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LA VACCINAZIONE FORZATA

Hanno mentito, sapendo di mentire.
Sulla pelle e la salute degli italiani, calpestandone dignità, affetti, lavoro, relazioni.
Hanno sacrificato i bambini e il loro diritto all’istruzione, allo sport, alla socialità; hanno distrutto migliaia di imprese e di posti di lavoro, aumentato povertà e disagio sociale; hanno devastato famiglie e ucciso migliaia di persone imponendo protocolli di cura avulsi dalla scienza medica e dalla ragionevolezza.
Se i pazienti fossero stati lasciati a casa, avrebbero avuto sicuramente un esito migliore.
Queste (e altre) le dichiarazioni rese alla commissione parlamentare d’inchiesta Covid, da Giuseppe Ippolito, componente del CTS istituito per la gestione della pandemia. Quel CTS dietro il quale il PdC Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza si sono sempre trincerati per imporre decisioni illogiche, punitive e scellerate nei confronti dei cittadini inermi, annientati dalla paura dei bollettini quotidiani dei contagi e dei morti e dalle nefaste previsioni dei televirologi prezzolati. “Ce lo dice la scienza…”dicevano.
E’ per il vostro bene, e per il bene collettivo.
E mentre i dati dimostravano inconfutabilmente che, nonostante le misure più rigide al mondo, i risultati della gestione italiana fossero disastrosi, i cari ministri continuavano ad apparire con i loro sorrisi di plastica, rassicurando che le folli misure di contenimento e gli insensati protocolli di cura provenissero dalle valutazioni della “miglior scienza possibile”.
E ora, dopo che anche davanti al Tribunale dei Ministri di Roma l’on.le Roberto Speranza si è difeso sostenendo che tutte le decisioni (della campagna vaccinale in quel caso) sono state indirizzate dai tecnici del CTS, uno dei suoi maggiori esponenti - Ippolito - lo sconfessa sulla prima parte dell’emergenza pandemica, affermando che “Speranza può dire quello che vuole ….noi fornivamo pareri e la politica decideva cosa farci”.
Difficile immaginare che nella seconda parte della pandemia, riguardante la campagna di vaccinazione, le cose siano andate diversamente, anche tenendo conto degli interessi in gioco.
Lo scaricabarile reciproco è diventato imbarazzante, ed ancora ci sarà da divertirsi.
Ma il tempo sta pian piano mettendo qualche tassello al suo posto nell’assurdo puzzle della gestione pandemica italiana.
Una cosa è certa: sono stati commessi gravi crimini contro i cittadini, che non possono restare impuniti.
La menzogna, si sa, corre veloce nella sua foga di ingannare e irretire, ma inciampa numerose volte, e prima o poi crolla.
La verità invece cammina a passo lento, percorre piano la sua strada, ma ha gambe solide e forti, e giunge sempre a destinazione.
Noi per quella verità lottiamo da anni, e non abbiamo fretta.
Faremo la nostra parte, come sempre con il massimo dell’impegno e dell’integrità, e rimarremo fiduciosi in attesa che ogni tassello vada al proprio posto e faccia crollare il castello di menzogne.
Abbiamo gambe solide, come la verità!
Antonietta Veneziano
Avvocati Liberi

speranza


Quattro anni di silenzio e ora Ippolito parla? Troppo tardi
A distanza di quattro anni, e solo dopo che la polvere si è abbassata, il professor Giuseppe Ippolito, figura di spicco dell’infettivologia italiana e all’epoca membro di primo piano del Comitato Tecnico Scientifico, ha deciso di svelare un retroscena che pesa come un macigno:

“Speranza e Conte ignoravano le decisioni della Task Force del Ministero della Salute”.

Parole pesanti, sì. Ma anche tardive. Perché non pronunciarle allora, quando quelle scelte si stavano prendendo? Perché il silenzio, quando la vita di milioni di italiani veniva stravolta da decisioni calate dall’alto, spesso prive di trasparenza e, oggi lo possiamo dire, anche di logica sanitaria?
La sensazione è chiara: si è voluto “salvare la pelle” e proteggere un sistema politico-mediatico che, in quegli anni, si muoveva come un monolite compatto intorno alla narrativa ufficiale. Una narrativa dove la “puntura sacra” era spacciata come scudo infallibile, mentre oggi sappiamo che non fermava il contagio e, per molti, non era nemmeno sicura. Gli effetti avversi, le morti improvvise, persone che hanno problemi di salute dal momento del buco salvifico, i giovani stroncati da cause inspiegabili: storie che fino a ieri erano bollate come “bufale” e che oggi entrano nelle statistiche ufficiali.
Ippolito ha inoltre ammesso che non esisteva alcun atto formale per l’istituzione della Task Force e che mancavano persino dati precisi su dispositivi e scorte: “Nessuno sapeva quante mascherine ci fossero, nonostante il Ministero disponesse di un flusso costante di dati”.
E mentre Ippolito parla, le famiglie delle vittime quali: Comitato l’altra Verità, Comitato Liberi Pensatori, Associazione Arbitrium PSG, Le verità Nascoste, OSA Polizia, Dr. Paolo Schicchi-Medico Chirurgo, Dr. Matteo Testa: “Il Farmacista Libero”, reagiscono con dolore e rabbia e in un comunicato congiunto, non usano mezzi termini:

“Le parole dell’ex consigliere del CTS, secondo cui se le vittime fossero rimaste a casa avrebbero avuto esiti migliori, sono inaccettabili. Ci feriscono e minimizzano la gravità di una gestione sanitaria disastrosa. Chiediamo responsabilità, scuse pubbliche e un riconoscimento del dolore subito. Noi non dimenticheremo quella che è stata una vera e propria strage. Vittime di omicidi di Stato.”

Parole che bruciano, ma che raccontano il sentimento di chi è stato tradito due volte: la prima quando ha perso un familiare, la seconda quando le istituzioni hanno scelto la via dell’omertà.
Oggi si invoca “un percorso di verità e giustizia”. Ma la verità non si costruisce con confessioni postume, bensì con il coraggio di parlare quando serve, non quando è ormai sicuro farlo.
La storia di quei mesi va riscritta, sì. Ma prima occorre squarciare la coltre di omertà che ancora avvolge Palazzo Chigi e il Ministero della Salute. Perché senza la verità, quella vera e completa, resteremo prigionieri della stessa bugia che ci ha condotto a una catena di errori, imposizioni e tragedie che potevano, e dovevano, essere evitate.
Le famiglie non vogliono solo sapere “come” è andata, ma “perché” certe scelte sono state fatte. Chiedono atti pubblici, nomi, responsabilità chiare e una magistratura che faccia il suo dovere.
Andrea Caldart (Agosto 2026)


Anni fa ci fu qualche ingenuo che propose la costituzione di un comitato “scientifico” che si occupasse del “caso Covid” con tanto di “vaccinazioni”, mascherine, guanti, liquidi magici battericidi, distanze reciproche, infettività diverse tra stare seduti o in piedi, e arresti domiciliari al seguito. Ci sarebbe altro, ma ne faccio grazia al lettore. Le virgolette sono d’obbligo per chi abbia nozioni di farmacologia e abbia vissuto abbastanza a lungo per non avere dubbi su come funzionano certe inchieste. Il comitato – dissi io anni fa – sarebbe stato istituito con il fine esclusivo di “dimostrare” qualcosa che, come si dice in inglese, non ha una gamba su cui reggersi: tutti i componenti avevano il dovere di spararle grosse, e nessuno si dovrà sorprendere di conclusioni stravaganti già scontate e scritte. Di questa farsa mortificante fa parte un tale Giorgio Parisi, di professione fisico e, addirittura, premiato con un Nobel per i sui studi sui sistemi complessi, dove un sistema complesso è un sistema dinamico a più componenti fatti da sottosistemi che interagiscono tra loro in modo da dipendere tra loro. Bellissimo, e su questo non ci sono dubbi. Che cosa c’entri, però, con il Covid e con i cosiddetti vaccini è un mistero tutto da spiegare. Chi pretendesse qualche competenza in materia da questo illustrissimo personaggio si troverebbe al cospetto del vuoto. Insomma: un abisso d’ignoranza. Questo non toglie che il Parisi abbia non solo accettato una posizione a lui del tutto estranea, ma si permetta addirittura di esprimersi ex cathedra, quando, al massimo, sta in piedi su una cassetta vuota di verdura. Ma l’ItaGlia, quella con il Gl, è fatta così: abbiamo mandato in parlamento intrattenitori di modesta alfabetizzazione e non ci siamo fermati davanti a una pornostar. La farsa, però, non finisce qui. Gli altri figuranti si sono opposti fieramente alla presenza di due componenti definiti “no vax”: tali Bellavite e Serravalle. Insomma, la commissione giudicante doveva essere composta esclusivamente da giurati di cui il regime si possa fidare. Una buffonata? Beh, chiunque abbia un paio di neuroni collegati lo vedrebbe.
A questo punto, però, vorrei tranquillizzare i giurati: i due no vax non hanno mai fatto alcuna ricerca in proposito, non hanno mai pubblicato nulla di tecnicamente importante sull’argomento e, in fondo, sono solo in due: una minoranza insignificante, visto che, negli Anni Venti del XXI secolo, la scienza funzione a suon di maggioranza.
Ora, se il ministro Schillaci sarà saggio, manderà tutti a casa e farà in modo che Covid, “vaccini” e tutto l’hellzapoppin che ha caratterizzato l’incubo di questi ultimi anni, un incubo che ha mortificato il nostro povero paese diventato lo stabulario delle industrie farmaceutiche siano dimenticati. Inevitabilmente la storia riderà di noi, ma ognuno deve essere responsabile delle proprie azioni. La sola cosa dignitosa che possiamo fare è restituire il mondo ai pur temporanei proprietari: i nostri figli.

MAX KES



LA FDA RIMUOVE LE VACCINAZIONI COVID
Ritirate le autorizzazioni di emergenza dopo anni di tirannia, mandati e bugie
La Food and Drug Administration ha ufficialmente annullato le autorizzazioni di uso di emergenza (EUAs) per i vaccini COVID-19, le autorizzazioni che sono state utilizzate per giustificare mandati medici, blocchi e coercizione di massa.
L’annuncio è stato fatto mercoledì.
RFK Jr., adempiendo a una grande promessa elettorale dell’amministrazione del presidente Donald Trump, ha chiarito che l’era dei mandati incontrollati è finita:
“Ho promesso 4 cose:
1. porre fine ai mandati di vaccino covid
2. mantenere i vaccini disponibili per le persone che li vogliono
3. richiedere studi controllati con placebo dalle aziende
4. terminare l'emergenza"


Caro Roberto Speranza,
caro ex ministro della Salute, mi scusi se torno a disturbarla in questi giorni di agosto. Ma ogni volta che si riapre una finestra sulle verità nascoste del Covid, non riesco a non pensare a lei.
Ma soprattutto non riesco a non pensare al mio amico Andrea, vittima degli effetti avversi, che l’altro giorno mi ha scritto che le sue condizioni si sono ancora aggravate; a tutti quelli come lui che si sono fidati dello Stato e oggi sono stati abbandonati nel silenzio delle istituzioni; e a tutti quelli che non ci sono più perché sono stati uccisi dall’impreparazione del suo ministero ad affrontare la pandemia (ricorda quando regalavamo mascherine ai cinesi come se noi ne avessimo in abbondanza?).
Ecco, tutti costoro, a differenza sua, non possono godersi l’estate. Non so se le capita di pensarci. Ma io non riesco a togliermeli dalla testa. E soprattutto non riesco a togliermi dalla testa il fatto che lei non abbia mai chiesto loro scusa. Sarebbe così semplice, e così umano. Invece lei non l’ha fatto mai.
L’altro giorno il quotidiano La Verità ha rivelato l’audizione alla commissione d’inchiesta Covid di Giuseppe Ippolito, già direttore generale del ministero della Salute nonché componente della taskforce istituita contro la pandemia, e perciò suo stretto collaboratore. Ippolito l’ha sbugiardata in modo palese dicendo che col cavolo le decisioni erano prese dagli scienziati, come lei ci ha sempre raccontato.
Erano prese dai politici, quindi in primo luogo dal ministro, quindi in primo luogo da lei. Ne avevamo il sospetto, le dirò, ma sentirlo dire in sede ufficiale da uno dei suoi più importanti collaboratori fa un certo effetto. Anche perché Ippolito ha confermato un’altra verità, che se vuole è ancor più dolorosa. Ha detto, infatti, che se i malati anziché essere dirottati in ospedale fossero stati curati a casa, per molti di loro il virus avrebbe avuto «un effetto ben diverso». Ergo: si sarebbero salvati.
E qui, caro Speranza, mi scusi ma io non riesco a non pensare alla demonizzazione di tutti (tutti!) i medici delle terapie domiciliari, quelli che per l’appunto curavano i malati a casa e che lei si è sempre rifiutato di ricevere e ascoltare. Non riesco a non pensare alle ore e ore di trasmissioni Tv in cui, con la complicità di un sistema mediatico meschino, facevate passare l’idea che non c’erano cure, bisognava aspettare e poi andare in ospedale (dove si finiva intubati, e si moriva) descrivendo ogni altra strada come cialtronesca, ben sapendo che i veri cialtroni eravate voi. Non riesco a non pensare che avete condannato a morte persino il professor De Donno, un eroe, che aveva trovato in anticipo sui tempi la cura al plasma, che oggi le riviste scientifiche riconoscono come efficace ma che voi allora avete distrutto, anche perché a differenza dei vaccini, era gratis.
Ecco: io non riesco a non pensare a tutto questo. E mi domando: ma lei non ci pensa mai? Davvero? Come fa? Non posso credere che non le pesi sulla coscienza. E perciò le scrivo questa cartolina ferragostana: per dirle che se in queste calde notti non riuscirà a dormire, mi creda Speranza, non è per la grigliata troppo pesante. È per quelli che la grigliata non la potranno fare mai più.
Mario Giordano

 


NDR Io, da scienziato avevo capito che la vaccinazione forzata nascondeva un menzogna. Cercai di convincere amici e parenti, ma la forza del green pass era imbattibile. Però mi accorsi che le persone intelligenti (dico intelligenti non, necessariamente colte), non si erano fatte vaccinare, alcune subendo l'imposizione dei tamponi. AVEMMO RAGIONE. Speranza quando fece ridere l'Italia con lo slogan "Tachipirina e Vigile attesa" aveva, iconsapevolmente ragione.

12 agosto 2025

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www.impresaoggi.com