Il Nobel della fisica a Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger per i loro studi sull'entanglement quantistico.

fisica 2022

Nobel per la fisica 2022: Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger. Immagine tratta da focus.it

L'entanglement (intreccio, aggroviglio) quantistico è il fenomeno fisico che si verifica quando un gruppo di particelle viene generato, interagisce o condivide la vicinanza spaziale in modo tale che lo stato quantistico di ciascuna particella del gruppo non possa essere descritto indipendentemente dallo stato delle altre, anche quando le particelle sono separate da una grande distanza. Ma non tutte le particelle sono "entangled", ovvero aggrovigliate. Affinché questa correlazione abbia luogo, cioè per far sì che  due particelle abbiano stati quantici correlati, queste due particelle devono essere prodotte simultaneamente da un'interazione fisica. Le previsioni controintuitive della meccanica quantistica su sistemi fortemente correlati furono discusse per la prima volta da Albert Einstein nel 1935, in un documento congiunto con Boris Podolsky e Nathan Rosen. In questo studio, i tre formularono il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (paradosso EPR), un esperimento mentale che tentò di dimostrare che "la descrizione quanto-meccanica della realtà fisica data dalle funzioni d'onda non è completa". Tuttavia, i tre scienziati non hanno coniato la parola entanglement, né hanno generalizzato le proprietà speciali dello stato che consideravano. Avendo letto l'articolo EPR, Erwin Schrödinger scrisse una lettera a Einstein in tedesco in cui usava la parola Verschränkung (tradotta da lui stesso come entanglement) "per descrivere le correlazioni tra due particelle che interagiscono e poi si separano, come nell'esperimento EPR".
Schrödinger poco dopo pubblicò un articolo fondamentale che definiva e discuteva la nozione di "entanglement". Nel documento, riconobbe l'importanza del concetto e affermò: "Non chiamerei [entanglement] uno ma piuttosto il tratto caratteristico della meccanica quantistica, quello che impone il suo intero allontanamento dalle linee di pensiero classiche". Come Einstein, Schrödinger era insoddisfatto del concetto di entanglement, perché sembrava violare il limite imposto dalla velocità della luce, sulla trasmissione di informazioni, implicito nella teoria della relatività.
L'articolo EPR ha generato un interesse significativo tra i fisici, che ha ispirato molte discussioni sui fondamenti della meccanica quantistica, ma ha prodotto relativamente poco altro lavoro pubblicato. Nonostante l'interesse, il punto debole nell'argomentazione dell'EPR non fu scoperto fino al 1964, quando John Stewart Bell dimostrò che una delle loro ipotesi chiave, il principio di località (vedi sotto) , applicato al tipo di interpretazione delle variabili nascoste ipotizzata dall'EPR, era matematicamente incoerente con le previsioni della teoria quantistica.
In particolare, Bell dimostrò un limite superiore, visto nella disuguaglianza di Bell, per quanto riguarda la forza delle correlazioni che possono essere prodotte in qualsiasi teoria che obbedisce al realismo locale, e mostrò che la teoria quantistica predice violazioni di questo limite per alcuni sistemi entangled. La sua disuguaglianza è sperimentalmente verificabile, e ci sono stati numerosi esperimenti rilevanti, a partire dal lavoro pionieristico di Stuart Freedman e John Clauser nel 1972 e dagli esperimenti di Alain Aspect nel 1982. Una prima svolta sperimentale fu dovuta a Carl Kocher, che già nel 1967 presentò un apparato in cui due fotoni emessi successivamente da un atomo di calcio si dimostrarono impigliati – il primo caso di luce visibile impigliata. I due fotoni hanno superato polarizzatori paralleli posizionati diametralmente con probabilità più elevata di quanto previsto classicamente ma con correlazioni in accordo quantitativo con i calcoli della meccanica quantistica. L'apparato di Kocher, dotato di polarizzatori migliori, fu usato da Freedman e Clauser che poterono dimostrare una violazione della disuguaglianza di Bell per un insieme di angoli fissi. Tutti questi esperimenti hanno mostrato accordo con la meccanica quantistica piuttosto che con il principio del realismo locale.
Per decenni, ognuno aveva lasciato aperta almeno una scappatoia con cui era possibile mettere in discussione la validità dei risultati. Tuttavia, nel 2015 è stato eseguito un esperimento che ha chiuso contemporaneamente sia le lacune di rilevamento che quelle di località, ed è stato annunciato come "privo di scappatoie"; questo esperimento ha escluso con certezza una vasta classe di teorie del realismo locale. Alain Aspect osserva che la "scappatoia dell'indipendenza" – che egli definisce "inverosimile", tuttavia, una "scappatoia residua" che "non può essere ignorata" – deve ancora essere chiusa, e la scappatoia del libero arbitrio / superdeterminismo è inaccessibile; dicendo "nessun esperimento, per quanto ideale, si può dire che sia totalmente privo di scappatoie".
Il lavoro di Bell ha sollevato la possibilità di utilizzare queste correlazioni super-forti come risorsa per la comunicazione. Ha portato alla scoperta nel 1984 dei protocolli di distribuzione delle chiavi quantistiche, i più famosi BB84 di Charles H. Bennett e Gilles Brassard e E91 di Artur Ekert. Sebbene BB84 non utilizzi l'entanglement, il protocollo di Ekert utilizza la violazione della disuguaglianza di Bell come prova di sicurezza.


Il principio di località
In fisica, il principio di località afferma che oggetti distanti non possono avere influenza istantanea l'uno sull'altro: un oggetto è influenzato direttamente solo dalle sue immediate vicinanze. A proposito di tale principio, Albert Einstein affermò quanto segue: «La seguente idea caratterizza l'indipendenza relativa di oggetti molto lontani nello spazio (A e B): un'influenza esterna su A non ha un'influenza diretta su B; ciò è noto come Principio di Azione Locale. Se quest'assioma fosse completamente abolito, la postulazione di leggi che possano essere verificate empiricamente nel senso accettato, diverrebbe impossibile.» (Albert Einstein, Quanten-Mechanik und Wirklichkeit, Dialectica 2:320-324, 1948)

Il realismo locale è la combinazione del principio di località con l'assunto realistico che tutti gli oggetti debbano oggettivamente possedere dei valori preesistenti per ogni possibile misurazione prima che queste misurazioni vengano effettuate. Ad Einstein piaceva dire che la Luna è lassù anche quando nessuno la sta osservando.

Il teorema di Bell

l teorema di Bell afferma, nella forma più immediata, che nessuna teoria fisica locale a variabili nascoste può riprodurre le predizioni della meccanica quantistica. Elaborato da John Stewart Bell, è considerato un importante contributo a favore della meccanica quantistica, in particolare del suo carattere controintuitivo nel rifiuto della località, toccando questioni fondamentali per la filosofia della fisica moderna.
Fondamenti
L'articolo del 1964 che espone il teorema è intitolato "Sul paradosso Einstein-Podolsky-Rosen". Il paradosso Einstein-Podolsky-Rosen (paradosso EPR) è un esperimento mentale che nel 1935, presumendo valido il realismo locale, ossia le nozioni intuitive che i parametri delle particelle abbiano valori definiti indipendentemente dall'atto di osservazione e che gli effetti fisici abbiano una velocità di propagazione finita, evidenziò il carattere non locale della meccanica quantistica nella sua interpretazione ortodossa, ossia il fenomeno dell'entanglement, giudicandolo incompatibile con la realtà fisica (da cui il paradosso) e concludendo per l'incompletezza della teoria, cioè per la presenza di variabili nascoste.
Ampliando l'"esperimento" del paradosso EPR nella versione proposta da David Bohm e Yakir Aharonov, in particolare inserendo nel calcolo delle probabilità misure di spin su angolazioni intermedie rispetto alle sole ortogonali, combinando così più variabili, Bell ha dimostrato che la condizione di realismo locale impone alcune restrizioni delle correlazioni statistiche previste dalla meccanica quantistica tra misure su particelle considerate entangled. Ne consegue che la meccanica quantistica risulta essere intrinsecamente non locale, non potendo contenere variabili nascoste locali che ne modifichino tale caratteristica, e va accettata come tale, o rifiutata. Di converso, previsioni in completo accordo con la teoria quantistica implicherebbero la scelta tra realismo e località. Il teorema, infatti, non esclude variabili nascoste non locali che conservino il principio di realtà, mentre l'alternativa sarebbe la rinuncia radicale a qualsiasi realtà fisica oggettiva, che metterebbe però in discussione il principio di causalità.
Verifica sperimentale
Le restrizioni statistiche evidenziate dal teorema, espresse matematicamente da relazioni di disuguaglianza chiamate disuguaglianze di Bell, permettono, come suggerito dallo stesso Bell, una verifica sperimentale tramite misure della polarizzazione di fotoni. Gli esperimenti effettuati negli anni ottanta e novanta avevano indicato con alta probabilità che le disuguaglianze di Bell sono violate. Ulteriori esperimenti effettuati nel corso del 2015 da diversi gruppi indipendenti sono riusciti a soddisfare pienamente le condizioni teoriche previste e a fornire risultati conclusivi, fornendo una prova empirica contro il realismo locale e dimostrando che, quelle considerate dal paradosso EPR come "raccapriccianti azioni a distanza", sono reali. Questi esperimenti sono ritenuti un'ulteriore prova a favore della meccanica quantistica e dimostrano che il principio di località deve essere abbandonato, anche nell'ipotesi dell'esistenza di variabili nascoste.
I principi della relatività speciale sono salvati dal teorema di non-comunicazione, che implica che gli osservatori non possono utilizzare gli effetti quantistici per comunicare informazione a velocità superiore a quella della luce.

Il teoprema con parole semplici
Il Teorema di Bell ci mostra fondamentalmente che, se la Meccanica quantistica è valida, le misurazioni eseguite su due particelle saranno sempre correlate, indipendentemente dalla distanza che le separa. Immaginiamo di avere un sistema con due particelle molto vicine che ruotano in direzioni opposte: si descrive comunemente questa situazione dicendo che lo spin di una particella è up (verso l'alto) e quello dell'altra è down (verso il basso). Misurando gli spin delle particelle dopo che queste sono state notevolmente allontanate, scopriremo che gli spin sono rimasti uno up e l'altro down. Queste particelle, in ragione del loro spin, si comportano come piccoli magneti, quindi si può affermare che sono dotate di momenti magnetici. E' possibile modificarne l'orientamento facendole passare attraverso campi magnetici: la Meccanica quantistica ci dice che se modifichiamo l'orientamento di una particella in modo che, invece di ruotare verso l'alto intorno a un asse verticale, ruoti a sinistra intorno a un asse orizzontale, scopriamo che anche l'altra particella ruota intorno a un asse orizzontale, ma nella direzione opposta, che definiremo destra. Questi risultati della meccanica quantistica sono stati confermati da due esperimenti, il primo eseguito nel 1972 da John Clauser e Stuart Freeman negli Stati Uniti e il secondo da A. Aspect, P. Grangier e C. Roger al CERN di Ginevra nel 198I. Quindi, per quanto possa apparire insolito, esiste una qualche forma di comunicazione istantanea tra le due particelle, tale che, modificando lo spin di una, muta istantaneamente lo spin dell'altra, indipendentemente dalla distanza. Istantanea in termini fisici significa velocità superluminare ossia superiore alla luce (forse è il caso di approfondire il concetto di simultaneità???). Ricapitoliamo e semplifichiamo: se su una delle due particelle che provengono da una fonte comune viene condotta una "alterazione" di stato, Bell ha dimostrato che la seconda particella che sta viaggiando alla velocità della luce in direzione opposta alla prima, viene anch'essa alterata a causa della modificazione imposta alla prima particella. Per i fisici quantistici, ciò presenta un paradosso al tempo stesso eccitante e fonte di inquietudine. La velocità della luce è un valore assoluto, una costante universale irrefutabile che non può essere negata: e allora com'è possibile che una particella alteri lo stato dell'altra quando una comunicazione tra le due è impossibile? La ricerca di una risposta a questo interrogativo ha tormentato i fisici fin da quando il test venne ideato negli anni Sessanta. Esistono numerose spiegazioni, ma quella che trova più seguito sembra essere la seguente: se alcune particelle subatomiche sono state insieme, esse conservano un'«affinità» permanente che sembra in qualche modo trascendere le limitazioni fisiche. Nel suo libro, intitolato In Search of Schródinger's Cat che è diventato un best-seller, John Gribbin afferma quanto segue a proposito di questo paradosso: "Essi [gli esperimenti basati sul test di Bell] ci dicono che le particelle che hanno interagito una volta continuano in un certo senso a far parte di un unico sistema, che risponde come un'unità a ulteriori interazioni. Virtualmente ogni cosa che vediamo, tocchiamo e sentiamo è costituita da un insieme di particelle che fin dai tempi del Big Bang hanno interagito con altre particelle". Tutto questo comunque porta all'esistenza di un conflitto fondamentale tra le modalità di analisi del mondo fisico: le Teorie della Relatività, infatti, impongono, un limite di velocità al trasferimento delle informazioni, energia e materia, mentre la Meccanica quantistica suggerisce che in determinate situazioni è possibile superare questo limite. In un convegno internazionale di fisica il 7 maggio 1984 il discorso di John Bell si concluse così: "Siamo in presenza di una evidente incompatibilità, al livello più profondo, tra i due pilastri su cui si basa la scienza contemporanea, (Teoria della Relatività e Meccanica quantistica)".


La decoerenza qiuantistica
La teoria della decoerenza quantistica, o desincronizzazione della funzione d'onda, afferma che l'interazione irreversibile (in senso termodinamico) fra i sistemi quantistici e l'ambiente esterno determina la perdita della coerenza della funzione d'onda. Tale fenomeno impedirebbe l'osservazione di una sovrapposizione di stati per i sistemi macroscopici, fornendo un'interpretazione del collasso della funzione d'onda che non necessita dell'interazione tra sistema quantistico e apparato di misura classico postulata dall'Interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica.


La conservazione dello spin
Nel maggio del 1935 la rivista Physical Review pubblicò un articolo intitolato “Può la descrizione quantomeccanica della realtà fisica considerarsi completa?”. In tale occasione venne presentato quello che da quel momento in poi sarà conosciuto come Paradosso EPR, dalle iniziali degli autori Albert Einstein, Boris Podolski e Nathan Rosen. Il concetto alla base di questo paradosso è che se si prende una particella elementare, priva di spin e la si scinde in due parti, succede che una deve avere uno spin +1/2 e l’altra inevitabilmente uno spin -1/2, al fine di garantire la legge di conservazione dello spin, che deve dare una somma pari a zero: in virtù di ciò, ci si aspetta che, qualora tali particelle vengano mandate in direzioni opposte fino a raggiungere distanze grandissime (a distanze cosmiche, per esempio), lo spin totale resti zero. In pratica, nel momento in cui viene effettuata una misura su una delle due particelle, si determina il collasso della funzione d’onda che ne descrive lo stato quantico, rendendo manifesta una delle sue proprietà come ad esempio lo spin, ma allo stesso esatto momento l’operazione della misura sulla prima particella influenzerà istantaneamente l’altra particella a qualunque distanza essa si trovi dalla prima, la cui funzione d’onda anch’essa collasserà rendendo manifesta la sua proprietà. Chiaramente questo si potrà sapere solo al momento della misurazione, dal momento che prima di essa le due possibilità – per ciascuna delle due particelle – saranno tra loro sovrapposte come osservato da Schrödinger. Si supponga a questo punto di invertire il segno dello spin di una delle due particelle: per garantire la legge di conservazione dello spin dovrebbe istantaneamente cambiare il segno dello spin dell'altra particella. Proprio qui però sorge il paradosso: nel tentativo di garantire il soddisfacimento della legge di conservazione dello spin viene violato il più grande dei pilastri della Teoria della Relatività che afferma che per i segnali è impossibile una propagazione istantanea ma solo a una velocità finita, ovvero quella della luce. Il tentativo della seconda particella di cambiare simultaneamente il proprio spin per rispondere al cambio di configurazione dello spin della prima particella genera un evento non-locale, ovvero istantaneo, totalmente imprevisto dalla fisica classica. Il concetto di non-località implica che oggetti distanti sono tra loro collegati in maniera che la fisica classica è incapace di spiegare: attraverso l’intreccio quantistico (o entanglement).


Significato di entanglement
Un sistema entangled è definito come uno il cui stato quantistico non può essere fattorizzato come un prodotto di stati dei suoi costituenti locali; vale a dire, non sono singole particelle ma sono un tutto inseparabile. Nell'entanglement, un costituente non può essere completamente descritto senza considerare l'altro. Lo stato di un sistema composito è sempre esprimibile come somma, o sovrapposizione, di prodotti di stati di costituenti locali; è impigliato se questa somma non può essere scritta come un singolo termine di prodotto.
I sistemi quantistici possono rimanere impigliati attraverso vari tipi di interazioni. L'entanglement si rompe quando le particelle impigliate subiscono la decoerenza quantistica attraverso l'interazione con l'ambiente; ad esempio, quando viene effettuata una misurazione.
Come esempio di entanglement: una particella subatomica decade in una coppia impigliata di altre particelle. Gli eventi di decadimento obbediscono alle varie leggi di conservazione e, di conseguenza, i risultati della misurazione di una particella figlia devono essere altamente correlati con i risultati di misurazione dell'altra particella figlia (in modo che il momento totale, il momento angolare, l'energia e così via rimangano all'incirca gli stessi prima e dopo questo processo). Ad esempio, una particella spin-zero potrebbe decadere in una coppia di particelle spin -1/2 e +1/2.. Poiché lo spin totale prima e dopo questo decadimento deve essere zero (conservazione del momento angolare), ogni volta che la prima particella viene misurata per essere spin up su un asse, l'altra, quando misurata sullo stesso asse, si trova sempre ad essere spin down. (Questo è chiamato caso anti-correlato di spin; e se le probabilità precedenti per misurare ogni spin sono uguali, si dice che la coppia si trova nello stato singoletto.)
Il risultato di cui sopra può o non può essere percepito come sorprendente. Un sistema classico mostrerebbe la stessa proprietà, e una teoria delle variabili nascoste sarebbe certamente necessaria per farlo, basata sulla conservazione del momento angolare nella meccanica classica e quantistica allo stesso modo. La differenza è che un sistema classico ha valori definiti per tutti gli osservabili da sempre, mentre il sistema quantistico no. In un certo senso, il sistema quantistico qui considerato sembra acquisire una distribuzione di probabilità per il risultato di una misurazione dello spin lungo qualsiasi asse dell'altra particella alla misurazione della prima particella. Questa distribuzione di probabilità è in generale diversa da quella che sarebbe senza la misurazione della prima particella. Questo può certamente essere percepito come sorprendente nel caso di particelle entangled spazialmente separate.
Paradosso
Il paradosso è che una misurazione effettuata su una delle particelle apparentemente collassa lo stato dell'intero sistema entangled – e lo fa istantaneamente, prima che qualsiasi informazione sul risultato della misurazione possa essere stata comunicata all'altra particella (supponendo che l'informazione non possa viaggiare più velocemente della luce) e quindi ha assicurato il risultato "corretto" della misurazione dell'altra parte della coppia entangled. Nell'interpretazione di Copenaghen, il risultato di una misurazione di spin su una delle particelle è un collasso in uno stato in cui ogni particella ha uno spin definito (su o giù) lungo l'asse di misura. Il risultato è considerato casuale, con ogni possibilità che ha una probabilità del 50%. Tuttavia, se entrambi gli spin sono misurati lungo lo stesso asse, si scopre che sono anti-correlati. Ciò significa che il risultato casuale della misurazione effettuata su una particella sembra essere stato trasmesso all'altra, in modo che possa fare la "scelta giusta" quando anch'essa viene misurata.
La distanza e la tempistica delle misurazioni possono essere scelte in modo da rendere l'intervallo tra le due misurazioni simile allo spazio, quindi, qualsiasi effetto causale che collega gli eventi dovrebbe viaggiare più velocemente della luce. Secondo i principi della relatività ristretta, non è possibile che alcuna informazione viaggi tra due di questi eventi di misurazione. Non è nemmeno possibile dire quale delle misurazioni è arrivata prima. Per due eventi separati simili allo spazio x1 e x2 ci sono fotogrammi inerziali in cui x1 è il primo e altri in cui x2 è il primo. Pertanto, la correlazione tra le due misurazioni non può essere spiegata come una misura che determina l'altra: osservatori diversi non sarebbero d'accordo sul ruolo di causa ed effetto.
(In effetti paradossi simili possono sorgere anche senza entanglement: la posizione di una singola particella è distribuita nello spazio, e due rivelatori ampiamente separati che tentano di rilevare la particella in due luoghi diversi devono raggiungere istantaneamente una correlazione appropriata, in modo che entrambi non rilevino la particella.)
Teoria delle variabili nascoste
Una possibile risoluzione al paradosso è assumere che la teoria quantistica sia incompleta e che il risultato delle misurazioni dipenda da "variabili nascoste" predeterminate. Lo stato delle particelle misurate conterrebbe alcune variabili nascoste, i cui valori determinano efficacemente, fin dal momento della separazione, quali saranno i risultati delle misurazioni di spin. Ciò significherebbe che ogni particella porta con sé tutte le informazioni richieste e nulla deve essere trasmesso da una particella all'altra al momento della misurazione. Einstein e altri originariamente credevano che questa fosse l'unica via d'uscita dal paradosso, e la descrizione della meccanica quantistica accettata (con un risultato di misurazione casuale) doveva essere incompleta.
Violazioni della disuguaglianza di Bell
Le teorie delle variabili nascoste locali falliscono, tuttavia, quando vengono considerate le misurazioni dello spin di particelle entangled lungo assi diversi. Se viene effettuato un gran numero di coppie di tali misurazioni (su un gran numero di coppie di particelle entangled), allora statisticamente, se la visione delle variabili realiste o nascoste locali fosse corretta, i risultati soddisferebbero sempre la disuguaglianza di Bell. Un certo numero di esperimenti hanno dimostrato in pratica che la disuguaglianza di Bell non è soddisfatta. Tuttavia, prima del 2015, tutti questi avevano problemi di scappatoia che erano considerati i più importanti dalla comunità dei fisici. Quando le misurazioni delle particelle entangled vengono effettuate in sistemi di riferimento relativistici in movimento, in cui ogni misurazione (nel proprio intervallo di tempo relativistico) avviene prima dell'altra, i risultati della misurazione rimangono correlati.
Il problema fondamentale della misurazione dello spin lungo assi diversi è che queste misurazioni non possono avere valori definiti allo stesso tempo: sono incompatibili nel senso che la massima precisione simultanea di queste misurazioni è limitata dal principio di indeterminazione. Ciò è contrario a quanto si trova nella fisica classica, dove qualsiasi numero di proprietà può essere misurato simultaneamente con precisione arbitraria. È stato dimostrato matematicamente che le misurazioni compatibili non possono mostrare correlazioni che violano la disuguaglianza di Bell, e quindi l'entanglement è un fenomeno fondamentalmente non classico.
Notevoli risultati sperimentali che dimostrano l'entanglement quantistico
Il primo esperimento che ha verificato l'azione spettrale di Einstein a distanza o entanglement è stato confermato con successo in un laboratorio da Chien-Shiung Wu e un collega di nome I. Shaknov nel 1949, ed è stato pubblicato il giorno di Capodanno nel 1950. Il risultato ha dimostrato specificamente le correlazioni quantistiche di una coppia di fotoni. Negli esperimenti del 2012 e del 2013, è stata creata una correlazione di polarizzazione tra fotoni che non hanno mai coesistito nel tempo. Gli autori hanno affermato che questo risultato è stato ottenuto scambiando l'entanglement tra due coppie di fotoni entangled dopo aver misurato la polarizzazione di un fotone della coppia iniziale, e che dimostra che la non-località quantistica si applica non solo allo spazio ma anche al tempo.
In tre esperimenti indipendenti nel 2013 è stato dimostrato che gli stati quantistici separabili comunicati classicamente possono essere utilizzati per trasportare stati entangled. Il primo test Bell senza scappatoie è stato tenuto da Ronald Hanson della Delft University of Technology nel 2015, confermando la violazione della disuguaglianza di Bell.
Nell'agosto 2014, la ricercatrice brasiliana Gabriela Barreto Lemos e il team sono stati in grado di "scattare foto" di oggetti usando fotoni che non avevano interagito con i soggetti, ma erano impigliati con fotoni che interagivano con tali oggetti. Lemos, dell'Università di Vienna, è fiducioso che questa nuova tecnica di imaging quantistico potrebbe trovare applicazione dove l'imaging in condizioni di scarsa illuminazione è imperativo, in campi come l'imaging biologico o medico.
Dal 2016 varie aziende come IBM, Microsoft ecc. hanno creato con successo computer quantistici e hanno permesso a sviluppatori e appassionati di tecnologia di sperimentare apertamente concetti di meccanica quantistica tra cui l'entanglement quantistico.
Mistero del tempo
Ci sono stati suggerimenti per guardare al concetto di tempo come un fenomeno emergente che è un effetto collaterale dell'entanglement quantistico. In altre parole, il tempo è un fenomeno di entanglement, che colloca tutte le letture uguali dell'orologio (di orologi correttamente preparati, o di qualsiasi oggetto utilizzabile come orologi) nella stessa storia. Questo è stato completamente teorizzato per la prima volta da Don Page e William Wootters nel 1983. L'equazione di Wheeler-DeWitt che combina la relatività generale e la meccanica quantistica – tralasciando del tutto il tempo – è stata introdotta nel 1960 ed è stata ripresa nel 1983, quando Page e Wootters hanno fatto una soluzione basata sull'entanglement quantistico. Page e Wootters hanno sostenuto che l'entanglement può essere usato per misurare il tempo.
Sulla base della corrispondenza AdS/CFT, Mark Van Raamsdonk ha suggerito che lo spazio-tempo sorge come un fenomeno emergente dei gradi quantistici di libertà che sono impigliati e vivono al confine dello spazio-tempo. La gravità indotta può emergere dalla prima legge dell'entanglement.

IL NOBEL

Il Nobel per la Fisica 2022 va a Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger "per i loro esperimenti con l'entanglement dei fotoni, che hanno permesso di stabilire la violazione delle diseguaglianze di Bell e per i lavori pionieristici nel campo della scienza dell'informazione quantistica". Alain Aspect, John Clauser e Anton Zeilinger hanno condotto esperimenti rivoluzionari usando stati di entanglement quantistico, che, come visto, è il caso in cui due particelle si comportano come un'unità singola anche quando sono separate. I risultati dei loro studi hanno aperto la strada a una nuova tecnologia basata sull'informazione quantistica.
I tre scienziati premiati hanno dimostrato che è possibile studiare e controllare particelle che si trovano in uno stato di entanglement ("intreccio"): ovvero che sono correlate a distanza, così che quello che succede a una di esse determini quello che accade all'altra, anche se si trovano a grandi distanze.
Quello dell'entanglement, che Einstein chiamava spaventosa azione a distanza, è uno dei fenomeni più dibattuti della meccanica quantistica. Prevede che due particelle distanti ma correlate possano scambiarsi immediatamente, come in un abbraccio, informazioni sul loro stato, in una forma molto particolare di "teletrasporto".
Sembra un campo di indagini molto teorico e filosofico, ma ha applicazioni squisitamente pratiche, perché ha aperto la strada a potenti e velocissimi computer quantistici, a sistemi di misurazione più precisi e a metodi di crittografia ancora più sicuri.
Che cos'è la meccanica quantistica
Per molto tempo i fisici si sono domandati se questa forma immediata di comunicazione tra particelle in entanglement esistesse perché esse sono legate da variabili nascoste, cioè da istruzioni che dicono loro come comportarsi nelle varie fasi di un esperimento. Negli anni '60, il fisico britannico John Stewart Bell stabilì che, se ci sono variabili nascoste, la correlazione tra i risultati di un gran numero di misurazioni non deve mai superare un determinato valore. Tuttavia la meccanica quantistica prevede che alcuni tipi di esperimenti violino questo principio (disuguaglianza di Bell) e che portino a una correlazione più forte di quella che dovrebbe essere possibile.
John Clauser ha lavorato proprio sulle idee di Bell con esperimenti pratici. Ha costruito un sistema che permette ad atomi di calcio di emettere fotoni entangled dopo essere stati illuminati con una speciale luce. Prendendo le varie misurazioni ha visto che supportavano quando predetto dalla meccanica quantistica e che violavano chiaramente la disuguaglianza di Bell, a dimostrazione che la meccanica quantistica non può essere sostituita da una teoria che si basa su variabili nascoste.
Rimanevano alcuni punti da chiarire sui quali ha lavorato, con dimostrazioni ancora più raffinate e condizioni sperimentali pensate per non influenzare i risultati finali, Alain Aspect. Lo scienziato ha sviluppato un nuovo modo di eccitare gli atomi in modo che emettessero fotoni entangled a un ritmo ancora più elevato. Ha cambiato anche vari setup sperimentali, così che il sistema non potesse contenere in anticipo informazioni in grado di influenzare i risultati finali.
Anton Zeilinger ha condotto ulteriori test sulle disuguaglianze di Bell. Ha creato coppie di fotoni entangled colpendo con un laser un cristallo, e usato numeri casuali per cambiare i sistemi di misurazione. Ha persino usato segnali da galassie distanti per controllare i filtri e assicurarsi che i segnali non potessero influenzarsi a vicenda. Il suo gruppo di ricerca ha dimostrato un fenomeno chiamato teletrasporto quantistico, che rende possibile trasferire uno stato quantistico da una particella all'altra anche a distanza.

blob

Le coppie di particelle in entanglement si possono paragonare a palle di colori opposti lanciate in opposte direzioni. Quando Bob (nel disegno) ne afferra una e vede che è nera, sa immediatamente che Alice ne ha ricevuta una bianca. Secondo la teoria delle variabili nascoste, le palle contengono informazioni intrinseche che dicono loro quale colore mostrare. Tuttavia per la meccanica quantistica le palle sono grigie finché qualcuno non le guarda, e a quel punto una delle due prende casualmente il colore bianco e l'altra il nero. Grazie agli studi dei vincitori del Nobel sappiamo che la natura si comporta come previsto dalla meccanica quantistica: per mantenere il nostro esempio, le palle sono grigie finché qualcuno non le guarda, e non contengono istruzioni nascoste che ne determinino il colore.

Il gatto di Schrödinger

Il paradosso del gatto di Schrödinger è un esperimento mentale ideato nel 1935 da Erwin Schrödinger, con lo scopo di illustrare come la meccanica quantistica fornisca risultati paradossali se applicata a un sistema fisico macroscopico. Andando decisamente contro il senso comune, esso descrive un apparato sperimentale in cui un gatto è in uno stato di sovrapposizione quantistica, nel quale le condizioni di gatto vivo e morto sono entrambe presenti contemporaneamente; questo come conseguenza dell'essere collegato a un evento subatomico casuale che può verificarsi con una certa probabilità. L'esperimento fu elaborato nel contesto della discussione sul paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (EPR), che criticava come paradossale una caratteristica fondamentale dei sistemi quantistici secondo l'interpretazione di Copenaghen, nota, appunto, come entanglement quantistico. Schrödinger, che condivideva lo scetticismo verso l'interpretazione di Copenaghen, fece notare un altro aspetto problematico: il principio di sovrapposizione, uno dei cardini della meccanica quantistica, il quale afferma che se un sistema può trovarsi in due stati distinti, può trovarsi anche in una qualsiasi loro combinazione lineare; se però si esegue un'osservazione del sistema, questo viene indotto ad assumere uno stato determinato. Secondo Schrödinger, questo principio e il concetto di entanglement avevano conseguenze potenzialmente paradossali.

«Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d'acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d'essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un'ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l'evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un'ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Psi dell'intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso.» (Erwin Schrödinger)

gatto di S

La struttura dell'apparato sperimentale ideata da Schrödinger. Apparentemente, il gatto può essere contemporaneamente vivo e morto.

apparato ent

Un team dell'Università di Glasgow ha creato un sistema per fotografare quello che succede nell'entanglement quantistico attraverso una complessa strumentazione, rappresentata in figura. (foto: Moreau et al., Science Advances, 2019). La fotocamera (ICCD) è stata in grado di catturare le immagini dei fotoni nello stesso istante e ha mostrato che queste particelle, pur essendo separate e distanti, si erano spostate nello stesso modo. In pratica, erano entangled e le immagini lo dimostrano. “Si tratta di un'elegante dimostrazione di una proprietà fondamentale in natura”, ha commentato sulle pagine della Bbc Paul-Antoine Moreau, primo autore del paper, che ha coordinato lo studio insieme a Miles J. Padgett, co-primo autore. “Si tratta di un risultato entusiasmante – prosegue Moreau – che potrebbe essere utilizzato per far avanzare il campo di ricerca emergente del quantum computing e per portare a nuovi tipi di imaging”. I ricercatori forniscono una conferma sperimentale della violazione della disuguaglianza di Bell. La violazione della disuguaglianza di Bell è di fatto una conferma dell'esistenza dell'entanglement quantistico. “Qui abbiamo illustrato un esperimento che dimostra la violazione di una disuguaglianza di Bell mediante le immagini osservate”, scrivono gli autori nel paper. “Acquisire una rappresentazione visiva di questo effetto fondamentale è una dimostrazione che le immagini possono catturare e sfruttare l'essenza del mondo quantistico”.

Fisica e metafisica

Ma cosa si avrebbe se l’entanglement si verificasse anche su intervalli di tempo? Esisterebbe anche una non localizzazione temporale? La risposta è positiva. Proprio quando si pensava che la meccanica quantistica avesse esaurito tutte le sue stranezze, nel 2013 un gruppo di fisici della Hebrew University di Gerusalemme ha affermato di aver correlato con successo dei fotoni che non si erano mai incontrati. Precedenti esperimenti effettuati con la tecnica dello scambio di correlazione avevano già dimostrato l’esistenza di una correlazione quantistica nel tempo, ritardando il rilevamento di una delle particelle correlate e interagenti; ma Eli Megidish e i suoi collaboratori sono stati i primi a dimostrare l’entanglement tra fotoni che non si erano mai sovrapposti. Ecco come hanno operato.
Dapprima hanno creato una coppia correlata di fotoni, chiamiamoli 1 – 2. Subito dopo, hanno misurato la polarizzazione del fotone 1 –eliminandolo. Mentre veniva creata una seconda coppia di fotoni correlati, 3 – 4, il fotone 2 è stato mandato in giro senza una direzione precisa. Quindi è stato misurato il fotone 3 insieme al fotone itinerante 2 in modo tale da attuare uno scambio di correlazione dalle coppie originarie (1-2 e 3-4) alla nuova combinazione 2-3. Qualche tempo dopo è stata misurata la polarizzazione dell’ultimo fotone rimasto, il numero 4, e i risultati sono stati comparati con quelli del fotone eliminato, il numero 1. I dati hanno evidenziato l’esistenza di correlazioni quantistiche tra i fotoni temporaneamente non localizzati 1 e 4. Cioè, l’entanglement può verificarsi anche tra due sistemi quantistici che non si sono mai incontrati.
Cosa significa questo per la Terra?
Innanzitutto, sembra difficile a dirlo, la polarità della luce delle stelle in un passato molto lontano – per dire, più di due volte la vita della Terra – ha certamente influenzato la polarità della luce di una stella cadente vista da un telescopio lo scorso inverno. E una cosa ancora più bizzarra: può darsi che le misure effettuate da un occhio umano sulla luce della stella cadente osservata lo scorso inverno abbia in qualche modo influenzato la polarità di fotoni di circa 9 miliardi di anni fa. Per paura che questo scenario potesse apparire troppo stravagante, Megidish e i suoi collaboratori non hanno potuto fare a meno di speculare su possibili e spettrali interpretazioni dei loro risultati. Può darsi che la misura della polarizzazione del fotone 1 nella seconda fase dell’esperimento possa in qualche modo indirizzare la futura polarizzazione del fotone 4, o la misura della polarizzazione del fotone 4 nella fase V dell’esperimento possa in qualche modo riscrivere lo stato di polarizzazione passato del fotone 1. Sia in una direzione che nell’altra, le correlazioni quantistiche attraversano il vuoto casuale tra la morte di un fotone e la nascita di un altro. Un pizzico di relatività aiuta a rendere la questione meno spettrale. Nello sviluppo della sua teoria della relatività speciale, Einstein ha deposto il concetto di simultaneità dal suo piedistallo newtoniano. Pertanto, la simultaneità è passata dall’essere una proprietà assoluta a essere una proprietà relativa. Non vi è un solo contatore di tempo per l’Universo; il momento esatto in cui qualcosa accade dipende dalla posizione esatta dell’osservatore rispetto all’oggetto osservato, ovvero dal sistema di riferimento dell’osservatore. Quindi, la chiave per evitare uno strano comportamento causale (direzionare il futuro o riscrivere il passato) in casi di separazione temporale è accettare che chiamare gli eventi simultanei porti con sé qualcosa di metafisico. È solo una proprietà specifica del sistema di riferimento, una scelta tra una serie di alternative tutte con la stessa probabilità – una sorta di convenzione. La lezione riporta direttamente sia alla non localizzazione spaziale che temporale. I misteri relativi alle coppie di particelle correlate sono come i disaccordi sulla classificazione, dovuta alla relatività. Einstein ha dimostrato che non vi sono sequenze di eventi metafisicamente privilegiati – ovvero che possono essere considerati più reali – rispetto ad altri. Solo accettando questo assunto si possono fare dei progressi sui misteri quantistici. I vari sistemi di riferimento nell’esperimento della Hebrew University (il sistema di riferimento del laboratorio, il sistema di riferimento del fotone 1, il sistema di riferimento del fotone 4 e così via), hanno, per così dire, i loro storici. Mentre questi storici saranno in disaccordo su come sono andate le cose, allo stesso tempo nessuno di loro può dire di avere completamente ragione. In accordo con quel punto di vista spazio-temporale, all’interno di ogni evento si svolge una diversa sequenza di eventi. È chiaro quindi che ogni tentativo di assegnare, a livello generale, delle proprietà specifiche al sistema di riferimento, genererà sempre delle dispute tra gli storici. Ma ecco il punto: mentre può esserci un legittimo disaccordo su quali proprietà devono essere assegnate a quali particelle e quando le stesse devono essere assegnate, non vi può essere disaccordo sulla reale esistenza di queste proprietà, particelle ed eventi. Queste scoperte aprono un altro dibattito tra le intuizioni classiche e le realtà empiriche della meccanica quantistica. Così come era già avvenuto per Schroedinger e i suoi contemporanei, il progresso scientifico oggi va nella direzione di investigare sui limiti di certe visioni metafisiche. Il gatto di Schroedinger, mezzo vivo e mezzo morto, fu creato per illustrare come l’entanglement dei sistemi conduca a fenomeni macroscopici che sfidano la nostra usuale conoscenza delle relazioni tra gli oggetti e le loro proprietà: un organismo come un gatto o è vivo o è morto. Non può trovarsi in una via di mezzo. La maggior parte delle assunzioni filosofiche contemporanee sulla relazione tra gli oggetti e le loro proprietà accetta l’idea dell’entanglement solo sotto la prospettiva di una non localizzazione spaziale. Vi è quindi, ancora, tanto lavoro da fare per far inserire la non localizzazione temporale – non solo nelle discussioni sulle proprietà degli oggetti, ma anche sui dibattiti relativi alla composizione dei materiali (come la relazione tra un pezzo di argilla e la statua che ne scaturisce), e sulle relazioni parte – tutto (come la relazione tra una mano e un arto o un arto con una persona). Per esempio, il dilemma di come le singole parti vadano a formare un tutto presuppone confini spaziali ben definiti tra i componenti sottostanti, eppure la non localizzazione mette in guardia contro questa prospettiva. La non localizzazione temporale complica ancora di più il contesto: come è possibile descrivere un’entità le cui parti costituenti non si sono mai incontrate? Discernere la natura dell’entanglement a volte può essere un progetto di difficile attuazione. Non è chiaro quale metafisica possa emergere dal controllo di nuove ricerche effettuate da Megidish o da altri fisici. Non possiamo permetterci di ignorare la non localizzazione spaziale o temporale nella metafisica del futuro.


IMPRESA OGGI - Eugenio Caruso - 10-10-2022

LOGO


www.impresaoggi.com