Di sposarsi non ne voleva proprio sapere.
Maria Gaetana Agnesi nacque a Milano nel 1718, primogenita di ventuno figli.
Suo padre, un ricco mercante di seta, era ossessionato dal successo e dalla cultura. La riempì di libri, di insegnanti, di aspettative. E Maria imparava tutto. In fretta.
A nove anni parlava sette lingue. A undici traduceva Cicerone dal latino. A quindici discuteva di filosofia naturale, geometria, logica, teologia. Era un prodigio. Ma non cercava applausi. Era timida, fragile, spesso malata.
Chiedeva solo silenzio, preghiera e studio.

La versiera di Agnesi
Ma il padre la esibiva nei salotti come un fenomeno. E lei obbediva. Parlava di Euclide e Newton davanti a cardinali e nobili europei. La chiamavano “la ragazza enciclopedia”.
Negli anni, cominciò a ritirarsi dalla vita mondana. Rifiutò proposte di matrimonio, titoli, viaggi. E si dedicò al suo vero amore: la matematica.
Nel 1748 pubblicò un’opera monumentale: Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana.
Un trattato in due volumi, oltre mille pagine, in cui spiegava il calcolo infinitesimale con una chiarezza mai vista prima.
Lo scrisse in italiano, non in latino, per renderlo accessibile.
Leonhard Euler, il più grande matematico dell’epoca, ne rimase colpito e la elogiò pubblicamente.
Papa Benedetto XIV le offrì una cattedra all’Università di Bologna: era la prima donna in Europa a ricevere un tale riconoscimento accademico.
Ma Maria rifiutò. Non cercava potere né prestigio.
Dopo la morte del padre, lasciò tutto: numeri, scienza, fama.
Si trasferì al Pio Albergo Trivulzio, un istituto per poveri e malati.
Ci visse per decenni, lavando, cucinando, curando. In silenzio. Lontana dalla gloria.
Disse una volta:
“Preferisco essere utile agli ultimi che brillante tra i primi.”
Morì a Milano, nel 1799. Dimenticata dagli accademici.
Ma il suo nome vive ancora, inciso in una curva matematica chiamata versiera di Agnesi — anche se il nome nacque da un curioso errore di traduzione.
Non fu solo una scienziata.
Fu una donna libera, in un secolo che non sapeva cosa farsene della libertà femminile.
E la sua vita è la prova che si può essere genio…
…e scegliere, comunque, di servire.

Eugenio Caruso
- 30 giugno 2025
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