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Expo 2015, un'opportunitą per Milano e per il Paese.

Cessati i brindisi e i festeggiamenti, successivi alla notizia della vittoria di Milano per l’organizzazione dell’Expo 2015, spenti i riflettori e silenziosi i grilli parlanti  giova ora fare qualche commento a freddo.
Era la quarta volta, negli ultimi settant’anni, che l’Italia chiedeva di organizzare l’Expo. Per il 1942 a Roma e di quel progetto sono rimaste le bianche vestigia mussoliniane dell’Eur, per il 2000 a Venezia di cui si ricordano le grandi polemiche che suicidarono la candidatura, per il 2008 a Trieste cui fu preferita Saragozza.
Nel 2015 l’esposizione universale sarà organizzata a Milano che si è battuta con grande risolutezza per ospitare l’evento. Milano ha già ospitato due volte l’Expo, nel 1881 e nel 1894, quando Milano rappresentava il solo punto di eccellenza nel quadro economico italiano; allora l’area espositiva era, già, di 200.000 mq, oggi è di 1 milione, ma al di là dei numeri legati agli spazi espositivi l’attribuzione a Milano mostra la fiducia del mondo intero per la forza delle imprese lombarde, del suo commercio, delle arti, per la capacità della Lombardia di raccogliere le migliori energie del paese e ordinale in un pacifico confronto con le energie degli altri paesi e per il cuore di una città che, brillando anche nel settore del volontariato, ha convinto molti paesi dell’Africa a votare a favore.
Giova sottolineare, con forza, che tutto il sistema politico e delle lobby ha lavorato egregiamente per favorire la vittoria di Milano, ma, in particolare, i milanesi devono ringraziare la passione e il coraggio di due donne: Letizia Moratti ed Emma Bonino. Non hanno, invece,  brillato per cultura e moderazione quei politici, che, subito dopo la notizia, hanno iniziato ad attribuirsi, smodatamente,  il merito del successo.
Ha avuto ragione Letizia Moratti che ha sempre avuto un’unica parola d’ordine “non mollare”, essendo ben consapevole che gli obiettivi ambiziosi servono per rinnovarsi e per dare ordine e concretezza alle idee, stimoli dei quali il Paese ha un grande bisogno. L’Expo è un traguardo che può diventare una bussola per i prossimi anni, se orienterà comportamenti e funzioni della città in chiave di opportunità di lavoro, di miglioramenti urbanistici, di servizi ai cittadini, di occasioni di sviluppo e di qualità ambientale. I grandi eventi sono un motore capace di innescare cambiamenti strutturali, a volte, riescono anche ad accendere la scintilla della partecipazione e dell’entusiasmo. Prima dell’Expo Milano non ha avuto grandi opportunità. Dalle Olimpiadi sfumate alle Universiadi perdute, negli ultimi vent’anni lo sviluppo di Milano ha giocato con un partner ostile, l’immobilismo: l’incapacità di fare squadra, di credere in un progetto globale e di portarlo avanti.
Milano dovrà, però, comprendere che l’Expo potrà creare valore solo se saprà innescare processi socio-economici a medio-lungo termine in tutto il paese. Milano dovrà innanzitutto coinvolgere le province limitrofe, già attrici importanti  dello sviluppo del sistema lombardo, allo scopo di garantirsi la presenza nei grandi processi geopolitici mondiali. L’organizzazione non dovrà essere rivolta solo all’architettura e all’immobiliarismo, ma essere orientata alla logistica, alla creazione di infrastrutture e di servizi, funzionali alla vitalità di un’area economica che sempre più sarà punto di riferimento per il paese. Non potremo presentarci al mondo con le tangenziali e le autostrade perennemente intasate, senza un sistema aeroportuale degno di una delle più ricche e produttive aree del mondo, con l’inquinamento attuale.

Chi ha avuto occasione di partecipare agli avvenimenti fieristici al polo di Rho Pero sa che la città va, quasi sempre, in "tilt": lunghe code di automobili, taxi introvabili, metropolitana al limite del collasso. Questa è la situazione attuale, mancano appena otto anni all'inaugurazione dell'Expo 2015, ce la faremo ad affrontare l'evento come ci si aspetta da una città moderna? Va ripensato il sistema complessivo e sono da prendere misure immediate sul medio e sul lungo periodo. Non c'è tempo da perdere. Si sono esaurite le scorte degli alibi. Se le cose andranno bene o male sarà merito o colpa di Milano.

Milano è una città nella quale convivono molte élite e poteri che hanno le risorse per creare qualcosa di “grande” ma che sono, spesso, in competizione tra loro. Questo evento è la sola opportunità che si presenta per unire queste realtà in vista di uno scopo che crei valore per tutto il paese. Se le élite economiche e culturali cercheranno vantaggi esclusivamente per il proprio orticello questa sarà un’ulteriore dimostrazione del fatto che l’Italia è un paese irreversibilmente malato.
 Non sarà il numero dei visitatori che decreterà il successo dell’evento ma l’avvio di un’evoluzione globale del paese. D’altra parte il tema scelto da Milano per l’Expo è ”Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.


10 aprile 2008

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