E' UNA "LECTIO MAGISTRALIS" CHE IL PROF. AVV. AUGUSTO SINAGRA, DOCENTE DI DIRITTO INTERNAZIONALE ALL'UNIVERSITA' LA SAPIENZA DI ROMA, HA RIVOLTO ATTRAVERSO UNA LETTERA APERTA A SERGIO MATTARELLA !
UNA VERA LEZIONE DI GIURISPRUDENZA IN MATERIA DI DIRITTO INTERNAZIONALE
Lettera aperta a Mattarella del Prof. Avv. Augusto Sinagra :
“Egregio Signore, per lungo tempo abbiamo assistito a sue firme di convalida di decreti-legge o di promulgazione di leggi di dubbia costituzionalità a parere di molti. Prescindo dalle sue conoscenze del diritto costituzionale ma molti hanno pure nutrito il dubbio in ordine alla sua consapevolezza.
Ora accade che dopo la gravità delle sue dichiarazioni a Marsiglia lei, pensando di giustificarsi, ha aggravato la situazione affermando a Cettigne (Montenegro) che la Russia deve rispettare la Carta dell’ONU e astenersi per il futuro dall’aggredire altri Stati.
Premesso che la Russia storicamente non ha mai aggredito nessuno e, viceversa, è stata sempre aggredita (anche dall’Italia nel 1941) e premesso anche che la veste da “vecchio saggio” non le si addice quanto alla saggezza, le ricordo che, secondo la Costituzione, non appartiene alle competenze del Capo dello Stato la gestione o l’orientamento della politica estera della Nazione, che è prerogativa del governo e del parlamento.
Conseguentemente si potrebbe opportunamente riflettere sulla possibilità che la sua condotta possa configurare, sul piano tecnico- giuridico, l’ipotesi dell’”attentato alla Costituzione della Repubblica” che, in caso di stato di messa di accusa, comporterebbe il giudizio dinanzi alla Corte costituzionale.
Tuttavia, al di là di ogni considerazione tecnico-giuridica, resta il giudizio politico e storico che graverà sulla sua persona. Nel merito lei dovrebbe ben sapere che il diritto internazionale conosce l’Istituto della “legittima difesa preventiva”. Come pure dovrebbe sapere che proprio la Carta dell’ONU da lei evocata consente il legittimo intervento armato di uno Stato contro altro Stato se ciò appare veramente finalizzato a porre fine ad una violazione sistematica e massiccia dei diritti umani fondamentali. A cominciare dal diritto alla vita.
È esattamente ciò che è accaduto nel Donbass, in Ucraina, dal 2014 e fino all’intervento militare russo del 2022. Le sue improvvide dichiarazioni espongono a serio pericolo gli interessi della Nazione e i suoi cittadini. Le sue dichiarazioni sembrano difendere gli interessi dell’Unione europea più rivolta verso un’opzione militare che di pace; una Unione europea ormai in stato di putrescenza morale, politica ed economica, come ben detto dal Vicepresidente USA Vance che questa Unione europea ha “schiaffeggiato” quasi con brutalità in occasione del Vertice di Monaco sulla sicurezza.
Ricordo inoltre che lei era Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Difesa nel governo D’Alema quando l’Italia intraprese un’azione di aggressione bellica sotto comando USA senza alcuna autorizzazione dell’ONU e senza neanche una deliberazione della stessa NATO; aggressione bellica che vide pesanti bombardamenti della Serbia (nostra storica amica) e della sua capitale Belgrado.
E ciò con buona pace dell’art. 11 della Costituzione che consente soltanto la guerra difensiva.
Dunque, egregio Signore, non crede che il suo non richiesto ammonimento alla Russia in Montenegro debba essere rivolto ad altri Stati, a cominciare dalla stessa Italia?
Da ultimo, registro che proprio oggi, con fasti e onori lei ha ricevuto il Signor Isaak Herzog Presidente dello Stato di Israele che ad oggi ha disatteso ben 73 Risoluzioni dell’ONU e che si è consegnato al vituperio delle genti per quel che ha fatto e continua a fare nel preordinato e continuato sterminio del Popolo palestinese.
Lei non ha nulla da dire allo Stato di Israele in tema di rispetto dello Statuto delle Nazioni Unite?
Ancora la invito calorosamente a presentare sue pubbliche scuse al Presidente e al Popolo russo.”
Prof. Avv. Augusto Sinagra. Già Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Direttore della Rivista della Cooperazione giuridica internazionale (fascia A) e avvocato del Foro di Roma).

18 agosto 2025
“CARO PRESIDENTE, MACCHÈ FORZA DI PACE: È UN’ EUROPA IN COMA”
di Tommaso Rodano F.Q. 7-9- 2025
Saluti ai “valori occidentali”: “La Cina è un fattore di equilibrio, il pericolo è altrove”
Professor Canfora, a Cernobbio il presidente della Repubblica è tornato a chiedere un salto di qualità nel processo di integrazione europea. Secondo Sergio Mattarella l’Europa è un’area di pace. È d’accordo?
Io ho ascoltato con attenzione le sue parole, e la frase che lui ha pronunciato è leggermente diversa da come è stata riportata. Mattarella non ha detto che “l’Europa” non ha mai scatenato guerre, ha parlato dell’Unione europea. Ed è un’altra cosa: l’Ue, come tale, non è un soggetto che possa scatenare guerre, se non quelle economiche attraverso le sanzioni, perché non dispone di un comando militare unico. Quindi, formalmente, non può dichiarare guerra.
Ma i Paesi europei, individualmente, sono stati protagonisti di diversi conflitti.
Certo. Qui sta l’ambiguità nelle parole del Capo dello Stato. Paesi membri dell’Unione, in quanto parte della Nato, hanno promosso e partecipato a guerre vere e proprie: nel 1999 contro la Jugoslavia, nel 2003 contro l’Iraq, nel 2011-2012 contro la Libia. La famosa battuta di Kissinger – “datemi il numero di telefono dell’Europa” – resta valida: l’Europa come Stato non esiste, non ha una personalità giuridica che le consenta di dichiarare guerra. Ma i singoli Stati sì, e lo hanno fatto.
Anche oggi è difficile sostenere che l’Europa e i suoi stati membri siano una forza pacifica, non trova?
È vero. Ci stiamo proponendo di entrare direttamente nel conflitto ucraino, trainati da un Paese che nemmeno fa parte dell’Unione, cioè l’Inghilterra, alla guida dei cosiddetti “volenterosi”, una trentina di Paesi compresi Australia e Nuova Zelanda. Dunque la frase di Mattarella, di per sé, non significa molto: è ovvio che l’Unione Europea non ha mai dichiarato guerre. Ma i Paesi europei che ne fanno parte, invece, sì.
Nel suo discorso Mattarella ha evocato anche i grandi poteri economici globali, le corporation. Le ha definite “nuove Compagnie delle Indie”. Eppure l’Europa promossa dal presidente della Repubblica, è la stessa responsabile della deregulation e della supremazia del mercato sulla politica.
Qui mi pare ci sia una certa forzatura. La Compagnia delle Indie è un’altra cosa: nasce nel XVI secolo, è parte integrante dell’espansione britannica, anzi la sua perla. Piuttosto, trovo significativo un altro punto del discorso: l’idea che il pericolo di guerra venga dalle cosiddette “autocrazie”.
Non è d’accordo?
No. Abbiamo ascoltato Xi Jinping che dice l’esatto contrario. Ho letto un’intervista di D’Alema, di ritorno da Pechino, che ha sottolineato come la Cina sia oggi un fattore di equilibrio, non di guerra. È una grande potenza economica, militare, demografica, e rappresenta un punto di riferimento per altri giganti come l’India. In questo senso, contrapporre una presunta superiorità morale dell’Europa alle autocrazie è un’operazione retorica. Ma non certo una novità.
Non è il primo richiamo retorico alla presunta superiorità dei “valori occidentali”.
Esatto. Da anni la propaganda si regge su questo concetto, che però è molto discutibile e oggi è in crisi profonda.
Quali sono le ragioni di questa crisi?
Gli organi dediti alla propaganda, cioè i giornali, le radio, le televisioni, hanno il problema insolubile di come valutare l’ormai ex alleato americano. Da punto di riferimento, sono diventati un attore spesso in contrasto con l’Europa.
Se gli Stati Uniti non sono più un alleato, significa che non esistono valori comuni.
Io sono sempre stato restio a usare la formula “valori occidentali”. A meno che non si voglia sostenere che gli Stati Uniti appartengano all’Oriente, come credeva Colombo quando voleva andare in India e si trovò in America, oggi mi pare bizzarro parlare di valori occidentali comuni. Il termine è entrato in crisi con la frattura, temo insanabile, tra Europa e Stati Uniti. E con quest’Europa in coma.
Perché in coma?
Perché ha abbandonato l’idea di trasformarsi in uno Stato federale. Sul piano militare si fa guidare dall’Inghilterra, che non ne fa parte. Sul piano economico è divisa su come rapportarsi ai presunti nemici. È un’incompiuta, e il suo destino sarà deciso da altri.

16 setytembre 2025
Impresa Oggi

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