Come preparare e leggere lo stato patrimoniale. Bilancio d'impresa N. 2.

La logica è invincibile perché per combatterla è necessario farvi ricorso.

Pierre Boutroux


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In un precedente articolo ho introdotto i princìpi generali sui quali si basa il bilancio d'esercizio; in questo e negli articoli che seguiranno analizzerò, gradualmente, ma con maggior dettaglio quei princìpi, nonché la composizione e le finalità dei vari documenti.

In questo viene descritto lo stato patrimoniale.

In fig. 1 è riportato lo schema adottato dalla legislazione nazionale per la redazione dello stato patrimoniale, secondo l'articolo 2424 del codice civile e le integrazioni introdotte da alcuni decreti legislativi, che hanno recepito direttive dell'Unione Europea.
La normativa, al fine di assicurare al bilancio una marcata connotazione gestionale, prevede che le voci sia dello stato patrimoniale che del conto economico vengano redatte a stati comparati, obbligo che consiste nell'affiancare ai dati di bilancio dell'anno corrente quelli dell'anno precedente, al fine di ricavare confronti e tendenze (trends).
Lo stato patrimoniale, disciplinato, dunque, dall'articolo 2424 del codice civile, si articola in nove grandi raggruppamenti, detti macroclassi, contraddistinti da lettere maiuscole, a loro volta suddivisi in raggruppamenti preceduti da numeri romani, denominati classi.
Vi sono poi voci, precedute da numeri arabi e sottovoci precedute da lettere minuscole.

A esempio:

B) Immobilizzazioni                                        Macroclasse
III Immobilizzazioni finanziarie                     Classe
1) Partecipazioni in:                                        Voce
a) imprese controllate                                     Sottovoce
b) imprese collegate                                        Sottovoce
c) imprese controllanti                                     Sottovoce
d) Altre imprese                                               Sottovoce

Le poste precedute da numeri arabi, anche se sono suddivise in sottovoci, non perdono la loro individualità, pertanto va sempre indicato l'importo corrispondente alla somma delle relative sottovoci. Le sottovoci possono essere raggruppate soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo, è irrilevante ai fini indicati nel secondo comma dell'art. 2423 (Si riferisce alla necessità della chiarezza, della veridicità e della correttezza). La nota integrativa, però, deve indicare, distintamente, le singole voci oggetto del raggruppamento.
Possono e devono essere aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di quelle previste dall'articolo del codice civile.
Le voci precedute da numeri arabi possono e devono essere adattate, se lo esige la natura specifica dell'attività esercitata (Qualora il contenuto delle voci non sia compreso in nessuna di quelle previste dalla normativa esse devono essere adattate quando la natura delle attività espletate dalla società lo esige).
Per ogni voce deve essere indicato l'importo della voce corrispondente dell'esercizio precedente. Se le voci non sono comparabili, quelle relative all'esercizio precedente devono essere adattate; la non comparabilità o l'adattamento o l'impossibilità dell'adattamento devono essere segnalati e commentati nella nota integrativa.

In calce allo stato patrimoniale devono risultare le garanzie prestate direttamente o indirettamente, distinguendosi tra fideiussioni, avalli, altre garanzie personali e garanzie reali, e indicando, separatamente per ciascun tipo, le garanzie prestate a favore di imprese controllate e collegate, nonché di controllanti e di imprese sottoposte al controllo di queste ultime; devono inoltre risultare gli altri conti d'ordine.

Fig. 1 Schema di redazione dello stato patrimoniale

ATTIVO

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
(di cui già richiamati x)

Totale A

B) Immobilizzazioni con separata indicazione
di quelle concesse in locazione finanziaria

I. Immobilizzazioni immateriali:

  1. costi di impianto e di ampliamento;
  2. costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità;
  3. diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno;
  4. concessioni, licenze, marchi e diritti simili;
  5. avviamento;
  6. immobilizzazioni in corso e acconti;
  7. altre.

Totale I.

II. Immobilizzazioni materiali:

  1. terreni e fabbricati;
  2. impianti e macchinario;
  3. attrezzature industriali e commerciali;
  4. altri beni;
  5. immobilizzazioni in corso e acconti.

Totale II.

III. Immobilizzazioni finanziarie:
1)  partecipazioni in:

  1. imprese controllate;
  2. imprese collegate;
  3. imprese controllanti;
  4. altre imprese;

2)    crediti:

  1. verso imprese controllate;
  2. verso imprese collegate;
  3. verso controllanti;
  4. verso altri;

3)    altri titoli;

  1. azioni proprie,

   (valore nominale complessivo x).
 
Totale III.

Totale Immobilizzazioni (B)

C) Attivo circolante
 
I. Rimanenze:

  1. materie prime, sussidiarie e di consumo;
  2. prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;
  3. lavori in corso su ordinazione;
  4. prodotti finiti e merci;
  5. acconti.

Totale I.

II. Crediti:

  1. verso clienti;
  2. verso imprese controllate;
  3. verso imprese collegate;
  4. verso controllanti;

4bis - crediti tributari
4ter  - imposte anticipate

  1. verso altri.

Totale  II.

III. Attività finanziarie che non costituiscono
immobilizzazioni:

  1. partecipazioni in imprese controllate;
  2. partecipazioni in imprese collegate;
  3. partecipazioni in imprese controllanti;
  4. altre partecipazioni;
  5. azioni proprie,

  (valore nominale complessivo x);

  1. altri titoli.

Totale III.

IV. Disponibilità liquide:

  1. depositi bancari e postali;
  2. assegni;
  3. danaro e valori in cassa.

Totale  IV.

Totale attivo circolante (C)

D) Ratei e risconti

  1. disaggio su prestiti
  2. vari.

Totale D

TOTALE ATTIVO

 

PASSIVO

A) Patrimonio netto

  1. Capitale
  2. Riserva da sovrapprezzo delle azioni
  3. Riserve di rivalutazione
  4. Riserva legale
  5. Riserva per azioni proprie in portafoglio
  6. Riserve statutarie
  7. Altre riserve, distintamente indicate

…….
…….

  1. Utili (perdite) portati a nuovo
  2. Utile (perdita) dell'esercizio

Totale A

B) Fondi per rischi e oneri
 

  1. per trattamento di quiescenza e obblighi simili;
  2. per imposte, anche differite;
  3. altri.

Totale B

C) Trattamento di fine rapporto
 di lavoro subordinato

Totale C

D) Debiti
 

  1. obbligazioni;
  2. obbligazioni convertibili;
  3. debiti verso soci per finanziamenti;
  4. debiti verso banche;
  5. debiti verso altri finanziatori;
  6. acconti;
  7. debiti verso fornitori;
  8. debiti rappresentati da titoli di credito;
  9. debiti verso imprese controllate;
  10. debiti verso imprese collegate;
  11. debiti verso controllanti;
  12. debiti tributari;
  13. debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale;
  14. altri debiti.

Totale  D

E) Ratei e risconti

  • aggio su prestiti
  • vari.

Totale E

TOTALE PASSIVO

 

L'articolo 2424 del codice civile va integrato con l'articolo 2424 bis, riguardante le disposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale.

  • Gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni.
  • Le partecipazioni in altre imprese in misura non inferiore a quelle stabilite dal terzo comma dell'art. 2359 (Quando nell'assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei voti o un decimo se la società ha azioni quotate in borsa.) si presumono immobilizzazioni.
  • Gli accantonamenti per rischi ed oneri sono destinati soltanto a coprire perdite o debiti di natura determinata, di esistenza certa o probabile, dei quali tuttavia alla chiusura dell'esercizio sono indeterminati o l'ammontare o la data di sopravvenienza.
  • Nella voce "trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato" deve essere indicato l'importo calcolato a norma dell'art. 2120.
  • Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i proventi, di competenza dell'esercizio, esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell'esercizio, ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio, ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l'entità dei quali varia in ragione del tempo.

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1 Attività

Lo schema adottato dal legislatore per lo stato patrimoniale è riportato in dettaglio, nelle figure 2 e 3, rispettivamente per le attività e le passività.
Il legislatore nazionale tra lo schema scalare (articolo 10 della IV direttiva) e lo schema a sezioni divise (art. 9 della IV direttiva) ha scelto quest'ultimo ritenendolo più idoneo a rappresentare la struttura degli impieghi e delle fonti, così come si presenta nella realtà aziendale.
Gli impieghi sono raggruppati nelle due macroclassi B e C in relazione alla destinazione:

  • Gli investimenti destinati a durare nel tempo sono raggruppati nella macroclasse B (immobilizzazioni).
  • Gli investimenti destinati alla produzione e alla vendita , e quindi destinati a trasformarsi in denaro a breve, e gli investimenti in fattori produttivi generici sono raggruppati nella macroclasse C (attivo circolante).

Le due pseudo macroclassi A e D sono, sostanzialmente, crediti, normalmente, a breve.

Fig. 2 Schema di redazione dell'attivo dello stato patrimoniale

ATTIVO

 

 

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
(di cui già richiamati x)

 

 

Totale A

 

X

B) Immobilizzazioni con separata indicazione di quelle concesse in locazione finanziaria

I. Immobilizzazioni immateriali:

  1. costi di impianto e di ampliamento;
  2. costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità;
  3. diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno;
  4. concessioni, licenze, marchi e diritti simili;
  5. avviamento;
  6. immobilizzazioni in corso e acconti;
  7. altre.

 

Totale I.

 

 

 

 

x

x

x

 

x
x

x

 

x

 

X

II. Immobilizzazioni materiali:

  1. terreni e fabbricati;
  2. impianti e macchinario;
  3. attrezzature industriali e commerciali;
  4. altri beni;
  5. immobilizzazioni in corso e acconti.

Totale II.

 

 

x
x
x
x

x

X

III. Immobilizzazioni finanziarie:
 
1)  partecipazioni in:

  1. imprese controllate;
  2. imprese collegate;
  3. imprese controllanti;
  4. altre imprese;

 

2)    crediti:

  1. verso imprese controllate;
  2. verso imprese collegate;
  3. verso controllanti;
  4. verso altri;

3)    altri titoli;

  1. azioni proprie,

   (valore nominale complessivo x).
 
Totale III.

 

 

x
x
x
x

 

 

x
x
x
x

 

 

 

 

x

 

 

 

 

 

x

x

X

Totale Immobilizzazioni (B)

 

X

C) Attivo circolante
 
I. Rimanenze:

  1. materie prime, sussidiarie e di consumo;
  2. prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;
  3. lavori in corso su ordinazione;
  4. prodotti finiti e merci;
  5. acconti.

Totale I.

 

 

 

x

x
x
x
x

X

II. Crediti:
 

  1. verso clienti;
  2. verso imprese controllate;
  3. verso imprese collegate;
  4. verso controllanti;

4bis - crediti tributari
4ter  - imposte anticipate
5)   verso altri.

Totale  II.

 

 

 

 

 

 

 

x
x
x
x

x
x
x

X

III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:
 

  1. partecipazioni in imprese controllate;
  2. partecipazioni in imprese collegate;
  3. partecipazioni in imprese controllanti;
  4. altre partecipazioni;
  5. azioni proprie,

  (valore nominale complessivo x);
6. altri titoli.

Totale III.

 

 

 

x
x
x
x

x

 

x

 

X

IV. Disponibilità liquide:

  1. depositi bancari e postali;
  2. assegni;
  3. danaro e valori in cassa.

Totale  IV.

 

 

x
x
x

X

Totale attivo circolante (C)

 

X

D) Ratei e risconti

  1. disaggio su prestiti
  2. vari.

 

 

 

X

Totale D

 

X

TOTALE ATTIVO

 

X

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

Questi crediti riguardano le sottoscrizioni di capitale non ancora versate; per le società di capitale, a fronte di una sottoscrizione, il socio  è obbligato a versare solo i tre decimi del capitale, ma si impegna  a pagare il saldo a fronte di un "richiamo" della società. La separata indicazione della parte già "richiamata" è un'informazione utile per la chiarezza del bilancio.

B) Immobilizzazioni

Le immobilizzazioni rappresentano gli investimenti fissi (fixed assets) della società. In gran parte esse sono costituite da beni il cui utilizzo è legato all'operatività dell'impresa e, come tali, essi sono destinati a rimanere nel patrimonio aziendale per periodi di tempo superiori all'anno. Se sono utilizzati dall'impresa per più esercizi essi vengono sottoposti ad ammortamento; nel conto economico il costo del bene viene ripartito, cioè, tra gli esercizi nei quali il bene verrà utilizzato e nello stato patrimoniale il valore del bene si deprezza dello stesso valore. Gli ammortamenti devono essere determinati secondo piani che assicurino una razionale ripartizione del costo del bene durante la sua vita utile. Per determinare la vita utile non va presa in considerazione la sola "durata fisica " del bene ma anche quei fattori che influenzano la "durata economica", come l'obsolescenza degli impianti o l'invecchiamento dei prodotti ottenuti a causa dell'utilizzo di quel bene. Le quote di ammortamento imputate ad ogni singolo esercizio vengono accantonate in un fondo che rappresenta "l'ammortamento accumulato", dalla data di utilizzo del bene, da portare in detrazione dal "costo storico" del bene stesso.
Tra le immobilizzazioni immateriali (intangeable assets), come brevetti, marchi, avviamento, risultati della ricerca e sviluppo, le imprese hanno la facoltà di inserire anche i cosiddetti "oneri capitalizzati", ossia quei costi che, seppure sostenuti nel corso di un esercizio, sono in grado di produrre utilità nel corso di più anni (tra questi costi possono figurare anche costi del personale). Se un'impresa ha svolto, a esempio, un'attività per sviluppare un nuovo prodotto, l'impresa, anziché considerare i relativi costi come spese riguardanti l'esercizio durante il quale il nuovo prodotto è stato sviluppato, può "capitalizzarli" e ripartirli pro quota negli esercizi successivi. Il periodo di ammortamento degli oneri capitalizzati non può superare i cinque anni; fa eccezione la voce avviamento (1) per la quale il periodo di ammortamento può eccedere i cinque anni, a patto che ne sia data adeguata giustificazione nella nota integrativa.
Tutti i beni ammortizzabili (2) vanno iscritti nell'attivo del bilancio al netto del fondo ammortamento, secondo la cosiddetta "rappresentazione finanziaria lorda", essendo, cioè, messa in evidenza la quota di "costo" rinviata agli esercizi successivi.
Giova notare che il fondo ammortamento non è l'unico elemento di rettifica delle attività materiali e immateriali. È possibile, infatti, che un bene subisca una perdita di valore superiore al previsto piano di ammortamento; tale deprezzamento deve avere carattere di straordinarietà e di gravità, elementi che dovranno emergere dalla nota integrativa.
Analizziamo, ora, nel dettaglio, i singoli elementi della macro classe B.

I. Immobilizzazioni immateriali

Si tratta di beni di proprietà dell'impresa o di diritti d'uso privi di consistenza fisica.

  1. Costi di impianto e di ampliamento. Si tratta, sia dei costi sostenuti in occasione della costituzione dell'impresa (studi di fattibilità, ricerche di mercato precedenti la costituzione, spese di costituzione, costi dello start-up, ecc), sia dei costi sostenuti dall'impresa per avviare nuovi impianti, macchinari, linee di produzione che richiedono tempo e risorse prima di poter diventare produttivi.
  2. Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità. Vanno inseriti queste immobilizzazioni quando hanno un'utilità economica che si prolunga oltre l'esercizio nel quale sono stati sostenuti i relativi costi. Le attività di R&S possono essere svolte all'interno o affidate a terzi (laboratori accreditati, università, centri di ricerca). Particolare attenzione va dedicata ai costi di pubblicità la cui utilità futura è sempre difficile da quantificare.
  3. Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno. Sono gli investimenti, aventi utilità pluriennale, effettuati per acquistare, da terzi, brevetti in campo industriale, know-how, formule, opere dell'ingegno, programmi applicativi per calcolatori. Il brevetto è il diritto esclusivo su un'invenzione, che si estende anche alla vendita del prodotto che deriva da tale invenzione.
  4. Concessioni, licenze, marchi e diritti simili. Le concessioni sono, normalmente, provvedimenti della pubblica amministrazione che consentono, attraverso un esborso da parte dell'impresa, lo sfruttamento in esclusiva di un determinato bene (le concessioni per l'estrazione delle acque minerali a esempio, le concessioni per il dragaggio di cave o per l'estrazione di materie prime).  Le licenze consistono nella facoltà, ottenuta attraverso un esborso, di utilizzare processi che sono di proprietà della società licenziataria (a esempio perché protetti da brevetto).  I marchi sono elementi identificativi atti a distinguere i prodotti di un'impresa in modo esclusivo e legalmente protetto. Vanno riportati quei costi che consentono di utilizzare, in via esclusiva, concessioni, licenze d'uso, marchi di fabbrica e di commercio.
  5. Avviamento. Si riferisce alla differenza tra il prezzo di acquisto di un complesso di attività (un'impresa o una parte di essa) e il suo valore netto contabile.
  6. Immobilizzazioni in corso e acconti. Nel primo caso si tratta di beni immateriali che alla data di chiusura dell'esercizio sono ancora in fase di realizzazione. La seconda voce riguarda anticipi ai fornitori per la realizzazione di beni immateriali.
  7. Altre. Essa comprende tutte le altre ipotesi di immobilizzazioni immateriali e di costi pluriennali non rientranti nei precedenti casi. A esempio: indennità per la perdita di avviamento commerciale, ristrutturazioni di locali di terzi, spese su beni in leasing finanziario.

Per quanto riguarda la determinazione del valore di ammortamento, valgono, in linea di massima, le considerazioni che faremo sulle immobilizzazioni materiali (che sono, normalmente, più rilevanti), alle quali si rinvia. Il criterio da utilizzare è quello del costo storico, con adattamenti per le autoproduzioni delle immobilizzazioni immateriali, nel qual caso si procede alla determinazione del costo di produzione, come avviene per le costruzioni in economia. La rappresentazione nel conto economico non si discosta dal caso delle immobilizzazioni materiali; il costo viene riportato alla voce B 10 a). La determinazione delle quote di ammortamento sono regolate dall'articolo 2426 del codice civile e dal decreto legislativo 6/2003. La normativa fiscale è contenuta negli articoli 103 e 108 del D.P.R 917/1986

II. Immobilizzazioni materiali

Le immobilizzazioni materiali, dal punto di vista funzionale, si suddividono in:

  • Tecniche, se vengono impiegate nella normale attività di impresa. Le immobilizzazioni tecniche trovano evidenza in bilancio nello stato patrimoniale, per la quota ancora in essere al termine del periodo amministrativo, nei costi del conto economico per la parte consumata nel corso dell'esercizio, nella nota integrativa per l'illustrazione dei criteri di valutazione del bene e dei criteri di ammortamento.
  • Non tecniche, se si tratta di investimenti patrimoniali destinati a produrre redditi autonomi (terreni e fabbricati a esempio).
  1. Terreni e fabbricati. Terreni tenuti a disposizione, fabbricati adibiti all'attività dell'impresa, fabbricati civili e industriali destinati all'affitto, fabbricati costruiti su terreno altrui, costruzioni leggere, infrastrutture. Tutto deve essere di proprietà dell'impresa.
  2. Impianti e macchinario. Impianti e macchinario impiegati nella produzione industriale di proprietà dell'impresa; impianti tecnici specifici, impianti tecnici di carattere generale (a esclusione di quelli stabilmente incorporati nei fabbricati), macchinari operativi.
  3. Attrezzature industriali e commerciali. Attrezzature utilizzate in azienda che hanno una vita superiore all'anno (mobili, automezzi, arredi d'ufficio, stampi, piccole apparecchiature da laboratorio, banchi da laboratorio e da officina).
  4. Altri beni. Quanto non previsto nelle altre voci, a esempio mezzi di trasporto interno, macchine d'ufficio elettriche ed elettroniche, imballaggi recuperabili. Giova notare che sui cespiti da collocare sotto questa voce non c'è accordo tra i vari specialisti, vanno, pertanto, descritti dettagliatamente nella nota integrativa.
  5. Immobilizzazioni in corso e acconti. Nel primo caso si tratta di beni materiali che non sono ancora in esercizio. La seconda voce riguarda anticipi ai fornitori per la realizzazione di beni materiali.

I problemi relativi alle immobilizzazioni tecniche materiali sono tre:

  1. la determinazione del valore originario da iscrivere nello stato patrimoniale (e, quindi, del valore da ammortizzare),
  2. le possibili svalutazioni o rivalutazioni,
  3. la determinazione del valore da iscrivere nel conto economico (ammortamento).

1. Il valore da iscrivere nello stato patrimoniale (al netto del fondo ammortamento) è dato dal costo di acquisto o dal costo di produzione. Il costo di acquisto si riferisce alle immobilizzazioni acquistate e comprende anche gli oneri accessori. Il costo di produzione è riferito alle immobilizzazioni prodotte all'interno dell'impresa. e comprende anche i costi generali industriali e i costi di finanziamento attribuibili a quella produzione. La norma stabilisce il principio dell'iscrizione delle immobilizzazioni materiali al costo di acquisto o al costo di produzione, ma la realtà delle imprese prevede l'esistenza di una vasta casistica che trova disciplina nei princìpi contabili.

  1. Conferimenti in natura. Con questa voce si intende l'apporto di un bene da parte di un socio in sostituzione di una quota di capitale. Il costo è determinato dall'incremento del capitale sociale dovuto all'apporto del bene; tale costo è certificato da un esperto nominato dal presidente del tribunale (per le SpA e le S.a.p.a) o da un esperto designato dal socio (per le Srl).
  2. Immobilizzazioni acquisite a titolo gratuito. Il valore da iscrivere nello stato patrimoniale è quello di mercato supportato da una perizia giurata. In contropartita al valore del bene si rileva nel conto economico una sopravvenienza attiva.
  3. Acquisto di immobilizzazioni in blocco, senza distinzione dei singoli prezzi. L'iscrizione nello stato patrimoniale deve essere effettuata sulla base di una perizia giurata che ripartisca il prezzo tra i vari componenti del blocco.
  4. Immobilizzazioni acquisite in permuta. Sovente questa operazione prevede di lasciare nel bilancio il vecchio costo non ammortizzato. In alternativa si può prevedere un acquisto e una vendita di immobilizzazioni con eventuale rilevazione di plusvalenze o di minusvalenze.
  5. Ammodernamenti, ristrutturazioni, ampliamenti, miglioramenti, manutenzioni e riparazioni di immobilizzazioni materiali. Il codice civile impone di capitalizzare gli interventi sulle immobilizzazioni che portino a un incremento del valore dei beni. Gli interventi che non rientrano in questa casistica dànno luogo a componenti negativi del reddito per i quali dovrebbero essere stati previsti appositi fondi per spese e rischi futuri. Per questo secondo caso potrebbero sorgere contestazioni con gli uffici dell'Agenzia delle entrate.
  6. Immobilizzazioni completamente ammortizzate. La voce compare nello stato patrimoniale con valori dipendenti dalla rappresentazione finanziaria netta (valore zero) oppure lorda (X-X); vanno dati chiarimenti nella nota integrativa.
  7. Beni di costo unitario non superiore a 516,46 euro. È possibile procedere all'ammortamento immediato del bene, spesandolo totalmente nel conto economico dell'esercizio.
  8. Beni ricevuti in leasing finanziario. Tali beni sono allocati fra le attività della società di leasing; l'utilizzatore deve indicare i canoni pagati nell'esercizio come costi consumati. Con l'adozione degli IAS/IFRS il bene acquisito in leasing dovrà essere contabilizzato come acquisto cui corrisponde un finanziamento di pari importo; il bene dovrà essere sottoposto ad ammortamento.
  9. Contributi per l'acquisto di immobilizzazioni. In questi casi non viene modificato il costo di acquisto dell'immobilizzazione e il contributo è valutato come ricavo pluriennale. Il contributo viene ripartito sulla base dell'aliquota di ammortamento applicata  ricorrendo alla tecnica dei risconti passivi. I singoli esercizi sono così gravati da un costo pari all'importo dell'ammortamento sul costo pieno, ridotto dell'ammontare della quota ripartita di contributo.

2. La rivalutazione economica delle immobilizzazioni si effettua con l'iscrizione, tra le attività, di un maggior valore, da ammortizzare negli anni successivi e con l'iscrizione di un'apposita riserva di rivalutazione tra le poste del patrimonio netto. La rivalutazione è ammessa solo nel caso di una sostanziale modifica dei processi produttivi e deve essere quantificata in termini economici, finanziari e patrimoniali. Dal 1997 le rivalutazioni non hanno più rilievo fiscale e l'impossibilità di utilizzare quest'operazione per una minore tassazione futura ne ha ridotto drasticamente l'uso. La rivalutazione monetaria delle immobilizzazioni si effettua con l'iscrizione di un maggior valore fra le voci delle attività immobilizzate (impiego) e di un'apposita riserva di rivalutazione nelle voci del patrimonio netto (fonte). Le rivalutazioni monetarie sono concesse periodicamente da leggi speciali per finalità particolari (inflazione, revisione del calcolo degli ammortamenti, variazioni del regime fiscale). L'esistenza di rivalutazioni deve essere segnalata nella nota integrativa.

3. L'ammortamento è la ripartizione del costo (d'acquisto, di costruzione o di rivalutazione) delle immobilizzazioni aventi durata limitata nel tempo fra gli esercizi di utilizzo delle immobilizzazioni stesse nella produzione dell'impresa (civilisticamente non sono ammortizzabili i terreni anche se utilizzati per la costruzione di capannoni industriali). L'ammortamento  si estrinseca, quindi, nella determinazione delle quote di costo da attribuire ai vari esercizi e che prendono il nome di quote di ammortamento.  La determinazione delle quote di ammortamento si basa sui seguenti tre elementi:

  1. Va determinato il costo da ripartire valutato secondo i criteri enunciati al punto 1 (eventualmente al netto del valore di realizzo al termine del processo di ammortamento).
  2. Va definita la durata di utilizzo del bene, tenendo conto, sia della durata fisica del bene dipendente dall'invecchiamento, sia della durata economica dipendente dall'obsolescenza.
  3. Va previsto il criterio di ripartizione del costo fra i vari esercizi. La tecnica contabile prevede, infatti, piani di ammortamento a quote costanti, a quote crescenti o decrescenti, a quote flessibili (la scelta deve essere motivata nella nota integrativa). Il codice civile prevede che gli ammortamenti vengano effettuati, sistematicamente, e rivisti, anno per anno, in relazione alla reale residua possibilità di utilizzo del bene. Giova sottolineare che la disciplina fiscale dell'ammortamento va esaminata in dettaglio, in particolare, alla luce del decreto legislativo 344/2003. Il decreto identifica categorie d'attività d'impresa per ciascuna delle quali sono stabilite aliquote di ammortamento sulla base del periodo d'impiego del bene; tali aliquote sono quelle massime fiscalmente ammesse per ogni esercizio (aliquote ordinarie); per il primo anno di utilizzo del bene l'aliquota massima è ridotta alla metà. Le aliquote massime possono essere superate se si dimostra che si è avuta un'utilizzazione del bene maggiore di quella normale di settore (ammortamenti accelerati). Per favorire l'apparato produttivo l'aliquota massima dell'ammortamento può essere raddoppiata nei primi tre esercizi di utilizzo del bene, indipendentemente dall'intensità d'impiego del bene stesso; questo ammortamento contrasta con quello previsto dalla norma civilistica e consiste in un'agevolazione di tipo fiscale (rinvio del pagamento di imposte). Dal 1 gennaio 2004 la rilevazione degli ammortamenti anticipati è consentita solo in dichiarazione dei redditi (vanno pertanto indicate le relative imposte differite), e non è più possibile rilevare l'ammortamento anticipato come costo nel conto economico.

III. Immobilizzazioni finanziarie

Rappresentano gli investimenti che l'impresa effettua acquistando titoli o altri diritti di credito destinati a permanere durevolmente nel patrimonio della società; qualora non sussiste tale requisito titoli e crediti vanno inseriti nella sezione relativa all'attivo circolante.

  1. Partecipazioni. Rappresentano quote di capitale di società che l'impresa controlla (controllate) o influenza (collegate) o quote di capitale della società o delle società da cui l'impresa è controllata (controllanti) o quote di capitale di società che l'impresa ritiene di tenere in portafoglio per ragioni strategiche.
  2. Crediti. Crediti a scadenza medio-lunga spesso legati a un rapporto privilegiato con il debitore (società controllate o collegate, ad esempio).
  3. Altri titoli. Titoli diversi dalle azioni ma con le caratteristiche di un investimento durevole.
  4. Azioni proprie. Acquisizione di azioni della stessa impresa con la finalità, a esempio, di ridurre il capitale sociale attraverso il loro annullamento.

C) Attivo circolante

L'attivo circolante è l'insieme di tutti gli investimenti a breve termine dell'impresa. Si tratta, pertanto, di tutti i beni e i crediti che, diversamente dalle immobilizzazioni, non sono destinati a rimanere per lungo tempo nel patrimonio dell'impresa perché sono finalizzati, in tempi rapidi, al consumo (a esempio le rimanenze di materie prime), alla vendita (a esempio le rimanenze di prodotti pronti per la vendita) o all'incasso (come i crediti verso i clienti). Giova notare che i crediti e le scorte di magazzino devono essere iscritti al netto delle rispettive svalutazioni al fine di quantificare l'effettivo valore di realizzo. La quantificazione delle scorte di magazzino deve tenere conto, a esempio, dell'eccedenza rispetto ai bisogni standard della produzione e della vendita, dell'obsolescenza dei prodotti, del deperimento fisico, dei possibili  danneggiamenti.

I. Rimanenze Chiamate anche scorte, magazzino o giacenze sono quei beni acquistati o prodotti dall'impresa ma non ancora venduti al cliente al termine dell'esercizio.

  1. Materie prime, sussidiarie e di consumo. Si tratta di beni che l'impresa utilizza nel processo produttivo. Per materie prime si intende tutto ciò che viene incorporato nel prodotto con funzione "primaria" (semilavorati e stampi, a esempio), per materie sussidiarie si intendono quei componenti che entrano nel prodotto finito con funzione "secondaria" (viti, bulloni, guarnizioni, liquidi lubrificanti), per materiali di consumo si intendono quegli elementi che si "consumano" durante il processo produttivo, ma che non entrano nel prodotto (lubrificanti, prodotti per la pulizia, cancelleria).
  2. Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati. Rappresentano quei prodotti la cui realizzazione è stata avviata, ma non ancora completata al termine dell'esercizio. La voce semilavorati riguarda, per lo più, le produzioni di grandi serie.
  3. Lavori in corso su ordinazione. La voce può essere particolarmente importante per quelle imprese che lavorano per commesse e che compilano gli stati di avanzamento lavori (SAL).
  4. Prodotti finiti e merci. Sono i prodotti che giacciono in magazzino in attesa di essere venduti (prodotti finiti) o i prodotti, acquistati da terzi, della cui commercializzazione è incaricata l'impresa (merci).
  5. Acconti. Acconti versati ai fornitori per l'acquisto di materiale; pur essendo dei crediti vengono inseriti nelle rimanenze poiché sono assimilati a materiale già presente in magazzino.

Le materie prime, sussidiarie e di consumo e le merci sono investimenti che l'impresa fa in fattori produttivi materiali e non durevoli, indispensabili per attuare la produzione industriale o per svolgere un'attività commerciale. La caratteristica di questi fattori produttivi, rispetto ad altri, è la possibilità di accumularli in scorta; ciò significa che il loro acquisto non corrisponde temporalmente al loro impiego.
Il magazzino rappresenta il volano tra acquisti e utilizzo e consente di svincolare la produzione o la commercializzazione dalle disponibilità del magazzino stesso. Nelle imprese industriali si possono avere anche scorte di semilavorati, di prodotti in corso di lavorazione e di prodotti finiti.
Giova ricordare che il modello di produzione just-in-time prevede di ridurre ai minimi termini la quantità delle scorte e il periodo di tempo intercorrente tra acquisto e impiego; questa prassi non è percorribile sempre e per tutti i settori merceologici.
Per convenzione i fattori non durevoli sono rilevati nel corso dell'esercizio come impieghi consumati. Al termine dell'esercizio la parte non consumata va trasferita fra gli impieghi in essere, appartenenti all'attivo circolante.

La valutazione delle scorte può essere effettuata utilizzando svariate tecniche; la dottrina ha identificato cinque criteri, detti della movimentazione del magazzino, che possono essere applicati sulla base della tipologia d'impresa e della politica finanziaria.

  1. Il metodo dell'identificazione della partita e del costo richiede un'organizzazione del magazzino tale da consentire l'identificazione dell'oggetto specifico prelevato da una particolare partita e il suo costo. Questo metodo consente di conoscere il valore delle rimanenze in tempo reale.
  2. Il metodo del costo medio ponderato non tiene distinte le varie partite acquistate e valuta le rimanenze sulla base di un costo medio ponderato dei prelievi nel periodo preso in considerazione.
  3. Il metodo del primo entrato, primo uscito (Fifo - first in, first out) ipotizza che vengano man mano consumati i beni acquistati nei tempi più lontani. Per tale motivo alle scorte sono attribuiti i prezzi degli acquisti più vicini alla data del bilancio.
  4. Il metodo dell'ultimo entrato, primo uscito (Lifo - last in, first out) ipotizza la soluzione opposta alla precedente. Pertanto ai beni in rimanenza si attribuiscono i prezzi degli acquisti più lontani nel tempo. Il metodo consente di comprimere il valore del magazzino e, in parte, risultato economico e imposte; il Lifo non sarà consentito alle imprese che applicheranno gli IAS/IFRS.
  5. Il metodo della scorta permanente consente di mantenere la valutazione delle rimanenze ai prezzi dei primi acquisti dell'impresa.

I vari metodi possono portare a differenze notevoli nel calcolo delle rimanenze, pertanto il legislatore impone che:

  • Il metodo scelto deve essere mantenuto nel tempo in modo che il risultato dell'esercizio non ne venga influenzato.
  • Il cambiamento del metodo è ammesso solo se vi siano motivi molto seri (articolo 2423 bis, comma 2).

II. Crediti.

I crediti di un'impresa possono essere di due tipi, commerciali o finanziari. I primi scaturiscono dal periodo di tempo intercorrente tra l'emissione della fattura e l'incasso. I secondi corrispondono a finanziamenti concessi a terzi (a esempio a imprese dello stesso gruppo) e sono inseriti sotto questa voce solo se non rientrano nella categoria degli investimenti di lungo periodo. La legge impone di indicare separatamente i crediti esigibili entro un anno o quelli in scadenza oltre l'anno.

  • Verso clienti. Sono i comuni crediti commerciali e comprendono sia i crediti a breve che quelli a medio lungo periodo (oltre l'anno). 1
  • Verso imprese controllate, collegate o controllanti. Sono crediti di natura commerciale o finanziaria che l'impresa vanta nei confronti di società che hanno un legame con l'impresa creditrice. 2-4
  • Verso altri. Crediti che non rientrano nelle precedenti categorie, come crediti tributari, imposte anticipate, anticipi ai dipendenti.5

III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni.

Spesso le imprese hanno convenienza a non investire le proprie eccedenze di liquidità in depositi bancari, ma sono portate a ricercare livelli di redditività maggiori di quelli offerti dalle banche. Questi non rappresentano, però, investimenti durevoli nel tempo e non vengono classificati tra le immobilizzazioni.

  1. Partecipazioni in imprese controllate, collegate o controllanti o altre.
  2. Azioni proprie.
  3. Altri titoli.

Se scelti oculatamente, possono essere tutti investimenti, anche a breve, che consentono redditività più interessanti dei depositi bancari.

IV. Disponibilità liquide

Le voci di questo raggruppamento riguardano la liquidità aziendale, sotto forma di denaro e valori in cassa, di assegni da riscuotere o di depositi bancari e postali.

D) Ratei e risconti attivi

Queste voci nascono a causa dello sfasamento temporale tra eventi gestionali (acquisti, vendite, consumo di risorse) ed eventi finanziari (pagamenti, incassi, uscite) e devono soddisfare il principio della competenza economica.

  1. I ratei attivi sono proventi la cui competenza economica si è sviluppata durante l'esercizio oggetto del bilancio, ma la cui esigibilità è rinviata a esercizi successivi.
  2. I risconti attivi sono, invece, costi sostenuti nel corso dell'esercizio, ma di competenza operativa di esercizi successivi.

Giova notare che tra i fattori produttivi vanno considerati i costi per le prestazioni di servizi; lo stato patrimoniale presenta voci relative ai servizi tutte le volte che l'utilizzo degli stessi sia anticipato o posticipato rispetto al relativo pagamento. Non si avrebbe nessuna voce nello stato patrimoniale se non si riscontrassero i citati divari temporali (se si pagassero giornalmente le lavorazioni esterne, le utenze energetiche, telefoniche o idriche,  la manutenzione delle centrali termiche o gli affitti dei locali). Pertanto la presenza dei servizi si ritrova nello stato patrimoniale nei ratei e risconti attivi e passivi.

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2 Passività e patrimonio netto

Nel definire lo schema per le passività il legislatore nazionale ha seguito un criterio basato sulla natura delle fonti; le fonti sono raggruppate nelle macroclassi A, B, C e D.

  • Le fonti proprie, sia interne che esterne, sono raggruppate nella macro classe B (patrimonio netto).
  • I debiti potenziali nella macro classe B (fondi per rischi ed oneri).
  • I debiti nella voce C (trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato) e D (debiti), con distinzione della natura del creditore.

La macro classe E può essere considerata, sostanzialmente come debiti.

Fig. 3 Schema di redazione del passivo dello stato patrimoniale

PASSIVO

 

 

A) Patrimonio netto

I. Capitale

II. Riserva da sovraprezzo delle azioni

III. Riserve di rivalutazione

IV. Riserva legale

V. Riserva per azioni proprie in portafoglio

VI. Riserve statutarie

VII. Altre riserve, distintamente indicate

…….
…….

VIII. Utili (perdite) portati a nuovo

IX. Utile (perdita) dell'esercizio

 

Totale A

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

x
x

 

x

x

x

x

x

x

x



 

 

 

x

 

X

B) Fondi per rischi e oneri
 

  1. per trattamento di quiescenza e obblighi simili;
  2. per imposte, anche differite;
  3. altri.

Totale B

 

 

 

x
x
x

X

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

Totale C

 

 

 

 

X

D) Debiti

  1. obbligazioni;
  2. obbligazioni convertibili;
  3. debiti verso soci per finanziamenti;
  4. debiti verso banche;
  5. debiti verso altri finanziatori;
  6. acconti;
  7. debiti verso fornitori;
  8. debiti rappresentati da titoli di credito;
  9. debiti verso imprese controllate;
  10. debiti verso imprese collegate;
  11. debiti verso controllanti;
  12. debiti tributari;
  13. debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale;
  14. altri debiti.

Totale  D

 

 

 

x
x

x
x
x
x
x

x
x
x

x
x

x
x

 

 

X

E) Ratei e risconti
- aggio su prestiti

- vari.

 

Totale E

 

x
x

 

 

x

X

TOTALE PASSIVO

 

X

A) Patrimonio netto o mezzi propri

Il patrimonio netto costituisce l'insieme dei diritti che i soci vantano nei confronti dell'impresa; non rappresenta un debito vero e proprio e per questo è anche chiamato mezzi propri. Questa voce si articola in tre categorie:

  • il capitale sociale,
  • le riserve,
  • il risultato dell'esercizio.

I. Capitale sociale

Corrisponde al valore nominale delle azioni, nel caso di una società per azioni, o alle quote di partecipazione sottoscritte dai soci, nel caso di società a responsabilità limitata o di persone.

II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni

Quando una società decide di aumentare il capitale sociale può emettere le nuove azioni a un prezzo superiore al valore nominale; la differenza tra il valore delle azioni emesse ed il valore delle azioni al prezzo nominale rappresenta il sovrapprezzo.

III. Riserve di rivalutazione

In casi eccezionali (in presenza di inflazione, ad esempio) l'iscrizione all'attivo dei beni può avvenire ad un valore superiore a quello di costo. Per compensare il maggior valore iscritto all'attivo viene creata una riserva che esprime il maggior valore del patrimonio netto.

IV. Riserva legale

Obbligatoriamente, per coprire possibili perdite future, l'impresa deve costituire una riserva legale accantonando almeno il 5%  dell'utile netto annuale fino al raggiungimento del 20% del capitale sociale.

V. Riserva per azioni proprie in portafoglio

Accantonamenti obbligatori a fronte dell'acquisto di azioni proprie  o di azioni della società controllante; hanno funzione di garanzia nei confronti di terzi.

VI. Riserve statutarie

Accantonamento di utili che l'impresa è obbligata a realizzare in forza di specifici obblighi sanciti dallo statuto della società. Lo statuto stabilisce le modalità di costituzione e di utilizzazione di questa riserva.

VII. Altre riserve

Comprende le riserve non inscritte in altre voci del patrimonio netto.

VIII: Utili o perdite portati a nuovo

L'assemblea dei soci può decidere di non distribuire tutto l'utile, ma di accantonarne una parte in previsione di esercizi meno favorevoli; anche le eventuali perdite possono, in parte, essere rinviate a futuri esercizi più favorevoli.

IX. Utile o perdita d'esercizio

Coincide con l'ultima riga del conto economico dello stesso esercizio.

B) Fondi per rischi e oneri

In questa macroclasse vengono inseriti accantonamenti destinati a coprire costi, o certi dell'ammontare ma incerti del quando, oppure incerti, sia dell'ammontare, sia del quando.

  1. Fondo per trattamento di quiescenza e obblighi simili. Sono fondi di previdenza del personale diversi dal trattamento di fine rapporto (TFR), come i fondi pensione sostitutivi o integrativi del trattamento previdenziale dell'Inps o di altri Istituti di previdenza.
  2. Fondo per imposte. Accantonamenti effettuati a fronte di debiti tributari probabili o di ammontare indeterminato. Non comprende quelli certi che vanno inseriti sotto la voce debiti tributari.
  3. Altri fondi. Rappresenta altri fondi non previsti tra i primi due come, a esempio, i rischi dei cambi, i rischi nel collaudo impianti, i rischi per rettifiche dei prezzi di vendita, i rischi per manutenzioni straordinarie di impianti di produzione.

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato Il TFR accoglie le somme relative all'indennità di anzianità dei dipendenti e rappresenta un debito che l'impresa contrae con essi.

D) Debiti. Nella categoria debiti sono elencate, con separata indicazione delle quote scadenti entro o oltre l'esercizio successivo, tutte le forme di finanziamento attive al momento della redazione dello stato patrimoniale.

  1. Obbligazioni. Debiti obbligazionari emessi dalla società, a esclusione dei debiti obbligazionari convertibili.
  2. Obbligazioni convertibili. Obbligazioni che al momento della scadenza possono essere, a scelta dell'investitore, rimborsate o convertite in azioni.
  3. Debiti verso soci per finanziamenti da parte loro.
  4. Debiti verso banche. Raccoglie tutti i debiti verso le banche, sia di breve termine (a esempio, lo scoperto di conto corrente), sia di medio lungo termine (a esempio, i mutui).
  5. Debiti verso altri finanziatori. Debiti verso finanziatori diversi dalle banche come società finanziarie o persone fisiche.
  6. Acconti. Anticipi ottenuti da clienti a fronte di future forniture di merci o servizi.
  7. Debiti verso fornitori. Fatture passive ancora da pagare a fronte della fornitura di merci o servizi già acquisiti.
  8. Debiti rappresentati da titoli di credito.Debiti che hanno come supporto giuridico una cambiale o altro titolo di credito.
  9. Debiti verso imprese controllate.
  10. Debiti verso imprese collegate.
  11. Debiti verso imprese controllanti.
  12. Debiti tributari. Debiti verso l'amministrazione dello stato diversi dal fondo imposte (a esempio, saldo delle tasse di competenza dell'anno, IVA da versare).
  13. Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale. Debiti maturati nei confronti di enti previdenziali e assistenziali per la parte di oneri sociali a carico dell'impresa e per le ritenute effettuate nei confronti dei dipendenti.
  14. Altri debiti. Voci che non hanno riscontro tra quelle precedentemente elencate.

E) Ratei e risconti passivi. Sono assimilati a debiti in corso di liquidazione; essi nascono a causa dello sfasamento temporale tra eventi economici (vendita o consumo di risorse) e finanziari (entrate o uscite di cassa).
I ratei passivi sono costi di competenza dell'esercizio ma pagabili in esercizi successivi.
I risconti passivi sono proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi.
Giova ricordare che i costi per le prestazioni dei servizi aziendali figurano nello stato patrimoniale solo sotto la voce ratei e risconti (vedi ratei e risconti attivi).

3 Lo stato patrimoniale delle società minori

L'articolo 2435 bis del codice civile definisce società minori quelle che, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non superino uno dei due seguenti limiti:

  • totale dell'attivo dello stato patrimoniale 3.125.000 euro (sarà portato a 3.650. 000),
  • ricavi da vendite e servizi 6.250.000 euro (sarà portato a 7.300.000);
  • dipendenti occupati in media durante l'esercizio 50.

Le società definite minori sono autorizzate a presentare lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integrativa in forma abbreviata. Per forma abbreviata dello stato patrimoniale si intende una rendicontazione comprendente le sole voci contrassegnate dalle lettere maiuscole e dai numeri romani e altre piccole differenze. In fig. 4 è mostrato lo schema di "stato patrimoniale abbreviato" previsto dal codice civile per le società minori.

Fig. 4 Schema di redazione dello stato patrimoniale abbreviato

ATTIVO

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti con separata indicazione della parte
 già richiamata (se non compresa nella voce CII)

Totale A

B) Immobilizzazioni con separata indicazione
di quelle concesse in locazione finanziaria
I. Immobilizzazioni immateriali:
Beni

  • fondi ammortamento
  • fondi svalutazione

Totale I.

II. Immobilizzazioni materiali:
Beni

  • fondi ammortamento
  • fondi svalutazione

Totale II.

III. Immobilizzazioni finanziarie:
Beni
-    fondi svalutazione
Totale III.

Totale Immobilizzazioni (B)

C) Attivo circolante
I. Rimanenze
II. Crediti, con separata indicazione degli importi
esigibili oltre l'esercizio successivo
III. Attività finanziarie che non costituiscono
immobilizzazioni:
IV. Disponibilità liquide

Totale attivo circolante (C)

  1. Ratei e risconti con separata indicazione del disaggio sui prestiti (se non compresa
     nella voce CII)

Totale D

TOTALE ATTIVO

 

PASSIVO

A) Patrimonio netto

I. Capitale

II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni

III. Riserve di rivalutazione

IV. Riserva legale

V. Riserva per azioni proprie in portafoglio

VI. Riserve statutarie

VII. Altre riserve, distintamente indicate

VIII. Utili (perdite) portati a nuovo

IX. Utile (perdita) dell'esercizio

Totale A

B) Fondi per rischi e oneri

Totale B

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

Totale C

D) Debiti, con separata indicazione degli importi esigibili oltre l'esercizio successivo

Totale  D

E. Ratei e risconti, con separata indicazione dell'aggio su prestiti
(se non compresa nella voce D)

Totale E

TOTALE PASSIVO

4 Lo stato patrimoniale riclassificato

La prassi ha, da tempo, suggerito alcuni schemi di bilancio più idonei per la comprensione di particolari aspetti della realtà aziendale; si tratta di schemi che sono redatti dalle società come "riclassificazione" degli schemi obbligatori.
I criteri di riclassificazione rappresentano "tecniche di analisi del bilancio" che si basano su particolari aggregazioni delle poste; tali aggregazioni nascono dall'esigenza di acquisire e sintetizzare le informazioni utili per sviluppare, appunto, una particolare analisi tecnica. Giova notare che non esiste un unico criterio di riclassificazione del bilancio; ciascun analista può utilizzare un proprio schema in relazione agli obiettivi informativi e al livello di sintesi che desidera acquisire.
 Riclassificare uno stato patrimoniale significa, quindi, ordinare e raggruppare in modo coerente e omogeneo le poste secondo criteri che consentano:

  • una lettura sintetica e nel contempo esaustiva delle informazioni derivanti dallo stato patrimoniale secondo i princìpi civilistici,
  • la confrontabilità di classi omogenee relativamente a più esercizi.

A) Uno schema di riclassificazione è, ad esempio, quello della riorganizzazione dello stato patrimoniale secondo il criterio di liquidità - esigibilità. Le poste attive e passive dello stato patrimoniale vengono classificate con riferimento alla caratteristica delle stesse a diventare liquide (poste attive) o esigibili (poste passive) entro un breve periodo (dodici mesi, a esempio), o medio, o lungo.
Questo criterio di classificazione si pone l'obiettivo di separare le disponibilità liquide da ciò che è immobilizzato all'interno dell'impresa e destinato all'operatività. Pertanto, la liquidità è massima per i beni che sono già in forma liquida  (cassa, attivo di conti correnti) e minima per le immobilizzazioni immateriali, a esempio.
L'esigibilità del debito, invece, è relativa al tempo necessario perché il debito venga a scadenza; la riclassificazione si pone quindi l'obiettivo di separare le fonti di finanziamento a breve, come i debiti verso i fornitori, da quelle a lungo (mutui e prestiti obbligazionari a esempio). Il patrimonio netto è la voce con il minimo di esigibilità in quanto viene rimborsato alla cessazione di attività dell'impresa.
In fig. 5 è mostrato uno schema di riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio della liquidità/esigibilità.

Fig. 5 Riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio della liquidità/esigibilità

Liquidità immediate

  1. Cassa, depositi in conto corrente
  2. Titoli negoziabili a vista
  3. (meno fondo svalutazione titoli)

Liquidità differite (entro 12 mesi)

  1. Crediti verso i clienti
  2. Crediti verso controllate/collegate
  3. Altri crediti differiti
  4. (meno fondo svalutazione crediti)
  5. Titoli realizzabili entro 12 mesi
  6. (meno fondo svalutazione titoli)
  7. Ratei e risconti attivi

Rimanenze di magazzino

  1. Materie prime, semilavorati, prodotti finiti
  2. (meno fondo svalutazione magazzino)
  3. Anticipi su forniture

Totale disponibilità entro 12 mesi

Debiti verso banche

  1. Scoperti di conto corrente, anticipazioni, finanziamenti a breve

Debiti rimborsabili entro 12 mesi

  1. Debiti verso fornitori, debiti commerciali verso controllate/collegate, quote correnti di prestiti  a medio/lungo termine (mutui,  obbligazioni)

Altri debiti a breve

  1. Anticipi da clienti, ratei e risconti passivi, quote  correnti di TFR, fondo imposte e tasse, altri fondi da utilizzare nei 12 mesi

 

 

 

 

Totale esigibilità a 12 mesi

Immobili civili

  1. Terreni e fabbricati civili
  2. (meno fondo ammortamento)

Immobilizzazioni tecniche

  1. Terreni, fabbricati, impianti, macchinari
  2. (meno fondo ammortamento immobilizzazioni tecniche)

Immobilizzazioni immateriali

  1. Avviamento, brevetti, marchi, licenze
  2. (meno fondo ammortamento)

Immobilizzazioni finanziarie

  1. Partecipazioni in società controllate/collegate
  2. Titoli immobilizzati oltre 12 mesi
  3. Crediti immobilizzati oltre 12 mesi
  4. (meno fondo svalutazione titoli e crediti)

 

Altre immobilizzazioni nette

  1. Spese d'impianto, costi di ricerca
  2. Altri costi immobilizzati

Totale attività immobilizzate

Debiti rimborsabili oltre 12 mesi

  1. Debiti verso fornitori, debiti commerciali verso controllate/collegate, prestiti a medio/lungo termine al netto delle quote scadenti nei dodici mesi (mutui, obbligazioni)

Altri debiti a medio lungo termine

  1. Fondo TFR  al netto delle quote correnti, fondo imposte e tasse, fondo rischi da utilizzare oltre i 12 mesi

Totale delle passività a medio lungo termine

Capitale sociale

Riserve patrimoniali
Legale, statutaria, sovrapprezzo emissione azioni, rivalutazione monetaria, utili non distribuiti, altre riserve straordinarie

Utile/Perdita d'esercizio

 

 

 

 

Patrimonio netto

CAPITALE INVESTITO

FONTI  (PASSIVITA + PATRIMONIO NETTO)

 

B) Un altro schema di riclassificazione segue il criterio della pertinenza gestionale: le poste dell'attivo e del passivo vengono raggruppate in base all'appartenenza o meno alla gestione operativa dell'impresa. Fonti e impieghi vengono differenziati in base alla destinazione economica degli investimenti favorendo una lettura del bilancio in chiave di efficienza e di redditività.
L'obiettivo è quello di identificare gli investimenti correlati alla gestione corrente (3) e quelli che, pur appartenendo alla gestione operativa  sono estranei a quella corrente, come impianti, macchinari, fabbricati. La fig. 6 mostra lo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale.
Come detto nella nota (3) gli investimenti dell'impresa nella gestione corrente sono finanziati dalla stessa gestione tramite il differimento delle uscite monetarie e l'anticipazione delle entrate; pertanto, il capitale netto investito nella gestione corrente è dato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti secondo lo schema di fig. 6.  Questa differenza è chiamata capitale circolante netto dell'impresa in funzionamento, capitale che rappresenta, quindi, le risorse finanziarie legate alla gestione corrente.

Fig. 6 Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale.

 Attività legate alla  gestione corrente

Passività legate alla gestione corrente

Liquidità immediata: cassa e titoli a vista

Crediti commerciali verso clienti

Crediti verso società controllate e collegate

Magazzino: scorte
(al netto del fondo svalutazione magazzino)

Ratei e risconti attivi riguardanti operazioni di gestione corrente

Totale delle attività legate alla gestione corrente

Debiti commerciali verso fornitori

Debiti commerciali verso società controllate/collegate

Ratei e risconti passivi

Anticipi da parte di clienti

Fondi rischi e oneri futuri legati alla gestione corrente: variazione prezzi, rischio cambi

Fondo TFR

Totale delle passività legate alla gestione corrente

 

Attività esterne alla gestione corrente

 

Passività  esterne alla gestione corrente

Immobilizzazioni materiali : fabbricati, impianti, macchinari
(al netto del fondo ammortamento)

Immobilizzazioni immateriali: marchi, brevetti, avviamento, oneri pluriennali capitalizzati
(al netto del fondo ammortamento)

Immobilizzazioni finanziarie: titoli e partecipazioni strategiche per l'attività operativa
(al netto dei fondi di rettifica di valore)

Totale delle attività esterne alla gestione corrente

Debiti verso banche a breve termine

Indebitamento a medio - lungo termine

Debiti verso società controllate - collegate

Fondo imposte

Fondo rischi e oneri: manutenzione impianti, collaudi

 

Totale delle passività  esterne alla gestione corrente

Attività   accessorie  extra  operative

Passività correlate alla gestione accessoria

Immobilizzazioni materiali: terreni e fabbricati ad uso civile
(al netto degli ammortamenti)

Titoli e partecipazioni azionarie non strategiche
(al netto del fondo svalutazione)

Totale delle attività   accessorie  extra  operative

Quote di debiti a medio - lungo termine correlati agli investimenti accessori

 

 

Totale delle passività correlate alla gestione accessoria

 

Patrimonio netto

Capitale sociale

Riserve patrimoniali

Utile o perdita d'esercizio

Totale patrimonio netto

IMPIEGHI
(CAPITALE INVESTITO)

FONTI
(PASSIVITA' + PATRIMONIO NETTO)

C) Il precedente schema di riclassificazione non mette in evidenza il capitale netto,  complessivamente investito dall'impresa, che rappresenta il capitale da remunerare. L'Istituto Studi Direzionali (ISTUD) ha messo a punto un nuovo criterio di classificazione. Tale schema presenta il vantaggio di evidenziare il capitale netto complessivamente investito nelle diverse aree di gestione, nonché la posizione finanziaria netta dell'impresa (vedi fig. 7).

Fig. 7 Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio del "capitale investito netto".

 

 +  Crediti commerciali verso clienti (al netto di anticipi dai cliente)
 +  Magazzino
(-)  Debiti commerciali verso i fornitori (al netto di anticipi ai fornitori)
 = Capitale circolante netto in senso stretto

 + Altre attività legate alla gestione corrente (es. crediti commerciali verso controllate/collegate)
(-) Debiti commerciali verso controllate/collegate
(-) Fondi rischi e oneri legati alla gestione corrente
(-)Quote correnti del fondo di trattamento fine rapporto
(-) Fondo imposte
 = Capitale circolante netto, esclusa liquidità immediata *

 + Immobilizzazioni materiali e immateriali operative (al netto dei fondi ammortamento)
 + Partecipazioni e titoli che costituiscono immobilizzi finanziari "operativi"
 + Anticipi a fornitori per acquisto cespiti
(-) Anticipi da clienti
(-) Fondi rischi e oneri correlati alla gestione operativa (es. manutenzioni, collaudi)
(-) Fondo trattamento di fine rapporto al netto delle quote correnti

 + Attività extra-operative (immobili/fabbricati a uso civile, titoli/partecipazioni non strategiche)

= Capitale investito netto (Cin) **


* La liquidità immediata è data dai valori in cassa o in banca, da depositi e titoli negoziabili a vista.

** Patrimonio netto + passività onerose (prestiti obbligazionari, debiti verso banche e altri istituti finanziari, debiti finanziari nei confronti di altre società) al netto della liquidità immediata e di altri crediti di natura finanziaria.

5 Applicazione dei princìpi contabili internazionali

Il Capitolo 8 è interamente dedicato all'illustrazione dei princìpi contabili internazionali, alle istituzioni che presiedono alla loro redazione, alle tempistiche di recepimento, ai soggetti che vi si dovranno  assoggettare.
Lo IAS 1 (International Accounting Standard n. 1) non prevede un valore o uno schema con il quale le poste dello stato patrimoniale devono essere esposte, bensì definisce un contenuto minimo:

  1. Immobilizzazioni materiali
  2. Immobili non strumentali
  3. Immobilizzazioni immateriali
  4. Attività finanziarie (esclusi i valori in e, h, i)
  5. Partecipazioni valutate con il criterio del patrimonio netto
  6. Attività biologiche
  7. Rimanenze
  8. Crediti commerciali e altri crediti
  9. Cassa e disponibilità liquide
  10. Debiti commerciali e altri debiti
  11. Fondi
  12. Passività finanziarie
  13. Attività e passività fiscali correnti
  14. Attività e passività fiscali differite
  15. Interessi di minoranza presenti nel patrimonio netto
  16. Capitale versato e riserve.

Per quanto riguarda il criterio di classificazione, lo IAS 1 precisa che le attività e le passività devono essere distinte in correnti e non correnti o, in alternativa, si può utilizzare il criterio della liquidità, solo se ciò consente una più chiara rappresentazione.
Le attività e le passività correnti sono quelle che si dovrebbero realizzare/estinguere nel corso del ciclo operativo, oppure quelle che si realizzano/estinguono entro dodici mesi dalla data del bilancio. Sono attività correnti anche la cassa e la disponibilità liquida.
Le attività non correnti includono, invece, i beni materiali, immateriali e finanziari aventi natura di lungo termine, mentre le passività non correnti sono tutte le passività diverse da quelle correnti, incluse le passività a titolo oneroso (produttive di interesse) attinte dall'impresa per finanziare il capitale circolante su una base di lungo termine.
Lo stesso principio contabile internazionale precisa, comunque, che una passività a lungo termine, estinguibile entro 12 mesi, deve essere classificata tra le passività correnti, anche se dopo la data di chiusura e prima della data di approvazione del bilancio il prestito è stato rifinanziato o i pagamenti sono stati rinegoziati.
Lo IAS 1 precisa che un'impresa deve evidenziare, nel prospetto di stato patrimoniale o nelle sue note, ulteriori sottoclassificazioni delle voci esposte. Risulta necessario indicare, per ciascuna classe di capitale sociale, oltre al numero delle azioni autorizzate  e al valore nominale, il numero delle azioni sottoscritte e interamente pagate e le azioni sottoscritte e non interamente pagate, i diritti, i privilegi e i vincoli di ciascuna classe, inclusi i vincoli alla distribuzione dei dividendi e al rimborso del capitale, le azioni riservate per emissioni con opzione e contratti di vendita, inclusi le condizioni e gli importi. In Italia queste informazioni sono incluse nelle nota integrativa e nella relazione sulla gestione; di fatto la normativa italiana considera la nota integrativa e la relazione sulla gestione come informazioni aggiuntive, mentre per lo IAS 1 tali informazioni rappresentano una parte costitutiva degli schemi contabili.
Inoltre lo IAS 1 prevede che venga evidenziata, nel prospetto di stato patrimoniale, una riconciliazione tra il numero di azioni in circolazione all'inizio e alla fine dell'esercizio, oltre a una descrizione della natura e dello scopo di ciascuna riserva inclusa nel patrimonio netto.

NOTE

(1) Si riferisce alla differenza tra il prezzo di acquisto di un complesso di attività e il suo valore netto contabile.
(2) Il piano di ammortamento è richiesto per i beni materiali e immateriali la cui durata è limitata nel tempo; ne sono esclusi i cespiti di natura illimitata come i terreni.
(3) Gli investimenti appartenenti alla gestione corrente sono quelli direttamente correlati al ciclo acquisto - produzione - vendita e quindi, ad esempio, i crediti verso i clienti e le giacenze di magazzino; questi investimenti sono, principalmente finanziati dalla gestione stessa attraverso il differimento delle uscite delle passività correlate alla gestione corrente, come i debiti versi i fornitori e tutti i costi legati al ciclo acquisto - produzione- vendita e, l'anticipazione delle entrate monetarie, come i crediti verso clienti, società controllate/collegate e altri.

Eugenio Caruso
15 marzo 2008

Tratto dal successo editoriale Come preparare e leggere un bilancio.

Si rimanda anche al Glossario finanziario.

 

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