Uso delle energie rinnovabili alternative alle fonti fossili, un diritto, un dovere. Capitolo 1


Governare è l'arte di far credere.
Machiavelli


Questo è il primo di una serie di articoli mirati a illustrare i vantaggi per l’impresa e per il territorio  di un forte orientamento all’utilizzo delle energie rinnovabili. Clicca qui per il Capitolo 2.

Capitolo 1. La creazione di un mercato regolamentato e gli obiettivi principali

 

Il tema energetico, è oggi fonte di numerosi dibattiti, articoli e trattati. Giova, a esempio, ricordare che il Ministro dell’Ambiente, ha inserito nel Decreto Anticrisi un emendamento, afferente alle politiche di promozione delle fonti rinnovabili, volto ad eliminare la retroattività sulla parziale eliminazione del bonus fiscale del 55% per gli intereventi di risparmio energetico (1).
Si riconosce quindi la centralità delle fonti rinnovabili per l’economia italiana ed europea, anche in un momento di recessione dei mercati. E dalla normativa di settore possono sorgere opportunità di sviluppo, di potenziamento, di adeguamento e di redditività. Se si ricollega il settore produttivo delle energie rinnovabili al concetto di Green Industry, si osserva come la definizione (le attività produttive che operano mediante la medesima tecnologia e il medesimo sapere, producendo un basso impatto ambientale) dipenda dalla normativa che è stata posta a regolamentazione dell’attività stessa.
La regolamentazione del settore energetico infatti, è definita in funzione dell’oggetto di regolazione, e quest’ultimo trova una definizione solo nel testo attraverso cui viene disciplinata (infatti è nel  decreto CIP 6/92 che si formula un elenco chiaro delle fonti che generano energie rinnovabili.) Questa contestualità rende tangibile la necessità di un mercato energetico alternativo, organizzato e sfruttabile nell’immediato. Perciò si capisce come il ricorso alle fonti rinnovabili sia un tema a cui si è giunti per una vera esigenza produttiva e ambientale, verso cui sono naturalmente orientati tutti i comparti industriali che vogliono mantenere aspettative di redditività nel medio-lungo termine.
Queste condizioni comportano, attualmente, un notevole trend evolutivo dell’industria energetica. Variabili di questo andamento sono ovviamente le spinte normative che aggiornano periodicamente gli obiettivi e le modalità di ottenimento, e i numerosi supporti economici alla produzione, che incentivano gli agenti positivi del mercato. Trattandosi di un contesto in cui lo scambio riguarda un bene essenziale, dato che il consumo energetico è ineludibile per qualunque attività, è determinante attuare una regolamentazione che si focalizzi sul sistema dei costi di realizzazione e di risparmio energetico. Questi elementi infatti, condizionano sia la pianificazione aziendale sia la valutazione di fattibilità di un’impresa.
Già dagli anni ‘70 del secolo scorso, sono stati individuati incentivi economici di natura pubblica per gli impianti di generazione elettrica fotovoltaici e per i pannelli solare termici. Tutt’ora il costo di produzione di 1kW da fonti fotovoltaiche è tale che il pay-back si realizza tra l’ottavo e il nono anno di esercizio, valore sensibilmente minore rispetto al pay-back di un impianto che non gode di sussidi pubblici. La politica delle sovvenzioni pubbliche può, quindi, sostanzialmente influenzare le scelte di un’impresa energetica, specialmente se di piccole-medie dimensioni. In tal caso l’elevato impegno finanziario per un impianto fotovoltaico viene reso abbordabile da un sostegno continuo durante i primi venti anni di attività dell’impianto (il conto energia). Tuttavia, l’industria fotovoltaica, a oggi, fattura solo 10,8 miliardi di dollari, nonostante il trend crescente del 30%  all’anno registrato a partire dal 2002. Il dato allarmante è che il contributo delle energie rinnovabile al sistema energetico complessivo è solo dello 0,1%, su una quantità che aumenta ogni 10 anni di un ammontare pari all’intero consumo americano d’energia. Come sostenuto da Greenpeace nella campagna Energia e Clima, il fotovoltaico, in particolare, cresce cento volte di meno di quanto potrebbe.
Per far fronte a tale situazione, che è potenzialmente stagnante, considerando i tempi di rivoluzione dei mercati globali, l’Unione Europea ha previsto un processo di innovazione tecnologica rivoluzionario, orientato sia all’efficienza sia alla ricerca. Le politiche comunitarie volte all’efficienza produttiva si accompagnano quindi, alla promozione di soluzioni basate sullo sfruttamento delle sinergie. E’ possibile riorganizzare i cicli di produzione di un’impresa in un’ottica di risparmio energetico, così come modificare strutture di uso  quotidiano (finestre, pareti, tetti) con impianti fotovoltaici, a esempio.  L’utilizzo, poi, di elettrodomestici di classe A permette un importante risparmio in termini di consumi energetici, e la sostituzione di vecchi elettrodomestici con sistemi energy saving (classe A) è incentivata mediante sgravi fiscali.
L’azione dei Governi che accompagna l’ascesa delle fonti eoliche, fotovoltaiche e delle biomasse (queste sono le fonti rinnovabili individuate dal Decreto CIP 6/92) ha costituito un impegno distribuito verticalmente e orizzontalmente, ovvero relativo a diversi livelli amministrativi (europeo, nazionale e locale), e a più settori (pubblico, private e retail).
Le prospettive di redditività del mercato in seguito a questa “rivoluzione” normativa e tecnologica (in particolare con la Direttiva 77/2001) sono incoraggianti. Difatti, la Direttiva da parte della Comunità europea di raggiungere una copertura del 20% del fabbisogno energetico tramite il ricorso a fonti rinnovabili entro il 2020, dovrebbe consentire di avviare un’inversione di tendenza che abbia come obiettivo di lungo termine l’abbandono dell’uso dei combustibili fossili.
Giova notare che anche gli Usa, spesso insensibili a questo tema, prevedono  uno stanziamento di 147 miliardi di dollari per lo sviluppo delle energie alternative.
L’Italia, favorita dalle condizioni climatiche, potrebbe fare del solare fotovoltaico una potente risorsa energetica. Inoltre, sono stati previsti specifici studi per designer dell’innovazione, volti alla creazione di componenti fotovoltaiche perfettamente integrate in strutture già esistenti in modo da avere un basso impatto estetico.
Resta comunque un must imprescindibile la drastica riduzione del costo del chilowattora fotovoltaico, attualmente molto più costoso del chilowattora da fonti fossili. Quest’ultimo dipende ovviamente dal prezzo del petrolio che, se, come in questi mesi, si porta alla soglia dei 40$/barile,  può rendere difficile la vita alle fonti rinnovabili. La produzione di pannelli fotovoltaici a film sottile, che consente elevate produzioni a ciclo continuo potrebbe essere una strada per arrivare ad abbattere i costi del fotovoltaico. Anche la strada delle nanotecnologie si presenta molto interessante (2). Si noti, d’altra parte, che il costo del chilowattora eolico è già competitivo con i costi da combustibili fossili; ostacoli a una sua più ampia utilizzazione sono la scarsità dei siti e l’impatto paesaggistico degli impianti eolici.

(1) Prima l'allarme. Migliaia di cittadini già alle prese con lavori di ristrutturazione energetica delle proprie abitazioni hanno espresso la loro insoddisfazione rispetto all'eventualità che il bonus del 55% venisse fortemente ridimensionato. Poi il governo lo ha confermato anche per il 2009 e per il 2010. Tutto è tornato come prima, o quasi. L'unica sostanziale differenza è che per le spese sostenute dal 2009 in avanti, la detrazione sarà ripartita in 5 anni anziché poter essere distribuita da tre a dieci rate annuali come succedeva prima. L'altra novità riguarda invece la comunicazione che il contribuente deve fare all'agenzia delle Entrate, analoga a quella prevista per le detrazioni del 36%, anche se i termini e le modalità di come effettuarla saranno stabiliti da un provvedimento che verrà diffuso entro il 28 febbraio.

(2) Fino a che punto si può «far rendere» un pannello solare? I ricercatori del Los Alamos National Laboratory (Lanl ), nel Nuovo Messico, questa volta non propongono nuove forme di celle o innovative strutture in silicio, ma si sono concentrati sulle reazioni che avvengono a livello nanometrico all'interno delle celle stesse. Utilizzando microscopici cristalli di minerali semiconduttori, infatti, è possibile ottenere maggiore elettricità a parità di quantità di luce, grazie a una tecnica chiamata «carrier multiplication». Una cella solare convenzionale libera un elettrone per ogni fotone di luce che la colpisce. L'elettrone a sua volta genera la corrente che viene incanalata nella rete elettrica. Nel processo però viene prodotta anche dell'energia in eccesso che si disperde sotto forma di calore. La «carrier multiplication», o Meg (Generazione di eccitoni multipli), permette di trasferire l'energia in avanzo a un altro elettrone, generando ulteriore corrente e rendendo quindi la cella più efficiente. Gli scienziati hanno dimostrato che questo potenziamento si può mettere in atto utilizzando nanocristalli di particolari semiconduttori che possiedano forti interazioni tra elettroni (tra questi anche il silicio e altri componenti utilizzati per le celle solari). In seguito alla pubblicazione dei primi studi sulla «carrier multiplication», condotti a Los Alamos a partire dal 2004, si sono susseguite varie polemiche che affermavano, dati alla mano, che studi effettuati in altri laboratori sullo stesso argomento avessero prodotto risultati diversi e decisamente poco esaltanti. Il team del Lanl, condotto dal Dottor Victor Klimov, ha fatto luce sulla questione dimostrando che i risultati ottenuti dagli altri ricercatori erano stati falsati dal fenomeno della fotoionizzazione, un processo fisico che apparentemente lascia il materiale semiconduttore carico positivamente (così come la Meg), ma non incrementa in realtà la produzione di corrente elettrica. Anche se le ricerche su questa materia vanno perfezionate, il futuro dell'applicazione della«carrier multiplication» alla conversione dell'energia solare sembra molto promettente. A questo scopo i nanocristalli sono risultati il materiale più efficiente per catalizzare l'energia solare, necessitando della metà di energia per generare un elettrone extra rispetto a solidi più grandi. Il prossimo obiettivo del Lanl, afferma Klimov, è produrre un materiale per le celle solari che, grazie alla moltiplicazione degli elettroni, «potrà incrementare il limite base di conversione di energia delle celle solari dal 31 per cento attuale a circa il 40 per cento».

Elsa Cariello
10 dicembre 2008


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