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GIORGIO PERLASCA

Quando Budapest bruciava e la gente veniva trascinata via per le strade, lui decise di restare.
Non era un soldato, né un prete, né un eroe.
Era solo un uomo che non sopportava di guardare senza fare niente.
Si chiamava Giorgio Perlasca, ed era un commerciante di Padova.
Durante la guerra, dopo aver combattuto per l’Italia, finì in Ungheria sotto un regime sempre più vicino ai nazisti.
Lì vide con i propri occhi la deportazione degli ebrei.
Le famiglie divise. I bambini strappati alle madri.
E capì che non poteva più fingere che fosse solo politica. Quando il vero ambasciatore spagnolo lasciò il Paese, Perlasca — che aveva un vecchio documento di protezione spagnola — fece qualcosa di impensabile: si finse diplomatico spagnolo.
Entrò nell’ambasciata, prese possesso dell’ufficio e cominciò a firmare documenti, salvacondotti, passaporti.
Uno dopo l’altro. Ogni firma era una vita.
Riuscì a salvare più di cinquemila ebrei ungheresi, ospitandoli in edifici protetti e garantendo che fossero “cittadini spagnoli sotto protezione diplomatica”.
Inventava sigilli, scriveva lettere, minacciava ufficiali tedeschi con un’autorità che in realtà non aveva.
Eppure, lo credevano.
Perché aveva la calma di chi non recita.
Quando la guerra finì, tornò in Italia in silenzio.
Non raccontò nulla.
Per decenni visse come un uomo qualunque, in un appartamento modesto, con la sua famiglia e il suo lavoro.
Solo negli anni ’80, una donna ungherese lo rintracciò.
Era una delle bambine che aveva salvato.
E così, dopo quarant’anni di silenzio, il mondo scoprì chi era stato quell’uomo che aveva sfidato il male con la sola arma del coraggio.
Giorgio Perlasca morì nel 1992.
Sulla sua tomba c’è una frase semplice, come lui:
“Non potevo restare a guardare.”
E forse in quelle sette parole c’è tutto il significato della parola umanità.

In Israele gli è stata dedicata una foresta, in cui sono stati piantati 10 000 alberi, a simboleggiare le vite degli ebrei da lui salvati in Ungheria. In Italia, su iniziativa del figlio Franco, è stata istituita la Fondazione Giorgio Perlasca. Molte scuole e vie gli sono state dedicate. Nel 1997 è stato pubblicato da Il Mulino il suo memoriale, con il titolo L'impostore.

perlasca

Eugenio Caruso - 14 ottobre 2025

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www.impresaoggi.com