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La relazione annuale del garante delle comunicazioni.

Nel panorama dell'informazione televisiva "emerge un problema di completezza e obiettività dell'informazione, specie nei telegiornali, anche al di fuori del periodo elettorale".
E' quanto rileva Corrado Calabrò, presidente Agcom, nella sua relazione annuale al Parlamento. Parlando a Montecitorio, Calabrò lamenta anche come sia rimasta "scientificamente inevasa l'esigenza della riforma della Rai, tuttavia irrinunciabile, se non altro, per dare alla gestione dell’Ente  maggiore efficienza e alle varie testate maggiore indipendenza dalla politica".

 Per Calabrò la televisione italiana "è una grande tv locale", una "finestra sul cortile" più che "aperta sul pianeta", "ripiegata sui fatti di casa nostra, specie di cronaca nera". Nel suo atto di accusa Corrado Calabrò, sottolinea il "crescente divario" tra la tv italiane e le straniere migliori, invitando a considerare l'effetto di "chiusura mentale" che ne deriva, "poiché, per una gran parte dei telespettatori la televisione ha una funzione di validazione della realtà: i fatti non riportati in televisione vengono ritenuti per ciò stesso irrilevanti".
Il problema, secondo il garante della comunicazione, è sulla ricchezza di informazioni dal mondo e l'approfondimento "qualificato" dei temi: nel 2008, secondo il monitoraggio Agcom, i telegiornali di tutte le emittenti nazionali hanno dedicato alla cronaca il 25,2% del tempo, alla politica il 25%, all'economia e al lavoro l'8,4%. Seguono lo sport con il 6,9%, lo spettacolo con il 4,1%, il costume con il 2,4%, mentre alla cultura è dedicato solo l'1,6% dello spazio.

Tra i 'peccati' della televisione italiana, addita anche "la trasformazione dei processi giudiziari in processi mediatici". In questo senso, dopo la denuncia degli scorsi anni, Calabrò non nasconde la "soddisfazione" per la sottoscrizione, il 21 maggio scorso, del codice di autoregolamentazione per i processi in tv: "un modello di successo, da ripetere. La 'buona informazione è quella che nasce nel rispetto della deontologia professionale".

"Il pluralismo e la libertà di informazione si garantiscono migliorando la qualità e l'indipendenza dell'informazione", afferma poi, il garante per le comunicazioni, “che esiste un fil rouge che lega le tre riforme: "informazione televisiva, servizio pubblico radiotelevisivo e riforma della stampa". Secondo Calabrò, "l'elemento fondamentale per sopravvivere alla dilagante diffusione di internet è la qualità dell'informazione giornalistica. Un'informazione - osserva - di cui si avverte tanto più il bisogno quanto più indiscriminata e grezza è la massa di notizie che si riversa a getto continuo dalla rete, sicché si profila il rischio di una nuova forma d'ignoranza per incapacità di valutare, di formarsi un'opinione ragionata". Tuttavia - nota - mentre nel resto del mondo, come in Francia, si discute di questi temi, "in Italia la riforma della stampa è tuttora ferma ai blocchi di partenza".

Aggiunge Calabrò che il triopolio si consolida, Sky Italia, inoltre, sopravanza anche Mediaset nella speciale classifica dei ricavi.  “Sky Italia consolida la sua posizione divenendo addirittura il secondo gruppo televisivo per ricavi”. Un risultato ottenuto soprattutto grazie al +16 per cento registrato nella raccolta pubblicitaria (passata da 200 milioni a 232) e al +9,2 per cento nella raccolta abbonamenti (da 2.172 a 2.373 milioni). In particolare nel 2008 i ricavi complessivi del settore tv hanno raggiunto 8.473 milioni di euro (+4,1 per cento sul 2007) e guardando ai singoli operatori “sono così distribuiti: Rai 2.723 milioni di euro (-0,2 per cento sul 2007); Sky Italia 2.640 milioni (+ 9 per cento); e Rti 2.531 milioni (+ 5 per cento)”.

“La Rai – ha quindi commentato Calabrò - è ancora la principale media company italiana con oltre 2,7 miliardi di euro di ricavi, anche se in decremento rispetto al 2007 a causa della flessione della pubblicità (-3,6 per cento)”. “Sky Italia consolida la sua posizione, divenendo addirittura il secondo gruppo televisivo per ricavi. Il gruppo Mediaset (che scende al terzo posto, con un calo della pubblicità dello 0,3 per cento) vede il rafforzamento della propria offerta a pagamento sul digitale terrestre (passando da 125 a 199 milioni di euro)”.

Si consolida dunque la “posizione simmetrica in termini di ricavi complessivi” di “tre soggetti”. “Rti è leader della pubblicità – è stata la conclusione di Calabrò - e nuovo concorrente nelle offerte a pagamento; Sky è di gran lunga leader della pay tv e nuovo concorrente nella pubblicità; Rai mantiene le classiche posizioni attraverso una quota di rilievo nella pubblicità e prelevando le risorse residue dal canone di abbonamento”.

A quattro anni dall’insediamento, Calabrò ha fatto il punto sulle frequenze. Ha ricordato la creazione “del catasto delle frequenze” tra il 2006 e il 2007; il “calendario dello switch off” stilato nel settembre del 2008 in accordo con il governo; e ha detto a chiare lettere che con il passaggio al digitale terrestre “Mediaset e Rai ridurranno le loro reti da cinque a quattro; anche Telecom Italia scenderà da quattro a tre. Europa 7 ha la sua rete, ponendo termine così a un contenzioso decennale”. Un riordino che consentirà un sontuoso dividendo digitale di “di cinque reti, che verrà messo a gara con criteri e correttivi che garantiranno l'apertura alla concorrenza, l'ingresso di nuovi operatori e la valorizzazione di nuovi programmi”.

Sulla procedura d’infrazione aperta da Bruxelles sulla legge Gasparri, Calabrò ha quindi aggiunto: la Commissione ha “interrotto la procedura d'infrazione aperta contro l’Italia riservandosi di rinunciarvi formalmente quando la nostra delibera avrà trovato piena attuazione”. Un recepimento in una norma di legge “avvenuto nella legge comunitaria 2008”. Sempre in merito alle frequenze, Calabrò ha sottolineato come lo switch over “sostanzialmente funziona” e lo switch off “potrebbe essere accelerato” rispetto alla data del 2012. “Il metodo a macchia di leopardo si dimostra congruo allo scopo”.

Sulle infrastrutture a larga e larghissima banda, Calabrò ha confermato che “rappresentano la spina dorsale dell’avvenire dei Paesi avanzati. L'avvento della fibra ottica – ha aggiunto - non è rinviabile” e per raggiungere l'obiettivo la via più praticabile è quella di dare vita a “una società veicolo formata da un nucleo forte di partner industriali con un mix di capacità imprenditoriali per sviluppare il progetto”.

Eugenio Caruso
6 luglio 2009

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Tratto da

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www.impresaoggi.com