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Occorre liberarci da questa dittatura dei tecnici

Laureato in fisica da un paio di anni ero assistente di un "barone", che mi stava facendo fare carriera, portandomi alla cattedra di Fisica Generale, ma minando anche quanto credevo di più sacro nella scienza e portandomi a questa conclusione. NON ESISTE NULLA DI PIU' PERICOLOSO DI UNO SCIENZIATO CHE L'OPINIONE PUBBLICA REPUTA NEUTRALE.
Iniziai a frequentare il comitato direttivo della facoltà e scoprii che non vi era nulla di neutrale. La seconda guerra mondiale era già terminata da più di vent'anni, eppure in quel comitato esistevano due schieramenti i fascisti e gli antifascisti. Qualunque fosse l'argomento in discussione: la scelta di un bidello, l'assegnazione di una nuova cattedra, una ristrutturazione edilizia, l'acquisto di nuove lavagne e cancellini, si finiva sempre per assistere a uno scontro simil-primordiale, caratterizzato, a volte, dal lancio di scarpe.
Anche sul fronte delle pubblicazioni e relazioni scientifiche non esisteva molta etica. Ricordo un caso emblematico: il nostro gruppo aveva elaborato una teoria sulle collisioni atomo-atomo e aveva realizzato un esperimento atto a dimostrarne la validità. Alcuni avanzarono qualche perplessità sulla modalità con la quale era stata condotta la sperimentazione, ma la necessità di pubblicare in fretta fece tacere ogni dubbio. Il risultato fu che dopo diversi anni veniva pubblicata sulle più prestigiose riviste internazionali una curva delle così dette sezioni d'urto, con un punto molto distante dal grafico che era stata elaborato dai risultati di alri laboratori. A mio scapito quel punto veniva identificato come di caruso et al..
Lasciata l'Università venni cooptato da una grande impresa per svolgervi il compito di Direttore della R&S; qui non regnava nessun pregiudizio, ognuno aveva, presumibilmante, la propria idea politica che gli altri non conoscevano e che non volevano conoscere. Gli unici scontri erano quelli con il sindacato che, allora, sembrava vivere in un limbo nel quale le parole profitto e produttività erano considerate classiste. Ma con gli anni anche il sindacato si ammorbidì. Altre possibilità di coniugare tecnologia e politica lo ho avuta quando la mia impresa iniziò a utilizzare i fondi del ministero affari esteri per la cooperazione internazionale. In quel caso i rapporti della politica erano definiti dal cosiddetto manuale cencelli e pertanto i fondi della cooperazione erano gestiti seguendo i criteri del suddetto manuale e nessuno aveva motivo di eccepirne.
L'ultima mia interazione con la politica avvenne quando un consigliere del CDA di una multinazionale fece il mio nominativo per la direzione generale di un colossale investimento da farsi in una città del Mezzogiorno. Tutto sembrava procedere in modo positivo e io ne ero soddisfatto perchè quell'incarico rappresenrava per me un'importante sfida.
L'operazione non andò in porto perchè i promotori locali volevano sapere di quale schieramento politico facessi parte (presidente del partito x, vice presidente del partito y, e DG ?) e io non volevo essere classificato in nessuno schieramento. Non era una questione di orgoglio, ma ritenevo che come manager dovevo mostrare che potevo essere giudicato per la mia competenza; lo sponsor mi diede alte dimostrazioni di stima; il mio comportamento fu utile quando avviai un'impresa mia che non sbandierava alcuna bandiera di partito.
Venendo al nuovo millennio il ruolo dei tecnici sembra aver assunto notevoli dimensioni; le battaglie tra schieramenti, infatti, non si combattono sulle piazze, ma utilizzando gli spread, le speculazioni monetarie e il controllo dei media. In questo modo nel 2011 fu organizzato quello che è stato tramandato alla storia come il "complottino" ai danni del governo Berlusconi.

Arrivando ai giorni nostri il Paese si trova governato da un esecutivo presieduto da Giuseppe Conte, che si trova a contrastare un nemico di proporzioni inusitate il Covid 19. L'uomo, senz'arte nè parte, non sa cosa fare, sia a livello sanitario, che a livello economico. Ma è sostenuto dalla grande stampa terrorizzata da possibili elezioni che vedrebbero trionfare il centro destra.
Per rovesciare i ruoli e scaricare su altri le proprie responsabilità Conte, su suggerimento del Colle, si è inventato le commissioni e le sottocommissioni di tecnici, infatti, questi sono "neutrali" rispetto alle posizioni dei politici.
La prima trincea di difesa e di attacco è la protezione civile, il cui compito principale è affossare la politica sanitaria della Lombardia; hanno fatto ridere mezzo mondo le finte mascherine, tipo carta igienica, inviate in Lombardia dalla protezione civile.
Contro l'indisciplina delle regioni, Domenico Arcuri viene nominato dal Presidente del Consiglio come super-commissario delegato alla gestione dell’emergenza Coronavirus. A lui toccherà il ruolo di collegamento tra l'esecutivo e tutte le realtà coinvolte nella gestione dell'emergenza: le Regioni, a cui fa capo la gestione delle strutture sanitarie, l’Istituto Superiore di Sanità, la Protezione Civile e tutta la filiera produttiva italiana che supporta gli sforzi per curare l’epidemia.
Abbiamo poi la task force dei commissari per decidere chi è eretico sul coronavirus e dunque non può parlare, non può deflettere dalle versioni ufficiali, non può disturbare. “Il nostro obiettivo non è in nessun modo quello di esercitare censure o limitare la libertà di espressione o il diritto dei cittadini di informarsi. E quindi non è nostra intenzione assegnare patenti di veridicità alle notizie”. E’ con queste parole che il gruppo di esperti nominato per monitorare e identificare le fake news relative all’emergenza Coronavirus, al termine della loro prima riunione, risponde alle polemiche che l’istituzione della task force di Palazzo Chigi ha suscitato, soprattutto dal fronte politico.
Commissioni, circoli, pensatoi, task force sono la vanità della sinistra catto-comunista di controllare, di lottizzare, di divulgare la verità. In realtà non è un difetto della sola sinistra: è un vizietto più generale, nostrano: nominare, istituire e decretare, dà la misura del potere e una commissione è sempre la cosa migliore per prendere tempo, ossia per perderlo. Vale per tutti, anche se da sinistra la seduzione è più potente, riporta a un penetrante odore di ideologia. C’è un autoritarismo da operetta delle commissioni, degli organismi che è trasversale e maschera l’inettitudine di chi comanda e scarica il barile: "ci pensasse la commissione, io me ne lavo le mani e, quando verrà la resa dei conti, saprò a chi dare la colpa".
Gli esperti! I professori, gli economisti di riferimento, i virologi influencer, coloro che non sbagliano mai, anche perché non lo ammettono, dall’alto delle loro torri si ergono e si meritano rubriche e commissioni. Gli esperti, l’indiscutibilità della scienza! Anche se si tratta di momentanea esaltazione di questi curiosi guru in camice, oggi abbiamo la dittatura dei virologi che ieri affermavano che il virus era poco più di un'influenza e che oggi ci mandano tutti agli arresti domiciliari. Quanto posssa essere cattivo un tecnico ce lo ricorda l'epidemiologo Lopalco, che su Boris Johnson, positivo al Coronavirus: scrive sul twitter "La fortuna è cieca ma il virus ci vede benissimo". Pierluigi Lopalco è il responsabile del Coordinamento emergenze epidemiologiche della Regione Puglia.
Infine ecco la nomina della task force sulla Fase 2 per ritornare alla normalità, quando sarà, ma a coronamento di un colossale esperimento sociale, droni ed elicotteri per schiacciare la gente, approcci neomarxisti per “ripensare il capitalismo”. Adesso ci pensa Colao! Quanto a dire che dovrà fare, ma non farà, tutto quello che si sarebbe dovuto fare. Ci penserà, casomai, la burocrazia a metterlo fuori gioco, a meno che non sia stato indicato dal Colle per mettere fuori gioco Conte. E dovrebbe essere questo manager della telefonia, rimpolpato da personaggi in cerca d’autore, di economisti a pugno chiuso, a sapere se, quando e come potremo riprenderci le nostre vite; pur che, sia ben chiaro, in modo diverso da prima.
C’è, in Italia, una commissione tecnica che abbia mai risolto qualcosa? Che abbia scoperto qualcosa di innovativo? Si è mai vista, in Parlamento o altrove, una commissione risolutrice di qualche problema ? Un tanto a te, un tanto a me; questo è uomo tuo, questa è donna mia; quello lì però ne ha di più, occorre riequilibrare: allarghiamo le nomine. Facciamone un’altra. Commissioni a matrioska, una dentro l’altra, apri l’ultima e non c’è niente. Intanto tra commisioni e sottocommissioni siamo arrivati a circa trecento persone che dovremo mantenere noi!!!. Davvero Colao e Mazzuccato (che hanno chiesto la protezione di uno scudo penale????) riusciranno a risolvere questa moria di lavoratori, di imprese che chiudono, di casse integrazioni che preludono alla fine, di totale sbando, di Europa Unita che spolpa la carcassa? I miracoli non li fa nessuno, i miracoli sono finiti e non sarà un’altra commissione a salvare il salvabile. I miracoli non li fa nessuno, neanche questo papa che segue la dottrina del monaco laico Enzo Bianchi e che ha come idolo Fabio Fazio. I miracoli non li fa neanche Mattarella coi suoi messaggi pleonastici, “Questa sarà una Pasqua diversa dalle altre”.
Non fosse che questa orrenda situazione ci scava tutti, una pandemia gestita da un premier palesemente inadeguato, sfiduciato da due italiani su tre (indagine Tekné), oltre l’orlo della crisi di nervi, moltiplicatore di commissioni, sballottato da una Ue mai così umiliante, che blinda Conte per non concedere elezioni a Salvini. Non andrà tutto bene, andrà sempre peggio, in tutti i sensi e questo isolamento, forse doveroso, forse velleitario, ha sempre più i tratti di un colossale esperimento sociale. Se doveva servire a fiaccare le opposizioni, la sua parte l’ha fatta. Se doveva consolidare l’immagine del premier ducesco, la sua parte l’ha fatta. Se doveva irregimentare cittadini riottosi, ci sta riuscendo. Ma a quale prezzo? E fino a quando? Per non sbagliare, assistiamo alla moltiplicazione delle commissioni da parte di un personaggio convinto di camminare sull’acqua mentre sta affogando portandosi dietro il Paese. Dalla somma Babele avvolta nella pandemia, una e una sola conferma: la scienza non può tutto, non è onnisciente, procede per errori, per ipotesi, quasi mai definitive e, fondamentalmente non deve dare direttive che competono solo alla politica. E la situazione attuale lo conferma, perché lo avevamo dimenticato, l’esaltazione del globalismo fanatico e tecnologico, pompato da un'informazione irresponsabile, ci aveva abituati a questa sorta di superstizione illuminista, la scienza come magia, come unica risorsa, l'Acheronte oltre il quale nulla è più conoscibile, nulla è discutibile.

PS. Nel suo primo intervento il neo presidente di Confindustria, Bonomi, che sostituisce la presidenza incolore e filogevernativa di Boccia, pur dicendosi "onorato" per la nomina ha chiarito subito che "non è tempo di gioire" perché le imprese sono molto "preoccupate" per il futuro. ?E non ha risparmiato un duro affondo alla politica: "Mi sembra molto smarrita in questo momento e non ha idea della strada che deve percorrere questo Paese". Bene coinvolgere gli esperti per affrontare l'emergenza coronavirus e preparare la fase 2, ha sottolineato, ma "la proliferazione di comitati dà il senso che la politica non sa dove andare: aprirne uno a settimana senza chiare attribuzioni non può essere uno scudo dietro cui nascondersi per rinviare decisioni che devono essere chiare, e con tempi rapidissimi.”. Il presidente designato ha accusato inoltre senza mezzi termini i politici di aver esposto le imprese "a un pregiudizio fortemente anti-industriale: non pensavo più di sentire ingiurie verso le imprese che sono indifferenti rispetto alla vita dei propri collaboratori". Sentire certe affermazioni "da parte del sindacato mi ha colpito profondamente", ha sottolineato. Come non è stata "la strada giusta" quella di far indebitare le aziende con tempi di accesso alla liquidità che non sono immediati.

PPS Oggi Il sole 24 Ore ha pubblicato un'inchiesta che mostra come vi siano in Italia ben 15 Commissioni, con circa 500 persone, create per combattere il Corona virus, (18/04/2020.

Eugenio Caruso - 16 aprile 2020

Tratto da

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www.impresaoggi.com