organizzativi, l’Europa, e l’Italia in particolare, non facevano nulla.
Fortunatamente, però, il sistema produttivo europeo, e in particolare quello italiano, da sempre poggia sulle piccole e medie imprese, che in molti casi già da anni operano secondo il modello dell’impresa a rete; cosicché si potrebbe dire che l’Europa si trova quasi involontariamente nella condizione ideale per realizzare l’impresa 4.0, soggetto che è il cuore pulsante della terza rivoluzione industriale.
Questa, nello scenario economico del nuovo millennio, può essere definita come la configurazione organizzativa che è riuscita a rompere le barriere più difficili da rimuovere, quelle interaziendali.
In Italia la grande esperienza dei distretti industriali potrebbe trovare nuova linfa se, per esempio, si abbattessero le barriere tra i vari distretti e tra questi si creassero i legami necessari per realizzare sistemi olonico-virtuali tra imprese già abituate a operare nella logica della rete. Operando una certa generalizzazione si può affermare che i requisiti base per realizzare un’impresa virtuale 4.0 sono:
- Condividere una visione su ciò che si vuole realizzare da parte di tutti i soggetti del sistema.
- Stabilire regole del gioco dinamiche, ma condivise.
- Realizzare una rete di imprese distribuite sul territorio con adeguati collegamenti tra le singole unità.
- Realizzare un sistema informatico comune che operi in tempo reale.
- Concordare e realizzare sistemi di produzione e gestione con il massimo grado di flessibilità e automazione.
- Attivare facili canali di collegamento con i prosumers (vedi Internet).
Per parlare di Terza Rivoluzione Industriale, anche dal punto di vista manifatturiero e non solo organizzativo, è sufficiente descrivere ciò che sta succedendo con l’arrivo delle stampanti 3D. Con questa tecnologia cambierà tutto. Non solo perché per creare una pala di turbina o un blocco motore ci vorrà molto meno tempo, in quanto non saranno più necessari stampi e colate, ma soprattutto perché con questo sistema non si getta più via l’80% del materiale.
Vengono tagliati drasticamente i tempi dall’ordine di un prodotto alla sua consegna.
Vengono tagliati gli spostamenti, stravolte le esigenze logistiche.
Ridisegnata la mappa delle localizzazioni industriali.
Un recente studio del Boston Consulting Group azzarda che in determinati settori come macchinari, computer, produzione di componenti metalliche una quota non indifferente di prodotti (tra il 10 e il 30%) che oggi gli USA importano dalla Cina potrebbe invece essere di nuovo prodotta sul suolo americano entro il 2020, grazie alle stampanti 3D.

Eugenio Caruso - 15 ottobre 2019

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