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Faziosità e partigianeria nella campagna elettorale

In questo SITO evito di parlare di politica perchè le ingiurie, i vaffa, i discorsi sensa senso, la rabbiosa appartenenza, gli isterismi, l'ignoranza non interessano i lettori di IMPRESA OGGI che ha come obiettivo la diffusione della cultura tra le persone che concorrono a creare ricchezza nel paese: imprenditori, tecnici, professionisti, lavoratori di tutti i settori. Recentemente ho avuto modo di scoprire che, in questo periodo appartenenti alla sinistra mostrano comportamenti che ritengo scandalosi. Qualche anno fa già mi occupai di giornalismo e partigianeria e penso sia il caso di affrontare di nuovo l'argomento.
L'evento che ha aperto il vaso di Pandora della mia inquietitudine è stato il seguente episidio: Lucia Borgonzoni è la candidata del centro destra alla carica di governatore dell'Emilia Romagna e sembra riscuotere un certo consenso. Il padre, approfittando della notorietà della figlia non perde occasione per farsi intervistare affermando di essere un uomo di sinistra che non voterà mai per lei. Ognuno ha diritto di pensare e votare per chi vuole, ma approfittare del palcoscenico della figlia, mi è sembrato un fatto sgradevole.
La Borgonzoni ha aperto la campagna elettorale al Paladozza di Bologna e la sinistra ha organizzato una contromanifestazione, che, peraltro, ha avuto successo. Ora, da che io mi ricordi, da decenni si organizzano manifestazioni disturbate a volte da gruppuscoli dei centri sociali anarchici o nipotini di Stalin, ma manifestazioni contro una manifestazione pacifica e tenuta in un palazzetto credo che sia un fatto veramente unico. Eppure i giornali della sinistra, invece di sottolineare l'avvenimento come un fatto inusuale e, forse, antidemocratico, hanno esaltato quelle persone tra le quali non poteva mancare il citato padre della Borgonzoni.
Li chiamano presidi antifascisti, ma sono solo espressioni di intolleranza. Il mare di “sardine” ha inaugurato la nuova stagione di rivolta contro il centrodestra; mi corre l'obbligo notare che la similitudine alle sardine è emblematica, le ho sempre viste allineate e senza testa. Il flash mob è stato una pugno alla democrazia. Scendere in piazza per zittire il nemico non può essere preso a esempio ma dovrebbe essere condannato. Che siano manifestazioni d'odio è acclarato deal fatto che, generalmente, si manifesta contro i governi non contro le opposizioni. Quello che non capisco è come i grandi quotidiani e i loro grandi giornalisti, che inneggiano a questa contro-manifestazine, non capiscano che essa fa il gioco di Salvini; gli italiani, in genere, non amano queste manifestazioni paramilitari. D'altra parte sembra che Repubblica abbia preso sotto la propria ala il movimento e questo è un segnale che esso morirà presto. In precedenza Repubblica aveva appoggiato i girotondi nel 2002, il popolo viola nel 2009, il movimento arancione nel 2012 con scarso successo per la sinistra. D'altra parte più le sardine si mobilitano, più crescono le intenzioni di voto a favore della Lega.
Negli ultimi mesi episodi di intolleranza nei confronti di esponenti del centrodestra o di pensatori di area si stanno facendo sempre più assidui. Recentemente, per esempio, c’è stato un caso che ha interessato la redazione del Giornale. Per ben due volte i collettivi hanno attaccato l’Università di Trento per non far parlare Fausto Biloslavo in una conferenza sulla Libia.
D’altra parte, da quando Salvini ha iniziato ad avere chance per guidare un governo di centrodestra, questo clima di intolleranza si è fatto sempre più violento. Non passa giorno che antagonisti o uomini di chiesa insultino l’ex ministro dell’Interno. Episodi che non destano mai la benché minima indignazione di chi da settimane si batte per aprire una commissione contro il dilagare dell’odio nel Paese. E, quando in tv Giorgia Meloni (Che non apprezzo per la sua aggressività) fa notare che è la sinistra ad avere qualche scheletro nell’armadio, Lilli Gruber la minaccia di “farle togliere l’audio” per zittirla.
Nel 1984 il nemico da "asfaltare" era Berlusconi, che fu tolto di mezzo grazie a un mezzo colpo di stato, oggi è Salvini. Ho ascoltato qualche suo discorso e non mi sembra che usi toni offensivi nei confronti degli avversari.
Un aspetto da contrastare intellettualmente è l'attacco sfrenato di molti giornalisti contro Salvini. Non parlo de Il fatto quotidiano, organo ufficioso dei 5 Stelle, che con il volto triste di Marco Travaglio spara a pallettoni quotidianamente contro Salvini, ma di Fabio Fazio che ha usato Che Tempo Che Fa a suo totale e personale piacimento, gestendo gli ospiti in maniera sfacciatamente "faziosa". Sempre dalla stessa parte, sempre le stesse facce, sempre contro il cattivo di turno (fu Berlusconi, oggi è Salvini).
Forse che la giornalista, Lilli Gruber, che esordì al Tg2 nell’era Craxi è meno faziosa? In una recente puntata della trasmissione 8 e mezzo la conduttrice ha offeso, Matteo Salvini, utilizzando la tecnica del body shaming, vale a dire: offese per le condizioni del corpo, non considerato conforme agli standard di bellezza imposti dai media. Addirittura lo ha rimproverato di avere una pancia da non esibirsi in pubblico. Milena Gabanelli, utilizza la sua trasmissione Report come una bomba ad orologeria contro le iniziative del leader della Lega. Corrado Augias su Di Martedì usa l'antropologia culturale quando afferma "Essere di destra è facile, significa seguire gli istinti, quelli di sinistra usano più il ragionamento" e questo è razzismo antropologico. Corrado Formigli critica i colleghi giornalisti che continuano a ospitare Matteo Salvini nelle loro trasmissioni: "Non penso che sia uno scandalo chiamarlo così spesso, il problema da porsi semmai è sul come lo si invita e sul contesto in cui viene ospitato", attacca su Il Fatto quotidiano. "A me piacerebbe metterlo di fronte a reportage e inchieste sul suo operato da ministro, piacerebbe cercare di metterlo a nudo in un ambiente giornalisticamente sfidante". "Anche Vauro non si smentisce mai. Il vignettista non perde l'occasione per insultare Matteo Salvini definendolo "un omuncolo offensivo, un opportunista". Intervistato dall'Adnkronos il toscano punta il dito contro il leader della Lega: "Salvini non crede a nulla, se non alla sua rincorsa del potere. Se ci fosse un'onda stalinista starebbe con i baffoni e la stella rossa in testa". Poi Vauro, non sapendo a cosa appigliarsi, pensa bene di citare i trascorsi politici di Salvini. "Comunista padano? Quando andava ai centri sociali, andava per comprarsi il fumo, lo sanno tutti". Non parlo di Gad Lerner che sprizza odio da tutti i pori.   Matteo Salvini, a proposito del grave episodio Cucchi, afferma "io sono contro lo spaccio di droga sempre e comunque" ed ecco Ilaria Cucchi inorridita che parla di querelarlo. Per non patrlare di quel magma di giornalisti passati dal pci, al pds, dai ds al pd, che, sottotono, in ogni programma televisivo o radiofonico introducono le parole sovranismo, populismo, razzismo quando Di Pietro direbbe "che c'azzecca". Un giornalista particolarmente aggressivo, con gli interlocutori che non abbiano le proprie radici nel Pci, è David Parenzo. Lui usa la tecnica di coprire con la propria voce l'intervento dell'interlocutore allo scopo di far sì che nessuno ci capisca niente, secondo due principi: primo, l'idea va formulata a suon di martellate e di stratagemmi dialettici, secondo, non conta confutare le idee, ma colpire l'interlocutore come persona.
Personalmente seguo le vicende politiche da quando ero iscritto ai Giovani Liberali (all'epoca di Giovanni Malagodi) è posso notare che in Italia i leader non hanno mai avuto l'appoggio dell'establishment: Craxi, Berlusconi, Renzi (affossato addirittura dai suoi) e ora Salvini tutti conoscono o hanno conosciuto questa strana realtà.

Mi piace ricordare cosa scrive Luca Ricolfi sul Messaggero. Luca Ricolfi fotografa un desolante scenario politico e, da sinistra, inchioda il Pd alle sue gravissime responsabilità. Sul Movimento 5 Stelle il sociologo è categorico: "Sono l' espressione più pura del partito della decrescita, hanno la maggioranza relativa in parlamento, e quindi qualsiasi governo che li includa non può non avere un orientamento prevalentemente assistenziale. Restano Lega e Pd, con la costola Italia Viva, a spartirsi i voti del cosiddetto - partito del Pil - che invocano crescita e meno tasse. Il guaio è che per vari motivi nessuno dei due partiti ha finora mantenuto le promesse fatte. A partire dal calo della pressione fiscale. La mia sensazione è che la Lega pensi di ridurre le tasse con un condono e portando il deficit vicino al 3%, e che il Pd semplicemente non abbia alcuna seria intenzione di ridurle davvero. A intralciare veramente seri tentativi di riforma e crescita, oltre a pulsioni assistenzialiste e pro-debito che serpeggiano più o meno in tutto l'arco parlamentare, è però un motivo prettamente ideologico. Per la sinistra, la Lega e il suo leader non sono normali avversari, portatori di un progetto politico alternativo a quello della sinistra. No, la Lega e i suoi alleati, sono prima di tutto la manifestazione dei più torbidi impulsi della società italiana: razzismo, odio verso gli stranieri, antisemitismo, nostalgie fasciste, tentazioni autoritarie". Insomma, la sinistra, accecata dall'odio per il non-uomo Salvini, è come se avesse perso ogni capacità di discernimento, oltreché ogni rispetto per l'avversario. Ed è questo, prima ancora che le congiunture economico-politiche, a far morire sul nascere ogni speranza di rappresentanza politica per l'Italia che lavora".

18 novembre 2019 maggio

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www.impresaoggi.com