E ora a fare le risatine siamo noi italiani.
Sarkozy, il boomerang della storia: dai crimini contro la Libia alla condanna in patria.
La notizia è di quelle che scuotono la politica europea: Nicolas Sarkozy, ex presidente francese, è stato condannato dal tribunale di Parigi a cinque anni di carcere, riconosciuto colpevole di associazione a delinquere nell’ambito del processo per il finanziamento illecito della sua campagna elettorale con fondi libici. Una sentenza storica, che conferma quanto molti già sospettavano: la parabola politica di Sarkozy non è stata solo segnata dall’arroganza e dall’inconsistenza, ma anche da rapporti oscuri con il regime di Muammar Gheddafi.
Eppure, prima ancora di questa vicenda giudiziaria, Sarkozy aveva già lasciato dietro di sé una scia di errori, menzogne e decisioni scellerate.
L’aggressione alla Libia: un crimine mascherato da “intervento umanitario”
Nel 2011 Sarkozy fu il primo promotore della guerra contro la Libia, trascinando con sé la NATO in un’aggressione che non aveva alcuna giustificazione se non quella di distruggere un Paese sovrano e spartirsi le sue risorse energetiche.
L’obiettivo vero non era la “democrazia” né la “protezione dei civili”, ma il petrolio. In particolare, fu l’Italia – primo partner energetico e commerciale di Tripoli – a subire i danni più gravi. L’intervento francese non solo destabilizzò definitivamente la Libia, aprendo la strada al caos e al terrorismo jihadista, ma fu anche un atto deliberato contro gli interessi italiani, riducendo drasticamente il nostro peso strategico nel Mediterraneo.
Le “risatine” con Merkel: il disprezzo verso l’Italia.
Non bastava il colpo inferto con la guerra. Sarkozy rimase celebre anche per un altro gesto che lo dipinge meglio di qualsiasi analisi politica: la complicità con Angela Merkel nelle risatine sprezzanti contro Silvio Berlusconi durante i momenti più delicati della crisi economica del 2011. In quella scena, immortalata dalle telecamere, c’era tutto l’atteggiamento franco-tedesco verso l’Italia: disprezzo, arroganza, cinismo. Sarkozy non esitò a trattare il nostro Paese come un socio di serie B, contribuendo a isolarlo e a indebolirne la credibilità internazionale.
La maschera cade: processi e condanne.
Oggi la sua immagine di “grande statista” si sgretola definitivamente. Non è più il presidente che parlava di valori europei, ma l’uomo condannato per i suoi rapporti con la Libia, proprio quel Paese che aveva contribuito a devastare. È l’ennesima conferma che Sarkozy non fu mai un leader lungimirante, ma piuttosto un politico spregiudicato, disposto a tutto pur di restare al potere.
Una parabola personale tra scandali e ipocrisia.
La sua vita privata ha spesso riempito i rotocalchi, con la celebre relazione con l’ex modella italiana Carla Bruni, che a sua volta diventò oggetto di commenti velenosi e insulti sprezzanti da parte del quotidiano ultraconservatore iraniano Kayhan ha pubblicato un editoriale definendo Carla Bruni come “prostituta italiana”. Ma al di là dei pettegolezzi, resta la sostanza: Sarkozy ha incarnato l’ipocrisia della politica francese, capace di predicare moralità e democrazia mentre intrecciava rapporti torbidi con dittatori e mentre colpiva Paesi alleati.
La giustizia, finalmente.
Oggi, il verdetto dei giudici francesi ha il sapore di un boomerang storico. Sarkozy, l’uomo che rideva dell’Italia, l’uomo che si atteggiava a gendarme del Mediterraneo, è costretto ad affrontare la prigione. E non potrà salvarlo la retorica del “capro espiatorio”: la verità è che i suoi crimini politici e morali, dalla Libia al disprezzo verso i partner europei, gli si stanno ritorcendo contro.
Per una volta, si può dire che la giustizia ha fatto un passo avanti. E forse, dietro le sbarre, Sarkozy avrà tutto il tempo per riflettere sul disastro che ha lasciato dietro di sé.
Luciano Tovaglieri

28 settembre 2025
Impresa Oggi

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