Marcet sine adversario virtus
Seneca, De providentia
Quando uscì dalla fabbrica, sembrava troppo piccola per interessare le persone.
E invece, la Fiat 500, erede della Fiat Topolino, cambiò l'Italia.
La Fiat topolino prodotta dal 1936 al 1955
Era il 4 luglio 1957.
Fuori, l’aria era piena di speranza. L’Italia cominciava a ricostruirsi.
Dentro, alla Fiat, un uomo guardava il nuovo modello con orgoglio.
Si chiamava Dante Giacosa, e per anni aveva studiato come rendere l’auto un bene accessibile, non solo un lusso e la macchina più economica, la Fiat Topolino, era molto costosa.
Fino a quel momento, possedere una macchina era un sogno irraggiungibile per la maggior parte degli italiani.
Ma Olivetti aveva portato le parole ovunque.
Borghi aveva portato il frigorifero.
Bialetti aveva portato il caffè in ogni cucina.
Ora serviva qualcuno che portasse la libertà… in ogni famiglia.
La 500 era minuscola, economica, geniale.
Due porte, motore posteriore, consumi ridottissimi.
Stava nei parcheggi stretti, nelle vie di paese, nei cuori delle persone.
All’inizio qualcuno storceva il naso. Era troppo spartana. Troppo essenziale.
Ma poi arrivò la seconda versione, con i finestrini apribili, il tetto in tela, più comfort.
E da lì, il boom.
Negli anni Sessanta, la Fiat 500 era ovunque.
Fu la prima auto di fidanzati, operai, studenti.
Diventò un simbolo della giovinezza, della spensieratezza, della ripartenza.
Era il tempo dei juke-box, delle vacanze al mare, dei film in bianco e nero.
E in quasi ogni scena, una 500 parcheggiata da qualche parte.
Per Giacosa non era solo ingegneria: era un gesto politico, culturale.
Dare quattro ruote a chi prima aveva solo le scarpe.
Dare autonomia, mobilità, futuro.
Alla fine degli anni ’70 ne circolavano oltre 4 milioni.
Piccola, rumorosa, ma amata come poche cose al mondo.
Oggi la 500 è un’icona, esposta nei musei, reinventata nel design.
Ma quella vera, la prima, resiste ancora nei garage, nei raduni, nelle memorie di chi ha imparato a guidare stringendo quel volante minuscolo.
Perché la Fiat 500 non era solo una macchina.
Era il primo passo verso un’Italia più libera.
E su quei sedili stretti, tra borse della spesa e sogni più grandi del bagagliaio,
l’Italia imparò a correre.
Scritto da Piccole Storie

Con la 500 di un'amica ebbi la mia prima esperiuenza all'estero; visitammo molte località della Svizzera, in particolare Zurigo e dintorni (Sciaffusa).
Eugenio Caruso - 17 maggio 2025
