L'energia è una componente sempre più presente in quasi  tutti i modelli di innovazione tecnologica. Difficilmente viene progettato un  nuovo processo di produzione industriale che consumi più energia (elettricità,  combustibili, lavoro) di quello precedente oppure un nuovo prodotto che faccia  consumare al cliente più energia; inoltre, l'introduzione dell'energy manager  all'interno delle imprese e la costituzione di un gran numero di società di  servizi "per il risparmio energetico" avvalorano, ulteriormente, una  realtà mondiale volta alla riduzione dei consumi energetici. 
Giova ricordare che in Italia il piano energetico  nazionale del 1982, attraverso la legge 308, impose ai grandi consumatori  industriali la nomina di un responsabile per l'uso razionale dell'energia. Negli anni questa  figura professionale ha giocato un ruolo determinante all'interno delle imprese  dove la rilevanza del consumo di energia ha indirizzato tale ruolo ad una  funzione manageriale. 
  Le due leggi 9/91 e  10/91, attuative del piano energetico nazionale del 1988, affrontano le  tematiche energetiche per i vari settori dell'economia e in particolare  estendono l'obbligatorietà dell'energy manager ai settori civile, terziario e  dei trasporti, ne definiscono meglio le funzioni e impongono sanzioni  pecuniarie ai non adempienti; secondo la 10/91 l'obbligo è per un consumo di  energia superiore alle 10.000 tep (1) per il settore industriale e alle 1000 tep per gli altri settori.
      
  Nel 1995 faceva notare  il responsabile dell'energia della Fiat Auto SpA che, nel corso dei precedenti  dieci anni, il consumo energetico globale per la produzione di una vettura, a  pari volumetria era diminuito del 25%. I provvedimenti presi per ottenere  questi risultati erano stati, tra gli altri: utilizzo di analizzatori per la  regolazione automatica delle caldaie di maggior taglia, riduzione della  pressione nelle reti dell'aria compressa, ottimizzazione dei carichi elettrici  e dei cos Ø di stabilimento, riduzione delle perdite di trasformazione  dell'energia elettrica, impiego di vernici con basse temperature di  polimerizzazione, processi di lavaggio a temperature inferiori, contenimento  delle perdite di aria compressa, contenimento delle portate di acque  industriali, eliminazione dei funzionamenti a vuoto dei motori, riprogettazione  dell'illuminazione dei locali, recupero dei calori di scarto, realizzazione di  impianti di cogenerazione, utilizzo di motori elettrici ad alta efficienza,  coibentazioni, ricircoli dell'aria ambiente in inverno, isolamento termico dei fabbricati. 
I provvedimenti presi   dalla Fiat Auto possono essere seguiti anche da Pmi che vogliano  migliorare il proprio sistema energetico aziendale; è sufficiente un check-up  da parte di un'impresa specializzata e i ritorni economici sono quasi sicuri.
Un settore nel quale l'Italia mantiene  la leadership mondiale è quello delle piastrelle di ceramica (quasi il 70% del  prodotto va all'estero) con oltre l'80% della produzione concentrata nel  "Comprensorio delle Ceramiche" in Emilia Romagna. Questa leadership è  mantenuta con una guerra continua (specialmente contro Cina, Brasile, Messico,  Turchia e Spagna) la cui arma vincente è l'innovazione. I fattori d'innovazione  dell'industria delle piastrelle ceramiche sono:
  -  nuovi materiali;
 
  -  automazione;
 
  -  efficienza  energetica;
 
  -  ridotto impatto  ambientale.
 
Tra questi,  l'efficienza energetica cioè la riduzione o comunque l'ottimizzazione dei  consumi energetici costituisce uno degli obiettivi principali dell'industria  ceramica, anche con la progettazione e la realizzazione di tecnologie  energetiche innovative. Il settore delle piastrelle è ad alto consumo  energetico, cosicché, incidere sensibilmente su questo parametro significa  incidere sensibilmente sulla politica dei prezzi. 
A questi comportamenti  delle imprese di produzione si sommano i risparmi nel mondo della produzione di  energia elettrica, specie in Europa. Infatti si sta assistendo ad un processo  di revisione del modo di produrre l'elettricità: i vecchi impianti  termoelettrici a basso rendimento stanno, man mano, per essere sostituiti dai  sistemi a ciclo combinato che  uniscono ai più elevati rendimenti termodinamici minori emissioni inquinanti in  atmosfera; inoltre si stanno moltiplicando gli impianti di cogenerazione.
La cogenerazione che  in Italia aveva avuto una forte flessione negli anni '80 ritorna d'attualità  con il Pen 87-88, anche sotto la spinta dei risultati ottenuti in Usa, quando  nel 1979 il Purpa (Public utility regulatory policy act) aveva lanciato la  cogenerazione su precise basi di valorizzazione economica e di utilità per la  collettività; purtroppo in Italia siamo ancora molto indietro nel campo del  teleriscaldamento che pure è un elemento di razionalizzazione e di risparmi  notevoli. 
  In Italia, vecchie e  logore logiche, come il "sovrapprezzo termico" sono state spazzate  via, ma la privatizzazione procede a rilento.
In una logica di marketing, quando il mercato sembra poco  reattivo è necessario cercare di individuare nicchie di mercato. Ad esempio  esistono reali possibilità nel campo della produzione di energia elettrica da  rifiuti, così come nell'utilizzo delle energie rinnovabili. In questo settore  si aprono interessanti prospettive di business anche per le Pmi. 
  La commissione dell'Ue  ha deciso, ad esempio, di rilanciare il programma Altener per lo sviluppo delle  energie rinnovabili. Il "libro verde", curato dall'Enea, e presentato  dal ministro Ronchi, nel mese di ottobre '98, prevede finanziamenti pubblici di  800-1000 miliardi all'anno fino al 2010, per investimenti volti ad onorare gli  impegni presi a Kyoto dall'Italia. Nel libro verde sono riportate alcune  proiezioni, indicate in tab. 1, sullo sviluppo che dovrebbero avere in Italia  le energie rinnovabili (dalla tabella sono escluse la produzione idroelettrica  e quella geotermica).
Tab. 1  Sviluppo delle energie rinnovabili, secondo il "libro verde" 1998.
  
    Le    energie rinnovabili  | 
  
  
    (Dati in megawatt elettrici)  | 
  
  
    Tecnologia | 
    1996  | 
    2000  | 
    2010  | 
  
  
    Eolico  | 
    69,7  | 
    740  | 
    3000  | 
  
  
    Fotovoltaico  | 
    15,8  | 
    30  | 
    300  | 
  
  
    Biomasse  | 
    171,9  | 
    610  | 
    2.500  | 
  
  
    Rifiuti  | 
    80,3  | 
    718  | 
    1.000  | 
  
  
    Totale  | 
    337,7  | 
    2098  | 
    6.800  | 
  
In Italia il  provvedimento Cip n. 6, già dal 1992, si era posto nell'ambito di un quadro  normativo diretto ad una sempre maggiore integrazione tra il sistema pubblico e  i privati nel campo della produzione di energia elettrica. Questa  liberalizzazione, con la contestuale possibilità di circolazione di elettricità  tra imprese collegate nell'ambito di raggruppamenti societari, offre ai privati  la possibilità di cogliere opportunità economiche. 
    Inoltre, la possibilità di vendere all'ente pubblico,  totalmente o parzialmente, a condizioni incentivanti, elettricità prodotta da  fonti rinnovabili e assimilate, quali la cogenerazione e l'utilizzo di  combustibili di recupero da processi industriali, oltre a favorire opportunità  di business, consente ai privati di partecipare al processo di  razionalizzazione energetica globale e attiva un mercato più competitivo e  quindi più aperto all'innovazione tecnologica. 
Il concetto del risparmio energetico è entrato  pesantemente nel sistema produttivo poiché il valore economico di tale politica  è facilmente quantificabile. Essa si è rivelata un potente strumento di marketing: si  pensi, ad esempio, alle notevoli riduzioni dei consumi di combustibile nel  settore autoveicolare, ai risparmi di energia elettrica dei più moderni  elettrodomestici bianchi, alle macchine per ufficio (stampanti, fotocopiatrici,  fax) a bassi consumi elettrici, ai vetri basso emissivi, alla riduzione della  bolletta elettrica per l'illuminazione degli ambienti grazie alle innovazioni  introdotte nel settore delle lampade e lampadine. 
Se si parla di energia  non si può non affrontare il discorso in termini di grandi numeri e di  prospettive per il futuro.
  Ancora oggi un quinto  della popolazione mondiale sfrutta l'80% del consumo di energia globale: ad  esempio 8 tep/persona anno negli Usa (Italia 3 tep), contro 0,5 tep/persona  anno dell'Africa sub sahariana e dell'Asia meridionale. 
  Giova ricordare che  1,6 tep/persona anno è considerata una soglia al di sopra della quale aumenta  la speranza di vita, si riduce la mortalità infantile e si può parlare di  benessere. Considerando due aspetti, uno che l'energia è fattore essenziale  dello sviluppo dei paesi e del miglioramento del livello di benessere delle  popolazioni, due che la crescita demografica fa prevedere una popolazione  mondiale di 10 miliardi di unità prima del 2050, se ne deduce che, a fronte di  uno sperabile miglioramento delle condizioni di vita dei paesi in via di  sviluppo (Pvs), si avrà un'impennata formidabile nei consumi energetici.
  Il consumo energetico mondiale da oggi al 2050 (prevedendo  un consumo medio di 1,6 tep/persona anno) sarebbe attorno ai 500 miliardi di  tep, valore corrispondente al doppio di tutte le risorse di idrocarburi  economicamente estraibili, oggi conosciute. A titolo di esemplificazione la tab. 2  mostra i consumi di sola elettricità in alcuni paesi del pianeta, in funzione  del Pil pro-capite (dati 1998).
Tab.2 Consumi di  elettricità nel mondo e Pil pro capite.
  
      
        Paese  | 
    Pil pro    capite in US $  | 
      
        kWh/anno  | 
  
  
    India  | 
    500  | 
    400  | 
  
  
    Cina  | 
    500  | 
    600  | 
  
  
    Argentina  | 
    2.600  | 
    1.900  | 
  
  
    Sud    Africa  | 
    2.500  | 
    4.500  | 
  
  
    Brasile  | 
    2.700  | 
    2.000  | 
  
  
    Russia  | 
    4.000  | 
    7.000  | 
  
  
    Spagna  | 
    14.000  | 
    4.800  | 
  
  
    Gb  | 
    19.000  | 
    7.000  | 
  
  
    Italia  | 
    20.000  | 
    5.200  | 
  
  
    Olanda  | 
    20.000  | 
    6.800  | 
  
  
    Belgio  | 
    21.000  | 
    8.500  | 
  
  
    Austria  | 
    22.000  | 
    8.000  | 
  
  
    Canada  | 
    23.000  | 
    22.000  | 
  
  
    Danimarca  | 
    25.000  | 
    8.000  | 
  
  
    Germania  | 
    25.000  | 
    8.800  | 
  
  
    Usa  | 
    25.000  | 
    15.000  | 
  
  
    Norvegia  | 
    26.000  | 
    30.500  | 
  
  
    Svezia  | 
    27.500  | 
    20.500  | 
  
  
    Giappone  | 
    28.000  | 
    8.500  | 
  
  
    Svizzera  | 
    36.000  | 
    9.800  | 
  
Esiste quindi un problema energetico che può essere  affrontato o nel mantenere nell'indigenza le popolazioni dei Pvs o  nell'affrontare in modo completamente diverso il problema energetico. Si  prospetta quindi uno scenario nel quale nuove tecnologie ed energie rinnovabili  dovranno giocare un ruolo fondamentale nell'ambito delle politiche energetiche  mondiali.
  Tratto da Gestire l'impresa del 2000.
 
      
(1) Convenzionalmente  1 tep (tonnellata equivalente di petrolio) = 10 milioni di kcal
    1 MWh di e.e. di MT/AT = 0,23 tep; 1MWh  di e.e. di BT = 0,25 tep
    1t gasolio=1,08 tep; 1t olio comb.= 0,98 tep; 1000Nmc CH4 = 0,82 tep 
				Tratto da Eugenio Caruso, Gestire l'impresa del 2000, Franco Angeli, 1999