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Il 2007, l'anno delle grandi aggregazioni

Per l’alta finanza italiana il 2007 è stato un anno di grandi rivolgimenti; il cambiamento di timoniere della Banca d’Italia, con la sostituzione di Antonio Fazio con Mario Draghi è stato fondamentale. Il primo osteggiava le grandi aggregazioni favorendo gli intrallazzi dei Fiorani, dei Ricucci, dei Consorte, dei cosiddetti furbetti del quartierino, il secondo si è mosso avendo come linea di marcia quella del mercato.
Il 2006 si era chiuso con la Opa di BNP Paribas su Bnl, il 2007 si apre, in gennaio, con la fusione di due delle tre maggiori banche italiane, Intesa e San Paolo. Protagonisti Giovanni Bazoli e Corrado Passera, per Intesa, ed Enrico Salza e Pietro Modiano, per San Paolo.
Nel mese di marzo scoppia un violento contrasto al vertice di Capitalia tra il presidente Cesare Geronzi e l’amministratore delegato Matteo Arpe, scontro che porta all’uscita dell’AD. Sono i segnali che portano alla fusione tra Capitalia e l’Unicredit di Alessandro Profumo. Nasce un colosso italo tedesco, la seconda banca europea (dopo l’opa di Unicredit su Hvb).
L’operazione cambia la composizione azionaria di Mediobanca e avvia un processo di revisione degli assetti delle Generali. Geronzi lascia la vicepresidenza della nuova Unicredit e passa alla presidenza del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, diventando il primo vero erede di Enrico Cuccia.
Anche se di dimensioni decisamente inferiori, vanno, comunque, segnalate la nascita, in aprile, di Ubi banca (Banche popolari unite e Banca Lombarda) e a luglio di Banco popolare (Popolare italiana e Popolare di Verona-Novara).
A novembre, Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, annuncia l’acquisizione dalla spagnola Santander di Antonveneta, portando il Monte dei Paschi al terzo posto in Italia.
Sempre nella finanza, sotto la regia di Enrico Cucchiani vengono unificate in un’unica realtà Ras, Lloyd Adriatico e Subalpina: nasce Allianz Spa, controllata italiana del gruppo tedesco, ma pur sempre secondo competitor italiano dopo le Generali.

Nel campo delle telecomunicazioni in marzo Fastweb, guidata da Silvio Scaglia, accetta l’offerta da quasi 4 miliardi di euro da Swisscom.
Ma il piatto forte è l’evoluzione nell’azionariato di Telecom. La Telecom dell’era Colaninno aveva lasciato il campo, nell’estate del 2001, alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Il 12 marzo del 2007 il consiglio di amministrazione della Pirelli mette in vendita il 18% che Olimpia detiene di Telecom. Le trattative sono difficili, dopo che si sono fatti avanti Telefonica, AT&T e America Movil, vince la cordata Telco (che ora possiede il 23,6% di Telecom), di cui fanno parte il partner industriale Telefonica con il 42%, Intesa, Mediobanca, Generali e Benetton (con il rimanente 58%). Dopo un lungo braccio di ferro vengono nominati i nuovi vertici: presidente è Gabriele Galateri, che prende il posto di Pasquale Pistorio, amministratore delegato ritorna Franco Bernabè che era stato estromesso nel 1999.
L’ingresso della Spagna nelle telecomunicazioni italiane è bilanciato dall’Opa vincente dell’Enel di Fulvio Conti sulla spagnola Endesa, con un’operazione da 30 miliardi di euro.
Infine allo scadere dell’anno il governo accetta l’offerta di Air France- Klm per l’acquisizione di Alitalia. Per quanto riguarda quest'ultima operazione occorre notare che il governo francese ha sempre ostacolato le operazioni di acquisizione di imprese francesi da parte di imprese italiane; sarebbe opportuno che i nostri governi chiedano il diritto alla reciprocità. Inoltre, questa operazione potrebbe celare l'obiettivo del colosso franco-olandere di ridimensionare il ruolo degli aeroporti del nord- Italia che fanno concorrenza a quelli francesi.

03-01-2007
Eugenio Caruso

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