C'è stato un tempo in cui le obbligazioni erano scritte in genovese, i banchieri internazionali parlavano toscano, gli assicuratori veneziano, le monete più solide erano il ducato veneziano, il fiorino emesso dalla zecca di Firenze e il genovino. Era il tempo in cui gli italiani insegnavano al resto del mondo come accedere al credito senza incorrere nei fulmini ecclesiastici sull'usura, come consolidare il debito pubblico, come far fruttare i risparmi e come evitare di farsi rovinare da un naufragio. Era il tempo in cui il fallimento di una banca gettava sul lastrico centinaia di famiglie; in cui gli italiani – chiamati indistintamente lombardi e considerati usurai – incorrevano nelle ire dei re e nell'indignazione dei popoli, pesante fardello che sarebbe in seguito passato sulle spalle degli ebrei.
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