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Marcegaglia: un fondo di garanzia per le imprese in crisi. Commento di Impresa Oggi.

«La crisi non sarà eterna, non sarà la fine del mondo e delle imprese», ma ora, per scongiurare il peggio, il governo e le banche, che già possono godere delle garanzie dello Stato, devono intervenire a favore delle imprese. Di fronte ai segnali crescenti di crisi e ai primi allarmi sulla stretta del credito, il pressing di Confindustria sull'esecutivo e sulle banche aumenta e il presidente degli imprenditori Emma Marcegaglia chiede  un fondo di garanzia del credito, attivo da subito. Magari già dalla prossima settimana, quando il premier convocherà allo stesso tavolo banche e imprese per decidere le misure anti-crisi.

«Le decisioni del governo - sottolinea la Marcegaglia davanti alla platea delle piccole e medie imprese  riunite nel consueto Forum autunnale della Piccola Industria, le più a rischio in un momento così difficile - dovranno essere forti e chiare». Questo è quello che si aspettano gli imprenditori: un pacchetto di interventi fiscali, di misure a favore dell'attività produttiva e di stanziamenti pubblici alle infrastrutture che permettano di sopravvivere alla crisi e di tirare il fiato dopo la tempesta. «Ci aspettiamo dal governo, a breve, sostegni fiscali per tutte quelle imprese che investono in ricerca e innovazione, in risparmio energetico e che aumentano anche il proprio capitale. Ci aspettiamo - insiste il presidente di Confindustria- che il governo stanzi fondi importanti sulle infrastrutture che ad oggi hanno subito tagli pesanti. Ci aspettiamo infine anche delle scelte sui crediti che le imprese hanno nei confronti della pubblica amministrazione, pari a 70 miliardi di euro, che spesso - ha incalzato di fronte al ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, anche lui in platea - vengono pagati a 300 giorni e creano una situazione di illiquidità nelle imprese molto grave».

Qualcosa il governo sembra però già pronto a concedere. Il ministero dello Sviluppo economico, ha annunciato Claudio Scajola, ha attivato un fondo da 600 milioni «finalizzato per fondi di garanzia specifici a favore delle piccole e medie imprese a sostegno del capitale di rischio». Ma non è solo lo Stato a dover garantire le imprese. La loro parte la devono fare anche le banche. Perché  sono loro a non dover bloccare le linee di credito alle imprese. Per questo Confindustria, Abi e i vertici dei principali istituti bancari si incontreranno ancora venerdì prossimo a Roma. La Marcegaglia è battagliera: «i soldi dati alle banche non devono rimanere al loro interno, devono servire ad erogare credito alle imprese. Questo è il grande problema di oggi e su questo non faremo sconti a nessuno». Il presidente degli imprenditori non condivide l'idea invece di misure «spot», come potrebbe essere la detassazione della tredicesima: «Tutto quello che è un po’ spot - ha detto - non so quanto possa veramente incidere sui consumi».
26 ottobre 2008


Commento di Impresa Oggi
E’ innanzitutto opportuno conoscere il contenuto del cosiddetto Decreto Salva Banche approvato dal governo.

"Decreto salva banche.
Dopo il vertice di Parigi del 12 ottobre 2008 l'Esecutivo ha completato gli strumenti messi in campo con il decreto 9 ottobre 2008 n. 155 per far fronte alla crisi dei mercati finanziari. Il nuovo decreto legge (13 ottobre 2008 n. 157) introduce alcune misure per riattivare il funzionamento del mercato dei prestiti interbancari. Le soluzioni adottate, attivabili fino al 31 dicembre 2009, vogliono favorire la liquidità, la capacità di finanziamento e la solvibilità delle banche con lo scopo di garantire il flusso di finanziamento all'economia reale. Segue una sintesi dei due articoli che formano il decreto legge 157/2008, entrato in vigore il 13 ottobre 2008.
Garanzia dello Stato (articolo 2). Decreti di natura non regolamentare del ministro dell'Economia, sentita la Banca d'Italia, fisseranno criteri, condizioni e modalità della garanzia dello Stato per le operazioni di scambio temporaneo di titoli di Stato con strumenti finanziari detenuti o emessi da banche italiane e per la facoltà di concedere garanzie statali in favore di soggetti italiani che mettano a disposizione di banche titoli stanziabili per operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema. La garanzia dello Stato sarà elencata nell'allegato allo stato di previsione del ministero dell'Economia.
Garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane (articolo 1, commi , 4, 5 e 6). Il ministero dell'Economia viene autorizzato a concedere, fino al 31 dicembre 2009, la garanzia dello Stato, a condizioni di mercato, sulle passività delle banche italiane, con scadenza fino a 5 anni e di emissione successiva all'entrata in vigore del decreto legge 157/2008. I crediti del ministero dell'Economia rivenienti dalle operazioni da queste operazioni sono assistiti da privilegio generale sui beni mobili e immobili, che prevale su ogni altro privilegio. Le operazioni sono effettuate sulla base della valutazione da parte della Banca d'Italia dell'adeguatezza della patrimonializzazione della banca richiedente e della sua capacità di fare fronte alle obbligazioni assunte. Il ministero dell'Economia può effettuare queste operazioni anche nei confronti delle banche delle quali ha sottoscritto aumenti di capitale ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 155/2008.
Estensione garanzia statale (articolo 1, commi 3, 4, 5 e 6). Il ministero dell'Economia, fino al 31 dicembre 2009, è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato, a condizioni di mercato, sulle operazioni stipulate da banche italiane, al fine di ottenere la temporanea disponibilità di titoli utilizzabili per operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema. E' estesa, dunque, spiega la relazione, la facoltà di concedere garanzie statali in favore di soggetti italiani, come ad esempio compagnie di assicurazioni o enti di previdenza, che mettano a disposizione di banche titoli stanziabili per operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema, a prescindere dallo strumento giuridico utilizzato. Lo scopo, spiega la relazione, è quello di agevolare il trasferimento di questi titoli fra i diversi comparti dell'attività finanziaria, a vantaggio del settore bancario. I crediti del ministero dell'Economia rivenienti dalle operazioni da queste operazioni sono assistiti da privilegio generale sui beni mobili e immobili, che prevale su ogni altro privilegio. Le operazioni sono effettuate sulla base della valutazione da parte della Banca d'Italia dell'adeguatezza della patrimonializzazione della banca richiedente e della sua capacità di fare fronte alle obbligazioni assunte. Il ministero dell'Economia può effettuare queste operazioni anche nei confronti delle banche delle quali ha sottoscritto aumenti di capitale ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 155/2008.
Operazioni temporanee di scambio fra titoli di Stato e strumenti finanziari detenuti da banche italiane (articolo 1, commi 2, 4, 5 e 6). Il ministero dell'Economia, è autorizzato, fino al 31 dicembre 2009, a effettuare operazioni temporanee di scambio tra titoli di Stato e strumenti finanziari detenuti dalle banche italiane o passività delle banche italiane controparti con scadenza fino a cinque anni e di emissione successiva alla data di entrata in vigore del decreto 157/2008, avvenuta il 13 ottobre 2008. Le emissioni di titoli di Stato relative a queste operazioni e quelle effettuate ai sensi dell'articolo 1, comma 7, lettera d), del decreto-legge 155/2008, possono essere effettuate in deroga ai limiti previsti al riguardo dalla legislazione vigente. L'onere di tali operazioni per le banche controparti è definito tenuto conto delle condizioni di mercato. La misura, spiega la relazione al decreto, consente, di fornire titoli di Stato come garanzia sul mercato interbancario alle banche che si trovino momentaneamente sprovviste di strumenti finanziari inclusi nelle categorie ammesse o accettate come garanzia nelle operazioni di finanziamento. I crediti del ministero dell'Economia rivenienti dalle operazioni da queste operazioni sono assistiti da privilegio generale sui beni mobili e immobili, che prevale su ogni altro privilegio. Le operazioni sono effettuate sulla base della valutazione da parte della Banca d'Italia dell'adeguatezza della patrimonializzazione della banca richiedente e della sua capacità di fare fronte alle obbligazioni assunte. Il ministero dell'Economia può effettuare queste operazioni anche nei confronti delle banche delle quali ha sottoscritto aumenti di capitale ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 155/2008."


Questi interventi non dovrebbero incidere sulla finanza pubblica perché si  tratta, sostanzialmente, di garanzie che avrebbero efficacia solo se dovessero essere attivate; essi, comunque, sono in linea con i provvedimenti decisi a livello di UE e di G7.

La richiesta da parte di Confindustria che i soldi erogati dal governo al sistema bancario non restino all’interno delle banche, ma vengano utilizzati per ampliare il credito alle piccole e medie imprese è illusoria; il sistema bancario dovrà per un lungo periodo di tempo curare i propri malanni e prima che le sostanze tossiche potranno essere eliminate occorreranno anni.
Riteniamo, comunque, che non tutti i mali vengono per nuocere. Il sistema delle imprese italiane e occidentali, più in generale, aveva forse bisogno di questo terremoto finanziario che spazzerà le imprese dai piedi di argilla e quelle che erano state allettate dai potenziali facili guadagni di derivati e affini. Il darwinismo economico, ancora una volta, salverà quelle imprese che hanno nel proprio dna il gene della sopravvivenza. Sopravvivenza che si combatterà sulla scorta di bilanci puliti e dell’innovazione tecnologica.

Pertanto riteniamo che gli eventuali aiuti dello stato alle imprese non debbano essere i soliti provvedimenti a pioggia ma che siano mirati a finanziare l’innovazione tecnologica delle imprese.


Un elemento di preoccupazione è rappresentato dall'indebolimento dell'euro rispetto al dollaro e allo yen, indebolimento che, se da una parte dovrebbe facilitare le nostre esportazioni, dall'altro potrebbe rappresentare una dimostrazione della debolezza dell'Europa nei confronti di Usa e Giappone. Il sistema finanziario statunitense ha intossicato il nostro, ma il timore della minore dinamicità e reattività dell'Europa potrebbe portare gli investitorii a privilegiare, comunque, gli Usa e il Giappone. Il crollo dei titoli azionari di tutte le principali banche europee, di questi giorni, sta a dimostrare che gli investitori istituzionali di tutto il mondo stanno liberandosi delle loro azioni, a testimonianza della sfiducia nella capacità di ripresa del sistema Europa.

28 ottobre 2008

Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda a
E. Caruso, L'estinzione dei dinosauri di stato.

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